La manovra equa di Berlusconi e Tremonti
Domenica, 30 maggio 2010
A prima vista più che una manovra quella del governo sembra essere una vera e propria sbandata senza controllo, il cui risultato rischia di concretizzarsi in un fragoroso schianto sul muretto a bordo strada.
Colpi di mannaia alla cieca contro Regioni, Comuni e cittadini, accompagnati dalla falsa promessa che non saranno messe le mani nelle tasche della gente, - quasi che i proventi sperati dall’iniquo provvedimento non dovessero provenire dalle lacrime e dal sangue che dovranno versarsi sotto forma di tagli alle retribuzioni, scippi vergognosi al sistema previdenziale e compressione di servizi, per i quali non occorre certo grande fantasia per immaginare una lievitazione dei tributi locali per lasciarne invariato il livello.
Ma di chi non ha il coraggio neanche per ammettere il proprio fallimento e dimettersi, almeno per salvare la dignità, sempre che ne conservi un barlume, non ci si poteva aspettare diversamente, se non un coacervo di misure canaglia destinate a gravare sul groppone degli Italiani, impoverendo chi è già povero e lasciando pressoché intatto il tenore di vita delle iene avvezze a rimpinguarsi con i resti dei propri simili e della casta dei mandarini che gozzovigliano nelle serre di Montecitorio e di palazzo Madama.
Sì, perché se non mettere le mani nelle tasche dei cittadini è affermazione vera, è altrettanto vero che trattasi di enunciato parziale, in quanto manca l’indicazione della serie dei cittadini che resteranno indenni dalle nuove trovate di Berlusconi, Tremonti e soci. Cittadini di serie B, non certo quelli di serie A cui è costantemente rivolta l’attenzione dei governanti in carica.
Quel Tremonti che, il giorno dopo dall’essersi diffuso lo scoop su un taglio del 5% dei ricchi appannaggi di onorevoli (non si capisce ormai per chi!) e senatori, aveva tuonato da Bruxelles che quell’ipotesi non sarebbe stata che l’aperitivo. E in effetti, in questo, il valente ministro ha mantenuto la promessa, dato che i tagli previsti per questo folto gruppo di parassiti, nei fatti, si equivale al taglio di un aperitivo, salatini compresi. D’altra parte i tapini hanno fatto sapere che non solo tengono famiglia, - in qualche caso, tra escort, massaggiatrici e cortigiane compiacenti, più di una, - ma anche il mutuo: ma ve l’immaginate la povera Carfagna, con un mutuo di 4.000 euro al mese per la modesta soffitta acquistata a Roma, come avrebbe potuto campare se avesse dovuto subire un taglio del 5% sulla modesta paga di parlamentare e di ministro pari a oltre 20.000 euro mensili?
E lo sfortunato Orlando? Stipendio da senatore e pensione da 8.000 euro della Regione siciliana, seguito da Strano, parlamentare indagato e beneficiario di 3.000 euro di pensione: ma con quale soldi si sarebbe potuto comprare il prossimo panino e mortadella per banchettare in parlamento dopo aver subito il taglio minacciato da Tremonti?
La verità vera e incontrovertibile è che siamo un popolo vomitevole, disposto a subire ogni sorta d’angheria ci venga perpetrata dal potere, incapaci di scendere in piazze e strade e far sentire lo sdegno e la rabbia contro un sistema osceno oltre ogni tolleranza umana. Un popolo che conta categorie di lavoratori, come i pubblici dipendenti, diventati lo zimbello del proprio datore di lavoro, al punto da subire passivamente non solo gli insulti di un ministro caricatura di se stesso come Brunetta, ma di accettare con qualche timido rimbrotto tagli di stipendio, pensione e liquidazione in nome di un risanamento dei conti e con la giustificazione che, per ciò che danno come produttività, guadagnano già troppo. Nessuno che si lasci sfiorare dal dubbio che se la latrina di casa è sporca e maleodorante ciò dipende dal padrone di casa che non provvede alla sua pulizia e non certo dagli ospiti che occasionalmente se ne servono. Se la pubblica amministrazione è allo sfascio ciò non dipende dall’indolenza dei suoi addetti, ma dall’incapacità di gestire, palesata negli anni, da un alternarsi di responsabili gaglioffi e dediti al nepotismo e alla clientela, attenti più al consenso ad ogni costo che a gestire anche con lo scudiscio un sistema andato lentamente e inesorabilmente alla deriva.
E di questo squallore morale, che ormai coinvolge tutti i gangli della vita del Paese, è un chiaro esempio su tutti lo spettacolo offerto in questi giorni dalla magistratura, che ha fatto sentire la propria voce risentita contro i tagli programmati, mentre non ha mostrato la stessa animosità per contestare le norme allo studio per inibire le intercettazioni, per tutelare i mafiosi o per impedire che la stampa faccia il proprio dovere nello svelare la verità sui bassi traffici della casta. No, questi mesti membri di una curia equivoca protestano per il blocco delle loro retribuzioni, ma nulla hanno da ridire sulle gravissime carenze d’organico che trascinano le cause per decenni con altrettanto gravissimo danno per la collettività.
Comunque, a sentir Berlusconi, - che ci tiene a precisare ossessivamente che non si metteranno le mani nelle tasche della gente, - la manovra ci è stata imposta dall’Europa. Come dire, non era necessaria, anzi tutt’altro. Però quei cattivoni di Bruxelles se la son presa con il Belpaese, che ha sempre dato un fulgido esempio di rigore, - specialmente da quando c’è al governo lui, - e, dunque, non v’era via d’uscita. Inoltre, ha pure precisato, lui non ha il potere, sfilatogli di mano da gerarchi e sottoposti, lasciando intendere che, se quel potere avesse avuto, avrebbe di certo fatto cosa ben diversa: magari avrebbe spartito l’harem, in omaggio ad uno dei suoi slogan “più gnocca per tutti” . Lui, invece, è come il mitico re travicello caduto ai ranocchi, - ma non ci chiarisce le ragioni per le quali si sia abbarbicato alla sedia che da tempo occupa.
Chissà, forse con un gesto di buona volontà basterebbe che il parlamento si decidesse a rilasciargli un salvacondotto per liberarci della sua esiziale presenza e poter guardare con un pizzico di speranza in avanti. Nel frattempo, vogliamo augurarci con somma gioia di chi gli ha dato il voto, godiamoci l’ennesima macelleria sociale che amorevolmente ci hanno preparato i suoi gerarchi.
(nella foto, un dipendente pubblico dopo le misure Tremonti-Berlusconi)
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