Governo e pattume
Il PD implode e s’affida all’inciucio con il PdL per non morire – Molti
strappano la tessera e giurano di non votarlo più - La condanna di Berlusconi
scatena l’ennesima gazzarra, e i suoi problemi giudiziari non sono ancora
finiti – I ministri in quota PdL in piazza contro le istituzioni che
rappresentano – E’ ormai un’Italia da cui fuggire?
Mercoledì, 15 maggio 2013
Chi aveva sperato che le elezioni
generali avrebbero potuto rappresentare
l’inizio di una lunga fase di pulizia nella casa della democrazia italiana
certamente s’è ritrovato deluso.
Ma il termine non rende affatto
lo stato d’animo di quanti hanno assistito increduli prima alla farsa dell’elezione
del nuovo Presidente di questa sfasciatissima Repubblica – conclusasi con la
rielezione di Giorgio Napolitano e
contrassegnata dall’implosione del PD, vincitore del voto sul piano numerico - e poi allo sconcertante varo di un governo a
guida PD in collaborazione con quel PdL autore del grande sfascio d’Italia con
il quale prima, durante e dopo la campagna elettorale i democratici avevano
giurato e spergiurato che mai avrebbero potuto condividere alcunché.
Naturalmente le poche righe sopra
condensano una serie di vicende a dir poco allucinanti che hanno contrassegnato
la vita pubblica del Paese, rappresentate dallo sfascio del PD e la morte
politica di Pierluigi Bersani, i deliri dell’M5S di Grillo, la marcia su Milano
degli squadristi nominati in seno al movimento fascista PdL di Silvio
Berlusconi e, ultime, le vicende giudiziarie del padrone di questo partito,
emblema nella geografia del mondo occidentale della politica intesa come
lasciapassare per la commissione di ogni nefandezza.
E che di nefandezze si tratti
potremmo oggi dire che se ne parli al di là d’ogni ragionevole dubbio, visto
che un tribunale d’appello ha confermato che Silvio Berlusconi è un delinquente
a tutti gli effetti, confermandogli una condanna a ben quattro anni di
reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, e che lo
stesso personaggio rischia da qui a breve un ulteriore condanna in altro
processo per i reati infamanti di prostituzione minorile e concussione ad ulteriori
sei anni, con annessa interdizione perpetua.
Tutto questo mentre non solo la
schiera dei servi, dei leccaculo e dei lobotomizzati continua a martellare i
testicoli degli Italiani con assurde accuse ai magistrati di persecuzione
giudiziaria ai danni del loro vergognoso leader, ma tenta d'insinuare il
sospetto che dietro le decine di processi a carico del suo padrone si celi una
congiura vera e propria, dimostrata proprio dall’incredibile numero dei
processi a suo carico. Mai a nessuno di questi – ma c’è da eccepire lo stesso
appunto a coloro che muovono critiche alla figura
impresentabile di Berlusconi – è venuto in mente di sottolineare che il numero
dei processi cui è sottoposto il “delinquente abituale” dipende esclusivamente
dalla mostruosa quantità di reati commessi e che sono venuti alla luce e che,
dunque, ai danni dell’ex Unto del Signore non vi è alcuna persecuzione, ma solo
l’adempimento di un obbligo di legge che non prevede facoltativa l’azione
giudiziaria. D’altra parte, se il nostro uomo non si fosse avventurato in storie
di corruzione, di concussione, di prostituzione, di compravendita di
parlamentari ed altre schifezze simili, nessuno si sarebbe mai potuto inventare
decine di processi a suo carico, costruendo falsi elementi probatori. Dunque,
questa semplice e banale considerazione fa cadere qualunque ipotesi di congiura
e disvela i miserabili intenti di tutti coloro che, non contenti d’essersi
giocati la faccia in parlamento con la buffonata del voto sulla presunta nipote
di Mubarak, insistono su tesi innocentiste basate su malevole fantasie.
Ma quel sconvolge non è tanto il
frullato d’aria fritta che innocentisti prezzolati e garantisti in malafede
continuano a somministrare agli inguaribili gonzi che infestano lo Stivale,
quanto il paradossale comportamento del PD, che in nome d’un senso di
responsabilità assai discutibile verso il Paese e i suoi problemi, è caduto
nella trappola tesagli dagli scagnozzi del delinquente di Arcore ed ha
accettato di sedere allo stesso tavolo di governo al fianco di personaggi che
non perdono occasione per dimostrare quale sia il loro infimo senso dello stato
e delle istituzioni e la direzione cui tendono con la partecipazione a
questo governo d’inciucio. Basterebbe e avanzerebbe il comportamento tenuto da
Alfano, Lupi e degli altri pidiellini doc, in occasione della manifestazione di
Brescia all’indomani della sentenza di condanna per corruzione di Berlusconi,
per fugare i dubbi. Ma queste prove di strumentale pacificazione nazionale a
Letta sembrano non bastare, convinto com’è che un appello ai suoi ministri di
tenersi lontani da altre manifestazioni o da talk show televisivi sia
sufficiente a garantire una separazione tra responsabilità di governo e vicende
private del leader di quella maggioranza che lo sostiene.
«Non so se il Partito democratico sia ancora il mio partito» ha
affermato Francesco Guccini da Bologna, intervistato in occasione della
presentazione del suo ultimo lavoro discografico. Un’affermazione che sostanzia
il pensiero di tanti, di molti di coloro che avevano affidato al quel partito
le speranze di un riscatto dell’Italia per uscire dal fango in cui è ormai
precipitata con il ventennio berlusconiano. E quello di Guccini è l’addio amaro
di uno che era sempre stato come tanti fiducioso che alla fine quella creatura
politica ce l’avrebbe fatta. Quest'amara conclusione è il risultato delle
tante speranze tradite e di quell’assurda complicità con Silvio Berlusconi e il
suo Pdl consumatasi con il varo del governo Letta.
D’altra parte, è altresì stupefacente come
il PD non si sia reso e non si renda ancora conto di quanto l’abbraccio mortale
del PdL e le posizioni che prima o poi
sarà costretto ad esternare sulle vicende personali di Berlusconi costituisca la sala di rianimazione dalla quale
difficilmente potrà sperare d’uscire in vita.
Sebbene parecchi non vi
credessero e avessero rimosso quell’infausta ipotesi, le parole di Guccini dell’altra
sera che rammentavano un suo sinistro presagio, «Alle prossime elezioni vincerà Berlusconi con la promessa di togliere
l’Imu e io mi dimetterò da Italiano», hanno trovato sconcertante conferma: Berlusconi
ha perso nei numeri, ma ha vinto nei fatti e continua a condizionare la vita
disgraziata di un Paese disperato alla ricerca di una via d’uscita.
Non vorremmo che adesso non resti
che passare all’ultima fase: la restituzione del passaporto per la ricerca di
una nuova e meno umiliante cittadinanza.
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