venerdì, novembre 09, 2012

Una lezione di arroganza e stupidità al mondo



Venerdì, 9 novembre 2012
Le Province italiane disporranno a breve la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e, di conseguenza, l'estensione delle vacanze per gli studenti. È la prima mossa del nuovo presidente dell'Unione delle province italiane (Upi), Antonio Saitta, secondo il quale l'iniziativa «prende le mosse per protestare contro i tagli di 500 milioni decisi con la spending review». Dopo un incontro con il ministro per l'Economia Vittorio Grilli «i tagli ai servizi annunciati giovedì mattina sono confermati», ha ribadito Saitta. Giovedì prossimo, in una nuova riunione dell'Upi, «decideremo come adottare insieme alle altre Province i tagli, ma prima serve un confronto che dovrà essere fatto sul territorio».
Questa è la notizia che oggi riporta la stampa nazionale a proposito dei tagli imposti dal governo alle Province, tagli ai quali gli enti interessati hanno previsto di rispondere con iniziative che non possono definirsi diversamente da demenziali e arroganti.
D’altra parte in un paese in cui nonostante l’enorme tempo trascorso sopravvive ancora la logica antistorica dei confini comunali di medievale memoria, non è strano dover prendere atto che alle decisioni di un’istituzione centrale si risponda con una sorta di serrata dei servizi, quasi che la ritorsione nei confronti dei cittadini inermi possa costituire il naturale sfogo delle beghe di palazzo.
Che poi quella stessa istituzione centrale sia quella che, al di là di ogni condivisione delle sue scelte politiche e tecniche, abbia deliberato per la cancellazione di quegli enti periferici considerati del tutto inutili, sembrerebbe poco rilevare. In un rigurgito di celodurismo disperato di bossiana memoria, il feddayn Antonio Saitta, trapiantato a Torino e assurto alla carica di presidente dell’Upi dopo le dimissioni di Giuseppe Castiglione, non curante di rappresentare una pletora di enti locali in coma, ha deciso di mostrare i muscoli ed ha preannunciato che gli enti inutili che presiede, cui compete la gestione delle scuole, risponderanno al taglio di 500 milioni nelle dotazioni spegnendo i riscaldamenti e lasciando all’addiaccio gli studenti.
La minaccia, ancorché poterla definire decisione vera e propria, non solo è ridicola in sé, ma travalica il senso della stupidità e assume connotazioni d’arroganza esemplare, considerato che nessuna istituzione seria, foraggiata a suon di tasse imposte ai cittadini, può mai farsi sfiorare dall’idea che una bega tutta politica tra dinosauri locali e centrali possa scaricarsi a danno dei contribuenti. Un responsabile politico che si faccia autore di minacce così squallide anziché rassegnare le proprie dimissioni dall’incarico per manifesta impossibilità ad assolvere ciò che ritiene i propri compiti istituzionali meriterebbe di essere sbattuto in gattabuia su due piedi e, possibilmente, che la chiave della cella fosse affidata alle acque del Po.
Se da un lato si comprende il disappunto delle Province per il taglio delle dotazioni rispetto ai compiti ancoro loro assegnati, il senso di responsabilità e di rispetto istituzionale vorrebbe che il riscaldamento da staccare per primo dovrebbe essere quello degli uffici nei quali operano i loro dipendenti, così come sarebbe persino comprensibile che si imponesse al personale di starsene a casa in ferie coatte, visto che non c’è la cassa integrazione. Cosa direbbe il geniale Saitta se a fronte di un aumento dell’energia elettrica le ferrovie decidessero di fermare i treni per ritorsione? Ma si rende conto il geniale Saitta che il cittadino che facesse proselitismo per non pagare le tasse difronte all’aumento sconsiderato della pressione fiscale che ha subito o allo sperpero cui da tempo assiste da parte dei politici come lui finirebbe immediatamente in galera per istigazione a delinquere?
Ma il signor Saitta, come la maggior parte dei politici presenti sulla scena attuale, è convinto di potersi arrogare il diritto di affermare ciò che gli pare, tanto la legge si applica alla gente comune e non a chi ha fatto del proprio mandato un lascia passare per ogni sorta di ribalderia. Né e servito il richiamo del ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi a Saitta a tenere «un comportamento più consono all'Istituzione che rappresenta», il geniale presidente della provincia di Torino e dell’Upi ha pensato bene di appellarsi al ministro della pubblica istruzione Profumo, affinché sostenga la richiesta «di liberare risorse per l'edilizia e di togliere dal blocco del patto di stabilità questi investimenti», sì da far rientrare dalla finestra ciò che è stato sbattuto fuori dalla porta.
Contraria a questi atti di bullismo istituzionale c’è anche l’associazione dei consumatori, l’Aduc, che ha respinto la provocazione delle Province invitandole causticamente a chiudere gli uffici anzitempo rispetto alla data della loro soppressione. Tagliare il riscaldamento nelle scuole e allungarne i periodi di vacanza – sostiene una nota dell’Aduc - non sono decisioni che «spettano alle Province, e quindi sarebbero in violazione di una lunga serie di disposizioni normative anche di natura penale. Consigliamo vivamente a Saitta di farlo solo dopo aver tagliato il riscaldamento in tutti gli uffici di tutte le Province italiane. E magari, già che c’è, tagli pure acqua e luce».
Da parte sua, Saitta ha inoltre chiesto un incontro urgente con il suo omologo all’Anci, associazione dei comuni, Graziano Delrio, ed al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani «perché bisogna rinsaldare l’unità d’azione» delle autonomie territoriali. Ed è già tanto che non abbia preannunciato anche lui un'eventuale marcia su Roma, che da qualche tempo riscuote un certo fascino tra politici scontenti di varia estrazione. La risposta di Delrio, comunque, è  arrivata rapidamente: «Molti comuni, soprattutto al nord, hanno gà provveduto a far tarare il riscaldamento al livello minimo», sebbene non sia stato precisato se tale provvedimento abbia riguardato gli uffici dei comuni o edifici come le scuole. 
 (nella foto, Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino e dell'Upi)

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