sabato, dicembre 20, 2008

Italistan, nuova provincia pakistana – Dopo la giustizia riformato anche il nome del Bel Paese


Sabato, 20 dicembre 2008
Il presidente Berlusconi non condivide, non è d’accordo che i media raccontino di inchieste e di indagini con oggetto fatti di inaudita gravità della vita della Repubblica e si scaglia contro Santoro, quel Michele Santoro che era riuscito a far fuori qualche anno fa con il famoso “editto bulgaro” e che l’odiata magistratura gli ha reintegrato nei ranghi della televisione pubblica. Il personaggio è per lui come una lancinante spina nel fianco, che non perde mai l’occasione per denunciare dai microfoni della TV di stato le malefatte cui sistematicamente si lascia andare e, per questo, meriterebbe di essere licenziato, anzi gli dovrebbe essere inibito a vita di continuare a lavorare.
Naturalmente il presidente del consiglio non è neanche minimamente sfiorato dal dubbio che non sia Santoro ad artare la verità, ma sia lui e solo lui il responsabile di una condotta più che censurabile, che offre spunto al giornalista di esprimergli la disapprovazione che vorrebbero significargli tanti Italiani. Santoro, in definitiva, non è che il megafono dei suoi errori e della gente comune, che esprime sdegno per un comportamento di un personaggio ai vertici delle istituzioni, che interpreta lo stato come la sua privata tenuta di caccia, nella quale impone divieti, appone cartelli di diffida agli intrusi, decide insindacabilmente chi ammettere e ciò che è ammesso. Lo stato, per sua sfortuna, non è nulla di quanto gli attraversi i pensieri, ma è una comunità organizzata con leggi, regolamenti, diritti e doveri uguali per tutti (almeno in teoria!), senza eccezione alcuna e la pretesa di violare questi principi sacrosanti di eguaglianza non può essere disattesa né da Berlusconi né da chi lui millanta gli sta sopra, Iddio in persona, senza esporsi alla pubblica reprimenda.
Dovrebbe inoltre smetterla il signor Berlusconi di porsi come paladino dei presunti offesi dalle pubbliche denuncie, poiché in questo ruolo è ancora meno credibile, e, dietro la facciata, questa ostentazione forzata di “legalista ad ogni costo” è funzionale solo a giustificare le imposizioni continue di provvedimenti confezionati esclusivamente a suo beneficio e per la sua immunità.
La cosa tragica è che questo genio d’opportunismo ritiene che il popolo debba essere costituito solo da beccaccioni disponibili a bere tutte le panzane che racconta. E così millanta la “volontà dei cittadini” dietro le pressioni per modificare le regole di funzionamento della magistratura, del sistema giudiziario o per bloccare il meccanismo delle intercettazioni telefoniche, sicuramente abusato in qualche circostanza, ma funzionale alle indagini sui reati mafiosi e di corruzione politica.
Lui nel frattempo si fa costruire una legge-barzelletta sul conflitto d’interessi, la depenalizzazione del falso in bilancio, un lodo Alfano per sfuggire ai processi cui dovrebbe essere sottoposto, norme che limitano la libertà di stampa e inibiscono persino la gestione dei blog, dichiarandosi vittima della guerra dichiaratagli dalla “magistratura comunista” e di una persecuzione ai suoi danni senza precedenti. Al colmo del paradosso, dopo l’emanazione delle norme pro domo sua, dichiara pure che mai si sottrarrà ai processi che lo coinvolgono, sapendo che la “sua” legge non lo consente e sebbene nelle occasioni in cui sia stato convocato da qualche magistrato abbia rifiutato di presentarsi. E in questo contraddittorio delirio di dichiarazioni si vanta pure di godere di un “gradimento bulgaro” del Paese, con percentuali vicine al 72%.
Ma se il quadro è questo, se le sceneggiate a cui sottopone l’Italia sono quelle descritte, quale diritto ha il presidente del consiglio di assurgere a censore degli altrui comportamenti? Quale autorità può esibire quando si permette di sollevare una questione morale all’interno dell’opposizione, essendo non solo l’emblema di un’eterna ed irrisolta questione morale, ma personalmente destinatario di processi per malaffare a cui si è sottratto con atti di inqualificabile tracotanza?
«Ho guardato in tv la trasmissione '"Annozero" e ho visto che addirittura hanno simulato una sorta di fiction su fatti che non sono ancora andati a processo», si è lamentato Berlusconi, esternando incomprensibile stupore. Denuncia di aver visto un attore che impersonava un giudice, un altro quella di un imputato. «Una ricostruzione avvenuta soltanto attraverso i testi delle intercettazioni», ha sottolineato il Cavaliere, che ha concluso in perfetto stile tennistico con uno smash: «Bisogna finire con questi processi mediatici», preannunciando nel prossimo gennaio la minacciata riforma della giustizia, “perché così chiedono i cittadini” (?). Così il cerchio è chiuso e finalmente sarà possibile assestare l’ennesimo colpo di maglio alla magistratura, quella magistratura che ad ogni costo deve essere normalizzata ed aggiogata al controllo dell’esecutivo, affinché si occupi di ciò che meglio aggrada al ministro di turno ed alla presidenza del consiglio di questa Repubblica terzomondista.
Presidente, la smetta con alibi miserevoli: i cittadini esigono solo una giustizia più rapida e meno burocratica, oltre che più equa e meno ossequiosa a lei ed ai suoi colleghi parlamentari, che mostrano con le impunità e il costante diniego a procedere nei loro confronti solo di fregarsene della legge comunemente applicabile. Tutto il resto è un ingrediente di sua invenzione, con cui imbottisce un panino francamente immangiabile. E nel fare ciò lei perpetra un abuso del quale non si può che sperare le venga presentato presto o tardi il conto adeguato dal popolo sovrano.
Questi comportamenti, che sfidano anche la più banale definizione di democrazia, fanno sempre più somigliare l’Italia a paesi sempre più in bilico tra le dittature dichiarate ed le democrazie di facciata, come quelle di alcuni stati africani o asiatici, nei quali l’esercizio di tante libertà è mediato pretestuosamente dai governi in carica.
Forse Orwell aveva solo precorso i tempi quando nel suo noto 1984 descriveva un mondo interamente controllato dagli spioni dei governi e di una guerra in corso da parte delle poche potenze rimaste in vita per l’assoggettamento di aree geografiche sempre più grandi. Ecco, in questo scenario l’Italia deve essere già stata annessa al Pakistan e, semplicemente, non ce ne siamo accorti. E Berlusconi sarà solo un satrapo delegato da Musharraf e la sua prossima mossa sarà magari quella di cambiare nome alla Penisola in Italistan, che più si addice alla cultura dei nuovi padroni.
In questa nuova realtà non ci sarà posto per Santoro, Travaglio, Scalfari, Mieli, Mauro ed i tanti operatori dell’informazione non allineata, che insistono nel criticare un regime in chiaro stantio odore di totalitarismo di vecchissima memoria e non hanno approfittato per tempo del suggerimento del grande Berlusconi Khan di andare a lavare vetri a qualche incrocio, anziché perseverare nel pallino della carta stampata.
In questi giorni è iniziato lo smantellamento di Guantanamo, il luogo di vergogna per eccellenza del mondo occidentale. Sarà probabilmente il caso di suggerire a Barak Obama “l’abbronzato”, al quale toccherà concludere l’opera iniziata da Bush, di sospendere i lavori, ché di clienti da inviargli in quel posto da noi ce ne sono tanti.
(nella foto, Berlusconi e Bush in abiti militari mentre sfilano per le vie di Roma)

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