Brunetta adesso hai rotto!
Lunedì, 15 dicembre 2008
C’è gente che pur di far parlare di sé andrebbe in giro nuda, recita un vecchio adagio. Nel caso di Brunetta, - sempre che ci si accorgesse di lui qualora decidesse di circolare in costume adamitico, - la scelta per rendersi visibile è caduta sulla boutade, - giusto per dirla con termine elegante. Da quando gli hanno dato il posto di ministro, infatti, il personaggio non fa che sparare provocazioni, se non vere e proprie insulsaggini, ora sull’assenteismo dei pubblici dipendenti, - che resti inteso, c’è ed è una piaga da combattere, - ora sui fantomatici premi ai risultati da elargire ai più bravi di quella categoria di lavoratori, - ma non s’è visto il becco d’un quattrino; - ora sul sindacato di sinistra, che difenderebbe i lazzaroni, omettendo di mettere un “anche” e senza limitare il pregio alla sola CGIL, che avrebbe reso più verosimile l’esternazione; ora sulle pensioni, una volta sull’età da elevare e un’altra sulla parificazione dei limiti minimi tra uomini e donne.
Insomma, sebbene non pecchi di mancanza di fantasia, peraltro inversamente proporzionale alla statura, è sulla qualità di ciò che dice che ci sarebbe molto da ridire, visto che le sue filippiche non producono se non il risultato di fare irritare avversari e, spesso, amici di coalizione e dunque si rivelano solo stupidaggini prive di riscontro concreto.
Ma va a laurà, gandula, che te ga rut i ball! si meriterebbe in vernacolo meneghino come risposta questo cabarettista da sala parrocchiale. Ma se c’è un sacco di gente che non sa come sbarcare il lunario e non aspetta che la meritata pensione per risolvere i problemi della propria esistenza, è proponibile venirsene fuori con la trovata che, se facciamo aspettare ancora qualche anno i pensionabili, i soldi che l’INPS deve dare loro magari possono destinarsi per finanziare la cassa integrazione di qualcun altro? Ma che accidenti di idea geniale è questa? E’ forse con l’erogazione di un pasto a giorni alterni che si risolvono i problemi della povertà e della miseria in cui il sistema ha cacciato milioni di cittadini? Non pensa il geniale Brunetta che intanto potrebbe cominciare a rinunciare al suo pingue stipendio per far mangiare dignitosamente almeno dieci disoccupati al mese? Non ritiene il Ministro che sia ora di smetterla con quest’ironia da marciapiede sulle disgrazie degli Italiani, non fosse per un senso minimo di rispetto delle altrui sfortune? Non pensa il signor Brunetta, che si pregia del titolo di economista, che le crisi come quella in corso si affrontano anche creando le condizioni affinché i cittadini abbiano ciò che loro può esser dato in forza di un diritto maturato nel tempo senza pesare sul pacchetto delle misure da assumere a carico di chi non ha ammortizzatori simili? Si augura il Nostro genio che se nell’attesa della pensione qualcuno passa a miglior vita, possibilmente per inedia o per suicidio com’è già accaduto, ci saranno più soldi da distribuire?
«Da tutti, con toni diversi, è arrivata una risposta culturalmente debole e fragile» s’è lamentato il Ministro con l’intervistatore che gli chiedeva cosa pensasse dello stop arrivato unanime dai sindacati alla sua proposta di elevare l’età per la pensione delle donne e dell’ironia del suo collega Calderoli della Lega alle sue esternazioni, forse attendendosi un tripudio di complimenti. In verità deve già ritenersi fortunato se una risposta gli è arrivata, perché in certe occasioni bisognerebbe avere il buon gusto di tacere e perder tempo con le cretinate, con i problemi seri che ci ritroviamo.
Ed al giornalista che lo incalzava con la domanda sul perché non si intervenga per ricostituire uno stato sociale per correggere le profonde sperequazioni, Brunetta aggiungeva: «Spendiamo troppo per le pensioni e troppo poco per il lavoro. Nel nostro welfare ci sono figli e figliastri, lo sappiamo tutti: troppo per la cassa integrazione e troppo poco per un'indennità di disoccupazione universalistica. Sappiamo tutti che ci sono troppe poche risorse per gli asili….», che la dice lunga sulla chiarezza di idee del valente Ministro, che intenderebbe risolvere i problemi della cassa integrazione o delle strutture per l’infanzia non riformando il mercato del lavoro ed il sistema contributivo e fiscale che grava su lavoratori ed imprese, oppure con adeguate misure di ammodernamento infrastrutturale per gli asili nido, ma con l’ennesimo scippo a danno dei fondi per le pensioni com’è buona tradizione di questo ignobile Paese, nel quale i soldi per la quiescenza sono stati da sempre impiegati per l’erogazione dell’indennità di malattia, che nulla ci azzecca con le pensioni.
C’è gente che pur di far parlare di sé andrebbe in giro nuda, recita un vecchio adagio. Nel caso di Brunetta, - sempre che ci si accorgesse di lui qualora decidesse di circolare in costume adamitico, - la scelta per rendersi visibile è caduta sulla boutade, - giusto per dirla con termine elegante. Da quando gli hanno dato il posto di ministro, infatti, il personaggio non fa che sparare provocazioni, se non vere e proprie insulsaggini, ora sull’assenteismo dei pubblici dipendenti, - che resti inteso, c’è ed è una piaga da combattere, - ora sui fantomatici premi ai risultati da elargire ai più bravi di quella categoria di lavoratori, - ma non s’è visto il becco d’un quattrino; - ora sul sindacato di sinistra, che difenderebbe i lazzaroni, omettendo di mettere un “anche” e senza limitare il pregio alla sola CGIL, che avrebbe reso più verosimile l’esternazione; ora sulle pensioni, una volta sull’età da elevare e un’altra sulla parificazione dei limiti minimi tra uomini e donne.
Insomma, sebbene non pecchi di mancanza di fantasia, peraltro inversamente proporzionale alla statura, è sulla qualità di ciò che dice che ci sarebbe molto da ridire, visto che le sue filippiche non producono se non il risultato di fare irritare avversari e, spesso, amici di coalizione e dunque si rivelano solo stupidaggini prive di riscontro concreto.
Ma va a laurà, gandula, che te ga rut i ball! si meriterebbe in vernacolo meneghino come risposta questo cabarettista da sala parrocchiale. Ma se c’è un sacco di gente che non sa come sbarcare il lunario e non aspetta che la meritata pensione per risolvere i problemi della propria esistenza, è proponibile venirsene fuori con la trovata che, se facciamo aspettare ancora qualche anno i pensionabili, i soldi che l’INPS deve dare loro magari possono destinarsi per finanziare la cassa integrazione di qualcun altro? Ma che accidenti di idea geniale è questa? E’ forse con l’erogazione di un pasto a giorni alterni che si risolvono i problemi della povertà e della miseria in cui il sistema ha cacciato milioni di cittadini? Non pensa il geniale Brunetta che intanto potrebbe cominciare a rinunciare al suo pingue stipendio per far mangiare dignitosamente almeno dieci disoccupati al mese? Non ritiene il Ministro che sia ora di smetterla con quest’ironia da marciapiede sulle disgrazie degli Italiani, non fosse per un senso minimo di rispetto delle altrui sfortune? Non pensa il signor Brunetta, che si pregia del titolo di economista, che le crisi come quella in corso si affrontano anche creando le condizioni affinché i cittadini abbiano ciò che loro può esser dato in forza di un diritto maturato nel tempo senza pesare sul pacchetto delle misure da assumere a carico di chi non ha ammortizzatori simili? Si augura il Nostro genio che se nell’attesa della pensione qualcuno passa a miglior vita, possibilmente per inedia o per suicidio com’è già accaduto, ci saranno più soldi da distribuire?
«Da tutti, con toni diversi, è arrivata una risposta culturalmente debole e fragile» s’è lamentato il Ministro con l’intervistatore che gli chiedeva cosa pensasse dello stop arrivato unanime dai sindacati alla sua proposta di elevare l’età per la pensione delle donne e dell’ironia del suo collega Calderoli della Lega alle sue esternazioni, forse attendendosi un tripudio di complimenti. In verità deve già ritenersi fortunato se una risposta gli è arrivata, perché in certe occasioni bisognerebbe avere il buon gusto di tacere e perder tempo con le cretinate, con i problemi seri che ci ritroviamo.
Ed al giornalista che lo incalzava con la domanda sul perché non si intervenga per ricostituire uno stato sociale per correggere le profonde sperequazioni, Brunetta aggiungeva: «Spendiamo troppo per le pensioni e troppo poco per il lavoro. Nel nostro welfare ci sono figli e figliastri, lo sappiamo tutti: troppo per la cassa integrazione e troppo poco per un'indennità di disoccupazione universalistica. Sappiamo tutti che ci sono troppe poche risorse per gli asili….», che la dice lunga sulla chiarezza di idee del valente Ministro, che intenderebbe risolvere i problemi della cassa integrazione o delle strutture per l’infanzia non riformando il mercato del lavoro ed il sistema contributivo e fiscale che grava su lavoratori ed imprese, oppure con adeguate misure di ammodernamento infrastrutturale per gli asili nido, ma con l’ennesimo scippo a danno dei fondi per le pensioni com’è buona tradizione di questo ignobile Paese, nel quale i soldi per la quiescenza sono stati da sempre impiegati per l’erogazione dell’indennità di malattia, che nulla ci azzecca con le pensioni.
La verità vera è che Brunetta ed i pubblici amministratori come lui hanno definitivamente stufato con queste tiritere decotte in grado solo di alimentare l’entusiasmo di quattro benpensanti con il portafogli gonfio, magari frutto dell’elusione impunita. Farebbero cosa più dignitosa se, invece di sparar sentenze a raffica, andassero a lavorare come fa l’Italia reale e provassero sulla loro pelle cosa vuol dire pagare 800-1000 euro d’affitto al mese, sottraendolo allo stipendio di 1200-1500 euro, e possibilmente si ritrovassero un mattino ad aprire una lettera di cassa integrazione o di licenziamento. Forse così, con i piedi finalmente a terra e la pancia vuota, perderebbero il gusto per le stupidaggini ad effetto.
(nella foto, Renato Brunetta)
(nella foto, Renato Brunetta)
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