sabato, ottobre 09, 2010

La Russa e gli sciacalli

Sabato, 9 ottobre 2010
Cosa autorizzi l’animosità del ministro La Russa quando parla di sciacallaggio a proposito della critiche levatesi da più parti sulla presenza militare italiana in Afghanistan non è dato sapere.
Evidentemente al titolare della Difesa, che di sciacalli se ne deve intendere visto che è così pronto a riconoscerli e ad etichettare con questo termine coloro che levano le voci contro l’assurda avventura mediorientale in cui s’è imbarcata l’Italia, dà fastidio che davanti a quattro nuovi morti, quattro ragazzi mandati in missione in terre infide e lontane, ci sia un opinione pubblica stanca di assistere al vano massacro di giovani vite, sacrificate per difendere una patria che non conoscevano, non era la loro e di cui certamente non importava nulla.
Ma lo sciovinismo del ministro conta molto di più della vita dei disgraziati in missione in Afghanistan. Conta molto di più che nei consessi guerrafondai internazionali ci sia qualcuno che gli stringa la mano e faccia omaggio al suo esaltato d’orgoglio riconoscendogli gratitudine per il contributo profuso ad una guerra di cui persino a lui è probabile non importi nulla. D’altra parte lui non è né al fronte né nelle immediate vicinanze dei luoghi nei quali c’è il rischio concreto di restare impallinati e dalla stanza dei bottoni è cosa rilassante fare una divertente partitella a risiko.
Chissà quale sarebbe stata la reazione del ministro se al posto di uno di quei quattro ragazzi ci fosse stato uno dei suoi figli, magari il valoroso Geronimo. Ma la domanda è solo retorica. Il prode Geronimo è in tutt’altre faccende affaccendato, viaggia tra la Premafin di Milano e l’Aci di Roma per assolvere i meritati impegni che gli sono riccamente piovuti come una lotteria sul capoccione e lo stress cui sarà soggetto, sebbene di natura diversa, ci si può giurare sopra, sarà del tutto pari a quello che subiscono i giovani in divisa che scorrazzano per i deserti afghani a caccia di terroristi armati. E rischi non sono diversi, beccarsi una pallottola o saltare su una mina non s’equivale all’alea di un qualunque volo aereo da Milano a Roma e viceversa?
Ogni professione implica rischi cui è difficile sottrarsi, lo testimoniano gli edili e i tanti morti sul lavoro, che non saranno in guerra con tanto di moschetto e baionetta, ma ci lasciano le penne come le mosche sotto lo spray insetticida. E lì non ci sono talebani, ma spietati padroni assassini, che pur di risparmiare qualche centesimo se ne fregano della sicurezza.
Ma questi sono morti di seconda categoria, non fanno notizia, non difendevano la patria o il prestigio d’un ministro. Per loro un ipocrita cordoglio senza funerali di stato, che dato il numero costringerebbe l’attento Tremonti a chissà quali vigorosi giri di vite sulle spese di ceri e corone gravanti sul bilancio dello stato.
Dunque, chi critica e reclama il rientro definitivo delle nostre truppe è uno sciacallo, mentre chi si costruisce da una comoda poltrona e dietro ad una suntuosa scrivania visibilità e potere è un eroe, uno cui il cuore rischia di frantumarsi ogni momento per la trepidante ansia con la quale segue le vicende e i rischi di quanti ha inviato ad impartire in armi raffinatissime lezioni di democrazia a quattro selvaggi senza morale e religione.
Sembra quasi di risentire le folli eresie di quel miserabile signore in fez, che pur di dimostrare la virilità esibiva i testicoli al mondo, sterminando beduini e a minacciando di spezzare le reni agli Inglesi, salvo poi doversi dare alla fuga e finire attaccato per i piedi esposto al pubblico ludibrio.
Davanti a queste ridicole esibizioni di autoesaltazione e di disprezzo per la pelle altrui, ci si rende conto di quanto sia diffuso il vezzo di professarsi gay ostentando le terga altrui.

(nella foto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che non è chiaro se sia stato colpito da un colpo di sonno o dalla disperazione per le ennesime morti di soldati italiani innocenti in Afghanistan)

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

"quattro ragazzi mandati in missione in terre infide e lontane, ci sia un opinione pubblica stanca di assistere al vano massacro di giovani vite, sacrificate per difendere una patria che non conoscevano, non era la loro e di cui certamente non importava nulla"???
Avrei alcune osservazioni da fare:
1° - i ragazzi CHIEDONO di essere inviati in missione, non vengono obbligati a partire!
2° - Sanno perfettamente cosa rischiano (e per questo vengono pagati molto di più dei loro colleghi che rimangono comodi in Italia)
3°- ci vanno da SOLDATI e, per definizione, sono addestrati a combattere.
4° - sicuramente SETONY avrà svolto il servizio civile anziché quello militare, magari all'interno di qualche associazione/cooperativa senza nemmeno sapere cosa significhi essere addestrato a combattere.

LUKE

lun ott 11, 05:41:00 PM CEST  
Blogger setony ha detto...

Caro Luke, non ho mai detto che i militari che vanno in missione ci vadano gratis e che non siano coscienti dei rischi che corrono o che non siano addestrati: hanno scelto quel mestiere con tutto ciò che implica.
M'è sembrato doveroso non fare alcun riferimento all'aspetto venale che soggiace alla scelta d'andare in missione per non mancare di rispetto a chi comunque ha perso la vita. In ogni caso ti sfugge un particolare: volontari ben pagati sì, ma quando non si raggiungono i numeri non c'è volontariato che tenga, sono militari e debbono obbedire.
In ogni cso, ho massimo rispetto della vita di chiunque, a maggior ragione di chi fatalmente la sacrifichi sul lavoro e per il lavoro.
Quel che è insopportabile è che i nostri politici speculino sulla vita di questi ragazzi raccontando che "difendono la patria" o che sono "caduti per la libertà": l'Afghanistan non è la nostra patria e la nostra libertà dovremmo cominciare a difenderla già a casa nostra, visto che non mi pare con i tempi che corrono abbiamo legittimità per dare lezioni di democrazia a nessuno. .... in quanto al militare, ho avuto il pregio d'avere un padre militare, che ha servito la patria per ben 42 anni. Ho ricevuto un'educazione militare ed ho imparato ad avere profondo rispetto per ciò che i militari fanno in grande silenzio. Ma ciò non significa che accetterò mai d'esser servo della cultura dominante e delle emozioni che tenta di costruire a proprio uso e consumo. Lo sarò invece delle mie idee e della mia libera coscienza, che non richiede alcun addestramento all'uso delle armi.

gio ott 14, 05:14:00 PM CEST  

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page