mercoledì, giugno 19, 2013

M5S, cronaca sfascista



"Credere, obbedire e combattere" sembra il motto dei grillini - Il movimento con il padre-padrone - La democrazia del silenzio e del servilismo - Un movimento in fase di autodistruzione

Mercoledì, 19 giugno 2013
Non c'è organizzazione che non abbia un minimo di regole. Anzi è lo stesso concetto di organizzazione che ne reca in sé il presupposto, in assenza del quale il termine organizzazione diverrebbe un ossimoro privo di senso. La presenza delle regole è, dunque, un presupposto imprescindibile per qualunque aggregazione umana, sia essa un'associazione, un circolo sportivo, un partito, un movimento. Naturalmente il discorso sulle regole prescindi da qualunque giudizio di valore, pertanto le regole di un gruppo criminale saranno certamente diverse da quelle di una qualsiasi bocciofila, ma affinché si generi interazione tra gli affiliati le regole, scritte o verbali, è necessario che esistano.
In queste settimane il tema delle regole nell'organizzazione è divenuto d'estrema attualità, con particolare riferimento al movimento di Beppe Grillo, l'M5S, nel quale il loro richiamo ed il loro rispetto sono costantemente oggetto di accesi confronti con risvolti talora pregiudizievoli persino per la continuità del movimento medesimo.
Ultimo in ordine di tempo, l'episodio riguardante Adele Gambaro, senatrice in quota al Movimento, che ha subito un vero e proprio processo interno, conclusosi con la sua espulsione dal gruppo dei pentastellati, rea di aver rilasciato dichiarazioni alla stampa e d'essersi irriverentemente scontrata con il padre-padrone  Grillo, dopo che quest'ultimo l'aveva pesantemente attaccata per quell'iniziativa.
Analogo trattamento pare sarà riservato alla deputata Paolo Pinna, che, a sua volta intervenuta in difesa della collega Gambaro, ha parlato di "psico-polizia" e  di atteggiamento "talebano" nel Movimento.
Qui non interessa di certo schierarsi a favore o contro una delle parti coinvolte nello scontro in atto, ma corre l'obbligo di richiamare l'attenzione su metodi e regole che senza ombra di dubbio appaiono più figli di un intollerabile e gretto sistema autoritario che non ispirati da quei principi di democrazia interna cui dovrebbe attenersi qualunque sodalizio, ancorché politico. In altri termini, Grillo ha creato dal nulla un movimento che, alla prova dei fatti, s'è rivelato in grado di attrarre una notevole fetta dell'elettorato del paese; un movimento che, dati mano, più che far parlare di sé per squallide beghe di diarie e altre idiozie di poco conto non è stato in grado, avendo sbarrato la porta a chiunque nello scenario politico gli abbia chiesto supporto o gli abbia teso una mano nell'intento di costruire una nuova e alternativa compagine di governo; un movimento che, in base alle dinamiche interne, ha dato l'intellegibile segno di intendere la dialettica ed il confronto sia tra i suoi adepti che con il mondo esterno improntato alla becera disciplina da caserma, in cui ferree e demenziali ordini superiori costituiscono il decalogo di riferimento.
Chi ha guardato con simpatia ed interesse al Cinque Stelle, sperando anche che potesse rappresentare una ventata fresca di metodo politico, non può oggi non manifestare la propria profonda delusione per la pochezza propositiva e, -  oseremmo dire, - persino morale con la quale ha affrontato l'esperienza parlamentare. L'immagine che ispira Grillo é quella di un capo beduino alla testa di una carovana di cialtroni che s'aggirano per un deserto sterminato senza meta, alla ricerca di un'araba fenice di cui hanno piena coscienza dell'inesistenza. E in questo vagare, rissoso, maleducato, schiacciati nelle pulsioni più elementari dal tallone arrogante di un capo saccente e sbruffone, ostentano senza rossore tanto un servilismo disgustoso e prono verso il condottiero quanto un feroce astio talebano nei confronti di chi, presa tardivamente coscienza, osa per un attimo sollevare la testa e porsi quesiti o, peggio, mettere in discussione la lungimiranza del leader.
C'è chi ha sostenuto senza mezzi termini che il movimento di Grillo è un'organizzazione fascista, quantomeno nostalgica dei metodi squadristi del ventennio. La triste verità e che più probabilmente non si tratta che di un movimento sfascista e nulla più e che sia l'assonanza tra i due termini ad aver generato l'equivoco. D'altra parte quando la politica, quella seria e costruttiva, viene riposta nelle mani di un branco di sprovveduti scelti a caso, sebbene dotati di un livello culturale adeguato, ma poco avvezzi alle logiche della mediazione e del compromesso, i risultati non possono che essere modesti. Ed illudersi che fosse sufficiente un'armata di sanculotti per risolvere le cancrene del paese è stato un errore gravissimo, - pur nel rispetto di quanti a quell'armata hanno ritenuto dar fiducia con l'espressione del loro voto.
Fino a questo momento Beppe Grillo ha dimostrato d'avere solo una grandissima qualità: quella di vanificare il consenso che gli era stato accordato e di autodistruggersi lentamente sino ad esaurire le scarse simpatie rimastegli. Basta vedere i crolli verticali registrati nelle recenti amministrative dove le percentuali conseguite lo hanno visto ridimensionarsi a livelli talmente risibili da costituire per un leader con un minimo di cervello un pericolosissimo campanello d'allarme.
Questa situazione, comunque, non sembra far demordere l'ex(?) comico dal perseverare in comportamenti autoritari e dal mantenimento di un linguaggio largamente al di sopra delle righe, il che nell'evidenza della precipitosa débacle di consenso lo fa apparire sempre più un ducetto,  piccolo piccolo con le idee appannate e la vista assai corta, peraltro, pure distorta dalla convinzione ottusa che il web, nella sua dimensione virtuale, possa costituire una rappresentazione sintetica del mondo reale e che la partecipazione democratica, quella necessaria per la progettualità, la condivisione, la proposizione di scelte che investono la sfera della generalità dei cittadini, debba essere un privilegio fideistico riservato agli adepti certificati.
Comunque si concludano le vicende in corso della senatrice Gambaro e della deputata Pinna, rimane la sensazione che l'M5S abbia bruciato le sue potenzialità nello spazio di un mattino, confermando che il cambiamento, quello serio e di lungo termine, non è mai il risultato delle urla da stadio né del delirio d'onnipotenza di un protervo sconsiderato incline a roteare il bastone per ottenere cieca obbedienza.
La democrazia è ben altra cosa e il buon Grillo, sempre pronto ad ammannire consigli all'acido solforico a critici ed avversari, forse farebbe bene a mettersi per primo a studiare con la necessaria umiltà quali sono i metodi veri per l'aggregazione del consenso e cosa significhi democrazia.
(nella foto, la senatrice Adele Gambaro, appena espulsa dal M5S per aver criticato Beppe Grillo)

 

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