venerdì, settembre 05, 2008

Avanti, adagio tra un proclama ed una balla


Mercoledì, 27 agosto 2008
Sono ormai passati quattro mesi dall’insediamento del nuovo governo Berlusconi. Poiché ci sembra che il nuovo esecutivo abbia, come previsto, privilegiato inizialmente la gestione degli interessi personali del suo premier, nonostante i gran di proclami su una serie di emergenze nazionali, è interessante dare uno sguardo a ciò che è stato fatto o è in movimento, sì da togliere eventuali alibi a quanti, memori della distrazione popolare, verranno prima o poi a magnificare “gli straordinari risultati conseguiti”.
Sicurezza. Avevano ragione La Russa e Maroni. L’impiego dell’esercito nelle grandi città ha consentito la riduzione dei reati e, dunque, già nelle speranze dei due valenti Ministri di Difesa ed Interni aleggia l’ipotesi di prorogare l’impiego dei militari per un semestre ulteriore dalla prevista scadenza.
Si badi bene, non che i due Ministri, con tanto di claque filo-governativa, abbiano spiegato agli Italiani quali siano stati i reati scesi per effetto dell’impiego miracoloso di quattro bersaglieri o di un manipolo di paracadutisti, ma è sufficiente che nell’immaginario collettivo si radichi una sensazione di maggiore sicurezza, con la presenza di qualche divisa color kaki in giro per le strade, per considerare il gioco fatto. Che poi l’evasione fiscale, il tangentismo, la malversazione ed i condizionamenti mafiosi siano rimasti immutati, in barba allo show montato dai sedicenti paladini della legalità, poco importa, visto che questi sono considerati peccati veniali nel nostro malato sistema sociale. E che nel mentre qualche turista olandese venga aggredito, rapinato, stuprato e massacrato di botte in piena Capitale in barba a qualche furiere di ronda, in quella Roma nella quale Alemanno, della stessa confraternita di La Russa, fa il sindaco da qualche mese e che dichiara più sicura, è da considerare solo un incidente nel percorso di militarizzazione delle città in atto. Comunque, l’episodio serve a rinforzare l’idea che la sicurezza sia effettivamente un’emergenza e che la proroga nell’impiego dell’esercito sia l’unico rimedio a questa sorta di barbarie in cui versa ormai il Bel Paese.
Poco importa che la scomparsa di qualche Nigeriana da un angolo di strada si stia pagando a prezzo di un rigurgito autoritario dimenticato dai meno giovani, grazie agli oltre settant’anni di pseudo democrazia, e noto alle nuove generazioni solo per averlo letto sui libri di scuola o per averlo appreso dalle cronache riferite a qualche Paese mentecatto in cui la democrazia è solo un termine nel dizionario.
Bene fa Famiglia Cristiana a denunciare lo sconcio di uno stato costretto dalle inconfessabili mire dei suoi governanti a ricorrere all’esercito piuttosto che a potenziare gli apparati naturali preposti al presidio della sicurezza dei suoi cittadini. Anzi, mentre si allestiscono garitte e filo spinato agli incroci più pericolosi delle grandi città, nei confronti di questi apparati prende corpo la più ottusa delle politiche di contenimento dei costi, contrassegnata da sfrondamento della spesa per il loro supporto logistico ed operativo: se non fosse che la situazione è ormai ad un intollerabile livello di guardia da non lasciare troppo spazio all’ironia sarebbe il caso di suggerire a Berlusconi ed alla sua troupe di scenografi di film gialli di smantellare definitivamente le strutture di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria e di appaltare il tutto alla miriade di società private di vigilanza che pullulano per il Paese, che, in fondo e con maggiore dignità, sarebbero in grado di svolgere a bordo di una Panda i compiti oggi affidati ai cosiddetti servitori della giustizia, impossibilitati a mettere in moto le volanti per mancanza di carburante. In quanto alle carceri, sarebbe più produttivo e dignitoso affidarne la gestione a qualcuno a caso, per esempio a Ligresti, che, grazie alla lunga esperienza nel settore alberghiero, sarebbe in grado di garantire una permanenza più dignitosa nelle patrie galere alle varie categorie di farabutti, riservando qualche cella a poche stelle a spacciatori e scippatori e l’extra lusso a camorristi o politicanti scivolati su qualche buccia di banana, con buona pace anche per i quattro populisti radicali che in questi giorni stanno circolando nelle carceri della Penisola per effettuare l’ennesima quanto inutile inchiesta sulle condizioni di vita dei detenuti.
Una simile soluzione potrebbe favorire il taglio sostanziale di ingenti voci di costo per lo stato e potrebbe consentire al Cavaliere Illuminato di realizzare quel taglio di tasse e balzelli, tanto in odio agli Italiani quanto in cima ai propositi di programma dell’attuale Governo. Se poi si ipotizzasse pure un ticket sulla sicurezza, il gioco sarebbe fatto: si pensi quale toccasana sarebbe il pagamento di un “diritto di chiamata” per ogni intervento richiesto a questo rinnovato apparato di forze dell’ordine. Il servizio di pubblica sicurezza finirebbe per pagarsi da solo, considerato che le città, a detta dei Ministri sopra menzionati, pullulano di delinquenti e clandestini assatanati e le chiamate, dunque, sarebbero proporzionali.
Guerra ai fannulloni. Il Nano Prodigio di Venezia, al secolo Brunetta, ha collezionato, - così dice lui, - grandi consensi per aver dichiarato guerra all’orda di fannulloni, che si annidano in seno alla pubblica amministrazione, ed agli sprechi. Pur senza spiegare agli Italiani la ragione per la quale con ammirevole rigurgito di correttezza non vi abbia rinunciato, lui stesso si è citato come esempio di spreco, essendo stato titolare di un contratto di consulenza tanto inutile quanto profumatamente pagata. E allora giù con provvedimenti anti assenteismo e contro gli sprechi. Adesso ammalati veri ed ammalati immaginari dovranno esibire un certificato medico e, come se non bastasse, si vedranno decurtato lo stipendio durante l’assenza. Peccato che il Ministro abbia omesso di confessare che i provvedimenti di cui trattasi erano già in vigore, - pur se a maglie larghe, - da oltre un lustro dal suo insediamento e che la tanto reclamizzata trattenuta sulla retribuzione, in realtà, riguarda solo la cosiddetta indennità d’amministrazione, pari a pochi spiccioli. Ma si sa, la maggior parte dei nostri politici è da tempo affetta da scoopismo, patologia altamente infettiva, sia a destra che a sinistra, che costringe chi la contrae a passare le sue giornate alla ricerca della dichiarazione iperbolica e ad effetto piuttosto che all’individuazione di serie e concrete misure di effettivo cambiamento. Che la profilassi anti-fannullone passi anche e principalmente attraverso la rivalutazione e la premiazione della qualità del lavoro, la riformulazione della responsabilità, l’autonomia gestionale degli uffici – giusto per citare alcuni principi di carattere organizzativo presenti in tutti i manuali – ed il licenziamento in tronco dei fannulloni veri, non ha certo sfiorato il Ministro, dato che con ogni probabilità questi sono concetti che passano …….. sopra la sua testa. Vero è che aver fatto di tutti gli ammalati, comprovati ed immaginari, un unico fascio è iniziativa talmente equa da far impallidire persino il biblico Salomone, con buona pace dell’Italiano medio che non sempre, con giustificato pregiudizio, guarda ai pubblici dipendenti come ad una tribù di insulsi ed indolenti burocrati impuniti.
Alitalia. Che il Cavaliere sia un inguaribile cacciaballe lo sanno anche i sassi, quantunque nel nostro Paese vi sia ancora uno zoccolo duro d’ignoranza e creduloneria senza pari al mondo. Così mentre il Predicatore di Arcore in piena campagna elettorale sparava l’ennesima balla sulla ricetta segreta che custodiva nel portafogli a proposito della cura più adeguata per guarire l’ammalato Alitalia, consistente in una cordata di imprenditori nostrani pronti ad ogni sacrificio per rilevare la rancida sbobba della Magliana e trasformarla in un rinnovato manicaretto in grado di competere con la concorrenza internazionale, a distanza di cinque mesi da quei proclami sbruffoni, siamo ancora qui in attesa che si concretizzi almeno un’ipotesi. Nel frattempo i membri della presunta cordata, che nelle ultime ore hanno si sono costituiti in società con tanto di Colaninno a capo e che tutto sono tranne che caritatevoli francescani disposti a sacrificare i propri soldi, hanno fatto sapere che sì, ci sarebbe un qualche interesse per l’avventura, ma a condizione che cinquemila degli attuali dipendenti della scassata compagnia aerea, volino verso altri lidi, ché i denari per pagarli ad oziare in una cabina d’aereo o a ciondolare in un aeroporto come personale di terra non ci sono più. Naturalmente, quest’ipotesi deve aver fatto inviperire il Pifferaio di Arcore, che a suo tempo aveva additato al pubblico ludibrio il precedente Governo, che nella fretta di confezionare il pacco per la pretendente Air France aveva cercato di far digerire ai sindacati oltre duemila esuberi da sfoltire tra gli organici. Allora per non perdere la faccia con la somministrazione di una cura peggiore di quella prescritta dal medico precedente cosa si inventa il prodigioso Berlusconi? Semplice, i cinquemila da impacchettare potrebbero essere assorbiti nell’organico della pubblica amministrazione per la gioia di Brunetta e di Tremonti, che rispettivamente si ritroveranno qualche fannullone in più e qualche esborso supplementare per i conti dello stato. Gli esuberi in ogni caso pare si siano attestati a poco più di tremila, che a detta del Governo dovrebbero rendere meno indigesto il boccone a sindacati e contras, essendo in numero non distante da quelli a suo tempo ipotizzati da Air France.
Scuola. Sembra essere un’altra delle fissazioni dei Governi succedutisi nell’ultimo ventennio, afflitti dalla sindrome di una riforma dell’istruzione impossibile da realizzare come fosse l’Araba Fenice. Così, come se non fosse bastato aver riformato e contro-riformato esami e corsi di studio, corsi di laurea brevi e lunghi, con tanto di test d’ammissione demenziali e prodromi del clientelismo bieco, ecco scoppiare nel settore del’istruzione una nuova questione meridionale, questa volta incentrata sul livello della preparazione dei docenti del sud, che, a detta del Ministro Gelmini, dovrebbero sostenere un corso di qualificazione all’insegnamento prima di occupare una cattedra e dedicarsi alla formazione dei giovani. Non sappiamo se il Ministro nel dichiarare queste stupidaggini di stampo squisitamente razzista abbia tenuto conto delle lagnanze di Bossi, che ha denunciato i giudizi negativi sul proprio figliolo da parte dei docenti meridionali presenti nella scuola che il giovane frequenta. Resta il fatto che effettivamente la qualità del corpo docente italiano è obiettivamente bassa, senza distinzione territoriale, e mal si comprende la ragione per la quale non si sia mai pensato ad allestire corsi di preparazione all’insegnamento, con tanto di esami seri alla conclusione, per reclutare i docenti nelle nostre scuole.
Tasse e prezzi. Sia fatto onore a Berlusconi per aver cancellato con un provvedimento lampo l’ICI sulla prima casa. Ovviamente anche lui ha omesso di confessare che l’imposta in questione era già stata in buona parte cancellata dal Governo Prodi, ma nel macchiarsi dell’omissione, il Prodigio di Arcore, non ha fatto nulla di diverso da quanto fanno tutti dagli albori della civiltà: dicevano i gli antichi romani “prospera omnia sibi clamant”, solo gli insuccessi e le cose sgradevoli non possono vantare paternità certa. Altrettanto certo è il pentimento del Ministro Bossi a proposito dell’odiata imposta, tant’è che di recente ha parlato di “ripensamento necessario”, visto che per i Comuni è venuta meno una delle principali fonti di finanziamento delle proprie spese. Ovviamente, Berlusconi non ha gradito l’inattesa alzata d’ingegno del suo Ministro ed alleato in chiara controtendenza rispetto alle decisioni prese in materia di recente, ma ha fatto intuire che il federalismo fiscale, che prima o poi si discuterà, sarà la panacea anche per i problemi di questa natura.
Sul fronte prezzi, invece e com’era prevedibile, non succede nulla, eccetto una loro ingiustificata lievitazione, che costringe in mutande un numero sempre più consistente di cittadini. Anche in questo caso non c’è da stupirsi della latitanza delle cosiddette istituzioni, considerato che la coalizione in carica non ha mai fatto mistero di considerarsi, nei fatti, tutore degli interessi delle classi abbienti del Paese e di considerare cittadini di secondo ordine la schiera numerosa dei meno fortunati. Per certi versi a tanti di questi “sfortunati” andrebbe detto “ben ti sta!”, visto che gli abbienti non costituiscono certo maggioranza ed il Governo Berlusconi deve il suo revival grazie e soprattutto al consenso acquisito tra questi nuovi paria presenti sempre più numerosi in ogni angolo della Penisola.
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Morale. Un vecchio adagio recita che talvolta è meglio tacere e dare l’impressione di esser stupidi, piuttosto che aprire bocca e rimuovere ogni dubbio. Ma questa semplice goccia di popolare saggezza sembra sconosciuta alla nostra attuale classe politica.

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