Alitalia: storia di eroi, patrioti e servi della gleba
Sabato, 6 dicembre 2008
“Eroi”, così Sabelli, Colaninno e soci sono stati definiti ieri sera dal cavalier Silvio Berlusconi nel corso di una cena a Villa Madama organizzata in loro onore, - rigorosamente a spese dello stato, come faceva notare qualcuno. E se questo riconoscimento è stato attribuito dal presidente del consiglio di questo Paese, esemplare in quanto a serietà e parsimonia nel riconoscere i meriti dei suoi cittadini, c’è da credere che continuando su questa strada i soci di CAI, i martiri che hanno rilevato Alitalia, presto o tardi diventeranno anche santi, ché un Unto dal Signore può far questo ed altro.
Peccato che lo stesso riconoscimento fu tributato appena qualche mese fa anche a tal Mangano, mafioso conclamato, morto nelle patrie galere dove soggiornava in seguito a condanna passata in giudicato per omicidio, ma che vantava nel suo curriculum oltre che esperienze nel campo della droga, delle estorsioni e del killeraggio anche un inappuntabile servizio in qualità di stalliere in casa Berlusconi, che, d’altra parte, calato nel ruolo di nuovo Redentore non riteneva opportuno sindacare sulle credenziali dei suoi adepti. Come il Cristo, anche lui si sarà accompagnato a meretrici, ladri, assassini e a quanti per i comuni mortali costituiscono la cosiddetta feccia umana, con il santo e precipuo scopo di redimerli ed indirizzarli sulla corretta via della salvezza eterna.
Questo non vuol dire che anche Berlusconi non abbia avuto durante la sua missione terrena qualche défiance. Anche lui come Gesù con i mercanti nel tempio non ha mai tollerato baffi e barbe, calzini bianchi e camicie di colore diverso dall’azzurro. L’estetica conta più del contenuto. Anzi il contenuto è meglio non trapeli. Chi pensa può tendenzialmente dimostrarsi ingestibile e, dunque, può rappresentare un problema che è meglio evitare sul nascere.
Noi, che ci riteniamo un po’ grezzi ed abbiamo una visione della realtà un po’ più laica, francamente ci saremmo sentiti alquanto in imbarazzo nel doverci accumunare con quel titolo a personaggi di così conclamata immoralità; ma non siamo né Sabelli, né Colaninno, né Ligresti, né apparteniamo alla cordata CAI, ai quali spetta trarre le conclusioni, pur se possiamo immaginare che qualcuno di questi, magari facendo mente locale, avrà avuto la tentazione di ribattere “eroe sarà lei!” e non perché tra loro ci siano solo stinchi di santo, quanto per quella simmetria palesemente fuori luogo.
Il tenore del festino è stato in perfetto stile aziendale. Una sorta di company day, nel corso del quale l’amministratore delegato dell’Italia SpA, - come ha definito Inviato Speciale il presidente del consiglio, - ha lodato urbi et orbi, i “collaboratori” meritevoli, additandoli ad esempio agli altri partecipanti alla manifestazione, come si fa nelle convention annuali delle sua aziende.
«Vi ho consentito l’ingresso in un settore in crescita e sono convinto che alla fine questa operazione vi permetterà di guadagnarci» ha flautato Berlusconi con magnanimo sussiego, anche se quel “vi ho consentito” più che l’esordio di una predica ha riportato alla mente il minaccioso “vae victis” di Brenno. In ogni caso informatori invitati a questo cenacolo, che preferiscono restare anonimi, assicurano che i presenti hanno all’unisono elevato un “amen” di ringraziamento.
Nessun accenno invece da parte dell’a.d. Berlusconi agli oltre 2,5 miliardi di debiti che l’operazione lascia sulle spalle dei cittadini servi della gleba, senza contare gli incalcolati miliardi aggiuntivi necessari per sostenere la mobilità lunga delle oltre 10000 anime che non saranno ammesse nel paradiso CAI e che resteranno per 7 anni nel purgatorio della cassa integrazione (euro 799, 45 mensili) in attesa di pensione o di definitivo abbandono al loro destino. Certo, per essere “eroi” o “patrioti”, – come ad abundantiam li ha apostrofati Berlusconi, - questi intrepidi hanno fatto più morti di quanti non ne abbiano prodotti i Crociati contro i Saraceni ed in altri tempi, più che una medaglia, si sarebbero guadagnati un processo per crimini di guerra. Se poi si considera che nessuno di loro ha mai visto un aeroplano, se non da passeggero, l’atto di eroismo millantato da Berlusconi si ridimensiona notevolmente, visto che peraltro di soldini i “patrioti” ne hanno scucito molto pochi (poco più di 400 milioni da dividere in 16 e da pagare in comodissime rate, TAN e TAEG zero com’è di moda, e 650 milioni in assunzione di debiti da saldare in rate ancora più comode) e si palesa come l’operazione sia stata una regalia a quattro amici e sostenitori, con il solo scopo di appagare lo sciovinismo nazionalista di un premier, che s’era sbilanciato eccessivamente in campagna elettorale e non poteva permettersi di perdere la faccia non mantenendo le promesse fatte.
Nessun accenno da parte dell’a.d. Berlusconi anche alla richiesta di compenso di ben 15 milioni del signor Fantozzi, commissario Alitalia, per l’opera di traghettamento della ex compagnia di bandiera nelle mani della cordata CAI, - anche questi soldini interamente a carico dei cittadini servi della gleba. Non sappiamo quali siano i meriti di Fantozzi da giustificare la pretesa di un compenso come quello detto prima, né ci risulta sia stato sottoposto alle sofferenze del mitico Sisifo per fare ciò che ha fatto. Certo è che il signor commissario ex Alitalia tutto ci è sembrato, tranne che matto, e pertanto se tale richiesta ha avanzato deve essere a fronte dell’impegno, immaginiamo scritto, di qualcuno. E siccome patta servanda sunt, non ci si venga a dire che c’è stato un malevolo equivoco anche su ciò che sta scritto, ma si abbia piuttosto il coraggio d’incassare il meritato rimbrotto del cittadino servo della gleba, incazzato per quest’ennesimo scempio di pubblico denaro.
In ogni caso la festa è andata bene, tra brindisi e cannoli e tra l’allegria generale, alla quale non poteva non associarsi il ministro Matteoli per l’assunzione, certamente disinteressata, del figlio nei ranghi del personale pilota di ex Alitalia. Chi ha stigmatizzato come tale assunzione sia avvenuta in pieno blocco degli organici e ad esuberi tra il personale navigante dichiarati, è stato immediatamente additato come comunista sovversivo con il macabro gusto di avvelenare la gioia di una famiglia che vede, di questi tempi, il proprio figliolo sistemarsi grazie al proprio merito, peraltro in una realtà aziendale solida e dal roseo futuro.
“Eroi”, così Sabelli, Colaninno e soci sono stati definiti ieri sera dal cavalier Silvio Berlusconi nel corso di una cena a Villa Madama organizzata in loro onore, - rigorosamente a spese dello stato, come faceva notare qualcuno. E se questo riconoscimento è stato attribuito dal presidente del consiglio di questo Paese, esemplare in quanto a serietà e parsimonia nel riconoscere i meriti dei suoi cittadini, c’è da credere che continuando su questa strada i soci di CAI, i martiri che hanno rilevato Alitalia, presto o tardi diventeranno anche santi, ché un Unto dal Signore può far questo ed altro.
Peccato che lo stesso riconoscimento fu tributato appena qualche mese fa anche a tal Mangano, mafioso conclamato, morto nelle patrie galere dove soggiornava in seguito a condanna passata in giudicato per omicidio, ma che vantava nel suo curriculum oltre che esperienze nel campo della droga, delle estorsioni e del killeraggio anche un inappuntabile servizio in qualità di stalliere in casa Berlusconi, che, d’altra parte, calato nel ruolo di nuovo Redentore non riteneva opportuno sindacare sulle credenziali dei suoi adepti. Come il Cristo, anche lui si sarà accompagnato a meretrici, ladri, assassini e a quanti per i comuni mortali costituiscono la cosiddetta feccia umana, con il santo e precipuo scopo di redimerli ed indirizzarli sulla corretta via della salvezza eterna.
Questo non vuol dire che anche Berlusconi non abbia avuto durante la sua missione terrena qualche défiance. Anche lui come Gesù con i mercanti nel tempio non ha mai tollerato baffi e barbe, calzini bianchi e camicie di colore diverso dall’azzurro. L’estetica conta più del contenuto. Anzi il contenuto è meglio non trapeli. Chi pensa può tendenzialmente dimostrarsi ingestibile e, dunque, può rappresentare un problema che è meglio evitare sul nascere.
Noi, che ci riteniamo un po’ grezzi ed abbiamo una visione della realtà un po’ più laica, francamente ci saremmo sentiti alquanto in imbarazzo nel doverci accumunare con quel titolo a personaggi di così conclamata immoralità; ma non siamo né Sabelli, né Colaninno, né Ligresti, né apparteniamo alla cordata CAI, ai quali spetta trarre le conclusioni, pur se possiamo immaginare che qualcuno di questi, magari facendo mente locale, avrà avuto la tentazione di ribattere “eroe sarà lei!” e non perché tra loro ci siano solo stinchi di santo, quanto per quella simmetria palesemente fuori luogo.
Il tenore del festino è stato in perfetto stile aziendale. Una sorta di company day, nel corso del quale l’amministratore delegato dell’Italia SpA, - come ha definito Inviato Speciale il presidente del consiglio, - ha lodato urbi et orbi, i “collaboratori” meritevoli, additandoli ad esempio agli altri partecipanti alla manifestazione, come si fa nelle convention annuali delle sua aziende.
«Vi ho consentito l’ingresso in un settore in crescita e sono convinto che alla fine questa operazione vi permetterà di guadagnarci» ha flautato Berlusconi con magnanimo sussiego, anche se quel “vi ho consentito” più che l’esordio di una predica ha riportato alla mente il minaccioso “vae victis” di Brenno. In ogni caso informatori invitati a questo cenacolo, che preferiscono restare anonimi, assicurano che i presenti hanno all’unisono elevato un “amen” di ringraziamento.
Nessun accenno invece da parte dell’a.d. Berlusconi agli oltre 2,5 miliardi di debiti che l’operazione lascia sulle spalle dei cittadini servi della gleba, senza contare gli incalcolati miliardi aggiuntivi necessari per sostenere la mobilità lunga delle oltre 10000 anime che non saranno ammesse nel paradiso CAI e che resteranno per 7 anni nel purgatorio della cassa integrazione (euro 799, 45 mensili) in attesa di pensione o di definitivo abbandono al loro destino. Certo, per essere “eroi” o “patrioti”, – come ad abundantiam li ha apostrofati Berlusconi, - questi intrepidi hanno fatto più morti di quanti non ne abbiano prodotti i Crociati contro i Saraceni ed in altri tempi, più che una medaglia, si sarebbero guadagnati un processo per crimini di guerra. Se poi si considera che nessuno di loro ha mai visto un aeroplano, se non da passeggero, l’atto di eroismo millantato da Berlusconi si ridimensiona notevolmente, visto che peraltro di soldini i “patrioti” ne hanno scucito molto pochi (poco più di 400 milioni da dividere in 16 e da pagare in comodissime rate, TAN e TAEG zero com’è di moda, e 650 milioni in assunzione di debiti da saldare in rate ancora più comode) e si palesa come l’operazione sia stata una regalia a quattro amici e sostenitori, con il solo scopo di appagare lo sciovinismo nazionalista di un premier, che s’era sbilanciato eccessivamente in campagna elettorale e non poteva permettersi di perdere la faccia non mantenendo le promesse fatte.
Nessun accenno da parte dell’a.d. Berlusconi anche alla richiesta di compenso di ben 15 milioni del signor Fantozzi, commissario Alitalia, per l’opera di traghettamento della ex compagnia di bandiera nelle mani della cordata CAI, - anche questi soldini interamente a carico dei cittadini servi della gleba. Non sappiamo quali siano i meriti di Fantozzi da giustificare la pretesa di un compenso come quello detto prima, né ci risulta sia stato sottoposto alle sofferenze del mitico Sisifo per fare ciò che ha fatto. Certo è che il signor commissario ex Alitalia tutto ci è sembrato, tranne che matto, e pertanto se tale richiesta ha avanzato deve essere a fronte dell’impegno, immaginiamo scritto, di qualcuno. E siccome patta servanda sunt, non ci si venga a dire che c’è stato un malevolo equivoco anche su ciò che sta scritto, ma si abbia piuttosto il coraggio d’incassare il meritato rimbrotto del cittadino servo della gleba, incazzato per quest’ennesimo scempio di pubblico denaro.
In ogni caso la festa è andata bene, tra brindisi e cannoli e tra l’allegria generale, alla quale non poteva non associarsi il ministro Matteoli per l’assunzione, certamente disinteressata, del figlio nei ranghi del personale pilota di ex Alitalia. Chi ha stigmatizzato come tale assunzione sia avvenuta in pieno blocco degli organici e ad esuberi tra il personale navigante dichiarati, è stato immediatamente additato come comunista sovversivo con il macabro gusto di avvelenare la gioia di una famiglia che vede, di questi tempi, il proprio figliolo sistemarsi grazie al proprio merito, peraltro in una realtà aziendale solida e dal roseo futuro.
Unica nota stonata, il gruppetto di pezzenti, controllato a vista da uno schieramento spropositato di gendarmi, intento a manifestare davanti all’uscio di Villa Madama e raccattato tra i residuati della resistenza del personale ex Alitalia in dissenso con le condizioni contrattuali imposte da CAI diversamente da quanto previsto negli accordi in sede ministeriale. Costoro non solo erano soli, abbandonati dai tanti farisei politici e sindacali che avevano pubblicamente giurato il loro sostegno, ma con ogni probabilità, colti dall’occhio attento di qualche telecamera nascosta, hanno segnato il loro destino andando ad ingrossare la lista dei licenziati.
E buon appetito a tutti.
(nella foto, dopo il presidente operaio, muratore, meccanico e tante altre cose, Berlusconi aviatore)
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