sabato, marzo 06, 2010

La sfida alla democrazia di Ahmadinejad Berlusconi

Sabato, 6 marzo 2010
Il più grande vulnus dell’epoca postfascista del paese è stato compiuto.
L’atto con il quale il governo Berlusconi ha palesemente stravolto le regole della competizione elettorale, incredibilmente avallato con la sua firma dal presidente della Repubblica, è l’apoteosi della lenta e inesorabile opera di distruzione della democrazia e dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale.
E a questo punto non è più rilevante dibattere su ciò che sarebbe stato meglio fare per sanare un errore, - se d’errore s’è mai trattato, - compiuto dal centro-destra, scivolato sulle bucce di banana che ha mangiato e che ha disseminato qua e là improvvidamente.
Il vulnus è talmente grave da non ammettere solo lo sdegno , ma imporrebbe un’azione di protesta di massa immediata, anche tale da “non poter garantire di rispondere delle proprie azioni”, come ebbe arrogantemente a dire il ministro postfascista della Difesa, Ignazio La Russa, poiché piaccia o meno quello di Berlusconi e di Napolitano è un atto di sabotaggio della democrazia o, se si preferisce, è un colpo di stato, al momento incruento, che non si può fingere di non vedere.
Le reazioni dell’opposizione sono unanimi. «La forzatura del decreto legge apparirà un atto autoritario e un precedente grave nella storia del Paese: mi auguro che se ne calcolino le conseguenze», ha dichiarato Bobo Craxi, capolista del PSI nel Lazio, al quale per ragioni di passate alleanze con il PdL non si può certo attribuire un livore preconcetto nei confronti di Berlusconi e soci.
«Il decreto interpretativo adottato dal governo al fine di “sanare”, come riconoscono gli stessi ministri, inadempienze, errori e illeciti nella presentazione delle liste elettorali in Lombardia e Lazio a opera del centrodestra, è un abuso che fa scempio delle regole istituzionali e dei principi costituzionali», afferma il portavoce della Federazione della Sinistra e candidato alla presidenza della regione Campania, Paolo Ferrero, mentre in una nota Umberto Marroni, capogruppo Pd al Comune di Roma, afferma che quella determinatasi è «una pagina inquietante per la nostra Repubblica. Siamo allo spregio delle regole democratiche. Il decreto interpretativo appare un'evidente forzatura di un governo arrogante».
«Ci ritroviamo adesso con un 'decreto lista' incredibile che è chiaramente incostituzionale e pone rimedio, si fa per dire, ai due casi di Lazio e Lombardia». Lo ha detto la candidata per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio Emma Bonino, intervistata da Radio Radicale. «Ieri» - ha aggiunto - «abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio non solo per rappresentargli la situazione complessiva ma per presentare una proposta erga omnes che fosse accettabile e che riguardasse l'intero territorio nazionale, ma niente», che dimostra come nel dna di questo centro-destra vi sia una concezione tirannica e autoreferenziale del potere.
Tra le voci più sdegnate quella di Antonio Di Pietro, che precisa: «C'è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l'impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni», aprendo una prospettiva inedita di azioni a carico del Capo dello Stato, che non si sentivano dal tempo della presidenza Leone.
Di tenore opposto naturalmente le dichiarazioni delle solite facce di bronzo del centro-destra, fra le quali brillano per la pochezza quelle del piduista, tessera n. 2232, Fabrizio Cicchitto presidente dei deputati del PdL, che, stravolgendo la verità dei fatti, afferma: «Il decreto approvato ieri sera, e controfirmato dal presidente della Repubblica, ha il piccolo obiettivo di consentire a tutte le forze politiche significative, nel Lazio e in Lombardia, di potersi presentare alla competizione elettorale. Di conseguenza, coloro che alzano la voce, parlano di colpo di mano, addirittura di Pinochet e di golpe o parlano a vanvera, da quei piccoli demagoghi che sono, o non sanno di cosa parlano. Fino a prova contraria, i golpe e i colpi di mano sono fatti per annullare le elezioni o per falsarle», tacendo ovviamente sul fatto che i problemi dell’esclusione delle liste Formigoni e Polverini sono da imputare esclusivamente all’incapacità del suo partito e alle guerre intestine scoppiate in casa PdL per inscrivere in lista veline, estetiste, raccomandati dell’uno e dell’altro, portaborse di comodo, non certo per iniziative dell’opposizione.
Cicchitto è molto probabile che nel suo vaneggiamento non abbia consultato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che appena qualche ora fa e a proposito delle liste e della polemica sulle esclusioni aveva parlato di seri problemi di “qualità” delle candidature del PdL a questa tornata elettorale.
Ma l’apice della demenzialità è nelle parole del solito Daniele Capezzone, portavoce del PdL: «Ora, Bersani, Bonino, Di Pietro, visto che non sono stati capaci di rispettare i loro avversari, dovrebbero almeno sforzarsi di rispettare gli elettori, a cui viene restituita dal decreto la possibilità di esercitare il loro diritto di voto, e il Quirinale, che si è mosso con scrupolo e senso di responsabilità». E’ singolare, se non addirittura sinistro, che il personaggio chieda agli altri di rispettare ciò che lui e i suoi complici politici hanno sistematicamente vilipeso e deriso. Ma forse il poveraccio non si rende conto che anche la gente comune ha una memoria ed è in grado di saper ben valutare il pulpito squalificato dal quale provengono certi inviti.
Se questo è il quadro delle ultime ore su quella che senza ombra di dubbio è una delle più arroganti forzature compiute da una coalizione in odore di golpe, non è al momento possibile prevedere quali saranno le reazioni dell’opposizione, che secondo voci sugli umori raccolti si starebbe preparando ad una manifestazione nazionale di protesta. Certo è che l’iniziativa di Berlusconi, avallata da un Capo dello Stato il cui comportamento non può che lasciare sconcertati, ha probabilmente aperto un capitolo del tutto inedito nel confronto-scontro tra governo e opposizione nel paese, che può dare la stura a pericolosissimi problemi persino di ordine pubblico. E c’è da augurarsi che le parti coinvolte abbiano tenuto nel conto ogni eventualità.

(nella foto, Roberto Formigoni, governatore uscente della Lombardia e coinvolto nella polemica delle liste elettorali irregolari)

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