L’inesauribile tristezza del vivere
Mercoledì, 20 ottobre 2010
Ci sono giorni in cui succedono tante di quelle cose contemporaneamente che tentare di commentarle risulta assai difficile. Ci vorrebbero ore da dedicare ai vari argomenti, quantunque il rischio di dimenticare qualcosa non potrebbe dirsi del tutto evitato.
Ieri è stata la giornata del lodo Alfano, del revival della questione immunità di Berlusconi ,che si trascina irrisolta da molti anni e che oramai, a dirla senza ipocrisie, puzza come discarica a cielo aperto. Ma la notizia non è rilevante per il fatto che una Commissione del senato abbia approvato l’obbrobrio in questione, - togliersi dalle scatole questa miserabile peana ossessionante sarebbe oltremodo auspicabile, - ma perché, com’era prevedibile, qualcuno, che bene sembrava aver predicalo negli ultimi tempi, ha finito nella circostanza per razzolare veramente male. Alludiamo al partito di Fini, presente in commissione con un rappresentate, che a quanto pare non ha avuto alcuna esitazione a votare favorevolmente la proposta che stabilisce l’imperseguibilità del premier per qualunque reato commesso anche prima della sua discesa in campo, con buona pace della coerenza con le dichiarazioni fatte ancora qualche settimana fa a Mirabello.
Certo, qualcuno obietterà che trattandosi di legge modificativa della Costituzione i giochi sono ancora tutti da scoprire, visto che una legge di questa natura dovrà passare nei due rami del parlamento con l’approvazione dei due terzi dei suoi componenti, e lì tutto può succedere. Ma la trasparenza e la coerenza non sono optional, né, tantomeno, messaggi in chiave criptata per chi voglia capire.
Rimangono infine le valutazioni e del Capo dello Stato e della Consulta, che non è scontato debbano ritenere legittimo il provvedimento qualora approvato. C’è sempre un artico 3 della Carta, che sancisce un principio d’eguaglianza palesemente violato dal provvedimento in questione.
In vena di caritevoli consigli, suggeriremmo al premier e alla sua squadra di legulei e doberman di non arrovellarsi il cervello in cerca di soluzioni qualora malauguratamente ci fosse in itinere un ostacolo che blocchi l’ennesimo tentativo di farla franca. C’è sempre la possibilità di dichiararsi incapace d’intendere e di volere con relativa interdizione e il dado sarebbe tratto. Sull'argomento aggiungiamo solo che aver tirato per la giacchetta il Capo dello Stato, inserendolo tra le cariche cui s'applicherebbe lo scudo, non è una sciocca foglia di fico come ingenuamente ha voluto interpretare qualcuno: è il prologo d'un vitalizio d'impunità cui si vuol dotare il furbone di tre cotte di palazzo Chigi, nella disgraziata ipotesi in cui riesca pure a farsi eleggere alla presidenza della Repubblica quando, a fine mandato parlamentare, avrà finito di sfasciare del tutto il Paese.
Ieri è stata anche la giornata di Antigua, degli strascichi polemici seguiti ,come preventivato, al servizio della Gabbanelli sul suo Reporter. Sebbene non si comprenda ancora adesso la ragione per la quale il valente avvocato Ghedini reclamasse la sospensione del programma prima della sua messa in onda, se il premier non aveva nulla da nascondere come sembrerebbe accertato, i cittadini hanno ricevuto le più ampie delucidazioni sul presunto affaire: la villa dello scoop è del cavalier Silvio Berlusconi da Arcore, regolarmente denunciata al fisco e acquistata con integerrima trasparenza da una società poco trasparente. Che nella vicenda sia implicata una banca di nome Arner, con sede in Svizzera e filiale a Milano, alla quale sono stati versati i soldi della transazione e che è sotto indagine sia della Banca d’Italia che della magistratura perché accusata di riciclaggio, è cosa del tutto irrilevante e non inficia la trasparenza. Così come non inficia la trasparenza che i principali correntisti della banca in questione siano Berlusconi, suo figlio, Ennio Doris, ohibò, patron di Banca Mediolanum, - che sembra dire implicitamente di non fidarsi neanche di se stesso, - oltre che alcune delle società cui fanno capo i pacchetti azionari delle aziende di famiglia. Peraltro, i conti dei signori in questione non risultano molto attivi, sebbene registrino importi da superenalotto. Saranno spiccioli per loro.
Ma è stata anche la giornata della cronaca di guerra di Terzigno, la discarica campana all’ombra del Vesuvio, dove dovrebbero confluire i rifiuti di Napoli in attesa che i termovalorizzatori, quello esistente e parzialmente funzionante di Acerra e quello in programma, risolvano un’altra annosa questione di monnezza. Stavolta Bertolaso non s’è visto e non vorremmo per prevenire le conseguenze che avrebbe potuto generargli lo stress dei tafferugli. I tagli di Tremonti alle dotazioni ministeriali, presumibilmente anche a carico della Protezione Civile, non lasciano molto margine a massaggi rilassanti post trauma e, dunque, meglio starsene al caldo e non correre rischi.
Sempre ieri abbiamo assistito al grande atto di giustizia pro Cota, governatore del Piemonte vincitore contro la Bresso delle ultime amministrative, sospettato di brogli che ne avevano favorito il trionfo elettorale. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto il suo ricorso contro il TAR di Torino, che s’era messo a spulciare le schede elettorali e aveva anticipato che i voti attribuiti a lui non erano del tutto legittimi, e ha emanato un’ordinanza di sospensione del riconteggio, rimandato ad altra data. Tanto è bastato a Bossi per fargli affermare che la democrazia aveva trionfato (ovviamente quella sua, a senso unico) e fargli sospendere la spedizione in Valle d’Aosta alle sorgenti della Dora, dove si era già previsto di radicare le origini della Padania. Chi aveva arrischiato segnalare che la Dora era in realtà un affluente del Po, s’era visto rimbrottare che il Po non sarebbe stato nulla senza l’apporto dell’altro sacro fiume. In ogni caso, grazie al Consiglio di Stato, operazione di revisionismo storico azzerata.
Merita menzione anche l’ennesima scorreria del direttore generale della RAI, Masi, che nell’arco di appena 24 ore ha prima bloccato e poi sbloccato la trasmissione di un programma di Fabio Fazio in compagnia di Roberto Saviano, con ospiti Roberto Benigni, Paolo Rossi e Antonio Albanese, noti ex BR ridotti oggi a più miti consigli, ma rimasti nell’animo nemici giurati dell’ordine costituito e sicuramente di Silvio Berlusconi. La frottola che s’era inventato per bloccare l’avvio del programma e la partecipazione di quegli ospiti era, - udite, udite, - centrata sul livello dei compensi richiesti dagli interessati, considerati insostenibili per mamma RAI, come confermato da un altro porta borse del regime, tale Alessandro Sallusti, che naturalmente ha omesso di precisare che gli scandalosi compensi in questione sono stati il frutto della spirale concorrenziale perversa innescata da anni da colui per il quale è disposo ad azzannare chiunque.
Fortunatamente nella vicenda è intervenuto Garimberti, presidente ectoplasma della RAI, che ha garantito il suo sostegno all'avvio della trasmissione. Chi pensava che Garimberti fosse un fantasma chiaramente s'è sbagliato. In realtà è una discendenza degli gnomi del Reno, che notoriamente portano fortuna come certi numi dell'antichità: tenerne una foto a casa, sopra al caminetto, non fa male.
Ma la chicca più bella ce l’ha regalata Belpietro, il Maurizio nazionale, che dal recinto di Libero, non spreca occasione per dimostrare al mondo e il suo candore deontologico e la sua fede cieca nel padrone che lo porta al guinzaglio e gli passa giornalmente la dose di croccantini Chappy.
In un suo editoriale di oggi sul volantino della propaganda della famiglia Berlusconi, il grande direttore Belpietro ci regala un commento sereno e obiettivo sulla situazione della RAI, che ,a suo autorevole giudizio, oltre ad esser comatosa andrebbe privatizzata con procedura d’urgenza, dato che , - ci spiega, - è divenuta un covo di ribelli sovversivi che si spacciano per giornalisti, ma che nei fatti sono solo servi di una propaganda nichilista tesa a mettere costantemente in cattiva luce le virtù sante e taumaturgiche del suo adorato padrone.
Questi ribelli, ci svela Belpietro, vere e proprie nullità sul piano professionale, vanno in giro con il portafogli gonfio grazie alla pazienza ed alla bontà del divino Cavaliere, che se ne libererebbe volentieri, ma non ci riesce, e dunque li tollera e li paga anche profumatamente. Gli ingrati, ancorché maoisti militanti di chiara fama, non solo attaccano costantemente e vilipendono chi da loro da mangiare, ma non perdono occasione per spacciarsi per difensori di una democratica libertà di stampa a senso unico, di cui invero non avrebbero loro stessi cognizione.
La lista dei sovversivi da purgare è lunga: da Corradino Mineo a Bianca Berlinguer, dal famigerato Santoro a Lucia Annunziata e tanti altri, in ordine che non è dato sapere se di pericolosità a di preferenza. Ma questo è forse il passaggio meno significativo, dato che in buona tradizione SS, quando si fanno le liste, non è necessario guardare all’alfabeto, quanto assicurarsi di avere imbottito a dovere i carri bestiame nei quali deportare gli impuri e i nemici del regime al più vicino forno crematorio.
L’editoriale di questo sedicente giornalista direttore di un foglio subalterno e servo, crediamo non abbia bisogno di alcun commento ulteriore, né può ritenersi, come facilmente si potrebbe concludere per liquidarlo, un illuminato esempio di vomitevole grettezza dell’intelligenza umana., dato che va ben oltre ed esterna un odio irriducibile per chi esprime pensiero dissonante. Naturalmente chi volesse documentarsi, magari per sviluppare un proprio giudizio sulle farneticazioni di cui si parla, potrebbe sempre acquistare Libero, per quanto i rotoloni Scottex si reperiscano a prezzi più convenienti e siano più consoni all’uso cui si intende destinare quella spesa.
Ieri è stata proprio una giornata triste.
Ieri è stata la giornata del lodo Alfano, del revival della questione immunità di Berlusconi ,che si trascina irrisolta da molti anni e che oramai, a dirla senza ipocrisie, puzza come discarica a cielo aperto. Ma la notizia non è rilevante per il fatto che una Commissione del senato abbia approvato l’obbrobrio in questione, - togliersi dalle scatole questa miserabile peana ossessionante sarebbe oltremodo auspicabile, - ma perché, com’era prevedibile, qualcuno, che bene sembrava aver predicalo negli ultimi tempi, ha finito nella circostanza per razzolare veramente male. Alludiamo al partito di Fini, presente in commissione con un rappresentate, che a quanto pare non ha avuto alcuna esitazione a votare favorevolmente la proposta che stabilisce l’imperseguibilità del premier per qualunque reato commesso anche prima della sua discesa in campo, con buona pace della coerenza con le dichiarazioni fatte ancora qualche settimana fa a Mirabello.
Certo, qualcuno obietterà che trattandosi di legge modificativa della Costituzione i giochi sono ancora tutti da scoprire, visto che una legge di questa natura dovrà passare nei due rami del parlamento con l’approvazione dei due terzi dei suoi componenti, e lì tutto può succedere. Ma la trasparenza e la coerenza non sono optional, né, tantomeno, messaggi in chiave criptata per chi voglia capire.
Rimangono infine le valutazioni e del Capo dello Stato e della Consulta, che non è scontato debbano ritenere legittimo il provvedimento qualora approvato. C’è sempre un artico 3 della Carta, che sancisce un principio d’eguaglianza palesemente violato dal provvedimento in questione.
In vena di caritevoli consigli, suggeriremmo al premier e alla sua squadra di legulei e doberman di non arrovellarsi il cervello in cerca di soluzioni qualora malauguratamente ci fosse in itinere un ostacolo che blocchi l’ennesimo tentativo di farla franca. C’è sempre la possibilità di dichiararsi incapace d’intendere e di volere con relativa interdizione e il dado sarebbe tratto. Sull'argomento aggiungiamo solo che aver tirato per la giacchetta il Capo dello Stato, inserendolo tra le cariche cui s'applicherebbe lo scudo, non è una sciocca foglia di fico come ingenuamente ha voluto interpretare qualcuno: è il prologo d'un vitalizio d'impunità cui si vuol dotare il furbone di tre cotte di palazzo Chigi, nella disgraziata ipotesi in cui riesca pure a farsi eleggere alla presidenza della Repubblica quando, a fine mandato parlamentare, avrà finito di sfasciare del tutto il Paese.
Ieri è stata anche la giornata di Antigua, degli strascichi polemici seguiti ,come preventivato, al servizio della Gabbanelli sul suo Reporter. Sebbene non si comprenda ancora adesso la ragione per la quale il valente avvocato Ghedini reclamasse la sospensione del programma prima della sua messa in onda, se il premier non aveva nulla da nascondere come sembrerebbe accertato, i cittadini hanno ricevuto le più ampie delucidazioni sul presunto affaire: la villa dello scoop è del cavalier Silvio Berlusconi da Arcore, regolarmente denunciata al fisco e acquistata con integerrima trasparenza da una società poco trasparente. Che nella vicenda sia implicata una banca di nome Arner, con sede in Svizzera e filiale a Milano, alla quale sono stati versati i soldi della transazione e che è sotto indagine sia della Banca d’Italia che della magistratura perché accusata di riciclaggio, è cosa del tutto irrilevante e non inficia la trasparenza. Così come non inficia la trasparenza che i principali correntisti della banca in questione siano Berlusconi, suo figlio, Ennio Doris, ohibò, patron di Banca Mediolanum, - che sembra dire implicitamente di non fidarsi neanche di se stesso, - oltre che alcune delle società cui fanno capo i pacchetti azionari delle aziende di famiglia. Peraltro, i conti dei signori in questione non risultano molto attivi, sebbene registrino importi da superenalotto. Saranno spiccioli per loro.
Ma è stata anche la giornata della cronaca di guerra di Terzigno, la discarica campana all’ombra del Vesuvio, dove dovrebbero confluire i rifiuti di Napoli in attesa che i termovalorizzatori, quello esistente e parzialmente funzionante di Acerra e quello in programma, risolvano un’altra annosa questione di monnezza. Stavolta Bertolaso non s’è visto e non vorremmo per prevenire le conseguenze che avrebbe potuto generargli lo stress dei tafferugli. I tagli di Tremonti alle dotazioni ministeriali, presumibilmente anche a carico della Protezione Civile, non lasciano molto margine a massaggi rilassanti post trauma e, dunque, meglio starsene al caldo e non correre rischi.
Sempre ieri abbiamo assistito al grande atto di giustizia pro Cota, governatore del Piemonte vincitore contro la Bresso delle ultime amministrative, sospettato di brogli che ne avevano favorito il trionfo elettorale. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto il suo ricorso contro il TAR di Torino, che s’era messo a spulciare le schede elettorali e aveva anticipato che i voti attribuiti a lui non erano del tutto legittimi, e ha emanato un’ordinanza di sospensione del riconteggio, rimandato ad altra data. Tanto è bastato a Bossi per fargli affermare che la democrazia aveva trionfato (ovviamente quella sua, a senso unico) e fargli sospendere la spedizione in Valle d’Aosta alle sorgenti della Dora, dove si era già previsto di radicare le origini della Padania. Chi aveva arrischiato segnalare che la Dora era in realtà un affluente del Po, s’era visto rimbrottare che il Po non sarebbe stato nulla senza l’apporto dell’altro sacro fiume. In ogni caso, grazie al Consiglio di Stato, operazione di revisionismo storico azzerata.
Merita menzione anche l’ennesima scorreria del direttore generale della RAI, Masi, che nell’arco di appena 24 ore ha prima bloccato e poi sbloccato la trasmissione di un programma di Fabio Fazio in compagnia di Roberto Saviano, con ospiti Roberto Benigni, Paolo Rossi e Antonio Albanese, noti ex BR ridotti oggi a più miti consigli, ma rimasti nell’animo nemici giurati dell’ordine costituito e sicuramente di Silvio Berlusconi. La frottola che s’era inventato per bloccare l’avvio del programma e la partecipazione di quegli ospiti era, - udite, udite, - centrata sul livello dei compensi richiesti dagli interessati, considerati insostenibili per mamma RAI, come confermato da un altro porta borse del regime, tale Alessandro Sallusti, che naturalmente ha omesso di precisare che gli scandalosi compensi in questione sono stati il frutto della spirale concorrenziale perversa innescata da anni da colui per il quale è disposo ad azzannare chiunque.
Fortunatamente nella vicenda è intervenuto Garimberti, presidente ectoplasma della RAI, che ha garantito il suo sostegno all'avvio della trasmissione. Chi pensava che Garimberti fosse un fantasma chiaramente s'è sbagliato. In realtà è una discendenza degli gnomi del Reno, che notoriamente portano fortuna come certi numi dell'antichità: tenerne una foto a casa, sopra al caminetto, non fa male.
Ma la chicca più bella ce l’ha regalata Belpietro, il Maurizio nazionale, che dal recinto di Libero, non spreca occasione per dimostrare al mondo e il suo candore deontologico e la sua fede cieca nel padrone che lo porta al guinzaglio e gli passa giornalmente la dose di croccantini Chappy.
In un suo editoriale di oggi sul volantino della propaganda della famiglia Berlusconi, il grande direttore Belpietro ci regala un commento sereno e obiettivo sulla situazione della RAI, che ,a suo autorevole giudizio, oltre ad esser comatosa andrebbe privatizzata con procedura d’urgenza, dato che , - ci spiega, - è divenuta un covo di ribelli sovversivi che si spacciano per giornalisti, ma che nei fatti sono solo servi di una propaganda nichilista tesa a mettere costantemente in cattiva luce le virtù sante e taumaturgiche del suo adorato padrone.
Questi ribelli, ci svela Belpietro, vere e proprie nullità sul piano professionale, vanno in giro con il portafogli gonfio grazie alla pazienza ed alla bontà del divino Cavaliere, che se ne libererebbe volentieri, ma non ci riesce, e dunque li tollera e li paga anche profumatamente. Gli ingrati, ancorché maoisti militanti di chiara fama, non solo attaccano costantemente e vilipendono chi da loro da mangiare, ma non perdono occasione per spacciarsi per difensori di una democratica libertà di stampa a senso unico, di cui invero non avrebbero loro stessi cognizione.
La lista dei sovversivi da purgare è lunga: da Corradino Mineo a Bianca Berlinguer, dal famigerato Santoro a Lucia Annunziata e tanti altri, in ordine che non è dato sapere se di pericolosità a di preferenza. Ma questo è forse il passaggio meno significativo, dato che in buona tradizione SS, quando si fanno le liste, non è necessario guardare all’alfabeto, quanto assicurarsi di avere imbottito a dovere i carri bestiame nei quali deportare gli impuri e i nemici del regime al più vicino forno crematorio.
L’editoriale di questo sedicente giornalista direttore di un foglio subalterno e servo, crediamo non abbia bisogno di alcun commento ulteriore, né può ritenersi, come facilmente si potrebbe concludere per liquidarlo, un illuminato esempio di vomitevole grettezza dell’intelligenza umana., dato che va ben oltre ed esterna un odio irriducibile per chi esprime pensiero dissonante. Naturalmente chi volesse documentarsi, magari per sviluppare un proprio giudizio sulle farneticazioni di cui si parla, potrebbe sempre acquistare Libero, per quanto i rotoloni Scottex si reperiscano a prezzi più convenienti e siano più consoni all’uso cui si intende destinare quella spesa.
Ieri è stata proprio una giornata triste.
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