lunedì, marzo 12, 2018

Le colpe della politica



Le ragioni dell’antipolitica ed il ruolo di Lega e M5S – La difficile possibilità di realizzare le promesse elettorali – L’antipolitica e la lotta alla casta come autoassoluzione delle proprie responsabilità

Lunedì, 12 marzo 2018
I giorni passano e il dibattito sul destino politico del paese si fa sempre più complesso, con il ruolo dello sconfitto PD sempre più centrale nelle ipotesi di futuro governo. Nel dibattito, poi, infuria, la polemica sulle ragioni della vittoria elettorale di M5S e Lega, universalmente riconosciuti come i partiti dell’antipolitica, che proprio in virtù della loro collocazione fuori dagli schemi avrebbero sbaragliato tutti gli avversari, quegli avversari ritenuti dalla gente comune tutti uguali e inaffidabili.
In questa analisi si commette un errore gravissimo, che condiziona i risultati al punto da renderli fuorvianti, poiché il problema non sono i politici sempre uguali, ma gli italiani sempre uguali che quei politici votano ed eleggono e verso i quali ora ostentano sfiducia e disprezzo.
Non si spiegherebbe altrimenti la resurrezione di Silvio Berlusconi, cacciato con ignominia dal parlamento per condanna definitiva per frode fiscale e privato del cavalierato per manifesta indegnità, sceso ancora una volta in campo per promettere in caso di successo della sua compagine ciò che in una lunga fase di governo non aveva mai fatto. Eppure questo squalificato personaggio, ineleggibile ed ancora sotto processo per altri reati, porta a casa oltre il 14%.
Non si spiegherebbe altrimenti il trionfo nel centrodestra di Matteo Salvini, un razzista separatista che sosteneva che i giovani del Sud erano solo indolenti scansafatiche e che la tragedia italiana era rappresentata dal parassitismo del Mezzogiorno. Non un euroscettico, ma nemico dell’Europa, deputato di quel parlamento in cui raramente s’è visto e di cui ha più volte dichiarato disprezzo, contestandone gli indirizzi. Un venditore di sogni come la cancellazione della legge Fornero, il reddito d’inclusione, la flat-tax al 13% e altre incredibili illusioni, che ha l’ardire di presentarsi anche in quel sud del paese che ha vituperato per anni. Nonostante questo curriculum la Lega porta a casa un 17,50%, che la pone al vertice dei partiti della coalizione di centrodestra.
Dal lato opposto un movimento, i 5 Stelle, un’accozzaglia di carneadi dal passato ignoto, senza esperienza alcuna, predicatori di onestà, trasparenza, giustizia sociale e quant’altro scritto nei manuali delle Giovani Marmotte, con la faccia pulita e sotto la guida di un sedicente ex-comico rimasto comico e di una società di consulenza sul digitale dagli oscuri riferimenti. Costoro entrano in parlamento nel 2013 con slogan contro la casta politica tradizionale con la quale fanno capire fin da subito che non intendono allacciare alcun relazione, promuovere alleanze e stipulare accordi. Anzi il loro dichiarato obiettivo è l’annientamento dei tradizionali partiti per sostituirsi a loro con un governo dei cittadini. La loro base elettorale è costituita da un gruppo nutrito di cittadini, con i quali dichiarano di rapportarsi via web ed ai quali vengono sottoposte per la condivisione, proposte, progetti e persino candidature.
Fin dall’esordio il M5S è chiaro rappresenti il disagio montante dei cittadini, avviliti dalle politiche di risanamento dei governi PD e dai provvedimenti che saranno varati, in combutta con il gruppo parlamentare di Denis Verdini e l’appoggio di Silvio Berlusconi, durante il quinquennio. Tanti di quei provvedimenti avranno un disgraziato impatto sulla realtà sociale ed economica del paese, nonostante i suoi autori in un processo di autocelebrazione ne abbiano sottolineato i dubbi pregi. E chi di questa interpretazione dubita non si comprende quale spiegazione potrebbe oggi dare alla disfatta del PD e dei suoi alleati. E’ comunque certo che quegli errori hanno permesso ad un movimento che qualche dubbio aveva sollevato sulle proprie capacità di governare situazioni complesse – basta guardare la gestione di Virginia Raggi a Roma – di incalzare i partiti di governo, cavalcando il crescente e diffuso malcontento. Da qui una campagna elettorale non diversa da quella della Lega, fatta di illusorie promesse, ma all’insegna del rinnovamento della politica e delle sue regole. E i cittadini stanchi di dover continuare a pagare una crisi senza fine e gli effetti perversi di una povertà crescente, hanno riversato le loro speranze sulle new entry della politica, su quella che si configura ormai come l’ultima spiaggia prima dell’apocalisse.
Anche in questo caso comunque è stato commesso un grosso errore. Si è dato credito alla furba versione ammannita da Grillo e soci che i misfatti che hanno messo in ginocchio il paese siano opera della politica, quasi questa fosse un’entità astratta e avulsa dal rapporto con i cittadini che l’hanno nel tempo legittimata.
Sociologi e studiosi della psicologia di massa non avrebbero dubbi nell’offrire una lettura del fenomeno grillino – e probabilmente anche di quello leghista - più aderente alla realtà. Gli individui, in fondo, nutrono inconscio il bisogno di autoassoluzione e dunque difficilmente ammetterebbero che lo schifo che li ha governati è frutto delle loro scelte elettorali più o meno scevre da inconfessabili interessi. La raccomandazione, le conoscenze, il clientelismo, la bieca convenienza e in qualche caso anche i rapporti di malaffare hanno sempre avuto la supremazia nel rilascio del voto. I politici, certi politici, sono andati ad occupare certi posti non per autoproclamazione, ma perché qualcuno ce li ha mandati. Oggi bisognerebbe avere l’onestà di ammettere che la colpa del disastro economico, sociale e politico del paese è del cittadino, non del rappresentante a propria misura che il cittadino s’è scelto. Ed è certo che sino a quando si continuerà ad esprimere il proprio voto con la pancia e non con la testa, non ci potranno essere né cambiamenti né futuro possibile. I 5 Stelle così come la Lega hanno vinto grazie alle loro promesse ed al messaggio che sono stati in grado di trasmettere in modo occulto e subdolo: caro cittadino la colpa non è tua, ma di chi t’ha governato sino ad oggi, tu sei bravo e vittima delle angherie che ti sono state afflitte, meriti quella politica migliore che noi rappresentiamo.
Il messaggio è indubbiamente seducente oltre che purificatore, ma tutto da verificare alla prova dei fatti, che - ahinoi - con i vincoli ed i limiti della nostra situazione economica non lasciano preludere la realizzazione del riscatto che molti si attendono.

 

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