Crisi e macelleria sociale
Lunedì, 7 agosto 2011
La notizia che la BCE avrebbe provveduto all’acquisto di bond italiani e spagnoli per calmierare i mercati della speculazioni ha avuto un effetto positivo durato l’espace d’une matin. Dopo un’apertura dei mercati borsistici in forte ripresa, appena due ore dopo quegli stessi mercati avevano già azzerato ogni momentaneo recupero, dando segni di ritorno su terreno negativo.
Comunque vada la borsa questa situazioni ha aperto uno squarcio molto chiaro sulla situazione della crisi italiana. I primo luogo e checché ne dicano i cantastorie prezzolati del centrodestra, la crisi italiana è primariamente una crisi di credibilità politica dell’attuale esecutivo, che prima ha finto di mettere in piedi una manovra lacrime e sangue a tutto maleficio dei governi futuri (sanno gli attuali governanti che nel 2013 con il ritorno alle urne dovranno sbaraccare e andarsene a casa) e poi, beccati come i monelli a far la marachella, decidono di anticipare quella manovra al 2013 su “cortese” diktat dell’Europa. Quell’Europa che, solo a quel punto, autorizza la BCE ad acquistare bond italiani per evitare che lo spread BTP/bund arrivi ad un livello tale da mangiarsi il ritorno della manovra di risanamento prima che la stessa vada in vigore con conseguenze catastrofiche per tutta l'area euro.
A questo punto la paura di mettere in pratica una manovra spaventosamente onerosa, peraltro incentrata sullo scippo persino delle mutande a quei poveri cittadini che sino ad oggi hanno pagato il peso di tutte le manovre precedenti e che non dispongono certo di un centesimo ulteriore per pagare quella in fieri, diventa panico, dato che Tremonti e soci non hanno la più pallida idea in concreto di dove andare a rastrellare i soldi per pareggiare il bilancio dello stato con un anno d’anticipo sul previsto.
La scorsa settimana, poi, un incontro con le forse sociali, sindacati e industriali, aveva fatto emergere fortissima la necessità di accompagnare la prevista manovra da provvedimenti per il lavoro ed il rilancio dell’economia, poiché è del tutto a prova di cretino che se non si aumentano i redditi creando nuovi posti di lavoro e facendo ripartire l’attività produttiva non ci sono i soldi per pagare né i debiti preesistenti né le nuove gabelle che si prevede d’introdurre. Ovviamente al tavolo è stata raccomandata la rivalutazione della manovra al fine di evitare di stangare ulteriormente le classi medie e quella più povere, già surclassate all'inverosimile.
Ma la logica corrente non aveva fatto i conti con la perversa fantasia del manipolo di scellerati che si ostina a restare attaccata alla sedia che strombazza di avere il diritto d’occupare grazie al voto popolare. Infatti, l’uovo di Colombo Tremonti e soci lo hanno individuato in un’eventuale ulteriore ed ennesima riforma del sistema pensionistico: basta abolire le pensioni di anzianità e, pouf!, 4 miliardi di euro si materializzano come per incanto; basta portare immediatamente l’età pensionabile delle donne a 65 anni e, pouf!, 3,5 miliardi di euro si sommano allo strabiliante incantesimo precedente; basta rimodulare le pensioni di reversibilità, pari a 5 milioni e per un onere di 38 miliardi di euro, ed appariranno come per incanto dai 4 ai 5 miliardi di euro. Infine, con una manovrina sulle voci di detrazione attualmente presenti (assegni familiari, spese di produzione reddito, interessi sui mutui, spese mediche ed altre amenità) sarebbe possibile arrivare ad un complessivo di 20 milioni di euro, quanto basta per anticipare di un anno l’onere della manovra di pareggio.
Da sottolineare che l’abolizione delle pensioni di anzianità, secondo stime INPS, costringerebbe al lavoro 7/800 mila persone, con il conseguente congelamento di ogni ricambio generazionale e alla faccia di ogni politica di rilancio occupazionale.
Non parliamo poi di aumento né dei redditi né della sua base, senza la quale non può verificarsi alcuna ripresa dei consumi e dell'attività produttiva.
Ogni commento crediamo sia superfluo, poiché se provvedimenti così impostati non rientrano nella cosiddetta macelleria sociale allora è evidente che nella mente di qualche tenebroso componente dell’attuale maggioranza aleggia lo spettro di Jack Lo Squartatore quale demiurgo prossimo venturo al cui consulto affidarsi per risolvere le spinose questioni che attanagliano il Bel Paese.
(nella foto, Johnny Depp, nel ruolo di Jack Lo Squartatore. Sarà questo personaggio il prossimo ministro dell'Economia?)
Comunque vada la borsa questa situazioni ha aperto uno squarcio molto chiaro sulla situazione della crisi italiana. I primo luogo e checché ne dicano i cantastorie prezzolati del centrodestra, la crisi italiana è primariamente una crisi di credibilità politica dell’attuale esecutivo, che prima ha finto di mettere in piedi una manovra lacrime e sangue a tutto maleficio dei governi futuri (sanno gli attuali governanti che nel 2013 con il ritorno alle urne dovranno sbaraccare e andarsene a casa) e poi, beccati come i monelli a far la marachella, decidono di anticipare quella manovra al 2013 su “cortese” diktat dell’Europa. Quell’Europa che, solo a quel punto, autorizza la BCE ad acquistare bond italiani per evitare che lo spread BTP/bund arrivi ad un livello tale da mangiarsi il ritorno della manovra di risanamento prima che la stessa vada in vigore con conseguenze catastrofiche per tutta l'area euro.
A questo punto la paura di mettere in pratica una manovra spaventosamente onerosa, peraltro incentrata sullo scippo persino delle mutande a quei poveri cittadini che sino ad oggi hanno pagato il peso di tutte le manovre precedenti e che non dispongono certo di un centesimo ulteriore per pagare quella in fieri, diventa panico, dato che Tremonti e soci non hanno la più pallida idea in concreto di dove andare a rastrellare i soldi per pareggiare il bilancio dello stato con un anno d’anticipo sul previsto.
La scorsa settimana, poi, un incontro con le forse sociali, sindacati e industriali, aveva fatto emergere fortissima la necessità di accompagnare la prevista manovra da provvedimenti per il lavoro ed il rilancio dell’economia, poiché è del tutto a prova di cretino che se non si aumentano i redditi creando nuovi posti di lavoro e facendo ripartire l’attività produttiva non ci sono i soldi per pagare né i debiti preesistenti né le nuove gabelle che si prevede d’introdurre. Ovviamente al tavolo è stata raccomandata la rivalutazione della manovra al fine di evitare di stangare ulteriormente le classi medie e quella più povere, già surclassate all'inverosimile.
Ma la logica corrente non aveva fatto i conti con la perversa fantasia del manipolo di scellerati che si ostina a restare attaccata alla sedia che strombazza di avere il diritto d’occupare grazie al voto popolare. Infatti, l’uovo di Colombo Tremonti e soci lo hanno individuato in un’eventuale ulteriore ed ennesima riforma del sistema pensionistico: basta abolire le pensioni di anzianità e, pouf!, 4 miliardi di euro si materializzano come per incanto; basta portare immediatamente l’età pensionabile delle donne a 65 anni e, pouf!, 3,5 miliardi di euro si sommano allo strabiliante incantesimo precedente; basta rimodulare le pensioni di reversibilità, pari a 5 milioni e per un onere di 38 miliardi di euro, ed appariranno come per incanto dai 4 ai 5 miliardi di euro. Infine, con una manovrina sulle voci di detrazione attualmente presenti (assegni familiari, spese di produzione reddito, interessi sui mutui, spese mediche ed altre amenità) sarebbe possibile arrivare ad un complessivo di 20 milioni di euro, quanto basta per anticipare di un anno l’onere della manovra di pareggio.
Da sottolineare che l’abolizione delle pensioni di anzianità, secondo stime INPS, costringerebbe al lavoro 7/800 mila persone, con il conseguente congelamento di ogni ricambio generazionale e alla faccia di ogni politica di rilancio occupazionale.
Non parliamo poi di aumento né dei redditi né della sua base, senza la quale non può verificarsi alcuna ripresa dei consumi e dell'attività produttiva.
Ogni commento crediamo sia superfluo, poiché se provvedimenti così impostati non rientrano nella cosiddetta macelleria sociale allora è evidente che nella mente di qualche tenebroso componente dell’attuale maggioranza aleggia lo spettro di Jack Lo Squartatore quale demiurgo prossimo venturo al cui consulto affidarsi per risolvere le spinose questioni che attanagliano il Bel Paese.
(nella foto, Johnny Depp, nel ruolo di Jack Lo Squartatore. Sarà questo personaggio il prossimo ministro dell'Economia?)
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