venerdì, marzo 28, 2008

Due autori, due commedie, un unico finale


Venerdì, 28 marzo 2008
Dice bene colui che sostiene che tra il programma di Veltroni e quello di Berlusconi non vi sono grandi differenze: entrambi parlano di riduzione di tasse, di incremento di salari e pensioni, di mercato del lavoro e giovani e così di seguito.
Naturalmente le differenze si riscontrano nel momento in cui i due autoproclamati presidenti dell’esecutivo prossimo venturo - e la sottolineatura è d’obbligo, visto che non certo il popolo ha dato loro mandato a quella carica potenziale in virtù di una consultazione pre-elettorale, ma questo incarico competerebbe loro solo in base ad una decisione delle rispettive segreterie di partito, - dichiarano come, in caso di rispettiva vittoria elettorale, intendono attuare le promesse che vanno seminando in giro per l’Italia in questi giorni. Ovviamente, mentre il buon Veltroni mantiene un profilo basso, talvolta al limite del ridicolo irritante, Berlusconi, che nel ridicolo è abituato a sguazzare, forte della convinzione che gli elettori pur di sognare sono disposti a bere qualunque panzana, gioca al rialzo e non risparmia coup de théatre da lasciare allibiti. Allora, se Veltroni promette ritocchi alle pensioni – udite, udite! – di ben 250/400 euro annui, bontà sua, l’Incantatore di Arcore promette di portare a mille euro l’assegno minimo di pensione, con il risultato che nella prima ipotesi i pensionati sentono la schiuma della rabbia montare loro in bocca, visto che i 25/35 euro di quel promesso incremento sono già stati loro erosi dai soli rincari delle ultime settimane nelle bollette delle utenze domestiche; mentre le vecchiette, che dovrebbero farsi adescare dalla promessa dei mille euro, sono le prime a chiedersi frastornate dove l’Incantatore prenderà i soldi, chi dovrà pagare questi sostanziosi aumenti e, che più conta, quale sarà l’aumento in serbo per i salari se tali saranno gli incrementi per le pensioni.
In ogni caso, se le promesse saranno mantenute ad entrambi i filantropi sopra menzionati andrà riconosciuto il merito di aver realizzato, primo nella storia, una sorta di esproprio proletario istituzionale, dato che entrambi con le rispettive manovre a danno di pensionandi e pensionabili ridistribuirebbero parte del maltolto, come in un sordido risiko in cui le armate sono costituite da pezzenti allo sbando in lotta giorno dopo giorno per la sopravvivenza. Nessuno dei due prodi neopaladini del popolo dei pensionati s'è fatto sfiorare dall’idea che tutti sarebbero più contenti dal sentirsi promettere una riduzione del 50% delle pingui prebende percepite dalla vorace schiera dei sedicenti rappresentanti del popolo, e non perché la gente invidiosa ami vedere con le pezze al culo notabili e potenti, ma per l’universale senso di giustizia che impone equanimità di sacrifici, specialmente quando si è in presenza delle grandi difficoltà che ci vengono denunciate ogni giorno da giornali e televisioni.
Come abbiamo avuto già modo di sottolineare, la coerenza purtroppo non fa parte del’etica della politica, almeno di questa politica e sempre ammesso che questa politica stracciona abbia il dovere di averne una. Ed è in forza di questa non coerenza che nel pieno della bagarre elettorale che la questione Alitalia per gli schieramenti in competizione è divenuta terreno su cui scatenare cortigiani blandimenti. Così Air France, scelta già dal passato governo Berlusconi come partner di Alitalia per operazione di privatizzazione della compagni di bandiera e riconfermata dall’attuale governo Prodi, si è ritrovata orfana di consensi nel momento in cui ha messo sul tavolo le proprie carte ed ha fatto sapere che la razionalizzazione del trasporto aereo ed il salvataggio dell’Alitalia non consente il mantenimento in vita dell’hub di Malpensa, né un organico come quello attualmente in forza alla compagnia di stato.
Ovviamente il buon Veltroni, al quale non poteva non essere noto che una riduzione del personale di Alitalia e lo spostamento dell’hub da Malpensa a Fiumicino erano le condizione senza le quali Air France non avrebbe mai fatto una proposta per acquisire i rottami della nostra compagnia di bandiera, alle proteste di popolo davanti a tale ipotesi ha dovuto manifestare una certa presa di distanza ed ha invitato i pretendenti d’oltralpe a riformulare una proposta. L’Incantatore d’Arcore, che non è secondo a nessuno, ha pensato bene per non compromettere i rapporti con i suoi alleati della Lega, che della questione Malpensa hanno fatto il loro forte Apache elettorale e per riuscire come al solito a cavar vantaggio da qualunque questione si presenti propizia, anche la più improvvida ed indifendibile, ha tuonato contro Prodi e la sua aggregazione di liquidatori del patrimonio dello Stato, - lui che ha svenduto a quattro soldi all’amico Bush padre gran parte del patrimonio immobiliare storico della capitale, - proponendosi come improbabile paladino di una cordata di imprenditori pronti a rilanciare all’inaccettabile offerta di Air France. Naturalmente nessuno s’è fatto avanti. Anzi, qualche nome trapelato casualmente tra i presunti neopretendenti di Alitalia si è precipitosamente affrettato a smentire il proprio interesse, onde evitare con il proprio silenzio di farsi coinvolgere nei maldestri giochi dell’Incantatore, che comunque ha indicato persino i propri figli – ciò se stesso! – tra coloro che potrebbero partecipare alla fantomatica nuova offerta di acquisizione e di salvataggio Alitalia.
Sulla scorta di questa esperienza e se mai le conferme di inaffidabilità dei nostri politicanti non fossero già tante, sarà oltremodo istruttivo vedere cosa accadrà per mano di questi credibili amministratori quando dovranno mettere mano al portafoglio e lavorare per ridare dignità agli stipendi degli italiani, valutati unanimemente, OCSE compresa, tra i più infimi d’Europa, forse in grado di competere solo con quelli Romeni o Moldavi. E’ fuori discussione che, quantunque al governo del Paese negli ultimi due anni, Bertinotti, Giordano, Diliberto, oltre che Veltroni e Franceschini giurerebbero di non avere alcuna responsabilità in questo immiserimento delle classi lavoratrici, quelle vere, anzi direbbero con ogni probabilità che le cause dovrebbero essere ricercate nelle politiche poco accorte del governo precedente. Per contro, gli stessi Veltroni e Franceschini contrabbandano come moderna e lungimirante l’ammucchiata contro natura tra questa nuova corte dei miracoli e personaggi come Tronchetti Provera, Moratti, Cordero di Montezemolo, Geronzi, Benetton e quanti altri possono annoverarsi nel gotha dei ricchi nostrani che dall’euro hanno goduto solo vantaggi, che nel suo progetto politico dovrebbero albergare nella stessa casa.Non c’è che dire. Comunque finirà questa campagna elettorale e chiunque sarà risultato vincitore si preparano per gli Italiani tempi ancor più duri, perché chi si illudesse che il fondo del barile è già stato raschiato scoprirà che, come nelle scatole cinesi, oltre quel fondo c’è ancora un fondo, essendo il fondo ultimo costituito dalla sopportazione e dalla tolleranza del popolo, che non potrà prestarsi in eterno a subire le arroganze di coloro che lo hanno reso succube ed ogni giorno ne mettono alla prova la resistenza.

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