Mission impossible 4
Martedì, 11 dicembre
2012
Mentre in casa scoppia la guerra
tra la servitù, Berlusconi, incollato
alla televisione, s’affligge per le reazioni scatenate dalla sua dichiarazione
di voler nuovamente candidarsi a premier, quasi che questa notiziola dovesse se
non passare inosservata almeno suscitare l’ammirazione ed il consenso di quelli
che contano e fanno opinione.
E passi per qualche vecchietta
rintronata, drogata dai programmi spazzatura delle sue televisioni e dalla sua
intramontabile prestanza plastificata; passi pure per qualche poveretta con
inconfessabili pruriti, ammaliata dallo spessore culturale degli show di Maria
de Filippi, che spazia dai ruoli di ruffiana, adesso anche di nonnetti in
calore, a quelli di postina e di talent scout con una disinvoltura esemplare;
ma contare sull’entusiasmo di Angela Merkel o di Helle Thorning-Schmid, quest’ultima dotata di
un fondo schiena già al centro delle sue avide lumate, francamente appare al di
sopra di ogni giustificata speranza.
Ma il Cavaliere è fatto così. E’
il Napoleone dei nostri tempi e, come lui, progetta disegni che per un
qualunque comune mortale sarebbe follia sperare. Senza contare che c’è qualcuno
che specula sull’edonismo esasperato che sprizza a fiotti dai pori dilatati
dalle tante manipolazioni ricostruttive e che lo incita a perseverare nella
tragicomica illusione di risalire a cavallo e porsi a guida delle truppe. C’è
da sperare per l’incolumità del suo muscolo cardiaco che durante la marcia non
si giri per guardare chi lo segue, perché a parte il maggiordomo Angelino
Alfano e il consigliere di tersitica memoria Marcello Dell’Utri, intenti l’uno a tentare d’evirare
l’altro e l’altro a spadellarlo sul capoccione dandogli del disgraziato, la
truppa è risicata e stanca e non sarà certo né il gruppo delle Amazzoni,
Santanché in testa, o qualche ringhioso lupacchiotto spelacchiato come Sallusti
che gli consentiranno d’espugnare palazzo Chigi per l’ennesima volta.
Che poi questa sceneggiata abbia
come obiettivo quello di confondere le acque e magari spostare ancora una volta
l’attenzione dei passanti dai suoi guai giudiziari, non è lecito dichiararlo. L’importante
in certi frangenti è montare quanto più casino è possibile e puntare a farsi
dire “hai rotto gli zibidei”, anche
mormorato a denti stretti, per potersi così dichiarare un perseguitato dalla
propaganda comunista. Passare per vittima intenerisce sempre il cuore di
qualche sprovveduto.
Né c’era da sperare che Hollande,
presidente francese successore di quello scostumato Sarkozy che ridacchiava a
sentir proferire il suo nome, potesse gioire all’idea di un suo ritorno sulla
scena. Schultz, il neo presidente del parlamento europeo, quello apostrofato kapo,
s’è limitato a predire qualche disgrazia per l’Italia e per l’Europa da un
rientro del Cavaliere, ma è immaginabile che nelle stanze di casa sua avrà
proferito in piena libertà cose che rendono un complimento il “Berlu, hai rotto
il cazzo!” della Littizzetto.
Non è dato sapere ancora quale
sia stata la reazione dell’abbronzato Obama, anche se dal tenore della sua
abbronzatura sarà facile interpretare il gradimento della novità. L’unico che
pare si stia fregando le mani, e non solo quelle, sembra sia Vladimir Putin,
che avrebbe dichiarato ad un’emittente kamchatka “oh, finalmente si ricomincia
a trombare!”.
Naturalmente in questa comparsata
il Cavaliere e le sue truppe cammellate non avevano fatto i conti con il
prestigio che gode Monti a livello internazionale e con la sua capacità di
rispondere con maestria all’attacco che gli è stato portato. Così, dopo la
sortita di Angelino Alfano, che gli ha recapitato il benservito di Berlusconi,
anziché restarsene seduto sulla graticola e farsi abbrustolire le terga, ha
pensato bene di andare a far visita al Capo dello stato e preannunciargli le
dimissioni del suo governo dopo il disbrigo degli impegni indifferibili. Questa
mossa ha del tutto spiazzato il Cavaliere, che s’è improvvisamente ritrovato il
carico palese delle responsabilità di far cadere il governo e porre fine alla
legislatura, tra i mille rischi di infliggere un ulteriore colpo alla economia
ancora gravemente ammalata, causa la rinnovata sfiducia dei mercati. Ieri la
borsa e lo spread, spie del malessere con cui le notizie sono state accolte,
hanno subito significativi sintomi di peggioramento, mentre un coro di composta
indignazione ha commentato le anticipazioni delle dimissioni di Monti.
Berlusconi, che evidentemente ha
scambiato le regole dell’economia per quelle del mitico Monopoli, ha fatto
sapere che lo spread è un’invenzione senza senso, di cui non bisogna temere: è
una cosa di cui s’è cominciato a parlare all’alba delle sue dimissioni da
premier e sicuramente non avrà alcun effetto sull’economia del Paese. Peccato
abbia trascurato di precisare che un punto percentuale in più dei tassi d’interesse
sul debito pubblico vale sostanzialmente l’intero valore dell’IMU pagata dagli
Italiani!
Adesso sono in tanti a cercare di
pronosticare cosa farà Monti, cosa farà Berlusconi e quale sarà il tenore della
campagna elettorale. Al di là dei pronostici, su cui è sempre possibile
sbagliare, vi sono alcune certezze inconfutabili. Monti ha davanti a sé un
futuro d’impegni istituzionali garantito, non fosse per la capacità che ha
dimostrato nel ridare all’Italia quel ruolo di prestigio che aveva perso in
ambito internazionale, capacità che sarebbe sciocco non mettere a frutto
qualunque dovesse essere il governo che verrà fuori dalle urne.
Berlusconi e il centro-destra
brancolano nella confusione più totale e le speranze che dichiarano di poter riemergere
dalle rovine sotto le quali si sono seppelliti suonano più come slogan che non
come reale convinzione. D’altra parte c’è un problema con gli ex AN, che
qualcuno vorrebbe cacciare dal PdL, come fossero gli untori che hanno portato
sfiga, e con la Lega di Maroni, che all’ipotesi di una nuova alleanza con gli
ex compagni di strada ha già sollevato in casa propria un coro di proteste e di
distinguo.
Nel frattempo, the show must go on, e c’è da credere
che, comunque vadano le cose, ne vedremo delle belle, nella speranza di poter
sorridere e di non alla fine della tragicommedia di dover solo piangere.
(nella foto, Angelino Alfano)
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