Matti o coglioni: ha ragione Prodi o Berlusconi?
Sabato, 11 novembre 2006
Finalmente sappiamo di quale patologia soffriamo. Ce lo ha detto in maniera abbastanza chiara il presidente Prodi, oggi, rilasciando l’ennesima dichiarazioni in difesa della finanziaria attualmente in discussione alla Camera.
Siamo un paese di matti, di insani, di squilibrati perennemente alla ricerca dell’araba fenice del benessere senza sacrifici, recalcitranti ad ogni appello alla moderazione ed alla parsimonia. E la malattia è fortemente contagiosa, visto che non ha risparmiato neanche i suoi ministri che sono “pronti a condividere i tagli di spesa tranne che quella dei rispettivi dicasteri”, ha affermato lo stesso Prodi.
“I matti sono loro”, tuona l’opposizione con Casini, La Russa e Bondi riferendosi alla compagine governativa “che sino ad ora non hanno fatto che cambiare idea sul contenuto della finanziaria: prima no all’aumento delle aliquote irpef, poi una revisione degli scaglioni impositivi. Prima sì all’esenzione dal bollo delle auto ecologiche, poi un aumento generalizzato per tutti. La verità è che se all’inizio eravamo all’improvvisazione, pian piano siamo scivolati nella farsa”.
“Pensare che lo scontento diffuso in tutti gli strati sociali del Paese sia il frutto di una difesa degli interessi consolidati e di una incapacità di comprendere il disegno di questa Finanziaria – afferma il coordinatore di Forza Italia, Bondi, - significa o essere in malafede o essere completamente distaccato dalla realtà del Paese”.
Certo, l’accusa di impazzimento, ancorché irriverente quantomeno per quanti questo governo lo hanno votato anche con la speranza che alcuni provvedimenti bizzarri, per non dire dementi, della passata legislatura non si ripetessero più, è a dir poco suggestiva, visto che ciò che gli Italiani chiedono non è certo una riedizione di un improbabile bengodi, quanto una chiarezza ed una coerenza di obiettivi, che il governo Prodi ed i suoi boys non sembra ancora aver manifestato. Anzi ci pare proprio che la latitanza nella gestione di ciò che più volte abbiamo definito come le “emergenze del paese” – il lavoro giovanile, le storture del sistema pensionistico, la controriforma della giustizia, per citarne alcune – sono il chiaro sintomo di una tendenziale vocazione a tirare a campare, forse nella speranza che prima o poi magari qualcuno dei classici motori dell’economia europea, Francia o Germania, si rimetta a tirare coinvolgendoci in un ciclo virtuoso che ci farà dimenticare i problemi di casa nostra.
No, caro presidente, i matti non sono gli Italiani, che certamente non sono struzzi e per digerire cibi molto pesanti hanno certamente bisogno di forti dosi di bicarbonato somministrate da un medico non solo capace, ma anche credibile, ma la ciurma con la quale ha armato la sua nave, pronta a sbeffeggiarlo in piazza per rammentarle che ha il sonno eccessivamente pesante o comincia a manifestare un eccesso di distrazione, dato che per i 7 milioni di disoccupati o per i 3 milioni di para-occupati, o se preferisce, per i milioni di sfruttati a salari da terzo mondo e con tutele da cocaleros boliviani che ammorbano il nostro bel paese non è stato fatto assolutamente nulla, né si intravvede un aurora di luce.
Allora invece di riempirsi la bocca di paroloni e di improbabili promesse, e di tacciare di demenza chi la contesta rammentandole i suoi doveri minimali, anziché minacciare di restare imperterrito incollato alla sua sedia, se non si sente più supportato dal sostegno della maggioranza che lo ha votato, invece di svillaneggiare come va tristemente di moda, faccia come Cincinnato, abbia il coraggio di tornarsene a casa, nella sua Bologna, e si goda la ricca pensione e non ci annoi più con le sue prediche ipocrite ed i suoi discorsi populisti, ché il tempo delle chiacchiere catto-demagogiche è finito già da un bel pezzo e anche se guida una coalizione di centrosinistra non sarebbe meno irritante o più credibile che ci giuri anche lei sulla testa dei suoi figli circa la bontà delle sue intenzioni.
Gli Italiani vogliono vedere i fatti e le condizioni affinché detti fatti si possano rendere visibili ci sono tutte e se vuole che le si suggerisca un argomento con il quale lei può effettivamente dare il segnale palese della fine della ricreazione, per dirla eufemisticamente, cominci a riformare le pensioni dei suoi ministri e dei parlamentari, che godono di un trattamento scandaloso a totale carico del paese.
Forse, caro presidente, in fondo lei ha veramente ragione: nel chiederle di scalfire i privilegi della casta dei neo mandarini o di questa pseudo nobiltà, che tanto ricorda il periodo pre-rivoluzionario francese, effettivamente dimostriamo di essere quei matti che lei sospetta. Tuttavia, considerando che cosa da fare ne ha veramente tante, cominci con quelle utili sì da confermare a qualche milione di illusi di aver speso bene il proprio voto.
Stanti così le cose e visto che il corpo elettorale sembra che per i leader politici sia diventato il terminale di ogni sfogo ed insulto, non vorremmo che nel lungo si finisca per dover dare ragione a chi dava dei coglioni a coloro che avrebbero votato il Professore.
Siamo un paese di matti, di insani, di squilibrati perennemente alla ricerca dell’araba fenice del benessere senza sacrifici, recalcitranti ad ogni appello alla moderazione ed alla parsimonia. E la malattia è fortemente contagiosa, visto che non ha risparmiato neanche i suoi ministri che sono “pronti a condividere i tagli di spesa tranne che quella dei rispettivi dicasteri”, ha affermato lo stesso Prodi.
“I matti sono loro”, tuona l’opposizione con Casini, La Russa e Bondi riferendosi alla compagine governativa “che sino ad ora non hanno fatto che cambiare idea sul contenuto della finanziaria: prima no all’aumento delle aliquote irpef, poi una revisione degli scaglioni impositivi. Prima sì all’esenzione dal bollo delle auto ecologiche, poi un aumento generalizzato per tutti. La verità è che se all’inizio eravamo all’improvvisazione, pian piano siamo scivolati nella farsa”.
“Pensare che lo scontento diffuso in tutti gli strati sociali del Paese sia il frutto di una difesa degli interessi consolidati e di una incapacità di comprendere il disegno di questa Finanziaria – afferma il coordinatore di Forza Italia, Bondi, - significa o essere in malafede o essere completamente distaccato dalla realtà del Paese”.
Certo, l’accusa di impazzimento, ancorché irriverente quantomeno per quanti questo governo lo hanno votato anche con la speranza che alcuni provvedimenti bizzarri, per non dire dementi, della passata legislatura non si ripetessero più, è a dir poco suggestiva, visto che ciò che gli Italiani chiedono non è certo una riedizione di un improbabile bengodi, quanto una chiarezza ed una coerenza di obiettivi, che il governo Prodi ed i suoi boys non sembra ancora aver manifestato. Anzi ci pare proprio che la latitanza nella gestione di ciò che più volte abbiamo definito come le “emergenze del paese” – il lavoro giovanile, le storture del sistema pensionistico, la controriforma della giustizia, per citarne alcune – sono il chiaro sintomo di una tendenziale vocazione a tirare a campare, forse nella speranza che prima o poi magari qualcuno dei classici motori dell’economia europea, Francia o Germania, si rimetta a tirare coinvolgendoci in un ciclo virtuoso che ci farà dimenticare i problemi di casa nostra.
No, caro presidente, i matti non sono gli Italiani, che certamente non sono struzzi e per digerire cibi molto pesanti hanno certamente bisogno di forti dosi di bicarbonato somministrate da un medico non solo capace, ma anche credibile, ma la ciurma con la quale ha armato la sua nave, pronta a sbeffeggiarlo in piazza per rammentarle che ha il sonno eccessivamente pesante o comincia a manifestare un eccesso di distrazione, dato che per i 7 milioni di disoccupati o per i 3 milioni di para-occupati, o se preferisce, per i milioni di sfruttati a salari da terzo mondo e con tutele da cocaleros boliviani che ammorbano il nostro bel paese non è stato fatto assolutamente nulla, né si intravvede un aurora di luce.
Allora invece di riempirsi la bocca di paroloni e di improbabili promesse, e di tacciare di demenza chi la contesta rammentandole i suoi doveri minimali, anziché minacciare di restare imperterrito incollato alla sua sedia, se non si sente più supportato dal sostegno della maggioranza che lo ha votato, invece di svillaneggiare come va tristemente di moda, faccia come Cincinnato, abbia il coraggio di tornarsene a casa, nella sua Bologna, e si goda la ricca pensione e non ci annoi più con le sue prediche ipocrite ed i suoi discorsi populisti, ché il tempo delle chiacchiere catto-demagogiche è finito già da un bel pezzo e anche se guida una coalizione di centrosinistra non sarebbe meno irritante o più credibile che ci giuri anche lei sulla testa dei suoi figli circa la bontà delle sue intenzioni.
Gli Italiani vogliono vedere i fatti e le condizioni affinché detti fatti si possano rendere visibili ci sono tutte e se vuole che le si suggerisca un argomento con il quale lei può effettivamente dare il segnale palese della fine della ricreazione, per dirla eufemisticamente, cominci a riformare le pensioni dei suoi ministri e dei parlamentari, che godono di un trattamento scandaloso a totale carico del paese.
Forse, caro presidente, in fondo lei ha veramente ragione: nel chiederle di scalfire i privilegi della casta dei neo mandarini o di questa pseudo nobiltà, che tanto ricorda il periodo pre-rivoluzionario francese, effettivamente dimostriamo di essere quei matti che lei sospetta. Tuttavia, considerando che cosa da fare ne ha veramente tante, cominci con quelle utili sì da confermare a qualche milione di illusi di aver speso bene il proprio voto.
Stanti così le cose e visto che il corpo elettorale sembra che per i leader politici sia diventato il terminale di ogni sfogo ed insulto, non vorremmo che nel lungo si finisca per dover dare ragione a chi dava dei coglioni a coloro che avrebbero votato il Professore.
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