America, lezioni d’imparzialità
Martedì, 9 dicembre 2008
Sarà anche il Paese delle mille contraddizioni, ma non c’è dubbio che su certe cose in America non si scherza e, più che altro, non si guarda in faccia a nessuno. Ed è così che in manette è finito il governatore dell’Illinois, Rod Blagojevich, accusato di gravi atti di corruzione per aver tentato di “vendere” il posto lasciato libero da Barak Obama, eletto alla presidenza degli USA. Con lui è finito in manette il suo capo di gabinetto, John Harris, per concorso negli stessi reati.
L’indagine, che ha portato all’arresto di Blagojevich, ha preso il via dai sospetti di corruzione che da tempo gravavano sul governatore, per il quale il magistrato aveva autorizzato l’intercettazione delle linee telefoniche, che sono state confermate dai riscontri ottenuti nel corso di conversazioni registrate dagli inquirenti.
Il caso di malgoverno e di corruzione di cui ci si occupa fa scalpore nel raffronto con la nostra legislazione, sfrenatamente garantista nei confronti dei politici di casa nostra, e con il comportamento prevedibile dei nostri intoccabili qualora il caso si fosse verificato in Italia.
Intanto le intercettazioni sarebbero state di certo secretate. Dopo di che si può immaginare la canea che si sarebbe sollevata in difesa o in accusa dell’indagato, con le solite prese di posizione pro e contro degli schieramenti in campo e con la prevedibile avvertenza circa lo "scarso valore di frasi estrapolate da un discorso più complessivo" e con accuse di "attitudini forcaiole" per coloro che interpretano a proprio uso e consumo "innocenti affermazioni" o che sono "avvezzi ad equivocare", se non a mettere in bocca, "espressioni mai usate o addirittura pensate" da personaggi di tutto rispetto e comprovata (?) moralità.
Di esempi ne abbiamo a bizzeffe e chi volesse sostenere che queste considerazioni costituiscono un mero processo alle intenzioni sarebbe in palese e profonda malafede. Oltretutto, basta fare un breve tour alla bouvette del Parlamento per incappare in decine di inquisiti e di condannati a piede libero, grazie alle norme sull’immunità o alla allucinante pratica normativa di comporre liste elettorali infarcite di personaggi dalla moralità più che dubbia, ma svincolate da ogni controllo dell’elettore, essendo ormai inibita l’espressione del voto di preferenza.
L’America è senza dubbio il Paese delle contraddizioni, dove immense fortune si contrappongono a povertà spaventose, dove al capitalismo protervo e imperialista fa da contraltare ad una piccola industria di provincia ancora tecnologicamente deficitaria, dove un’arroganza sbruffona incappa in una giustizia che difficilmente si lascia intimidire dall’importanza di chi le sta davanti.
Molto avrebbero da imparare parecchi dei nostri uomini politici in quanto ad etica da questa America, ad iniziare proprio da coloro che da sempre se ne dichiarano amici fedeli o la citano, secondo convenienza, ad esempio di principi di libertà ed eguaglianza che non sempre sono poi disposti a rispettare, particolarmente quando loro sono i soggetti in causa o lo é qualcuno dei baciapile di cui amano farsi far codazzo.
Noi siamo troppo simili a realtà terzomondisti e sudamericane nelle quali le regole sono scritte a beneficio di tutti, ma la loro osservanza stretta è riservata alla gente comune, ai peones che tirano il carro e faticano per alimentare il potere di una élite padrona che ritiene proprio diritto inviolabile perpetrare ogni scorrettezza e restare impunita. Ma questa è l’Italia ed è anche quella che gli Italiani si sono voluti sottomettendosi alle regole di una democrazia truccata, dalle quali appare sempre più difficile venir fuori, sebbene quando ciò accadrà non sarà comunque mai troppo tardi.
Sarà anche il Paese delle mille contraddizioni, ma non c’è dubbio che su certe cose in America non si scherza e, più che altro, non si guarda in faccia a nessuno. Ed è così che in manette è finito il governatore dell’Illinois, Rod Blagojevich, accusato di gravi atti di corruzione per aver tentato di “vendere” il posto lasciato libero da Barak Obama, eletto alla presidenza degli USA. Con lui è finito in manette il suo capo di gabinetto, John Harris, per concorso negli stessi reati.
L’indagine, che ha portato all’arresto di Blagojevich, ha preso il via dai sospetti di corruzione che da tempo gravavano sul governatore, per il quale il magistrato aveva autorizzato l’intercettazione delle linee telefoniche, che sono state confermate dai riscontri ottenuti nel corso di conversazioni registrate dagli inquirenti.
Il caso di malgoverno e di corruzione di cui ci si occupa fa scalpore nel raffronto con la nostra legislazione, sfrenatamente garantista nei confronti dei politici di casa nostra, e con il comportamento prevedibile dei nostri intoccabili qualora il caso si fosse verificato in Italia.
Intanto le intercettazioni sarebbero state di certo secretate. Dopo di che si può immaginare la canea che si sarebbe sollevata in difesa o in accusa dell’indagato, con le solite prese di posizione pro e contro degli schieramenti in campo e con la prevedibile avvertenza circa lo "scarso valore di frasi estrapolate da un discorso più complessivo" e con accuse di "attitudini forcaiole" per coloro che interpretano a proprio uso e consumo "innocenti affermazioni" o che sono "avvezzi ad equivocare", se non a mettere in bocca, "espressioni mai usate o addirittura pensate" da personaggi di tutto rispetto e comprovata (?) moralità.
Di esempi ne abbiamo a bizzeffe e chi volesse sostenere che queste considerazioni costituiscono un mero processo alle intenzioni sarebbe in palese e profonda malafede. Oltretutto, basta fare un breve tour alla bouvette del Parlamento per incappare in decine di inquisiti e di condannati a piede libero, grazie alle norme sull’immunità o alla allucinante pratica normativa di comporre liste elettorali infarcite di personaggi dalla moralità più che dubbia, ma svincolate da ogni controllo dell’elettore, essendo ormai inibita l’espressione del voto di preferenza.
L’America è senza dubbio il Paese delle contraddizioni, dove immense fortune si contrappongono a povertà spaventose, dove al capitalismo protervo e imperialista fa da contraltare ad una piccola industria di provincia ancora tecnologicamente deficitaria, dove un’arroganza sbruffona incappa in una giustizia che difficilmente si lascia intimidire dall’importanza di chi le sta davanti.
Molto avrebbero da imparare parecchi dei nostri uomini politici in quanto ad etica da questa America, ad iniziare proprio da coloro che da sempre se ne dichiarano amici fedeli o la citano, secondo convenienza, ad esempio di principi di libertà ed eguaglianza che non sempre sono poi disposti a rispettare, particolarmente quando loro sono i soggetti in causa o lo é qualcuno dei baciapile di cui amano farsi far codazzo.
Noi siamo troppo simili a realtà terzomondisti e sudamericane nelle quali le regole sono scritte a beneficio di tutti, ma la loro osservanza stretta è riservata alla gente comune, ai peones che tirano il carro e faticano per alimentare il potere di una élite padrona che ritiene proprio diritto inviolabile perpetrare ogni scorrettezza e restare impunita. Ma questa è l’Italia ed è anche quella che gli Italiani si sono voluti sottomettendosi alle regole di una democrazia truccata, dalle quali appare sempre più difficile venir fuori, sebbene quando ciò accadrà non sarà comunque mai troppo tardi.
(nella foto, Rod Blajevich, governatore dell'Illinois, arrestato per corruzione)
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page