Talis pater, talis filius
Domenica, 24 gennaio 2009
Eh si, è proprio vero che di solito i figli somigliano ai padri.
Un lampante esempio della lungimirante saggezza degli antichi romani è Pier Silvio Berlusconi che, commentando la chiusura dell’inchiesta giudiziaria a suo tempo aperta nei suoi confronti, di suo padre e Fedele Confalonieri dalla procura di Milano, ha dichiarato: «Così si vuole colpire mio padre».
Ci risiamo! Dichiarazioni che conosciamo a memoria e che, purtroppo, si davano già per scontate. Così come si dava per scontata la canea scatenatasi tra innocentisti e colpevolisti, tra i politici pro e contro, che vedono nelle conclusioni dell’inchiesta l’ennesimo e intollerabile attacco al premier.
Addirittura un quotidiano del nord invita oggi alla mobilitazione di piazza per tutelare il diritto di Berlusconi di governare secondo i suffragi del corpo elettorale, sebbene non entri nel merito né delle nuove accuse mosse a carico del premier e suo figlio né, in buona sostanza, evidenzi una qualche contezza dei fatti di cui si parla. Analogamente al quotidiano in questione ha fatto Casini, leader dell’UDC, che facendo eco alle dichiarazioni dei soliti Gasparri, La Russa, Cicchitto, Capezzone, Alfano e tutta la truppa a presidio dell’impunità di un capo del governo eponimo di un’arroganza senza pari, non ha esitato ad affermare che si tratta di un reiterato atto di persecuzione della magistratura nei confronti di quell'anima pia del Cavaliere.
Com’è stato osservato da parecchi «qualsiasi iniziativa della magistratura nei confronti di Berlusconi and family o dei loro gruppi finanziari, viene presa come esempio di intimidazione personale e/o politica. Ma per caso non saranno queste dichiarazioni a voler intimidire i magistrati?»
Il quesito ci pare assai fondato. Anzi c’è da ritenere che la disperata ricerca di una via d’uscita dal ginepraio d’imputazioni che il valente capo del governo si è guadagnato nel corso della sua vita imprenditoriale, - che nulla ha a che vedere con la sua recente attività politica, inventata ad arte, in assenza definitiva di padrini, per garantirgli intanto un’immunità parlamentare e, poi, l’elaborazione di un percorso legislativo per tirarsi fuori dai guai definitivamente.
Naturalmente ipocriti, bugiardi, galoppini, burattini e tutta la corte dei miracoli di sedicenti perbenisti, garantisti, intellettuale, eccetera di cui si è circondato a suon di milionari compensi il grande imprenditore e politico per opportunismo Berlusconi non fanno che latrare dalla mattina alla sera nei confronti di chiunque si avvicini al proprio padrone, esattamente come farebbe la più fedele delle mute. Ma da qui a sostenere aprioristicamente che il loro boss è senza macchia nonché vittima di un sistema giudiziario che, guarda caso, è solo nei suoi confronti che mette a nudo tutte le sue insufficienze, francamente, appare un paradosso inaccettabile.
Se il signor Berlusconi, abbandonando ogni reticenza sospetta e di comodo, magari chiedendo la presenza di qualche osservatore dell’ONU o del tribunale internazionale per la tutela dei diritti dell’uomo comìè d'uso nei paesi sottosviluppati, si decidesse per una volta a farsi processare, magari riuscirebbe a convincere qualche indeciso della sua buona fede e dei suoi timori. Altrimenti abbia il pudore di smetterla con il ricorso al solito disco rotto della persecuzione, che adesso fa cantare persino alla figlia Marina e, ultimo, a Pier Silvio, che con colpo di teatro degno delle sceneggiate dell’illustre genitore ha dichiarato alla stampa: «Ho appreso con stupore ma con grande tranquillità la notizia dell'inserimento del mio nome nelle indagini sui diritti cinematografici. La tranquillità nasce dal fatto che so come lavoriamo, sia io personalmente sia tutta Mediaset. So quanto scrupolo Mediaset pone nel controllare i costi e quale sforzo è quotidianamente messo in atto per dare il massimo ai nostri tanti azionisti. E tutto questo è assolutamente evidente nei bilanci Mediaset. Per cui mi fa quasi sorridere che proprio io sia stato coinvolto in un'inchiesta in cui si parla di costi gonfiati, fondi neri e irregolarità fiscali. Tuttavia questo non riduce l'amarezza di vedere di nuovo la volontà di colpire mio padre con qualunque pretesto. E la mia impressione è che anch'io, da ieri, sia stato inserito in questo meccanismo». - ha detto ancora Piersilvio Berlusconi - «Come cittadino e come imprenditore (sic!, ndr) non posso accettare tale sistema, ma voglio che tutti sappiano che essere stato scaraventato in questa bagarre non mi spaventa affatto e anzi mi fa sentire ancora più vicino a mio padre. In tutto e per tutto».
Crediamo che a nessuno sia sfuggito il messaggio non solo di auto assoluzione ma anche di probabile attualità parlamentare: si è tirati in ballo non tanto perché presuntivamente delinquenti, ma perché si è figli di qualcuno che conta e, dunque, la deriva verso la cultura mafiosa che sta impadronendosi anche della magistratura, impone una sorta di trasversatilità, di vendetta che deve colpire congiunti e amici di colui che è sotto attacco. Incredibile!
Francamente e per quanto ci si sia abituati a sentire corbellerie demenziali di ogni sorta la tesi del rampollo Berlusconi appare assai ardita, per non definirla più convenientemente in modo appropriato ma inopportuno, anche se c’è da credere che qualche buontempone, non necessariamente avvinazzato, - magari dopo aver consumato un panino e mortadella in parlamento, - o in preda a particolare esaltazione, prenderà sul serio la battuta e suggerirà il varo di una legge che renda immuni da conseguenze giudiziarie anche i familiari, gli amici e, possibilmente, tutta la servitù del premier.
Straordinariamente e senza colpo ferire, saremo passati dalla dittatura strisciante alle più oscurantistiche monarchie assolute della storia dell’uomo.
Amen!
Addirittura un quotidiano del nord invita oggi alla mobilitazione di piazza per tutelare il diritto di Berlusconi di governare secondo i suffragi del corpo elettorale, sebbene non entri nel merito né delle nuove accuse mosse a carico del premier e suo figlio né, in buona sostanza, evidenzi una qualche contezza dei fatti di cui si parla. Analogamente al quotidiano in questione ha fatto Casini, leader dell’UDC, che facendo eco alle dichiarazioni dei soliti Gasparri, La Russa, Cicchitto, Capezzone, Alfano e tutta la truppa a presidio dell’impunità di un capo del governo eponimo di un’arroganza senza pari, non ha esitato ad affermare che si tratta di un reiterato atto di persecuzione della magistratura nei confronti di quell'anima pia del Cavaliere.
Com’è stato osservato da parecchi «qualsiasi iniziativa della magistratura nei confronti di Berlusconi and family o dei loro gruppi finanziari, viene presa come esempio di intimidazione personale e/o politica. Ma per caso non saranno queste dichiarazioni a voler intimidire i magistrati?»
Il quesito ci pare assai fondato. Anzi c’è da ritenere che la disperata ricerca di una via d’uscita dal ginepraio d’imputazioni che il valente capo del governo si è guadagnato nel corso della sua vita imprenditoriale, - che nulla ha a che vedere con la sua recente attività politica, inventata ad arte, in assenza definitiva di padrini, per garantirgli intanto un’immunità parlamentare e, poi, l’elaborazione di un percorso legislativo per tirarsi fuori dai guai definitivamente.
Naturalmente ipocriti, bugiardi, galoppini, burattini e tutta la corte dei miracoli di sedicenti perbenisti, garantisti, intellettuale, eccetera di cui si è circondato a suon di milionari compensi il grande imprenditore e politico per opportunismo Berlusconi non fanno che latrare dalla mattina alla sera nei confronti di chiunque si avvicini al proprio padrone, esattamente come farebbe la più fedele delle mute. Ma da qui a sostenere aprioristicamente che il loro boss è senza macchia nonché vittima di un sistema giudiziario che, guarda caso, è solo nei suoi confronti che mette a nudo tutte le sue insufficienze, francamente, appare un paradosso inaccettabile.
Se il signor Berlusconi, abbandonando ogni reticenza sospetta e di comodo, magari chiedendo la presenza di qualche osservatore dell’ONU o del tribunale internazionale per la tutela dei diritti dell’uomo comìè d'uso nei paesi sottosviluppati, si decidesse per una volta a farsi processare, magari riuscirebbe a convincere qualche indeciso della sua buona fede e dei suoi timori. Altrimenti abbia il pudore di smetterla con il ricorso al solito disco rotto della persecuzione, che adesso fa cantare persino alla figlia Marina e, ultimo, a Pier Silvio, che con colpo di teatro degno delle sceneggiate dell’illustre genitore ha dichiarato alla stampa: «Ho appreso con stupore ma con grande tranquillità la notizia dell'inserimento del mio nome nelle indagini sui diritti cinematografici. La tranquillità nasce dal fatto che so come lavoriamo, sia io personalmente sia tutta Mediaset. So quanto scrupolo Mediaset pone nel controllare i costi e quale sforzo è quotidianamente messo in atto per dare il massimo ai nostri tanti azionisti. E tutto questo è assolutamente evidente nei bilanci Mediaset. Per cui mi fa quasi sorridere che proprio io sia stato coinvolto in un'inchiesta in cui si parla di costi gonfiati, fondi neri e irregolarità fiscali. Tuttavia questo non riduce l'amarezza di vedere di nuovo la volontà di colpire mio padre con qualunque pretesto. E la mia impressione è che anch'io, da ieri, sia stato inserito in questo meccanismo». - ha detto ancora Piersilvio Berlusconi - «Come cittadino e come imprenditore (sic!, ndr) non posso accettare tale sistema, ma voglio che tutti sappiano che essere stato scaraventato in questa bagarre non mi spaventa affatto e anzi mi fa sentire ancora più vicino a mio padre. In tutto e per tutto».
Crediamo che a nessuno sia sfuggito il messaggio non solo di auto assoluzione ma anche di probabile attualità parlamentare: si è tirati in ballo non tanto perché presuntivamente delinquenti, ma perché si è figli di qualcuno che conta e, dunque, la deriva verso la cultura mafiosa che sta impadronendosi anche della magistratura, impone una sorta di trasversatilità, di vendetta che deve colpire congiunti e amici di colui che è sotto attacco. Incredibile!
Francamente e per quanto ci si sia abituati a sentire corbellerie demenziali di ogni sorta la tesi del rampollo Berlusconi appare assai ardita, per non definirla più convenientemente in modo appropriato ma inopportuno, anche se c’è da credere che qualche buontempone, non necessariamente avvinazzato, - magari dopo aver consumato un panino e mortadella in parlamento, - o in preda a particolare esaltazione, prenderà sul serio la battuta e suggerirà il varo di una legge che renda immuni da conseguenze giudiziarie anche i familiari, gli amici e, possibilmente, tutta la servitù del premier.
Straordinariamente e senza colpo ferire, saremo passati dalla dittatura strisciante alle più oscurantistiche monarchie assolute della storia dell’uomo.
Amen!
(nella foto, il sedicente imprenditore Pier Silvio Berlusconi)
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