La Chiesa dell’ipocrisia e del perdono
Giovedì, 4 novembre 2010
(nella foto, l'arcivescovo belga André Joseph Leonard)
Mentre in Italia impazzano le storielle di casa Berlusconi e non si spengono le polemiche sulle sue inaudite parole discriminatorie contro gay e lesbiche, – adesso s’è associato alle parole del premier quella testa fina di Castelli, - dall’estero arrivano parole di solidarietà indiretta anche dalla Chiesa.
Ci ha pensato un alto prelato, l’arcivescovo di Bruxelles monsignor André Joseph Leonard, che di signor naturalmente ha molto poco, ma di “mona” dimostra d’avere veramente tanto.
L’arcivescovo, nel silenzio più totale del Vaticano, - che sempre più somiglia alla sede di una holding affaristica più che il centro della cristianità universale, - s’è fatto fama d’essere ministro illuminatissimo del culto, al punto d’aver sentito il bisogno di scendere nell’arena del dibattito sulla pedofilia dei preti.
Incapace di distinguere i suoi perversi interessi dal compito che gli deriverebbe dalla missione pastorale che dice di svolgere, qualche giorno fa aveva addirittura chiesto «clemenza per i preti pedofili anziani», considerando una ingiusta vendetta una loro eventuale condanna. La cosa aveva persino scandalizzato il suo portavoce, Juergen Mettepenningen, che senza mezzi termini, nel lasciare l’incarico, aveva dichiarato: «Monsignor Leonard si è comportato a volte come un guidatore che va contromano, convinto che siano tutti gli altri a sbagliarsi. Non voglio più continuare a lavorare come suo portavoce. Monsignor Leonard non prende sul serio la responsabilità di leadership che gli è stata affidata dalla sua funzione».
E cosa fa adesso il santo prelato per rincarare la dose? Esterna ancora una volta e racconta alle sue pecorelle smarrite che l’Aids sarebbe «una sorta di giustizia immanente» per l’omosessualità, - giudizio idiota ovviamente, non confortato da alcuna logica se non dall’evidente odio verso coloro che esprimono una diversa sessualità. Naturalmente, la sua affermazione non sarà stata il frutto di pura intuizione o di volgare e malevola discriminazione, quanto il risultato di un probabile colloquio telefonico con il Padre Eterno, che gli avrà svelato il triste e tragico segreto su una qualche montagnola nel circondario di Bruxelles.
Com'era augurabile, il portavoce di questo nuovo verbo rivelatore è stato denunciato alla procura di Bruges per omofobia da parte del Partito socialista fiammingo, che ha fatto sapere che, dopo lungo e approfondito consulto con eminenti giuristi, non vi sarebbero dubbi sul fatto che «Leonard ha violato la legge anti-discriminazione e con le sue dichiarazioni omofobiche ha commesso il reato di calunnia e diffamazione».
Quel che stupisce, comunque, non è tanto l’esternazione di un prelato che, in tutta evidenza e comunque si giri la frittata, soffre di qualche patologia tale da non renderlo più capace si esercitare il suo magistero, quanto il silenzio del suo headquarters romano, che sull’episodio non ha speso una parola, né risulta abbia assunto provvedimenti di sorta.
Il fatto in sé è grave, perché dimostra che nella Chiesa si annida ancora un pregiudizio vergognoso verso una fetta d’umanità che non corrisponde ai canoni che arbitrariamente ha fissato e, che, peggio ancora, ritiene che il rapporto contro natura o l’abuso su un minore esercitato da un suo rappresentante possa essere giustificato da altrettanto arbitrarie ragioni d’età. Questa modo di (s)ragionare è inaccettabile, ipocrita e collusivo, e conferma quanto in certi ambienti sia d’attualità lo slogan “fate quel che dico, non fate quel che faccio!”
E’ assurdo poter pensare che, in un epoca di forte sviluppo dell’istruzione e di modernizzazione dei costumi, sia ancora possibile aggrapparsi a fragili dogmi o imporre modelli di comportamento presuntivamente virtuosi ad uso e consumo della propria convenienza e della propria ipocrisia. Queste cose allontanano irrimediabilmente dalla chiesa e dal culto, dimostrando che anche nella casa di Dio si commettono le peggiori infamie in assoluta franchigia, qualificandole come peccati per gli altri.
Smetta la Chiesa d’essere il covo dei senza patria e dei senza legge, sede di affari sospetti e di disinvolte operazioni finanziarie, ed abbia il coraggio di darsi quelle regole che per prima nei secoli ha sempre vilipeso. Solo così chi le dà voce potrà avere il diritto d’alzare la mano e scagliare la prima pietra.
Ci ha pensato un alto prelato, l’arcivescovo di Bruxelles monsignor André Joseph Leonard, che di signor naturalmente ha molto poco, ma di “mona” dimostra d’avere veramente tanto.
L’arcivescovo, nel silenzio più totale del Vaticano, - che sempre più somiglia alla sede di una holding affaristica più che il centro della cristianità universale, - s’è fatto fama d’essere ministro illuminatissimo del culto, al punto d’aver sentito il bisogno di scendere nell’arena del dibattito sulla pedofilia dei preti.
Incapace di distinguere i suoi perversi interessi dal compito che gli deriverebbe dalla missione pastorale che dice di svolgere, qualche giorno fa aveva addirittura chiesto «clemenza per i preti pedofili anziani», considerando una ingiusta vendetta una loro eventuale condanna. La cosa aveva persino scandalizzato il suo portavoce, Juergen Mettepenningen, che senza mezzi termini, nel lasciare l’incarico, aveva dichiarato: «Monsignor Leonard si è comportato a volte come un guidatore che va contromano, convinto che siano tutti gli altri a sbagliarsi. Non voglio più continuare a lavorare come suo portavoce. Monsignor Leonard non prende sul serio la responsabilità di leadership che gli è stata affidata dalla sua funzione».
E cosa fa adesso il santo prelato per rincarare la dose? Esterna ancora una volta e racconta alle sue pecorelle smarrite che l’Aids sarebbe «una sorta di giustizia immanente» per l’omosessualità, - giudizio idiota ovviamente, non confortato da alcuna logica se non dall’evidente odio verso coloro che esprimono una diversa sessualità. Naturalmente, la sua affermazione non sarà stata il frutto di pura intuizione o di volgare e malevola discriminazione, quanto il risultato di un probabile colloquio telefonico con il Padre Eterno, che gli avrà svelato il triste e tragico segreto su una qualche montagnola nel circondario di Bruxelles.
Com'era augurabile, il portavoce di questo nuovo verbo rivelatore è stato denunciato alla procura di Bruges per omofobia da parte del Partito socialista fiammingo, che ha fatto sapere che, dopo lungo e approfondito consulto con eminenti giuristi, non vi sarebbero dubbi sul fatto che «Leonard ha violato la legge anti-discriminazione e con le sue dichiarazioni omofobiche ha commesso il reato di calunnia e diffamazione».
Quel che stupisce, comunque, non è tanto l’esternazione di un prelato che, in tutta evidenza e comunque si giri la frittata, soffre di qualche patologia tale da non renderlo più capace si esercitare il suo magistero, quanto il silenzio del suo headquarters romano, che sull’episodio non ha speso una parola, né risulta abbia assunto provvedimenti di sorta.
Il fatto in sé è grave, perché dimostra che nella Chiesa si annida ancora un pregiudizio vergognoso verso una fetta d’umanità che non corrisponde ai canoni che arbitrariamente ha fissato e, che, peggio ancora, ritiene che il rapporto contro natura o l’abuso su un minore esercitato da un suo rappresentante possa essere giustificato da altrettanto arbitrarie ragioni d’età. Questa modo di (s)ragionare è inaccettabile, ipocrita e collusivo, e conferma quanto in certi ambienti sia d’attualità lo slogan “fate quel che dico, non fate quel che faccio!”
E’ assurdo poter pensare che, in un epoca di forte sviluppo dell’istruzione e di modernizzazione dei costumi, sia ancora possibile aggrapparsi a fragili dogmi o imporre modelli di comportamento presuntivamente virtuosi ad uso e consumo della propria convenienza e della propria ipocrisia. Queste cose allontanano irrimediabilmente dalla chiesa e dal culto, dimostrando che anche nella casa di Dio si commettono le peggiori infamie in assoluta franchigia, qualificandole come peccati per gli altri.
Smetta la Chiesa d’essere il covo dei senza patria e dei senza legge, sede di affari sospetti e di disinvolte operazioni finanziarie, ed abbia il coraggio di darsi quelle regole che per prima nei secoli ha sempre vilipeso. Solo così chi le dà voce potrà avere il diritto d’alzare la mano e scagliare la prima pietra.
(nella foto, l'arcivescovo belga André Joseph Leonard)
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