mercoledì, agosto 03, 2011

Il Paese muore e la casta va in Terra Santa

Mercoledì, 3 agosto 2011
La crisi monta e si fa sempre più acuta, nonostante i penosi se non ridicoli tentativi di minimizzarne l’evidenza messi quotidianamente in atto da una maggioranza irresponsabile al limite della canaglieria. E’ come se ci si trovasse in una spirale nella quale ci si avviluppa sempre più e dalla quale uscire sembra impossibile. Eppure c’è chi continua ad ostentare le proprie iniziative per "aggredire" la caduta continua della nostra economia, osannando le pazzesche manovre mese in campo appena qualche settimana fa come le più efficaci per rallentare il processo inarrestabile di degrado economico e sociale ed incutere quella falsa speranza di inversione di rotta che coralmente viene reclamata.
Giacomo Vaciago, docente di Politica Economica all’università Cattolica di Milano, non usa mezzi termini per descrivere lo stato attuale della cose: siamo in una situazione nella quale si è rilevata la presenza di una gravissima infezione e, piuttosto che aggredire la patologia con misure sanitarie immediate, si sono varati provvedimenti che posticipano nel tempo la sperata guarigione dei malati. E’ come se ci trovassimo nel pieno di un incendio e si decidesse di domarne le fiamme fra qualche anno, convinti di poterne mantenere gli effetti circoscritti e sotto controllo.
Ma che il re sia nudo, persino privo della classica foglia di fico a coprirgli le pudende, lo dicono i mercati finanziari, che continuano a tenere sotto assedio il nostro Paese ed infliggono alla borsa quotidiani colpi di maglio, convinti che la manovra varata a pareggio del deficit del bilancio dell’Italia sia poco più di un pannicello caldo posto a curare una gravissima ferita oramai infetta. Lo spread tra i titoli del debito pubblico, necessari per finanziare la spesa, e gli analoghi bund tedeschi è ormai arrivato a 300, che significa quasi sei punti percentuali in più di rendimento. Ciò equivale a dire che le casse dello stato per rimpinguarsi avranno bisogno di pagare enormemente di più, circa 10 miliardi di euro, per attrarre i sottoscrittori di titoli del debito pubblico e così poter attingere il denaro per finanziare le necessità di spesa. Una situazione che in tutta evidenza dimostra la profonda debolezza, se non addirittura l'inutilità, delle misure intraprese.
Il nodo della situazione sta tutto nella credibilità internazionale che gode il nostro governo, Berlusconi in testa, tendente al negativo crescente sui mercati finanziari. E tutto questo s’inserisce in un clima politico generale che ha dell’incredibile: mentre il Paese langue e si rivolta nella disperazione più nera i nostri parlamentari, gli stessi che hanno votato quella manovra che colpisce ferocemente solo i soliti poveri cristi, - da cui peraltro qualche buontempone che l'ha votata s'è nel frattempo dissociato, - decidono persino di allungarsi le ferie di una settimana, perché impegnati in una trasferta di pellegrinaggio in Terra Santa, ovviamente pagata con i soldi dei cittadini.
Se non ci fosse da piangere notizie del genere dovrebbero far scompisciare dal ridere. Stando ai dati dell’ISTAT quest’anno 6 italiani su 10 resteranno a casa per non potersi concedere neanche la classica grigliata fuori porta nel giorno di ferragosto: paese strano il nostro, dove una casta politica, insensibile alle sollecitazioni della gente comune si rifiuta persino di ridursi simbolicamente lo stipendio o di limare i ricchissimi vitalizi o l’orgia di benefit che gode, viene assalita da un rigurgito mistico e decide di effettuare un pellegrinaggio collettivo. Fuori da ogni ipocrisia, crediamo che la fortuita caduta dell’aereo che li trasporterà non genererebbe grande dispiacere, sebbene le sanguisughe che infestano le nostre istituzioni vadano ben oltre il drappello di quei folgorati sulla via di Damasco.
Oggi, intanto, è atteso il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera e al Senato, discorso nel quale dovrebbe dare indicazioni forti e precise circa lo stato dell’economia, le iniziative per il suo rilancio e la sua crescita, e le misure in cantiere per riconciliare il Paese con la fiducia internazionale. Nessuno al momento è in grado di anticipare su cosa verterà il discorso del capo del governo, ma è comune opinione che l’assenza di precisi impegni per un immediato varo di misure atte a rimettere in moto la macchina della crescita del sistema-paese non sortirà alcun effetto, se non quello di confermare che il vero nodo di una riacquisibile credibilità è l’abbandono del governo da parte del Cavaliere e della sua armata di cialtroni sfasciacarrozze, che hanno contribuito in modo determinante a trascinarci in un abisso senza fondo.
D’altra parte una situazione politica con centinaia di politici indagati per reati in qualche caso gravi e infamanti, con un ministro dell’economia screditato di suo e messo all’angolo dalle faide interne alla coalizione che lo ha proposto, un ministro delle politiche agricole in odore di mafia, lo stesso premier indagato e a processo per reati vergognosi, senza contare quanto accaduto negli ultimi tre anni ad altri esponenti politici della maggioranza oggi fuori dal palcoscenico principale della politica, non s’era mai visto nella storia repubblicana di questo disgraziato paese. Dunque, la strada per una riacquisizione di credibilità delegata ad un discorso alla Camere appare alquanto improbabile e ardua.
Toccherà a Giorgio Napolitano, che ha ritenuto doveroso rimandare le sue ferie in attesa di questo passaggio parlamentare del leader del governo, e che non pare abbia alcuna intenzione di recarsi in Terra Santa a sbafo, trarre le conclusioni e, forse, l’atto di coraggio istituzionale di consegnare il decreto di sfratto ad un governo che, quando cesserà quella che ormai da tempo appare solo un'occupazione di Palazzo Chigi, lascerà dietro di sé solo una scia di desolante devastazione.

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