Brunetta & Stracquadanio: il guano della politica
Giovedì, 16 giugno 2011
(nella foto, il duo Giorgio Stracquadanio e Renato Brunetta)
«Siete l’Italia peggiore» e «Il blocco sociale dei quattro milioni di dipendenti pubblici è più forte di noi: certo che la sinistra vince sul web, non fanno un cazzo. Se proprio lavorano, alle due del pomeriggio sono fuori».
Queste sono le affermazioni rispettivamente di Renato Brunetta, indegno ministro della Repubblica alla volta dei precari, di quell’esercito di disperati, sfruttato e senza futuro, che contraddistingue l’Italia del terzo millennio, e di Giorgio Clelio Stracquadanio, consulente del ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, passato alla storia recente per la sua celebrazione del “metodo Boffo” come sistema di lotta politica, entrambi rappresentanti non secondari del centro-destra al governo dell’Italia.
I due, che non sono personaggi isolati nel serraglio PdL, hanno una concezione della politica non come servizio ai cittadini, non come servizio per la realizzazione di condizioni migliori di vita per coloro che rappresentano, ma un’idea di occupazione di una posizione di potere dall’alto della quale è possibile sbeffeggiare, offendere e persino sputare su coloro che in qualche misura contribuiscono al loro parassitario mantenimento in un incarico parlamentare che non meritano e che contribuiscono con la loro volgare presenza a rendere giorno dopo giorno un’offesa alla dignità umana.
E paradossale che uno come Renato Brunetta, 19.500 euro mensili, cellulare, tessera cinema, teatro, mezzi pubblici e pedaggi autostradali, francobolli, ferrovie ed aerei, auto blu con autista, rigorosamente gratis, si permetta di svillaneggiare chi, peraltro senza aver fatto alcunché per sollevare la sua miserabile reazione offensiva, ha solo chiesto la parola nel corso di un convegno nel quale era invitato, presentandosi come un precario.
Parimenti il paladino del bon ton Stracquadanio, che da altro palco s’è sentito autorizzato a vomitare il consueto carico di fango che la sua meschinità gli fa generare in quantità simile ai rifiuti di Napoli nei confronti dei pubblici dipendenti. Pubblici dipendenti che a suo giudizio «non fanno un cazzo e smanettano sulla rete quando tornano a casa, sempre che non lo facciano anche sul lavoro». Proprio lui si permette di giungere a queste conclusioni, lui che è dipendente in servizio permanente effettivo di un parlamento che lavora dal martedì al giovedì, quando va bene, per uno stipendio da fame come quello che abbiamo denunciato porta a casa il suo degno compare Brunetta.
E la cosa preoccupante è che queste voci, queste considerazioni inqualificabili di squallido e violento oltraggio a chi non ha un lavoro o chi un lavoro ce l’ha, ma lo svolge per un tozzo di pane avvelenato, non sono le sole. Sono semmai quelle che emergono senza reticenza dalla cloaca di Montecitorio, quella fogna nella quale in nome del popolo si annidano parassiti intenti a gozzovigliare e a vomitar veleno sui cittadini che soffrono, che protestano o che, stanchi del fetore putrido che dai palazzi del potere si sprigiona, tentano con il voto di far capire che ora di finirla, è il momento di dire basta a questa infezione mortale che ha spaccato il Paese e che sta generando disperazione e odio.
Naturalmente i due geni della politica nonché prototipi di diplomazia e buone maniere non si fanno neanche sfiorare dal sospetto che il vento sia cambiato a causa della manifesta incapacità della fazione politica cui appartengono di dare risposte concrete allo sconfortante esercito dei senza futuro o a quei pubblici dipendenti considerati a torto l’origine di ogni disgrazia della finanza pubblica. E se quest’umanità ha oggi girato le spalle al centro-destra è perché ogni speranza è stata tradita, non certo perché si siano creati spontaneamente circoli di presunti "fancazzisti" o di sedicenti precari.
E’ vero, cretini si nasce e contro l’idiozia congenita non c’è cura medica possibile. La maleducazione e il disprezzo per il prossimo, invece, sono difetti gravi che si acquisiscono nel corso dell’esistenza, ma che a differenza dei deficit precedenti sono suscettibili di correzione. E il punto è proprio questo. Capire se i personaggi di cui si parla sono portatori di un deficit congenito o abbiano sviluppato qualche tara a causa delle loro esperienze e delle frequentazioni. Nel primo caso sarebbero irrecuperabili e sarebbe il opportuno che la politica, per la sua immagine e per la sua sopravvivenza, se ne liberasse al più presto: sarebbero casi senza speranza, meritevoli solo di compatimento. Nel secondo caso è sperabile che una buona dose di calcioni là dove non batte il sole, come cura correttiva, potrebbe consentire ai personaggi in questione di darsi una regolata e rientrare nei ranghi di quel consesso umano cui si dichiarano appartenenti, - anche se l'impresa appare ardua.
Certo è, in entrambi i casi, che una spazzatura di tale portata non s’era mai vista in quasi settant’anni di vita repubblicana. Sorge il sospetto che il centro-destra non abbia ancora capito che anche al suo interno s'impone una raccolta differenziata.
I due, che non sono personaggi isolati nel serraglio PdL, hanno una concezione della politica non come servizio ai cittadini, non come servizio per la realizzazione di condizioni migliori di vita per coloro che rappresentano, ma un’idea di occupazione di una posizione di potere dall’alto della quale è possibile sbeffeggiare, offendere e persino sputare su coloro che in qualche misura contribuiscono al loro parassitario mantenimento in un incarico parlamentare che non meritano e che contribuiscono con la loro volgare presenza a rendere giorno dopo giorno un’offesa alla dignità umana.
E paradossale che uno come Renato Brunetta, 19.500 euro mensili, cellulare, tessera cinema, teatro, mezzi pubblici e pedaggi autostradali, francobolli, ferrovie ed aerei, auto blu con autista, rigorosamente gratis, si permetta di svillaneggiare chi, peraltro senza aver fatto alcunché per sollevare la sua miserabile reazione offensiva, ha solo chiesto la parola nel corso di un convegno nel quale era invitato, presentandosi come un precario.
Parimenti il paladino del bon ton Stracquadanio, che da altro palco s’è sentito autorizzato a vomitare il consueto carico di fango che la sua meschinità gli fa generare in quantità simile ai rifiuti di Napoli nei confronti dei pubblici dipendenti. Pubblici dipendenti che a suo giudizio «non fanno un cazzo e smanettano sulla rete quando tornano a casa, sempre che non lo facciano anche sul lavoro». Proprio lui si permette di giungere a queste conclusioni, lui che è dipendente in servizio permanente effettivo di un parlamento che lavora dal martedì al giovedì, quando va bene, per uno stipendio da fame come quello che abbiamo denunciato porta a casa il suo degno compare Brunetta.
E la cosa preoccupante è che queste voci, queste considerazioni inqualificabili di squallido e violento oltraggio a chi non ha un lavoro o chi un lavoro ce l’ha, ma lo svolge per un tozzo di pane avvelenato, non sono le sole. Sono semmai quelle che emergono senza reticenza dalla cloaca di Montecitorio, quella fogna nella quale in nome del popolo si annidano parassiti intenti a gozzovigliare e a vomitar veleno sui cittadini che soffrono, che protestano o che, stanchi del fetore putrido che dai palazzi del potere si sprigiona, tentano con il voto di far capire che ora di finirla, è il momento di dire basta a questa infezione mortale che ha spaccato il Paese e che sta generando disperazione e odio.
Naturalmente i due geni della politica nonché prototipi di diplomazia e buone maniere non si fanno neanche sfiorare dal sospetto che il vento sia cambiato a causa della manifesta incapacità della fazione politica cui appartengono di dare risposte concrete allo sconfortante esercito dei senza futuro o a quei pubblici dipendenti considerati a torto l’origine di ogni disgrazia della finanza pubblica. E se quest’umanità ha oggi girato le spalle al centro-destra è perché ogni speranza è stata tradita, non certo perché si siano creati spontaneamente circoli di presunti "fancazzisti" o di sedicenti precari.
E’ vero, cretini si nasce e contro l’idiozia congenita non c’è cura medica possibile. La maleducazione e il disprezzo per il prossimo, invece, sono difetti gravi che si acquisiscono nel corso dell’esistenza, ma che a differenza dei deficit precedenti sono suscettibili di correzione. E il punto è proprio questo. Capire se i personaggi di cui si parla sono portatori di un deficit congenito o abbiano sviluppato qualche tara a causa delle loro esperienze e delle frequentazioni. Nel primo caso sarebbero irrecuperabili e sarebbe il opportuno che la politica, per la sua immagine e per la sua sopravvivenza, se ne liberasse al più presto: sarebbero casi senza speranza, meritevoli solo di compatimento. Nel secondo caso è sperabile che una buona dose di calcioni là dove non batte il sole, come cura correttiva, potrebbe consentire ai personaggi in questione di darsi una regolata e rientrare nei ranghi di quel consesso umano cui si dichiarano appartenenti, - anche se l'impresa appare ardua.
Certo è, in entrambi i casi, che una spazzatura di tale portata non s’era mai vista in quasi settant’anni di vita repubblicana. Sorge il sospetto che il centro-destra non abbia ancora capito che anche al suo interno s'impone una raccolta differenziata.
(nella foto, il duo Giorgio Stracquadanio e Renato Brunetta)
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