Finalmente s’è toccato il fondo
Venerdì, 31 dicembre 2010
Nichi Vendola cade dalle scale durante un’incursione di quattro imbecilli del PdL decisi a molestarlo con schiamazzi e il mondo politico gli esprime solidarietà, non fosse perché questo metodo di contestazione di un avversario politico non può far parte della prassi.
Ben si sa da sempre che questa solidarietà, comunque, è spesso di facciata e poco esprime i veri sentimenti di chi la rilascia. Anzi, generalmente serve solo da piccolo palcoscenico per chi cerca visibilità a basso costo, giusto per dare il proprio nome alle prime pagine di qualche giornale, ma in realtà poco importa al dichiarante che il malcapitato di turno abbia subito danni più o meno tangibili.
In altri termini, sarebbe meglo in certe occasioni tacere e così far venire meno la propria solidarietà finta e di maniera, piuttosto che approfittare di quelle occasioni per esprimere melensi discorsi di partecipazione o, pegio ancora, utilizzare questi eventi per infierire scioccamente sugli avversari.
Così se Vendola dichiara all’indomani dello stupido episodio: «Ieri notte giovani del Pdl hanno pensato bene di venire a molestare il presidente della Regione a casa sua immaginando che l'abitazione privata possa essere una specie di protesi della lotta politica», non è certamente ammissibile che un manipolo d’idioti della Lega, capeggiati Andrea Tomasini, coordinatore provinciale di quel partito a Varese, che era alla conduzione di una diretta su Radio Padania, abbia chiesto al telefono a Marco Pinti, consigliere provinciale della Lega varesina: «Novità?», e questi abbia risposto: «Ho sentito al telegiornale che Nichi Vendola è caduto dalle scale». E in studio si ride. Conclusione: «Purtroppo non ha avuto danni permanenti».
Ancorché mascherata da finta ironia, la battuta non è affatto infelice, ma è la conferma dello squallore morale ed etico che alligna tra i dementi che siedono in quella forza politica, la cui istigazione alla violenza ed alla denigrazione volgare degli avversari è prassi ormai consolidata.
Naturalmente i quattro mentecatti in onda, seguendo l’eterna regola di vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, sorvolando sul palo che ingombra il loro, avrebbero di certo trovato molto da ridire e poco da ridere se analogo augurio, magari coronato da speranza di felice e rapido trapasso, fosse stato al tempo inviato all’esagitato cafone di Cassano Magnago, quel Umberto Bossi che fu colpito da ictus qualche anno fa e, ciò nonostante, continua ad ammorbare con la sua presenza e le sue stravaganze maligne il mondo della politica ed il governo del Paese.
Com’è normale per gentaglia priva d’ogni senso di rispetto per la civile convivenza e per le sane regole del rispetto dell’altrui persona, avversari compresi, le disgrazie piovute ai terzi sono sempre un’occasione di giubileo e stupida comicità, mentre persino il rimbeccare di ritorsione ai loro danni è motivo per gridare all’attentato e alla discriminazione.
La sensazione è che fino a quando in questo Paese in rapido e continuo degrado si continuerà a dare spazio a bifolchi senza cervello non ci potranno mai essere le condizioni per un qualsiasi tentativo di normalizzazione, di ritorno alla politica fatta di rispetto e di proposte contro quella usuale di insulti e slogan.
E’ il venir meno di queste regole non scritte che ha determinato una condizione in cui oramai l’odio e il disprezzo sovrastano il dibattere e il contrastare, una cultura nella quale quando s’è a corto d’argomenti si auspica la morte dell’avversario e, dunque, la risoluzione finale d’ogni imbarazzante problema di confronto.
(nella foto, Marco Pinti, il valente consigliere provinciale della Lega varesina)
Ben si sa da sempre che questa solidarietà, comunque, è spesso di facciata e poco esprime i veri sentimenti di chi la rilascia. Anzi, generalmente serve solo da piccolo palcoscenico per chi cerca visibilità a basso costo, giusto per dare il proprio nome alle prime pagine di qualche giornale, ma in realtà poco importa al dichiarante che il malcapitato di turno abbia subito danni più o meno tangibili.
In altri termini, sarebbe meglo in certe occasioni tacere e così far venire meno la propria solidarietà finta e di maniera, piuttosto che approfittare di quelle occasioni per esprimere melensi discorsi di partecipazione o, pegio ancora, utilizzare questi eventi per infierire scioccamente sugli avversari.
Così se Vendola dichiara all’indomani dello stupido episodio: «Ieri notte giovani del Pdl hanno pensato bene di venire a molestare il presidente della Regione a casa sua immaginando che l'abitazione privata possa essere una specie di protesi della lotta politica», non è certamente ammissibile che un manipolo d’idioti della Lega, capeggiati Andrea Tomasini, coordinatore provinciale di quel partito a Varese, che era alla conduzione di una diretta su Radio Padania, abbia chiesto al telefono a Marco Pinti, consigliere provinciale della Lega varesina: «Novità?», e questi abbia risposto: «Ho sentito al telegiornale che Nichi Vendola è caduto dalle scale». E in studio si ride. Conclusione: «Purtroppo non ha avuto danni permanenti».
Ancorché mascherata da finta ironia, la battuta non è affatto infelice, ma è la conferma dello squallore morale ed etico che alligna tra i dementi che siedono in quella forza politica, la cui istigazione alla violenza ed alla denigrazione volgare degli avversari è prassi ormai consolidata.
Naturalmente i quattro mentecatti in onda, seguendo l’eterna regola di vedere la pagliuzza nell’occhio altrui, sorvolando sul palo che ingombra il loro, avrebbero di certo trovato molto da ridire e poco da ridere se analogo augurio, magari coronato da speranza di felice e rapido trapasso, fosse stato al tempo inviato all’esagitato cafone di Cassano Magnago, quel Umberto Bossi che fu colpito da ictus qualche anno fa e, ciò nonostante, continua ad ammorbare con la sua presenza e le sue stravaganze maligne il mondo della politica ed il governo del Paese.
Com’è normale per gentaglia priva d’ogni senso di rispetto per la civile convivenza e per le sane regole del rispetto dell’altrui persona, avversari compresi, le disgrazie piovute ai terzi sono sempre un’occasione di giubileo e stupida comicità, mentre persino il rimbeccare di ritorsione ai loro danni è motivo per gridare all’attentato e alla discriminazione.
La sensazione è che fino a quando in questo Paese in rapido e continuo degrado si continuerà a dare spazio a bifolchi senza cervello non ci potranno mai essere le condizioni per un qualsiasi tentativo di normalizzazione, di ritorno alla politica fatta di rispetto e di proposte contro quella usuale di insulti e slogan.
E’ il venir meno di queste regole non scritte che ha determinato una condizione in cui oramai l’odio e il disprezzo sovrastano il dibattere e il contrastare, una cultura nella quale quando s’è a corto d’argomenti si auspica la morte dell’avversario e, dunque, la risoluzione finale d’ogni imbarazzante problema di confronto.
(nella foto, Marco Pinti, il valente consigliere provinciale della Lega varesina)
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