Le verità faziose dell'opportunismo

La sentenza sul caso Cucchi non rende automaticamente innocente Berlusconi nel processo Ruby - Quando il garantismo opportunistico diventa un alibi - Anche i tribunali possono sbagliare, ma gli errori si correggono nei gradi di giudizio non al bar o sui giornali

Lunedì, 10 giugno 2013

La faziosità, è noto, è malattia perniciosa e si manifesta sotto forma di radicata tendenza al settarismo e all’intolleranza nei confronti di ciò che appare in evidente dissenso con ciò che costituisce la convinzione del "malato". Sovente la faziosità è strumentale, essendo ostentata a difesa di interessi di parte, generalmente inconfessabili, per ragioni di'opportunità o convenienza o, molto meno frequentemente, al fine di alienarsi un'attenzione con l'assunzione di posizioni in cosiddetta controtendenza rispetto al sentire comune.

La "malattia" è spesso accompagnata dalla saccenza, patologia minore connessa, che costituisce un elemento di rinforzo: il paziente colpito da questo complesso disturbo della personalità è profondamente convinto di detenere verità incontrovertibili, al punto da cadere nel delirio d'onnipotenza e non ammettere alcuna tenuta logica nelle tesi sostenute dall'avversario o nella critica che gli viene mossa, che anzi è tendenzialmente portato a trattare con disprezzo, sufficienza e distacco ai limiti dell'insulto.

La patologia di cui parliamo è molto più diffusa di quanto si pensi e basta guardare ai giornali quotidiani per rendersene conto. Giornali nei quali primeggiano tesi interpretative sui fatti della vita quotidiana intrisi di faziosità e livore esemplare nei confronti di incerti e dissidenti, di quanti considerano quei fatti come semplici congiunture e non certo come indiscussi segnali di congiure orchestrate ai danni di qualcuno o sintomi di tendenze generalizzate a fare di tutta l'erba un fascio.

E' di questi giorni la sentenza sul caso Cucchi, il giovane drogato deceduto in seguito ai maltrattamenti subiti dopo l'arresto e alle mancate cure ricevute dai sanitari. Di fronte alla decisione della corte giudicante, che ha assolto i carcerieri ed ha condannato i medici chiamati a prestargli le cure del caso, l'opinione pubblica ha espresso il timore nella criticabile sentenza siano prevalse considerazioni in deciso contrasto con la logica evidenza dei fatti e che, pertanto, l'assoluzione degli agenti di polizia abbia risposto più ad esigenze di rivalutazione del ruolo istituzionale che non a quelle di giustizia.

Questi dubbi, riportati da il Fatto quotidiano e da il Manifesto, notoriamente giornali schierati a sinistra, per autorizzare il quotidiano La Notizia a parlare di «Giudici eroi quando condannano l’imputato Berlusconi, giudici canaglie se assolvono le guardie carcerarie. È il “doppiopesismo” tipico dei giornali di sinistra. Quelli che individuano un nemico a priori, quelli del con noi o contro di noi», - con evidente condanna delle tesi espresse nei due fogli incriminati.

Ma se questo non fosse sufficiente, ecco risorgere come per incanto le tesi che risiede dietro le parole dell'autore dell'articolo: «Fa però riflettere questa reazione. Soprattutto perché si tratta di due testate, non le uniche, che hanno sempre sposato acriticamente ogni giudizio della magistratura in altre occasioni. Una su tutte, il processo Ruby nel quale è coinvolto Silvio Berlusconi. Un procedimento nel quale sia la parte offesa che l’imputato dichiarano la stessa cosa: non ci sono stati rapporti sessuali. Eppure, malgrado questo, i giudici continuano a voler sostenere che il fatto sia avvenuto, che si tratti di prostituzione minorile. E questo, naturalmente, con il benestare degli stessi giornali che ora condannano i magistrati per il caso Cucchi, che usano la giustizia come se fosse una fisarmonica. Due pesi e due misure insomma».

Ecco il clou della questione, Silvio Berlusconi e il processo Ruby. L'innocenza apodittica del leader del PdL, reclamata a gran voce sulla scorta di un paragone  grottesco: Cucchi viene picchiato e lasciato morire e delle percosse ci sono i segni evidenti; Ruby afferma di non aver mai avuto rapporti sessuali con Berlusconi e ciò dovrebbe essere sufficiente per escludere il reato di prostituzione minorile. A nulla rileva che il leader PdL abbia profumatamente pagato la ragazza, abbia versato fior di quattrini ai tanti testimoni del processo, si sia compromesso con la famosa telefonata alla questura di Milano e la balla della nipote di Mubarak. Chissà a cosa intenda alludere La Notizia quando, con riferimento al caso, riferisce dell'insussistenza di elementi probatori, visto che nella fattispecie non è certo possibile esibire alcun elemento tangibile di un rapporto sessuale avvenuto parecchio tempo addietro.

Allora, ecco completato il ciclo della faziosità, peraltro condita da insulsa saccenza. Se si esprimono giudizi di sospetto e d'insufficiente giustizia su una sentenza in cui un povero diavolo perde la vita a causa di un comportamento esecrabile di chi, avendolo in custodia, non può certo abusare della propria autorità, si è accusati di faziosa ricostruzione dei fatti e di garantismo a senso unico. Se si esprimono dubbi sulla non innocenza di un personaggio assurto alle cronache non solo per il ruolo politico ma anche per quello di tombeur de femme, allora s'è vittime di manie di persecuzione, di volontà punitiva, di "berlusconite recidiva".

E se questo è modo di fare giornalismo, al di là di ogni legittimo diritto di esprimere il proprio pensiero, anche fazioso e opportunistico, giudichino i lettori: noi, certamente, non cadremo mai nel tranello eversivo del "tutti colpevoli, tutti innocenti".