«Chi vota la sinistra è senza cervello»
Giovedì, 26 maggio 2011
Se a Silvio Berlusconi possono imputarsi tanti difetti non può d’altra angolazione non riconoscersi una grande capacità, quella di rivelare al mondo delle grandi verità, frutto della sua immensa capacità d’intuizione e conoscenza delle debolezze umane.
Ieri sera, nel corso della trasmissione di Bruno Vespa, Porta a Porta, già da tempo ribattezzata Lo Zerbino di Arcore, ha svelato la sua verità sulla natura degli elettori di sinistra, i suoi avversari, definiti senza alcun beneficio di dubbio dei «senza cervello».
Certo, il giudizio è un’evidente evoluzione di quel «sono coglioni» che ebbe a proferire qualche hanno fa, che rappresenta un chiaro peggioramento d’immagine dell’elettore dissidente, ma che non muta la sostanza del valore che il premier attribuisce a chi non condivide il suo discutibile punto di vista politico, - assunto che ne abbia uno e che possa meritare d’esser considerato tale. E, naturalmente, il Pavone di Arcore nel fare questa dichiarazione non si è lasciato neanche sfiorare dal dubbio che affermazioni di questa natura confermano come il veleno che sistematicamente vomita sui suoi avversari è l’humus che alimenta il disprezzo crescente per la sua equivoca figura.
Ciò che non capisce il personaggio è che la democrazia è fatta di diversità e di dissenso, non certo del servilismo untuoso che esige esasperatamente dai suoi accoliti. Inoltre, credere che la ragione stia sempre dalla parte di chi fa la voce più grossa o si arroghi il diritto di offendere spregevolmente chi diverge dal proprio pensiero è un errore mortale, che alla lunga non può che condurre sulla strada dello scontro anche violento.
Il modello di governo del potere che ha in mente Berlusconi è fortemente viziato da una visione autoritaria, da una concezione verticistica, monarchica, che non pone limite alcuno a colui che lo esercita, mentre impone regole strettissime a coloro che lo subiscono, considerati alla stregua di servi privi di diritti, se non quelli che graziosamente siano concessi estemporaneamente a giudizio insindacabile del sovrano. Ciò rende Berlusconi pericolosissimo per la pacificazione e la civile convivenza, oltre che fuori da ogni percepibile dimensione di spazio tempo. Un anacronistico personaggio che genera perniciose tentazioni verso derive totalitarie, inimmaginabili in una radicata cultura liberista di stampo occidentale.
La radicalizzazione ideologica con la quale ha inteso qualificare la sua discesa in campo è priva di qualunque aderenza con i problemi reali della gente, sebbene agli albori della sua discesa in campo abbia giocato un ruolo non marginale il successo imprenditoriale ostentato e con il quale ha accumulato invidiabili ricchezze. Paradossalmente questo successo ha giocato un effetto boomerang sul suo gradimento, poiché ci si è resi conto che l’essenza della sua visione politica non si basava sulla liberalizzazione delle opportunità, sulla creazione di condizioni di un più “democratico” accesso al benessere diffuso, ma sulla creazione di barriere spartiacque sempre più invalicabili tra chi deteneva la ricchezza e coloro che non possedevano nulla. Questa consapevolezza, il crollo della grande illusione, la marginalizzazione di quote sempre più consistenti di fette della società, il ridimensionamento del ceto borghese ed il suo l’arretramento in categorie proletarie, hanno determinato una forte inversione di rotta ed hanno innescato un processo che sembra irreversibile di spostamento verso altre direzioni dei consensi a suo tempo espressi a Silvio Berlusconi, verso colui che s’è palesato alla fine solo come un grande imbonitore.
A Milano il processo ha avuto probabilmente la sua manifestazione più tragica e dirompente. D’altra parte sono anni che le amministrazioni succedutesi, da Albertini alla Moratti, hanno puntato sul progetto di conferire alla città un’immagine elitaria ed esclusiva Ne sono testimonianza le guerre contro gli immigrati, i provvedimenti limitativi e onerosi sul traffico, l’esasperante lievitazione dei prezzi degli affitti, il carovita generalizzato e fuori controllo, accadimenti che hanno costretto masse ingenti di cittadini ad emigrare verso le periferie dormitorio, con un crollo verticale delle loro condizioni di vita.
Ha che ben dire adesso Silvio Berlusconi che è senza cervello chi vota la sinistra, che il suo default è frutto di una congiura mediatica orchestrata dagli avversari e dalla scarsa qualità dei candidati proposti nella tornata elettorale. La triste verità, per l’arrogante Berlusconi, è che non esiste alcuna congiura mediatica a suo danno, non fosse perché lui incarna il conflitto d’interessi in campo mediatico e, dunque, semmai è sua la responsabilità di non essere più convincente, nonostante con i suoi giornali e televisioni abbia tentato disperatamente di manipolare la percezione della realtà e le coscienze dei cittadini; così come non è certo colpa della Moratti se i Milanesi gli hanno votato le spalle, dato che la modesta donna è stata da lui imposta in assenza di candidati alternativi e per non lasciare il campo alle ambiziose brame della Lega.
E allora, non è senza cervello chi vota a sinistra, ma, purtroppo per il bluff di Arcore, è senza cervello e dignità chi continua a dar credito alle balle predicate da un comatoso e astioso Re Travicello sempre più disperato.
Ieri sera, nel corso della trasmissione di Bruno Vespa, Porta a Porta, già da tempo ribattezzata Lo Zerbino di Arcore, ha svelato la sua verità sulla natura degli elettori di sinistra, i suoi avversari, definiti senza alcun beneficio di dubbio dei «senza cervello».
Certo, il giudizio è un’evidente evoluzione di quel «sono coglioni» che ebbe a proferire qualche hanno fa, che rappresenta un chiaro peggioramento d’immagine dell’elettore dissidente, ma che non muta la sostanza del valore che il premier attribuisce a chi non condivide il suo discutibile punto di vista politico, - assunto che ne abbia uno e che possa meritare d’esser considerato tale. E, naturalmente, il Pavone di Arcore nel fare questa dichiarazione non si è lasciato neanche sfiorare dal dubbio che affermazioni di questa natura confermano come il veleno che sistematicamente vomita sui suoi avversari è l’humus che alimenta il disprezzo crescente per la sua equivoca figura.
Ciò che non capisce il personaggio è che la democrazia è fatta di diversità e di dissenso, non certo del servilismo untuoso che esige esasperatamente dai suoi accoliti. Inoltre, credere che la ragione stia sempre dalla parte di chi fa la voce più grossa o si arroghi il diritto di offendere spregevolmente chi diverge dal proprio pensiero è un errore mortale, che alla lunga non può che condurre sulla strada dello scontro anche violento.
Il modello di governo del potere che ha in mente Berlusconi è fortemente viziato da una visione autoritaria, da una concezione verticistica, monarchica, che non pone limite alcuno a colui che lo esercita, mentre impone regole strettissime a coloro che lo subiscono, considerati alla stregua di servi privi di diritti, se non quelli che graziosamente siano concessi estemporaneamente a giudizio insindacabile del sovrano. Ciò rende Berlusconi pericolosissimo per la pacificazione e la civile convivenza, oltre che fuori da ogni percepibile dimensione di spazio tempo. Un anacronistico personaggio che genera perniciose tentazioni verso derive totalitarie, inimmaginabili in una radicata cultura liberista di stampo occidentale.
La radicalizzazione ideologica con la quale ha inteso qualificare la sua discesa in campo è priva di qualunque aderenza con i problemi reali della gente, sebbene agli albori della sua discesa in campo abbia giocato un ruolo non marginale il successo imprenditoriale ostentato e con il quale ha accumulato invidiabili ricchezze. Paradossalmente questo successo ha giocato un effetto boomerang sul suo gradimento, poiché ci si è resi conto che l’essenza della sua visione politica non si basava sulla liberalizzazione delle opportunità, sulla creazione di condizioni di un più “democratico” accesso al benessere diffuso, ma sulla creazione di barriere spartiacque sempre più invalicabili tra chi deteneva la ricchezza e coloro che non possedevano nulla. Questa consapevolezza, il crollo della grande illusione, la marginalizzazione di quote sempre più consistenti di fette della società, il ridimensionamento del ceto borghese ed il suo l’arretramento in categorie proletarie, hanno determinato una forte inversione di rotta ed hanno innescato un processo che sembra irreversibile di spostamento verso altre direzioni dei consensi a suo tempo espressi a Silvio Berlusconi, verso colui che s’è palesato alla fine solo come un grande imbonitore.
A Milano il processo ha avuto probabilmente la sua manifestazione più tragica e dirompente. D’altra parte sono anni che le amministrazioni succedutesi, da Albertini alla Moratti, hanno puntato sul progetto di conferire alla città un’immagine elitaria ed esclusiva Ne sono testimonianza le guerre contro gli immigrati, i provvedimenti limitativi e onerosi sul traffico, l’esasperante lievitazione dei prezzi degli affitti, il carovita generalizzato e fuori controllo, accadimenti che hanno costretto masse ingenti di cittadini ad emigrare verso le periferie dormitorio, con un crollo verticale delle loro condizioni di vita.
Ha che ben dire adesso Silvio Berlusconi che è senza cervello chi vota la sinistra, che il suo default è frutto di una congiura mediatica orchestrata dagli avversari e dalla scarsa qualità dei candidati proposti nella tornata elettorale. La triste verità, per l’arrogante Berlusconi, è che non esiste alcuna congiura mediatica a suo danno, non fosse perché lui incarna il conflitto d’interessi in campo mediatico e, dunque, semmai è sua la responsabilità di non essere più convincente, nonostante con i suoi giornali e televisioni abbia tentato disperatamente di manipolare la percezione della realtà e le coscienze dei cittadini; così come non è certo colpa della Moratti se i Milanesi gli hanno votato le spalle, dato che la modesta donna è stata da lui imposta in assenza di candidati alternativi e per non lasciare il campo alle ambiziose brame della Lega.
E allora, non è senza cervello chi vota a sinistra, ma, purtroppo per il bluff di Arcore, è senza cervello e dignità chi continua a dar credito alle balle predicate da un comatoso e astioso Re Travicello sempre più disperato.
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