Le minchiate sparate dal pulpito
Mercoledì, 24 febbraio 2010
«Se ci sono persone “discusse”, cacciatele dalle liste. Voi ne siete i responsabili, pena l'esclusione dal partito». Questo sarebbe il testo di una circolare inviata dal segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, ai responsabili regionali del partito. Lo ha annunciato il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, durante un'intervista televisiva.
E’ singolare come in queste ore si sia scatenata questa passerella di perbenismo, quest’ostentazione di “legalità”, che coinvolge tutti i partiti, - segnatamente quelli che da sempre hanno offerto asilo a stuoli di mariuoli, - all’avvicinersi della prossima mischia elettorale.
Naturalmente, c’è chi predica bene, anzi benissimo, salvo poi razzolare nel fango, convinto che l’elettore è costituzionalmente corto di memoria, se non addirittura fesso, e che, con qualche operazione di maquillage verbale, possa cadere ancora nella rete.
Prendi il povero “perseguitato” da magistrati, carabinieri, guardia di finanza, polizia e vigilantes privati, Silvio Berlusconi. I sondaggi gli provocano un violento mal di pancia e lui che fa per illudersi di recuperare il voto di qualche disilluso? Non prende le distanze da Bertolaso, da Verdini, Cosentino e quanti sono saliti agli onori della cronaca nera degli ultimi tempi, ma si inventa uno slogan nuovo, che minaccia inasprimenti di pene a carico dei malfattori a danno della collettività, ovviamente affidando al disegno di legge la boutade, tanto sa che i tempi per queste formulazioni sono lunghi e difficilmente è pensabile poter realizzare qualcosa di concreto prima delle elezioni.
Ma a lui non importa. Interessa solo lanciare il proclama, che qualche idiota, segnato nel dna da stupidità irreversibile, abbocchi allo slogan e gli dia il voto. Poi dei promessi inasprimenti chi si ricorderà più?
Il personaggio l’ha già sperimentato con successo mille volte: il ponte dei miracoli sullo Stretto (sarebbe più gradito quello di pelo di Cetto Laqualunque, di cui comunque risulta si intenda molto bene), mentre il paese gli frana letteralmente sotto i piedi; la riduzione dell’imposizione fiscale; qualche centinaia di migliaia di posti di lavoro nuovi, mentre la cassa integrazione e la disoccupazione miete vittime come la falce della nera signora; e così via. Ma chi si ricorda la panzana buttata lì, in piena campagna per le politiche, con la quale si prometteva l’abolizione della malefica tassa di proprietà sulle auto?
La pura verità è che questo personaggio è in politica solamente per sfuggire ai processi che lo riguardano e alla probabile galera, - peraltro per reati in larghissima maggioranza commessi quando era un privato cittadino e che, dunque, nulla hanno a che vedere con il suo ruolo politico, - non certo per amor di patria o altre suggestive minchiate, che ammannisce a destra e a manca. E chi lo difende, molto più documentalmente cosciente di quanto non sia il comune cittadino della sussistenza di queste accuse, lo fa esclusivamente per amore di poltrona non certo per genuina buona fede. Se così non fosse, non saremmo un paese di poveracci a cui massacrano gli zibidei da mane a sera con legittimi impedimenti, con processi brevi, lodi demenziali ora Alfano, ora Cirelli, ora Ghedini o di chissà quale altro cameriere pronto a passare il pannolone al Grande Imbonitore.
E non può suscitare un moto d’ilarità compassionevole Casini, quando, sull’onda di questa nuova moda, diffida i suoi iscritti dal proporre in lista candidati con ombre o macchie: scusi signor Casini, - ché darle dell’onorevole francamente ci pesa alquanto, - ma Cuffaro, quel Totò dei cannoli di Palermo, sul quale, avesse messo la mano sul fuoco come aveva lasciato intendere, oggi sarebbe monco, non è stato lei a promuoverlo senatore di questo caravanserraglio di repubblica? Come la mettiamo? Il suo invito o minaccia, - decida lei, - non potrebbe per una volta avere effetto retroattivo e, dunque, anche lei, palesando esemplare senso di dignità, se ne andasse a casa perché ha dimostrato di essere, quanto meno, incapace, per non dire altro?
Invece, lei, caro Casini, si preoccupa di far sapere al paese che non sarebbe disponibile ad assumere un ruolo come quello che fu di Prodi, un mediatore d’istanze d’opposizione in grado di porsi in alternativa al governo in carica. Ma nello schermirsi da questa eventualità ha già sondato l’opinione pubblica? Forse non si rende conto che prima che esser lei a non volere sarebbero i cittadini a non volerla, dato che rappresenta la continuazione farisaica della politica dei due forni della vecchia DC, della quale ha ereditato i vizi peggiori.
Allora lei e il suo ex compagno di squadra Berlusconi, anziché strombazzare ai quattro venti proclami e dichiarazioni utili solo a ventilare l’apparato masticatorio, cominciate a dare il segno di una volontà di cambiamento mutando, in primis, la legge elettorale, riconsegnando al cittadino il diritto di scegliersi il boia che lo impiccherà, piuttosto che arrogarvi il diritto, - che nei fatti è solo potere di ricatto nei confronti degli asserviti, - di comporre liste con candidati bloccati, dai quali poi prendere le distanze quando si scopre che si trattava di delinquenti conclamati.
Ma in fine sappiamo bene, purtroppo, che questi discorsi di bassa logica non interessano né a lei né a Berlusconi. Lei ha da difendere la gallina dalla uova d’oro sulla quale si accomoda ogni giorno e sulla quale spera di far riposare, per chissà quanti anni, le fortunate terga. Al suo ex compagno di squadra, al quale non mancano certo poltrone più comode di quelle di Palazzo Chigi, preme soprattutto non dover riposare per qualche tempo sul crudo tavolaccio. Così, entrambi le sparate grosse, tanto sapete bene che la madre dei cretini è sempre incinta.
«Se ci sono persone “discusse”, cacciatele dalle liste. Voi ne siete i responsabili, pena l'esclusione dal partito». Questo sarebbe il testo di una circolare inviata dal segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, ai responsabili regionali del partito. Lo ha annunciato il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, durante un'intervista televisiva.
E’ singolare come in queste ore si sia scatenata questa passerella di perbenismo, quest’ostentazione di “legalità”, che coinvolge tutti i partiti, - segnatamente quelli che da sempre hanno offerto asilo a stuoli di mariuoli, - all’avvicinersi della prossima mischia elettorale.
Naturalmente, c’è chi predica bene, anzi benissimo, salvo poi razzolare nel fango, convinto che l’elettore è costituzionalmente corto di memoria, se non addirittura fesso, e che, con qualche operazione di maquillage verbale, possa cadere ancora nella rete.
Prendi il povero “perseguitato” da magistrati, carabinieri, guardia di finanza, polizia e vigilantes privati, Silvio Berlusconi. I sondaggi gli provocano un violento mal di pancia e lui che fa per illudersi di recuperare il voto di qualche disilluso? Non prende le distanze da Bertolaso, da Verdini, Cosentino e quanti sono saliti agli onori della cronaca nera degli ultimi tempi, ma si inventa uno slogan nuovo, che minaccia inasprimenti di pene a carico dei malfattori a danno della collettività, ovviamente affidando al disegno di legge la boutade, tanto sa che i tempi per queste formulazioni sono lunghi e difficilmente è pensabile poter realizzare qualcosa di concreto prima delle elezioni.
Ma a lui non importa. Interessa solo lanciare il proclama, che qualche idiota, segnato nel dna da stupidità irreversibile, abbocchi allo slogan e gli dia il voto. Poi dei promessi inasprimenti chi si ricorderà più?
Il personaggio l’ha già sperimentato con successo mille volte: il ponte dei miracoli sullo Stretto (sarebbe più gradito quello di pelo di Cetto Laqualunque, di cui comunque risulta si intenda molto bene), mentre il paese gli frana letteralmente sotto i piedi; la riduzione dell’imposizione fiscale; qualche centinaia di migliaia di posti di lavoro nuovi, mentre la cassa integrazione e la disoccupazione miete vittime come la falce della nera signora; e così via. Ma chi si ricorda la panzana buttata lì, in piena campagna per le politiche, con la quale si prometteva l’abolizione della malefica tassa di proprietà sulle auto?
La pura verità è che questo personaggio è in politica solamente per sfuggire ai processi che lo riguardano e alla probabile galera, - peraltro per reati in larghissima maggioranza commessi quando era un privato cittadino e che, dunque, nulla hanno a che vedere con il suo ruolo politico, - non certo per amor di patria o altre suggestive minchiate, che ammannisce a destra e a manca. E chi lo difende, molto più documentalmente cosciente di quanto non sia il comune cittadino della sussistenza di queste accuse, lo fa esclusivamente per amore di poltrona non certo per genuina buona fede. Se così non fosse, non saremmo un paese di poveracci a cui massacrano gli zibidei da mane a sera con legittimi impedimenti, con processi brevi, lodi demenziali ora Alfano, ora Cirelli, ora Ghedini o di chissà quale altro cameriere pronto a passare il pannolone al Grande Imbonitore.
E non può suscitare un moto d’ilarità compassionevole Casini, quando, sull’onda di questa nuova moda, diffida i suoi iscritti dal proporre in lista candidati con ombre o macchie: scusi signor Casini, - ché darle dell’onorevole francamente ci pesa alquanto, - ma Cuffaro, quel Totò dei cannoli di Palermo, sul quale, avesse messo la mano sul fuoco come aveva lasciato intendere, oggi sarebbe monco, non è stato lei a promuoverlo senatore di questo caravanserraglio di repubblica? Come la mettiamo? Il suo invito o minaccia, - decida lei, - non potrebbe per una volta avere effetto retroattivo e, dunque, anche lei, palesando esemplare senso di dignità, se ne andasse a casa perché ha dimostrato di essere, quanto meno, incapace, per non dire altro?
Invece, lei, caro Casini, si preoccupa di far sapere al paese che non sarebbe disponibile ad assumere un ruolo come quello che fu di Prodi, un mediatore d’istanze d’opposizione in grado di porsi in alternativa al governo in carica. Ma nello schermirsi da questa eventualità ha già sondato l’opinione pubblica? Forse non si rende conto che prima che esser lei a non volere sarebbero i cittadini a non volerla, dato che rappresenta la continuazione farisaica della politica dei due forni della vecchia DC, della quale ha ereditato i vizi peggiori.
Allora lei e il suo ex compagno di squadra Berlusconi, anziché strombazzare ai quattro venti proclami e dichiarazioni utili solo a ventilare l’apparato masticatorio, cominciate a dare il segno di una volontà di cambiamento mutando, in primis, la legge elettorale, riconsegnando al cittadino il diritto di scegliersi il boia che lo impiccherà, piuttosto che arrogarvi il diritto, - che nei fatti è solo potere di ricatto nei confronti degli asserviti, - di comporre liste con candidati bloccati, dai quali poi prendere le distanze quando si scopre che si trattava di delinquenti conclamati.
Ma in fine sappiamo bene, purtroppo, che questi discorsi di bassa logica non interessano né a lei né a Berlusconi. Lei ha da difendere la gallina dalla uova d’oro sulla quale si accomoda ogni giorno e sulla quale spera di far riposare, per chissà quanti anni, le fortunate terga. Al suo ex compagno di squadra, al quale non mancano certo poltrone più comode di quelle di Palazzo Chigi, preme soprattutto non dover riposare per qualche tempo sul crudo tavolaccio. Così, entrambi le sparate grosse, tanto sapete bene che la madre dei cretini è sempre incinta.
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