La morale del Caimano
Domenica, 28 novembre 2010
Parlare di vergogna a certi personaggi è come parlare di castità alle escort così di moda di questi tempi.
Il presidente del consiglio non sa neanche cosa sia la vergogna: Mangano è stato un eroe, Cosentino un uomo specchiato, Verdini un galantuomo. E che nessuno gli chieda di Dell’Utri, il noto senatore bibliografo, nonché amico e consigliere personale, ispiratore di tante avventure intraprese da Berlusconi, che c'è da star certi non esiterebbe a definirle un fedele onest’uomo e un grande interprete della cultura contemporanea.
Nel mazzo degli uomini cristallini, - ma sicuramente in questo caso sarebbe più appropriato parlare anche di donne, - ci sono anche Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, e la di lui consorte Marina Grossi, e amministratore delegato di Selex Sistemi Integrati, società della galassia della finanziaria pubblica. La questione è che entrambi sono indagati per una presunta attività di riciclaggio, che ruota attorno all'acquisizione della società Digint da parte dell'imprenditore Gennaro Mokbel, - ancora non assurto agli onori dell'altare, ma poco ci manca, - indagine che nelle ultime ore s’è allargata a macchia d’olio e che vede adesso coinvolti anche i vertici dell’ENAV, l’ente per l’aviazione civile, per una storia di appalti sospetti, affidati senza gara pubblica, e sovrafatturazioni per la creazioni di fondi neri.
«Mi auguro» - ha detto il premier - «che queste indagini portino a nulla come sono convinto che sia. Sarebbe suicida che un Paese proceda contro chi costituisce elemento della propria forza.......Finmeccanica ha recentemente siglato un accordo commerciale con la Confederazione Russa del valore di oltre un miliardo di euro....», che ha già sentito l’irrefrenabile necessità di far saper agli Italiani che lui e il suo governo hanno già assolto gli eventuali manigoldi che l’indagine dovesse svelare.
Ma è qua che si conferma il senso squallido della morale che anima il sedicente grande statista Silvio Berlusconi, il Caimano dai denti aguzzi e seghettati che non sa cosa sia lo scrupolo. La tesi è straordinariamente intuitiva, un sillogismo perfetto adatto per tutte le situazioni. Guarguaglini e soci gestiscono i vertici di importantissime società pubbliche d’interesse notevole per l’economia italiana e, pertanto, è assurdo che quattro magistrati, - non l’ha detto, ma certamente lo pensa, - comunisti procedano «contro chi costituisce la forza del Paese». E’ superfluo sottolineare che il ruolo di amministratore di una società vitale per l’economia dovrebbe garantire a qualsiasi delinquente la più assoluta impunità, la licenza di ladrare, di corrompere, d'arricchirsi indebitamente e qualunque altra ribalderia gli venga in mente.
La tesi, ancorché inammissibile sul piano della decenza, - visto che chi gestisce cosa pubblica dovrebbe avere il dovere supplementare di dare buona prova di onestà e trasparenza nell’utilizzo del denaro dei contribuenti, - è semplicemente scandalosa sul piano della logica, che, se applicata in modo generale, implicherebbe un’immediata presentazione di scuse ai tanti Barabba che hanno infestato l’esistenza e il vivere civile del Paese. Dai Gava ai Poggiolini, dai Consorte ai Gardini e così via.
Ma è qui che, se non si fosse ancora colto, scatta il sillogismo perverso. Il presidente del consiglio è da molto tempo nel mirino della magistratura per le innumerevoli operazioni poco limpide compiute per il tramite delle aziende che possiede, aziende che, - senza volerci soffermare sulle ragioni e le note vicissitudini, - sono divenute veri e propri pilastri del nostro sistema economico per redditività e i posti di lavoro che hanno messo in gioco. In questa prospettiva l’assoluzione incondizionata e preventiva dei personaggi oggetto dell’inchiesta Finmeccanica costituisce l’automatico movente per analoga assoluzione senza processo (inutile e superfluo) al Berlusconi imprenditore, che se ha commesso reati l’avrebbe fatto esclusivamente per il bene del Paese.
Francamente questo modo di pensare, peraltro dalle sortite di fiancheggiamento, condiviso anche da quella testa fine di Paolo Romani, neo-ministro dello Sviluppo Economico, ci pare semplicemente scandaloso se non addirittura figlio d’una concezione d’osteria del diritto e della legge, concezione che rendono sempre più evidente la pericolosità di questi personaggi in cariche istituzionali dall’alto delle quali potrebbero farsi tentare di qualunque corbelleria pur d’imporre il loro perverso punto di vista.
Quella di Berlusconi e del suo clan è una morale inaccettabile, è la morale in base alla quale anche Riina e Provenzano avrebbero diritto all’assoluzione, in quanto vertici di un’organizzazione che fattura miglia di miliardi e dà lavoro a schiere di “onesti operatori del crimine” che non avrebbero altrimenti opportunità d’occupazione alternativa. Un’organizzazione che con il riciclaggio in appalti pubblici, costruzioni, finanza e attività bancarie, s’innesta nello zoccolo duro dell’economia del Paese e contribuisce in qualche misura a migliorare la performance del PIL.
L’altro giorno, nel corso di un’intervista, l’ex governatore della Regione veneta, Giancarlo Galan, oggi ministro del governo Berlusconi, ha avuto l’ardire d’affermare che questo governo è stato il migliore della storia d’Italia (sic!), almeno sino a una certa data, s'è corretto mandando la palla in corner. Davanti a queste affermazioni di macabra comicità non ci si deve scandalizzare, non va infatti trascurato che Galan è veneto, regione nella quale “l’ombreta de vin bianco” è un ricorrente complemento nella vita quotidiana, come il caffè per tanti altri Italiani.
(nella foto, il ministro Giancarlo Galan, che non avrà disdegnato un buon bicchiere insieme con il cibo)
Il presidente del consiglio non sa neanche cosa sia la vergogna: Mangano è stato un eroe, Cosentino un uomo specchiato, Verdini un galantuomo. E che nessuno gli chieda di Dell’Utri, il noto senatore bibliografo, nonché amico e consigliere personale, ispiratore di tante avventure intraprese da Berlusconi, che c'è da star certi non esiterebbe a definirle un fedele onest’uomo e un grande interprete della cultura contemporanea.
Nel mazzo degli uomini cristallini, - ma sicuramente in questo caso sarebbe più appropriato parlare anche di donne, - ci sono anche Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, e la di lui consorte Marina Grossi, e amministratore delegato di Selex Sistemi Integrati, società della galassia della finanziaria pubblica. La questione è che entrambi sono indagati per una presunta attività di riciclaggio, che ruota attorno all'acquisizione della società Digint da parte dell'imprenditore Gennaro Mokbel, - ancora non assurto agli onori dell'altare, ma poco ci manca, - indagine che nelle ultime ore s’è allargata a macchia d’olio e che vede adesso coinvolti anche i vertici dell’ENAV, l’ente per l’aviazione civile, per una storia di appalti sospetti, affidati senza gara pubblica, e sovrafatturazioni per la creazioni di fondi neri.
«Mi auguro» - ha detto il premier - «che queste indagini portino a nulla come sono convinto che sia. Sarebbe suicida che un Paese proceda contro chi costituisce elemento della propria forza.......Finmeccanica ha recentemente siglato un accordo commerciale con la Confederazione Russa del valore di oltre un miliardo di euro....», che ha già sentito l’irrefrenabile necessità di far saper agli Italiani che lui e il suo governo hanno già assolto gli eventuali manigoldi che l’indagine dovesse svelare.
Ma è qua che si conferma il senso squallido della morale che anima il sedicente grande statista Silvio Berlusconi, il Caimano dai denti aguzzi e seghettati che non sa cosa sia lo scrupolo. La tesi è straordinariamente intuitiva, un sillogismo perfetto adatto per tutte le situazioni. Guarguaglini e soci gestiscono i vertici di importantissime società pubbliche d’interesse notevole per l’economia italiana e, pertanto, è assurdo che quattro magistrati, - non l’ha detto, ma certamente lo pensa, - comunisti procedano «contro chi costituisce la forza del Paese». E’ superfluo sottolineare che il ruolo di amministratore di una società vitale per l’economia dovrebbe garantire a qualsiasi delinquente la più assoluta impunità, la licenza di ladrare, di corrompere, d'arricchirsi indebitamente e qualunque altra ribalderia gli venga in mente.
La tesi, ancorché inammissibile sul piano della decenza, - visto che chi gestisce cosa pubblica dovrebbe avere il dovere supplementare di dare buona prova di onestà e trasparenza nell’utilizzo del denaro dei contribuenti, - è semplicemente scandalosa sul piano della logica, che, se applicata in modo generale, implicherebbe un’immediata presentazione di scuse ai tanti Barabba che hanno infestato l’esistenza e il vivere civile del Paese. Dai Gava ai Poggiolini, dai Consorte ai Gardini e così via.
Ma è qui che, se non si fosse ancora colto, scatta il sillogismo perverso. Il presidente del consiglio è da molto tempo nel mirino della magistratura per le innumerevoli operazioni poco limpide compiute per il tramite delle aziende che possiede, aziende che, - senza volerci soffermare sulle ragioni e le note vicissitudini, - sono divenute veri e propri pilastri del nostro sistema economico per redditività e i posti di lavoro che hanno messo in gioco. In questa prospettiva l’assoluzione incondizionata e preventiva dei personaggi oggetto dell’inchiesta Finmeccanica costituisce l’automatico movente per analoga assoluzione senza processo (inutile e superfluo) al Berlusconi imprenditore, che se ha commesso reati l’avrebbe fatto esclusivamente per il bene del Paese.
Francamente questo modo di pensare, peraltro dalle sortite di fiancheggiamento, condiviso anche da quella testa fine di Paolo Romani, neo-ministro dello Sviluppo Economico, ci pare semplicemente scandaloso se non addirittura figlio d’una concezione d’osteria del diritto e della legge, concezione che rendono sempre più evidente la pericolosità di questi personaggi in cariche istituzionali dall’alto delle quali potrebbero farsi tentare di qualunque corbelleria pur d’imporre il loro perverso punto di vista.
Quella di Berlusconi e del suo clan è una morale inaccettabile, è la morale in base alla quale anche Riina e Provenzano avrebbero diritto all’assoluzione, in quanto vertici di un’organizzazione che fattura miglia di miliardi e dà lavoro a schiere di “onesti operatori del crimine” che non avrebbero altrimenti opportunità d’occupazione alternativa. Un’organizzazione che con il riciclaggio in appalti pubblici, costruzioni, finanza e attività bancarie, s’innesta nello zoccolo duro dell’economia del Paese e contribuisce in qualche misura a migliorare la performance del PIL.
L’altro giorno, nel corso di un’intervista, l’ex governatore della Regione veneta, Giancarlo Galan, oggi ministro del governo Berlusconi, ha avuto l’ardire d’affermare che questo governo è stato il migliore della storia d’Italia (sic!), almeno sino a una certa data, s'è corretto mandando la palla in corner. Davanti a queste affermazioni di macabra comicità non ci si deve scandalizzare, non va infatti trascurato che Galan è veneto, regione nella quale “l’ombreta de vin bianco” è un ricorrente complemento nella vita quotidiana, come il caffè per tanti altri Italiani.
(nella foto, il ministro Giancarlo Galan, che non avrà disdegnato un buon bicchiere insieme con il cibo)
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