Basso impero
Giovedì, 20 settembre
2012
La storia ci ha tramandato immagini stereotipate di certi
personaggi. Se si nomina Nerone, il bizzarro imperatore romano sospettato di
pazzia, non si può non immaginarlo intento a suonare la lira mentre Roma brucia.
Così, se si parla di Trimalcione (o Trimalchione) non può non rappresentarsi l’immagine
di tavole imbandite, di crapule e di orge d’ogni sorta.
Queste figure retoriche stanno trovando oggigiorno nuovi
adattamenti nell’immaginario collettivo, alla luce degli scandali sempre più
ricorrenti che ci riserva la politica e le sue clamorose devianze. Dai bunga bunga di casa Berlusconi,
preceduti dalle vicende della famiglia Poggiolini, ai tempi dello scandalo
sanità di Di Lorenzo, o ai massaggi di
Bertolaso ed alle grottesche vicende della casa di Scajola, giusto per citarne
alcuni, alle bravate di tal Franco Fiorito, detto “er Batman”, coordinatore del PdL per il Lazio, il tutto sembra
muoversi in un continuum di sfrontata ed impunita corruzione etica e morale,
che somiglia sempre più ad una deriva irreversibile della civiltà.
Qui non è in discussione la colpevolezza vera o presunta dei
Lusi, degli Anemone, dei Verdini, dei Dell’Utri, dei Formigoni, dei Bossi con
tanto di Trota al fianco, dei Lombardo e dei suoi picciotti e dell’infinita
lista di farabutti che diventa difficile richiamare senza correre il rischio di
comporre un elenco telefonico in concorrenza con la Seat, ma la risposta alla
domanda su quanto ancora reggerà un sistema sociale di cui lo sfascio totale è
di drammatica evidenza.
Non c’è giorno che dalla fogna in cui siamo sprofondati non
emergano nuovi e maleodoranti rifiuti a confermare che il livello di guardia
sanitario è stato ormai ampiamente superato ed il rischio che l’epidemia conduca
all’estinzione della razza umana, qualora non s’intervenga in maniera risoluta,
è tutt’altro che remoto, tutt’altro che un allarme indebito.
Non è più possibile immaginare un paese spaccato in due, in
due porzioni nette e distinte, ma spaventosamente diseguali, in cui da una
parte c’è una massa sfruttata, surclassata da tasse e balzelli, senza lavoro,
in qualche caso terremotata, comunque disperata, e dall’altra c’è una risicata
élite di benestanti e di politicanti, che in spregio ad ogni rispetto di regole
elementari di convivenza s’è letteralmente mangiata l’Italia e continua,
incurante di ogni rischio, a farsi i propri porci comodi. Quello della
Polverini e della regione Lazio non è che l’ultimo caso in ordine di tempo in
cui viene a galla la schiuma mefitica della corruzione irreversibile in cui
ormai vive e si gestisce il potere, con cui viene amministrato il denaro
pubblico, senza alcun rispetto nei confronti del cittadino contribuente o un
velo di pudore per chi è obbligato senza scampo a tirare la cinghia per
sopravvivere, permettendo ad un manipolo di cialtroni debosciati di fare la
bella vita.
Tutto ciò è intollerabile e i rischi per la democrazia
divengono ogni giorno più gravi, dato che è oramai sensazione diffusa che, al
primo disordine casuale, possano scoppiare veri e propri moti di piazza in
grado di travolgere tutto e tutti e gettare il paese nel caos. E’ vero, l’Italia
è un paese nel quale non c’è una tradizione rivoluzionaria, ma questo non deve
tranquillizzare chi ha veramente a cuore le sorti dello Stivale, non fosse
perché la pazienza ha sempre un limite e perché c’è sempre una prima volta per
tutto. Francamente, crediamo non valga la pena né di mettere a prova ulteriore
la pazienza della gente, né di sperimentare se anche quella famosa prima volta
possa verificarsi.
In questo scenario non si riesce più neanche ad immaginare
cosa sia possibile fare per scongiurare la catastrofe che, così continuando,
arriverà. La politica sembra sorda ad ogni sollecitazione e, anziché fare
fronte comune per imboccare una via che porti fuori dalla crisi, consuma le sue
energie in risse miserabili su legge elettorale, primarie per la leadership
personale, difesa di interessi di casta e altre squallide amenità; l’imprenditoria,
quella che ha determinato lo sviluppo industriale del paese nel corso degli
anni, sembra in ritirata o indifferente ai richiami verso un senso maggiore di
responsabilità e pensa solo a chiudere o a delocalizzare per non compromettere
i propri interessi; il governo in carica, forse eccessivamente preoccupato di
non determinare vuoti di potere decidendo magari di gettare la spugna o per
celato sciovinismo dei suoi titolati cattedratici, si ostina a somministrare
pesantissime pillole tossiche a base di tasse, accise e balzelli, nel
dichiarato tentativo di scongiurare il crack economico, senza però intervenire
sulla radice vera dei problemi e aggravando ulteriormente la già grave
situazione sociale.
In altri termini sembra si sia fatto un passo indietro di
quasi duemila anni o, piuttosto, che il tempo si sia fermato ad allora: Roma
brucia e una minoritaria umanità corrotta e senza scrupoli banchetta irresponsabilmente
gioiosa, interpretando i bagliori del rogo sullo sfondo come fuochi d’artificio.
Occorre dunque invertire la rotta, modificare il modo con il
quale si sono rappresentati gli interessi dei cittadini e s’è interpretato il
proprio ruolo di rappresentanza. La politica non può continuare ad essere
intesa come una professione privilegiata per il rapido arricchimento personale,
né tantomeno un lasciapassare per garantirsi un’immunità da ogni legge comune
applicabile a qualunque cittadino. E’ necessario riformare i criteri di
rappresentanza, i compensi e le guarentigie che vengono riconosciute ai
rappresentanti del popolo. Ma anche un durissimo inasprimento dei provvedimenti
nei confronti di coloro che tradiscono il proprio mandato profittando delle cariche
elettive loro affidate, senza sconti e scorciatoie e senza squallidi teatrini
parlamentari per autorizzare a procedere, limitando o abolendo quel residuo
feudale di monarchismo che è l’immunità parlamentare. Senza questi cambiamenti
parlare di recupero del rapporto cittadino-politica è solo aria fritta e
propaganda da imbonitori consumati.
(nella foto, Renata Polverini, presidente della regione Lazio al party "Olympus", in stile antica Grecia, organizzato al Foro Italico dal vicepresidente Pdl in Regione Carlo De Romanis)
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page