Almeno ad halloween Renzi poteva mascherarsi da sinistra….
Colpo di mano del neopiddino Boccadutri, che fa votare in senato
lo sblocco dei finanziamenti ai partiti 2013/2014 in spregio alla legge – Segue
la finanziaria 2016 di Renzi, che tra sgravi ai soliti noti e provvedimenti
demenziali, strizza l’occhietto ad una destra in cerca di una guida
Domenica, 18 ottobre
2015
Son bastati poco più di un paio d’ore per votare un
provvedimento che consente ai partiti d’intascare oltre 45 milioni di
finanziamento per il biennio 2013/2014. Un incasso a sbafo, privo di ogni
parvenza di legalità, visto che la prevista certificazione del bilancio,
sancita per legge dopo le arcinote vicende giudiziarie di utilizzo
spregiudicato dei finanziamenti precedenti che ha coinvolto tutte le fazioni
politiche.
Ma così è in quest’Italia del renzismo arrogante e
sbruffone. Nel frattempo al prode fiorentino non è stato sufficiente quasi un
biennio per risolvere i problemi degli oltre 50 mila esodati senza reddito da
lavoro e senza pensione, vittime di una legge infame di riforma delle pensioni
che li ha lasciati in un ghetto di disperazione senza fine.
Naturalmente se il grande Renzi fosse interrogato sulla
questione risponderebbe che è giusto che la politica debba essere finanziata
dal popolo, ma che il suo governo sulla questione non può che prendere atto di
una decisione del senato, quel senato ormai moribondo ma che comunque fin che c’è
fa comodo utilizzare da paravento, che ha calendarizzato la discussione e la
votazione. Peccato che si dimentichi di evidenziare che questo provvedimento da
provetti golpisti è frutto della proposta di un transfugo del SEL, tale Sergio
Boccadutri, approdato nelle falangi renziane del PD insieme con Gennaro
Migliore, già di Rifondazione Comunista e successivamente ex capo gruppo del
partito di Vendola, poi folgorato sulla via di Damasco dai bagliori di una
candidatura alle primarie della Campania.
Sarà l’effetto del magico progetto del Partito della
Nazione, strimpellato a suon di tweet da Renzi e soci ad aver trasformato
quello che il fu partito degli operai di Berlinguer e compagni in un
caravanserraglio nel quale trovano graditissima ospitalità i nomi più
impensabili, alcuni della defunta “lotta dura senza paura” e qualcuno, come
Verdini e il suo Doblò zeppo di discutibili figuri, proveniente dalla destra
più immorale e arruffona.
In buona sostanza con un colpo di mano magistrale adesso i
partiti passeranno alla cassa per intascare il grisbi, con buona pace di coloro
che, cittadini comuni, che hanno la disgrazia di interagire con la pubblica
amministrazione devono aspettare le calende greche per essere pagati dei
servizi che hanno reso all’apparato pubblico, nelle more producendo bilanci
certificati, copie di organigrammi stilati a norma della legge 231/2001,
certificazioni antimafia e altre cianfrusaglie cartacee di cui il potere
politico, come al tempo di Luigi XIV, si ritiene esente. Certo è che se un
qualsiasi imprenditore si presentasse in banca per chiedere denaro e risultasse
incongruo in base alla normativa di Basilea 3, non porterebbe a casa un
centesimo, Dunque, ancora una volta si assiste allo spettacolo delle leggi
fatte per i poveri cristi, da cui la politica si ritiene esente.
Ma la parata della sbruffoneria renziana non si ferma di
certo a queste “piccoli” colpi mano da Banda Bassotti.
E’ di queste ore il varo della cosiddetta legge di
stabilità, cioè a dire la finanziaria che contiene la manovra economica e
finanziaria per il prossimo anno. E a leggere i provvedimenti messi in cantiere
c’è, a dir poco, da restare allibiti per la sconsideratezza con la quale alcuni
di questi sono stati partoriti.
In primo luogo e per restare nell’area dei provvedimenti per
le pensioni, sarebbe prevista la possibilità di un’uscita anticipata per le
donne con 63 anni e 35 di contributi, a condizione che accedano ad un part-time
(stipendio proporzionalmente ridotto), ma con contribuzione versata per intero
dalle aziende. Inoltre sarebbe previsto l’innalzamento del reddito esente, ma,
attenzione, il trucco sta nell’incertezza del reperimento delle risorse, che
qualora non fossero trovate implicherà una proroga della perequazione-farsa per
un ulteriore anno per le pensioni in essere.
Per certi versi non ci sarebbe nulla da eccepire se, a
fronte di questa redistribuzione di oneri tra categorie già di per sé
sostanzialmente disagiate, nella finanziaria non fosse previsto un intervento
di cancellazione definitiva della TASI e dell’IMU sulla prima casa, che come
ben si comprende agevolerà certamente i proprietari di abitazione, ma allo
stesso tempo consentirà elevatissimi risparmi fiscali a chi possiede un attico
in centro piuttosto che un maniero di centinaia di metri quadri. E in questo
caso non vale certo l’idiota considerazione del capo del governo che, a chi
contesta la misura, ha risposto ineffabile: «Tagliare le tasse non è né di
destra né di sinistra. E solo corretto», che rappresenta non una risposta
politica, ma una motivazione mossa da basso qualunquismo, incapace di voler
incidere sulla forbice economico-sociale che divarica sempre più il Paese.
Non mancano poi le misure demenziali, come quella di
aumentare la disponibilità del contante per i pagamenti, con buona pace della
lotta all’evasione, e quella di obbligare al pagamento del canone del
carrozzone pubblico RAI nella bolletta elettrica, che mette sullo stesso piano
chi non possiede un televisore o non guarda comunque i programmi della tv di
stato per idiosincrasia e chi, invece di apparecchi televisivi ne possiede una
per ogni stanza della propria abitazione.
Non potevano, infine, mancare le manovre tese a compiacere
la casta degli industriali, per i quali sono state previste regalie in termini
di sgravi fiscali del 40% superiori ad al valore di ogni investimento, sgravi IRAP agricola,
taglio IRES (una prima riduzione per
le imprese nel 2016 ed un secondo sgravio nel 2017), rinnovo (a budget
dimezzato) assunzioni agevolate a tempo
indeterminato (decontribuzione per i datori di lavoro), sconti fiscali legati
al salario di produttività, misure che hanno ottenuto l’immediato plauso del presidente
Squinzi che s’è augurato che il provvedimento non subisca variazioni in fase di
conversione in legge.
Ma la chicca sublime il governo l’ha
riservata ai pubblici dipendenti, sui quali è recentemente intervenuta la
Consulta per sentenziare che il blocco del rinnovo dei loro contratti di lavoro
è palesemente illegittimo. Rispettoso come di consueto delle deliberazioni
della Corte Costituzionale, il dittatorello di Firenze, così come aveva fatto
per l’altra sentenza sull’illegittimità del blocco della perequazione sulle
pensioni, ha gettato un pezzo di pane raffermo per zittire la canea degli
statali sotto forma di 350 milioni da impiegare per i rinnovi dei contratti:
superfluo sottolineare che secondo il calcolo stimato delle organizzazioni
sindacali ciò significherebbe circa 8 euro pro-capite di incremento
retributivo.
In questo quadro se si pensa che
persino Silvio Berlusconi non ha potuto esimersi dal riconoscere che la
finanziaria Renzi non è che una sostanziale scopiazzatura dei tanti provvedimenti
proposti durante il suo governo ventennale, non sapremmo quale altro indizio
ricercare per confermare l’imprinting di destra di questa legge di sedicente stabilità.
Non siamo in grado di valutare
quanto a lungo durerà ancora il governo Renzi e ciò non perché manchino mille
ragioni per poterne motivare la scomparsa già da tempo, quanto perché i fattori
che lo tengono in vita esulano dai meccanismi di controllo democratico
popolare, – senza voler bestemmiare in chiesa nell’utilizzare questi termini, -
e la deriva della politica, particolarmente di quella che finge d’agitarsi ma
sguazza nell’acquario PD, appare pervicacemente e volontariamente incapace di
scelte decise che rendano minoritario il circo Barnum di Renzi. A questo dato
di fatto si somma l’ignavia crescente di un popolo sempre più confinato nel
recinto del sordido vittimismo e, dunque, incapace di reagire.
Scriveva il grande Geoge Orwell
già negli anni trenta: “Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri
e traditori non è vittima! E’ complice”.
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