mercoledì, marzo 23, 2011

Processo breve, sì a norma salva premier

Mercoledì, 23 marzo 2011
C’è chi passa alla storia per le ragioni nobili, c’è chi passa alla storia per fatti, vicende e azioni che di nobile non hanno assolutamente nulla, ma per aver commesso azioni che rappresentano l'apoteosi dell’ingiustizia e della vergogna. Basta pensare al vile Maramaldo per rendersi conto che la storia, in fondo, non fa che registrare accadimenti e trasferirli ai posteri senza stilare alcuna classifica di meriti o demeriti.
Da oggi in questo infinito libro dei ricordi sarà annoverato anche un distinto signore di Belluno, Maurizio Paniz, di professione avvocato, tra i parlamentari più ricchi di questa miserevole Repubblica, che nelle ultime ore ha immortalato il suo nome accanto ad una delle iniziative più indecenti dell’era moderna: la prescrizione breve per gli ultrasessantacinquenni, cioè per il signor Silvio Berlusconi attualmente sotto processo per il caso Mills.
La Commissione giustizia della Camera, infatti, ha approvato, a maggioranza, la norma taglia-prescrizione per gli incensurati. Durante il voto sugli emendamenti, alla ripresa dei lavori nel pomeriggio, è passato l'emendamento Paniz quattro-bis, che premia chi ha la fedina pulita e allunga i tempi della prescrizione per chi è recidivo. La norma non si applica ai procedimenti in cui è già stata pronunciata sentenza di primo grado. Hanno votato contro Pd, Udc, IdV e Fli, che hanno anche deciso di abbandonare l’aula della Commissione, ritenendo che non vi siano più le condizioni per impedire il passaggio alle Camere di una legge che definire ad personam sarebbe solo un eufemismo. Sì, invece e ovviamente, da Pdl, Lega e gruppo dei sedicenti Responsabili.
L’avvenimento è di una gravità inaudita e dimostra come lo sfacelo delle regole democratiche e dello stato di diritto sia ormai senza alcun freno e che, come ha osservato qualcuno, il processo di ritorno al medioevo delle coscienze, in atto da quando la iattura Berlusconi s’è abbattuta sul Belpaese, sia in fase d’inarrestabile accelerazione.
Di fronte a questi accadimenti, la notizia proprio di ieri, che l'ex presidente israeliano Moshe Katzav è stato condannato a sette anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di stupro, crea malinconia, poiché mette in evidenza l’esistenza di un mondo, che non è il nostro, nel quale c’è ancora il rispetto dei principi d’eguaglianza dei cittadini al cospetto della legge, a prescindere dai ruoli che hanno ricoperto e dal potere che hanno esercitato.
E si badi, l’inaccettabilità della legge approvata in Commissione non sta tanto nel fatto pretestuoso che tanti vorrebbero Silvio Berlusconi condannato in un processo per potersi liberare della schiavitù morale e culturale in cui ha ridotto l’Italia. Questi sono solo argomenti esibiti ad arte da una banda di politicanti truffaldini che mascherano con simili argomentazioni la loro propensione al servilismo becero. I cittadini vorrebbero invece che il loro primo ministro, questo sedicente uomo specchiato e senza macchia, si presentasse davanti ai giudici come qualunque mortale e si facesse giudicare, facendo valere le proprie ragioni e la propria innocenza nelle sedi deputate, anziché tentare di sfuggire con ogni mezzo alle aule dei tribunali dichiarandosi perseguitato politico. E tale persecuzione non può dimostrarsi con la sussistenza dei tanti processi e delle tante inchieste in cui è coinvolto. L’alto numero di procedimenti dimostra, semmai, la propensione alle iniziative borderline di Berlusconi, che non ha mai fatto mistero con arroganza e supponenza esemplari di sentirsi al di sopra della legge e delle pastoie che per queste rappresentano per i suoi affari e la concretizzazione delle sue debolezze.
D’altra parte, un personaggio che ancora oggi, davanti alle sconvolgenti violenze che stanno percorrendo la Libia di Gheddafi, non ha il buon senso ed il buongusto di prendere le distanze da un criminale come il Colonnello, la dice lunga sul concetto di democrazia che lo ispira, così come la proterva ostinazione con la quale s’è abbarbicato alla poltrona di palazzo Chigi travalichi il ricorso alla legittima difesa dell’investitura che gli ha conferito il corpo elettorale.
Paradossalmente, alla luce di queste ulteriori manifestazioni di disprezzo per il Paese e la democrazia, il problema che si pone per il futuro non è quello di imbastire un’efficace interdizione all’operato del suo governo quanto quello di tenere sotto controllo i meccanismi democratici di confronto con una politica folle e squadrista, che così continuando rischia di condurre al crollo delle regole e della tolleranza.
L’Italia proprio in questi giorni festeggia il 150° della sua unificazione in stato unitario, unità voluta dall’iniziativa di drappello di volontari partiti da Quarto e sbarcati a Marsala con l’idea di liberare intere aree del Paese dal giogo dei Borboni e del potere temporale della Chiesa, che avevano ridoto il popolo in miseria e schiavitù. S’illude però chi ritiene che nel terzo millennio non sussistano più le condizioni in Italia per un movimento di popolo che possa con la forza ribaltare assetti politici sgraditi e odiosi, dato che apparentemente non vi sarebbero condizioni di miseria e schiavitù come quelle del tempo dell’impresa garibaldina: la miseria e la schiavitù morale possono essere moventi persino più potenti della fame fisica nel promuovere iniziative tese ad abbattere la tirannia e la sordità dei potenti di turno.

(nella foto, il parlamentare Maurizio Paniz, autore in Commissione giustizia dell'emendamento salva-premier)

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