Berlusconi - Squallido quadro da basso impero
Sabato, 30 ottobre 2010
Anche Confalonieri, il celebre amico di sempre Fedele di nome e di fatto, ha sentito il dovere di dire la sua, costernato com’è del lento e continuo appannamento dell’immagine di Silvio Berlusconi. «Dovrebbe riuscire a mettere a segno un gol alla Maradona per recuperare», ha detto. E c’è da sperare che non alludesse a quello segnato dal Pibe de Oro con la mano nella ormai mitica partita giocata dalla nazionale Argentina contro l’Inghilterra: quello fu un gol propiziato da un fallo di mano e, nel caso del premier, ormai abbiamo la certezza che sì ricorre al fallo, ma non ci mette la mano.
Sta storia del Bunga Bunga è diventato un tormentone, che ci perseguiterà per lungo tempo. Anzi è probabile che assurga a vero e proprio neologismo nel linguaggio giovanile per indicare una delle pratiche universalmente note e antiche come il mondo. Non ci sarebbe affatto da stupirsi se da domani si riceveranno o si faranno inviti a fare Bunga Bunga, che espressi così renderanno la proposta meno pecoreccia e certamente più canzonatoria.
Certo è che la vicenda che vede ancora una volta coinvolto il Cavaliere è a metà strada tra la comicità e la tristezza. E’ comica perché ad oltre 70 anni suonati fa specie che il magico Silvio faccia ricorso a questi fanciulleschi eufemismi per invitare nella sua alcova una compiacente signora o signorina, - se ma sia ancora di moda la distinzione. Fa tristezza prendere atto che l’arzillo inquilino di palazzo Chigi e delle tante ostentate magioni che si vanta di possedere a sfregio del basso profilo e della povertà diffusa dei suoi concittadini per rilassarsi, come ha personalmente dichiarato, abbia bisogno d’accompagnarsi ad implumi Lolite per soddisfare le sue pulsioni.
Ma tutto questo e sebbene qualche sprovveduto o bacchettone lo voglia far assurgere a grave pregiudizio della sua immagine di rappresentante in patria e nel mondo del Paese, sarebbe pressoché irrilevante se non fosse che la vicenda di Ruby, - la giovane marocchina, tra l’altro irregolare e minorenne, - non avesse svelato come nell’esercizio del potere il presidente del consiglio dei ministri commette reati di una gravità estrema.
La storia è arcinota e, dunque, non ci soffermeremo a richiamarne gli aspetti più succosi per gli amanti dell’hard. E’ però inammissibile che un presidente del consiglio, - ma la considerazione sarebbe stata analoga per qualunque ministro o funzionario pubblico in posizione di potere, - tiri su la cornetta del telefono e chieda di parlare con la questura, che ha disposto l fermo di una presunta ladruncola, per chiederne il rilascio spacciandola per parente stretta di un capo di stato estero, nella fattispecie di Mubarak. Non sarebbe cambiato nulla anche si fosse trattato della moglie o della figlia del ben più potente presidente Obama, dato che le norme di legge devono essere applicate indistintamente e uniformemente a tutti gli individui che le violino.
Questo passaggio è lo snodo imprescindibile di una vicenda nella quale sulla base dei propri principi morali, etici e religiosi si potrà anche ritenere di entrare nel merito, ma senza che questi possano mai costituire gli elementi essenziali per rilasciare una sentenza di condanna politica e comportamentale di Silvio Berlusconi.
Ben si comprende che la Chiesa abbia condannato la vicenda, dichiarando a proposito del premier che «La moglie, Veronica Lario, lo aveva già segnalato: uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile. Incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo». Ma questo è un giudizio che muove da una concezione di moralità che è irrimediabilmente di parte, che si arroga il diritto di promuovere o bocciare chiunque esondi dall’alveo tracciato dalla visione che ha la fede della sessualità, della castità e del rispetto delle regole imposte dal cattolicesimo e dalla relativa percezione del mondo.
A nostro modesto avviso il cittadino Berlusconi nell’ambito della sua vita privata ha pieno diritto di fare ciò che vuole, pur se ricopre una carica istituzionale delicata e rilevante. I suoi comportamenti privati potranno divenire censurabili sul piano dell’opportunità solo quando finiscano per compromettere l’immagine del popolo che rappresenta, quantunque tale censura non possa sicuramente trasformarsi in motivo di impeachment. Ma il disprezzo delle norme di legge, quelle che non consentono l’abuso di potere e d’autorità, quelle che vietano d’accompagnarsi ai minori, quelle che inibiscono il favoreggiamento della prostituzione e lo sfruttamento dei servizi della stessa, per non parlare le norme sul rispetto della fede pubblica, gli obblighi di assolvere gli oneri fiscali e i tanti capitoli sui quali il personaggio non ha certamente dato buon esempio di osservanza, devono essere perseguiti senza sconti e tentennamenti e senza il ricorso a meschini ripari di scudi o illegittimi quanto fantasiosi e strumentali impedimenti.
Un uomo di governo finga di non aver capito quale sia il punto di caduta delle annose questioni che lo riguardano, associando a questa finzione le decine di squallidi servi che lo circondano e lo giustificano, è palesemente indegno del ruolo che ricopre e non merita né rispetto né attenuante alcuna.
(nella foto, Ruby,la protagonista dell'ultimo scandalo che ha coinvolto il premier)
Sta storia del Bunga Bunga è diventato un tormentone, che ci perseguiterà per lungo tempo. Anzi è probabile che assurga a vero e proprio neologismo nel linguaggio giovanile per indicare una delle pratiche universalmente note e antiche come il mondo. Non ci sarebbe affatto da stupirsi se da domani si riceveranno o si faranno inviti a fare Bunga Bunga, che espressi così renderanno la proposta meno pecoreccia e certamente più canzonatoria.
Certo è che la vicenda che vede ancora una volta coinvolto il Cavaliere è a metà strada tra la comicità e la tristezza. E’ comica perché ad oltre 70 anni suonati fa specie che il magico Silvio faccia ricorso a questi fanciulleschi eufemismi per invitare nella sua alcova una compiacente signora o signorina, - se ma sia ancora di moda la distinzione. Fa tristezza prendere atto che l’arzillo inquilino di palazzo Chigi e delle tante ostentate magioni che si vanta di possedere a sfregio del basso profilo e della povertà diffusa dei suoi concittadini per rilassarsi, come ha personalmente dichiarato, abbia bisogno d’accompagnarsi ad implumi Lolite per soddisfare le sue pulsioni.
Ma tutto questo e sebbene qualche sprovveduto o bacchettone lo voglia far assurgere a grave pregiudizio della sua immagine di rappresentante in patria e nel mondo del Paese, sarebbe pressoché irrilevante se non fosse che la vicenda di Ruby, - la giovane marocchina, tra l’altro irregolare e minorenne, - non avesse svelato come nell’esercizio del potere il presidente del consiglio dei ministri commette reati di una gravità estrema.
La storia è arcinota e, dunque, non ci soffermeremo a richiamarne gli aspetti più succosi per gli amanti dell’hard. E’ però inammissibile che un presidente del consiglio, - ma la considerazione sarebbe stata analoga per qualunque ministro o funzionario pubblico in posizione di potere, - tiri su la cornetta del telefono e chieda di parlare con la questura, che ha disposto l fermo di una presunta ladruncola, per chiederne il rilascio spacciandola per parente stretta di un capo di stato estero, nella fattispecie di Mubarak. Non sarebbe cambiato nulla anche si fosse trattato della moglie o della figlia del ben più potente presidente Obama, dato che le norme di legge devono essere applicate indistintamente e uniformemente a tutti gli individui che le violino.
Questo passaggio è lo snodo imprescindibile di una vicenda nella quale sulla base dei propri principi morali, etici e religiosi si potrà anche ritenere di entrare nel merito, ma senza che questi possano mai costituire gli elementi essenziali per rilasciare una sentenza di condanna politica e comportamentale di Silvio Berlusconi.
Ben si comprende che la Chiesa abbia condannato la vicenda, dichiarando a proposito del premier che «La moglie, Veronica Lario, lo aveva già segnalato: uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile. Incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo». Ma questo è un giudizio che muove da una concezione di moralità che è irrimediabilmente di parte, che si arroga il diritto di promuovere o bocciare chiunque esondi dall’alveo tracciato dalla visione che ha la fede della sessualità, della castità e del rispetto delle regole imposte dal cattolicesimo e dalla relativa percezione del mondo.
A nostro modesto avviso il cittadino Berlusconi nell’ambito della sua vita privata ha pieno diritto di fare ciò che vuole, pur se ricopre una carica istituzionale delicata e rilevante. I suoi comportamenti privati potranno divenire censurabili sul piano dell’opportunità solo quando finiscano per compromettere l’immagine del popolo che rappresenta, quantunque tale censura non possa sicuramente trasformarsi in motivo di impeachment. Ma il disprezzo delle norme di legge, quelle che non consentono l’abuso di potere e d’autorità, quelle che vietano d’accompagnarsi ai minori, quelle che inibiscono il favoreggiamento della prostituzione e lo sfruttamento dei servizi della stessa, per non parlare le norme sul rispetto della fede pubblica, gli obblighi di assolvere gli oneri fiscali e i tanti capitoli sui quali il personaggio non ha certamente dato buon esempio di osservanza, devono essere perseguiti senza sconti e tentennamenti e senza il ricorso a meschini ripari di scudi o illegittimi quanto fantasiosi e strumentali impedimenti.
Un uomo di governo finga di non aver capito quale sia il punto di caduta delle annose questioni che lo riguardano, associando a questa finzione le decine di squallidi servi che lo circondano e lo giustificano, è palesemente indegno del ruolo che ricopre e non merita né rispetto né attenuante alcuna.
(nella foto, Ruby,la protagonista dell'ultimo scandalo che ha coinvolto il premier)
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