L’esasperante potere del cialtrone
Martedì, 2 marzo 2011
Da troppo tempo va avanti la squallida storia di Berlusconi e compagni e fingere che il problema non esista non è certo possibile. Un po’ perché, piaccia o meno, questo personaggio è il presidente del consiglio di questo Paese pazzesco; un po’ perché le ribalderie e le cialtronate cui si abbandona impunito e senza ritegno alcuno sono tali da non poter passare inosservate o esenti da una critica severa.
Abbiamo più volte affermato di non avere alcuna debolezza bacchettona o bigotta, né tanto meno abbiamo inclinazioni voyeuristiche, che ci spingono a sbirciare dal buco della serratura nella camera da letto del tristissimo vegliardo per vedere come se la cava con le quattro manze ben pagate – in altri tempi si sarebbe detto troie. Porre la questione sotto questo profilo, come fa il tristissimo vegliardo e i suoi vomitevoli scagnozzi da quando è saltata fuori la storiella delle sue ossessioni sessuali, è puro stravolgimento della verità. Ciò che rileva non è certamente che il poveraccio si arrampichi alla vita e s’illuda di sconfiggere il peso dei suoi 75 anni rincorrendo un po’ di bernarda, quanto il fatto che non si fermi né davanti alla minore età delle troie che frequenta né che imponga ai cittadini di pagarne le prestazioni che gli rendono con un posto in parlamento o in un qualsiasi consiglio provinciale, regionale, comunale o di ente pubblico. E il fatto che finga di non capire che i motivi per i quali la gente è stufa di lui e dell’accozzaglia di squallidi lacché che lo osannano è la cosa che fa lievitare un’irritazione incontenibile, quell’irritazione che, così continuando, porterà ad un moto di popolo alla stregua di quanto sta avvenendo in altri Paesi del Mediterraneo per liberasi di gaglioffi spregevoli ai quali il nostro non ha nulla da invidiare.
Così, mentre l’opinione pubblica esprime una condanna senza appello per le vergognose storielle con la marocchina minorenne Ruby e le manze dell’Olgettina, lui s’inventa l’ennesima persecuzione della magistratura, allargata questa volta a fiancheggiatori insospettabili come il Quirinale e la Corte Costituzionale, che avrebbero fatto un patto per annientarlo dalla geografia della politica e sbatterlo in galera. Peccato che tra mille scuse e abusi, per i quali il comune cittadino sarebbe già da un pezzo a giocare a scacchi a spese dello stato, lui in un tribunale non si sia mai presentato e quando si proclama innocente e oggetto di persecuzione giudiziaria lo fa alla stessa stregua di qualunque stupratore, assassino o ladro sulla cui colpevolezza non sia ancora intervenuta una sentenza di condanna.
Ma il tristissimo vegliardo gode delle guarentigie di un ruolo dall’alto del quale può permettersi, fino a quando la tolleranza lo consentirà, di svillaneggiare il presidente della Repubblica, - troppo zelante con il suo staff nel rispedire al mittente le leggi in odore di illegalità, - la Corte Costituzionale, - nota aggregazione di comunisti, - e persino i cittadini, ai quali pretende d’imbonire una versione pazzesca della vicenda Ruby, secondo cui avrebbe telefonato in questura perché convinto che la puttanella fosse effettivamente la nipote di Mubarak: caro presidente, per una volta vogliamo fare come lei, mancando di rispetto all’istituzione Presidenza del Consiglio di cui lei non è che la caricatura, invitandola a andare a quel paese, se crede che ci si possa bere una stronzata del genere.
Certo, di gente che la stronzata se l’è bevuta, o almeno finge di, ce n’è tanta, a cominciare dai prezzolati che ricatta con la minaccia dell’esclusione dalla lista in caso di elezioni che ingombrano il parlamento e ingrossano le fila dei suoi supporter. Ma non s’illuda! Anche se Rotondi, - giusto per citare a caso il nome d’un signor nessuno che tutto è con lei e nulla senza di lei, - ancora oggi si sperticava nell’assoluzione dei ladri della vecchia DC e degli imbroglioni del defunto PSI, e nel magnificare la sua provvidenziale discesa in campo per raccogliere l’eredità di quei ladri e di quegl’imbroglioni è pronto a scaricarla non appena la sua tenuta vacillerà. Ciò nonostante, usando termini e argomentazioni per i quali meriterebbe d’essere rinchiuso in isolamento a Guantanamo piuttosto che sporcare una sedia a palazzo Chigi, l’abbia difesa a spada tratta e si sia augurato che si faccia finalmente pulizia di quei magistrati che le turbano il sonno.
Noi, caro presidente, siamo stufi di vederla invadere le nostre case con i suoi lamenti, le sue minacce, le sue stravaganze, le sue ossessioni, la sua arroganza e le sue proposte allucinanti, come la limitazione della libertà di stampa, la ridicola alternanza nei programmi RAI di viscidi sodali a professionisti seri, magistrati nominati con il gradimento dei suoi servi e soggetti al suo controllo, scuole occupate dalla sua propaganda ed altre schifezze innominabili. Ciò non significa che rinunciamo a muoverle critiche e farle battaglia democratica affinché lei ritorni alle catacombe dalle quali con le illusioni e quattro sapienti raggiri da piazzista è riuscito ad evadere, ma significa soltanto che non escludiamo di andar via da questo Paese, mai così pieno di fango come da quando lei è assurto al potere e nel quale è sempre più difficile riuscire a vivere senza avvertire il ribrezzo per la sua presenza.
(nella foto, Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma)
Abbiamo più volte affermato di non avere alcuna debolezza bacchettona o bigotta, né tanto meno abbiamo inclinazioni voyeuristiche, che ci spingono a sbirciare dal buco della serratura nella camera da letto del tristissimo vegliardo per vedere come se la cava con le quattro manze ben pagate – in altri tempi si sarebbe detto troie. Porre la questione sotto questo profilo, come fa il tristissimo vegliardo e i suoi vomitevoli scagnozzi da quando è saltata fuori la storiella delle sue ossessioni sessuali, è puro stravolgimento della verità. Ciò che rileva non è certamente che il poveraccio si arrampichi alla vita e s’illuda di sconfiggere il peso dei suoi 75 anni rincorrendo un po’ di bernarda, quanto il fatto che non si fermi né davanti alla minore età delle troie che frequenta né che imponga ai cittadini di pagarne le prestazioni che gli rendono con un posto in parlamento o in un qualsiasi consiglio provinciale, regionale, comunale o di ente pubblico. E il fatto che finga di non capire che i motivi per i quali la gente è stufa di lui e dell’accozzaglia di squallidi lacché che lo osannano è la cosa che fa lievitare un’irritazione incontenibile, quell’irritazione che, così continuando, porterà ad un moto di popolo alla stregua di quanto sta avvenendo in altri Paesi del Mediterraneo per liberasi di gaglioffi spregevoli ai quali il nostro non ha nulla da invidiare.
Così, mentre l’opinione pubblica esprime una condanna senza appello per le vergognose storielle con la marocchina minorenne Ruby e le manze dell’Olgettina, lui s’inventa l’ennesima persecuzione della magistratura, allargata questa volta a fiancheggiatori insospettabili come il Quirinale e la Corte Costituzionale, che avrebbero fatto un patto per annientarlo dalla geografia della politica e sbatterlo in galera. Peccato che tra mille scuse e abusi, per i quali il comune cittadino sarebbe già da un pezzo a giocare a scacchi a spese dello stato, lui in un tribunale non si sia mai presentato e quando si proclama innocente e oggetto di persecuzione giudiziaria lo fa alla stessa stregua di qualunque stupratore, assassino o ladro sulla cui colpevolezza non sia ancora intervenuta una sentenza di condanna.
Ma il tristissimo vegliardo gode delle guarentigie di un ruolo dall’alto del quale può permettersi, fino a quando la tolleranza lo consentirà, di svillaneggiare il presidente della Repubblica, - troppo zelante con il suo staff nel rispedire al mittente le leggi in odore di illegalità, - la Corte Costituzionale, - nota aggregazione di comunisti, - e persino i cittadini, ai quali pretende d’imbonire una versione pazzesca della vicenda Ruby, secondo cui avrebbe telefonato in questura perché convinto che la puttanella fosse effettivamente la nipote di Mubarak: caro presidente, per una volta vogliamo fare come lei, mancando di rispetto all’istituzione Presidenza del Consiglio di cui lei non è che la caricatura, invitandola a andare a quel paese, se crede che ci si possa bere una stronzata del genere.
Certo, di gente che la stronzata se l’è bevuta, o almeno finge di, ce n’è tanta, a cominciare dai prezzolati che ricatta con la minaccia dell’esclusione dalla lista in caso di elezioni che ingombrano il parlamento e ingrossano le fila dei suoi supporter. Ma non s’illuda! Anche se Rotondi, - giusto per citare a caso il nome d’un signor nessuno che tutto è con lei e nulla senza di lei, - ancora oggi si sperticava nell’assoluzione dei ladri della vecchia DC e degli imbroglioni del defunto PSI, e nel magnificare la sua provvidenziale discesa in campo per raccogliere l’eredità di quei ladri e di quegl’imbroglioni è pronto a scaricarla non appena la sua tenuta vacillerà. Ciò nonostante, usando termini e argomentazioni per i quali meriterebbe d’essere rinchiuso in isolamento a Guantanamo piuttosto che sporcare una sedia a palazzo Chigi, l’abbia difesa a spada tratta e si sia augurato che si faccia finalmente pulizia di quei magistrati che le turbano il sonno.
Noi, caro presidente, siamo stufi di vederla invadere le nostre case con i suoi lamenti, le sue minacce, le sue stravaganze, le sue ossessioni, la sua arroganza e le sue proposte allucinanti, come la limitazione della libertà di stampa, la ridicola alternanza nei programmi RAI di viscidi sodali a professionisti seri, magistrati nominati con il gradimento dei suoi servi e soggetti al suo controllo, scuole occupate dalla sua propaganda ed altre schifezze innominabili. Ciò non significa che rinunciamo a muoverle critiche e farle battaglia democratica affinché lei ritorni alle catacombe dalle quali con le illusioni e quattro sapienti raggiri da piazzista è riuscito ad evadere, ma significa soltanto che non escludiamo di andar via da questo Paese, mai così pieno di fango come da quando lei è assurto al potere e nel quale è sempre più difficile riuscire a vivere senza avvertire il ribrezzo per la sua presenza.
(nella foto, Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma)
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