mercoledì, dicembre 09, 2009

Latitanti come lepri alle corse dei cani

Mercoledì, 9 dicembre 2009
Questa storia della lotta alla mafia, - con tanto di arresti eccellenti, pentiti che parlano a ruota libera, autocelebrazioni del governo e dei suoi ministri e via discorrendo, - man mano che passano le ore somiglia sempre più alla tecnica utilizzata nelle corse dei cani: una lepre, - finta in quel caso, - sguinzagliata ad arte e sulla quale si avventa la muta rabbiosa.
Così, mentre tal Spatuzza, - preceduto da roventi polemiche anche dentro la coalizione al governo, - parla di presunti intrecci tra mafia e imprenditoria del nord nelle stragi del ’93 e coinvolge in questo intreccio Berlusconi e Dell’Utri; mentre si preannuncia la deposizione prossima di Filippo Graviano, boss di spicco dell’onorata società per il quale prestava servizio Spatuzza, che dovrebbe arricchire di ulteriori particolari la questione dl coinvolgimento del premier e del suo fido braccio destro, ecco che in una settimana si fa l’en plein di latitanti importanti, - Gianni Nicchi, Gaetano Fidanzati e Raffaele Arzu, - quasi a rendere più che legittima l’autodifesa degli interessati.
Naturalmente, nessuno dei vanitosi autocelebranti ammette che il governo c’entra nella questione degli arresti come i cavoli si addicono alla merenda, considerato che neppure il più idiota degli Italiani immaginerebbe mai Maroni o Alfano e persino Berlusconi a bordo di una volante a compiere di persona azioni di ordine pubblico di qualunque natura. Ma la spocchia esige il suo copione e così gli sboroni di turno, Maroni e Alfano, fanno sapere ai cittadini che questo governo potrà vantare record da libro dei guinness, avendo «realizzato negli ultimi diciannove mesi un numero di arresti che segna un incremento del 100% rispetto ai diciannove mesi precedenti», - nei quali, ovviamente, non era al governo la coalizione attuale: come dire, gli altri si facevano le pippe mentre noi facciamo i fatti. Un altro record sarebbe rappresentato dai ben 645 detenuti sottoposti al 41 bis, di cui «in 580 giorni di Governo il sottoscritto ne ha firmato 168», ha dichiarato il ministro della giustizia Angelino Alfano. Non un accenno al fatto che gli arresti sono stati compiuti dagli organi investigativi preposti, i cui uomini, grazie ai tagli alla sicurezza operati da questo governo d’ipocriti, hanno dovuto anticipare le spese per l’acquisto del carburante per le auto di servizio, senza le quali non ci sarebbero stati né arresti né pompose conferenze stampa di vanitosi sedicenti persecutori della mafia e del crimine.
Anzi, il ministro Alfano, - che notoriamente brilla per modestia e basso profilo, - ha approfittato dell’occasione per inviare l’ennesimo sibilo velenoso alla volta dei magistrati, ai quali ha rammentato che «la mafia si può combattere senza andare in tv o a fare convegni. Lavorando di più in Procura e senza le luci delle telecamere si arresta qualche latitante in più, quindi con qualche convegno in meno e qualche latitante assicurato alla giustizia si fa il bene del Paese». Il messaggio sottintendeva che ad occupare lo spazio offerto dalle telecamere c’è apposta lui e i suoi colleghi, ai quali è delegato il compito di tentare il quotidiano lavaggio del cervello di sciocchi e boccaloni che stanno a sentire.
La cosa che par strana, - ed è qui che ritorna la questione delle corse dei cani, - è che a nessuno sia venuto in mente di porre la domanda più ovvia e autorizzata dalle parole di questi benemeriti tutori putativi della legge : ma il fatto che i latitanti siano oggi pizzicati, mentre ieri continuavano a fare gli uccelli di bosco, è dipeso forse dal fatto che qualcuno dava ordine di non cercarli o magari li ospitava a casa propria, - come faceva il signor Berlusconi in persona, - mentre oggi si sono date disposizioni per avviarne la ricerca; oppure questi signori latitanti erano tali solo per modo di dire e, sapendo benissimo dov’erano, oggi sono stati usati come le famose lepri, sì da potersi far vanto del loro arresto?
La domanda è più che legittima, vista la tempestività con la quale si effettuano degli arresti di personaggi pericolosissimi e da tempo introvabili non appena le minchiate, - come le hanno definite i volantini promozionali della premiata fattoria Berlusconi, Il Giornale e Libero, - di tal Spatuzza adombrano un ruolo stragista del premier e del suo braccio destro.
Questi rigurgiti d’efficienza suonano sinceramente sospetti e autorizzano la richiesta di ben altri elementi di conferma del dichiarato impegno di lotta alla mafia e al crimine in generale. E a questo proposito si potrebbe suggerire che il premier in persona, una buona volta, si faccia processare, qualora intenda dare la prova più convincente non solo di essere innocente e, dunque, di non avere nulla da temere, ma che la lotta per l’affermazione del principio universale di giustizia non può lasciare zone d’ombra e, men che meno, avvalersi di medievali leggi di autoassoluzione per chi governa.
Fin quando questo salto di qualità non sarà compiuto e non cesseranno gli attacchi sconsiderati alla magistratura, - che va riformata escludendo dai suoi ranghi gli incapaci e gli infingardi che con la loro insipienza hanno permesso il radicamento di pratiche come quelle di cui è accusato il premier, - ci si potrà sgolare a qualificare come minchiate le rivelazioni di un delinquente abituale, ma rimane il sospetto che, sotto sotto gatta ci covi, dato che, a 20 anni dalla sua costituzione, non è lecito sapere persino qual è la composizione della proprietà Fininvest, che non ci sarebbe problemi a dichiarare se forse non ci fosse qualcosa da nascondere.
(nella foto, Gianni Nicchi, l'ultimo dei grandi mafiosi arrestati in questi giorni)

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