I servi del male
Giovedì, 10 marzo 2011
Ce l’ha fatta. Il progressista a gettone, il juke-box dell’antipuritanesimo, finalmente si insedia negli studi della RAI e a suon di milioni, nello spazio che un tempo fu di Enzo Biagi, ci racconterà il suo obiettivo punto di vista sui fatti della cronaca politica italiana.
Ora, non c’è nulla da eccepire se anche a Giuliano Ferrara viene lasciato spazio sulla televisione pubblica affinché, a braccetto con i paladini della trasparenza, dell’onestà e dell’obiettività dell’informazione, di cui il centrodestra è infarcito come un bignè, o in supporto ai liberi pensatori dai nomi roboanti, - Minzolini, Sallusti, Belpietro, Feltri, Sechi, Porro, Facci, e altri rari esemplari di pensiero liberista, che nella famosa scala di Sciascia si collocano appena prima di quaquaraquà, - ci venga a magnificare la nullità di Silvio Berlusconi e vada a colmare i vuoti d’indottrinamento malriusciti a Capezzone o al pasdaran della P2 Cicchitto. Ma che a questo personaggio venga riconosciuto il ruolo d’intellettuale di rango, al punto da collocarlo in uno spazio orario che fu scippato ad un maestro come Biagi, attribuendogli doti d’obiettività insospettabile, è francamente un affronto persino alla stupidità degli stupidi. E che sia sopportabile che il promotore di un partito antiabortista e schierato sulle posizioni più reazionarie di uno dei papi più reazionari dell’era moderna, Ratzinger, si spacci per paladino della crociata contro il neo-puritanesimo, francamente, equivale a chiedere l'impossibile.
Ormai il nostro è un Paese nel quale la schizofrenia è bene comune e chi non è affetto passa per disadattato, nel migliore dei casi, o per guerrigliero potenziale, - l’accusa di comunismo appioppata dal malinconico e tragico ducetto di Arcore ha proprio quell’obiettivo.
Così, il grande giornalista e intellettuale, - l’inversione dell’ordine degli addendi non cambia il prodotto, - ci fa sapere, quantunque bontà sua non arrivi al punto da pretendere gratitudine come al suo squallido mandante, che spera «di fare polemica, di rompere la cappa di ipocrisia, di dispiacere a certi giornali, a certi commentatori. L'Italia è occupata non da Berlusconi, ma da una mentalità, da un cultura e da un modo di essere delle élite», che a Ferrara «fa venire l'orticaria». Né si preoccupa nella grottesca interpretazione che darà di sé e delle posizioni di difesa d’ufficio che assumerà a favore del premier di non reggere il confronto con un Biagi, la cui levatura morale sembra ai più al di sopra d’ogni critica e che sia rimasta intatta a parecchi anni dal suo esilio dalla RAI e dalla sua scomparsa. «Il successo di Biagi non è colpa mia. L'avrò visto due volte in tutto», dichiara Ferrara in perfetto stile berlusconiano, per poi aggiungere con arroganza pari solo alla sua stazza «Non sono Biagi, non accarezzo il pelo del gatto nel verso giusto. Ho messo in conto le critiche. E conosco l'apologo di Arbasino: brillante promessa quando lavoravo a Raitre, solito stronzo quando andai sulle tv di Berlusconi, venerato maestro a Otto e mezzo, dove volevano venire tutti». Poi conclude con un’affermazione di falsa verità e d’autocoscienza: «Per un certo ambiente, ora, tornerò il solito stronzo», che, al di là dell’autoironia, costituisce l’unica apodittica certezza. C’è comunque da dire che per 15 mila euro a settimana, - questo il compenso previsto al personaggio, - con ogni probabilità sarebbero tanti coloro che passerebbero volentieri per stronzi e andrebbero di corsa in tv ad ingrossare le fila dei ciarlatani, banditori e leccaculo del potente di turno.
Ma quantunque non si intenda qui mettere in discussione il diritto all’espressione del dissenso, essendo questa una delle regole della democrazia e il fondamento d’ogni libertà, - che magari né il Giulianone né i personaggi che difende meriterebbero, - la questione Ferrara assume un sapore diverso nella lotta politica in atto, che vede Berlusconi e le sue falangi da una parte, l’opposizione dall’altra e le istituzioni come sfondo di uno scontro senza precedenti. Il reclutamento di Ferrara, pertanto, non è funzionale al riequilibrio delle voci in campo, ma rientra nel meccanismo della “macchina del fango”, come ha ben sottolineato lo scrittore Saviano, che non esita ad avvalersi dell’ausilio di personaggi noti alla pubblica opinione pur di rendere credibili le falsità e il ribaltamento della realtà che propinano. Sono queste le tecniche criminali cui hanno fatto ricorso i regimi autoritari di ogni colore, neri e rossi, per anestetizzare le coscienze o stravolgere l’evidenza di fatti e il buon Berlusconi non poteva certamente fare eccezione.
Non può dimenticarsi, infatti, che il reclutamento di Giuliano Ferrara avviene in pieno scandalo Ruby, all’indomani della resa di pubblico dominio di una vicenda di sesso con minori che travalica il boccaccesco e invade prepotentemente il codice penale. Che la magistratura abbia sollevato il proprio braccio contro questi reati, ancorché commessi da Silvio Berlusconi in persona, era fatto dovuto e raccontare in giro che questa è un ulteriore prova della persecuzione giudiziaria contro il premier è mistificazione quasi altrettanto criminale al reato che si vorrebbe derubricare: se il vecchio assatanato s’è fatto una ragazzina deve essere perseguito come un qualunque cittadino e nessun verme rivoltante ha il diritto di gridare strumentalmente all’attentato politico da parte di chi quell'azione ha il dovere d'attivare. Chi è senza peccato ha il diritto sacrosanto di scagliare la prima pietra, è bene rammenti Ferrara, e faccia questo presentandosi in tribunale e ridicolizzando con altrettanti fatti riscontrabili le prove addotte dai magistrati a suo carico. Non si faccia ricorso a mezzucci ancora più infamanti, come ricorrere persino alla corruzione di qualche impiegato d’anagrafe marocchino, per falsificare il registro di nascita della vittima dell’abuso sessuale. Questa è un ulteriore inconfutabile prova della veridicità delle accusa e che ci si trova davanti ad un quadretto talmente squallido da non consentire alcun rispetto umano per l’autore del misfatto e per quanti lo proteggono, siano questi il presidente del consiglio e la congrega eversivo-golpista dei suoi parlamentari e megafoni di turno.
Allora il signor Ferrara farebbe bene prima di aprire la bocca e dar fiato ai denti di connettere gli elementi dei fatti di cui si parla, con l’onesta intellettuale che gli residua, piuttosto che mettersi al servizio definitivo di un padrone sputtanato la cui caduta, presto o tardi, trascinerà nel guano anche gli apparenti e disinteressati garantisti dell’ultim’ora.
Ora, non c’è nulla da eccepire se anche a Giuliano Ferrara viene lasciato spazio sulla televisione pubblica affinché, a braccetto con i paladini della trasparenza, dell’onestà e dell’obiettività dell’informazione, di cui il centrodestra è infarcito come un bignè, o in supporto ai liberi pensatori dai nomi roboanti, - Minzolini, Sallusti, Belpietro, Feltri, Sechi, Porro, Facci, e altri rari esemplari di pensiero liberista, che nella famosa scala di Sciascia si collocano appena prima di quaquaraquà, - ci venga a magnificare la nullità di Silvio Berlusconi e vada a colmare i vuoti d’indottrinamento malriusciti a Capezzone o al pasdaran della P2 Cicchitto. Ma che a questo personaggio venga riconosciuto il ruolo d’intellettuale di rango, al punto da collocarlo in uno spazio orario che fu scippato ad un maestro come Biagi, attribuendogli doti d’obiettività insospettabile, è francamente un affronto persino alla stupidità degli stupidi. E che sia sopportabile che il promotore di un partito antiabortista e schierato sulle posizioni più reazionarie di uno dei papi più reazionari dell’era moderna, Ratzinger, si spacci per paladino della crociata contro il neo-puritanesimo, francamente, equivale a chiedere l'impossibile.
Ormai il nostro è un Paese nel quale la schizofrenia è bene comune e chi non è affetto passa per disadattato, nel migliore dei casi, o per guerrigliero potenziale, - l’accusa di comunismo appioppata dal malinconico e tragico ducetto di Arcore ha proprio quell’obiettivo.
Così, il grande giornalista e intellettuale, - l’inversione dell’ordine degli addendi non cambia il prodotto, - ci fa sapere, quantunque bontà sua non arrivi al punto da pretendere gratitudine come al suo squallido mandante, che spera «di fare polemica, di rompere la cappa di ipocrisia, di dispiacere a certi giornali, a certi commentatori. L'Italia è occupata non da Berlusconi, ma da una mentalità, da un cultura e da un modo di essere delle élite», che a Ferrara «fa venire l'orticaria». Né si preoccupa nella grottesca interpretazione che darà di sé e delle posizioni di difesa d’ufficio che assumerà a favore del premier di non reggere il confronto con un Biagi, la cui levatura morale sembra ai più al di sopra d’ogni critica e che sia rimasta intatta a parecchi anni dal suo esilio dalla RAI e dalla sua scomparsa. «Il successo di Biagi non è colpa mia. L'avrò visto due volte in tutto», dichiara Ferrara in perfetto stile berlusconiano, per poi aggiungere con arroganza pari solo alla sua stazza «Non sono Biagi, non accarezzo il pelo del gatto nel verso giusto. Ho messo in conto le critiche. E conosco l'apologo di Arbasino: brillante promessa quando lavoravo a Raitre, solito stronzo quando andai sulle tv di Berlusconi, venerato maestro a Otto e mezzo, dove volevano venire tutti». Poi conclude con un’affermazione di falsa verità e d’autocoscienza: «Per un certo ambiente, ora, tornerò il solito stronzo», che, al di là dell’autoironia, costituisce l’unica apodittica certezza. C’è comunque da dire che per 15 mila euro a settimana, - questo il compenso previsto al personaggio, - con ogni probabilità sarebbero tanti coloro che passerebbero volentieri per stronzi e andrebbero di corsa in tv ad ingrossare le fila dei ciarlatani, banditori e leccaculo del potente di turno.
Ma quantunque non si intenda qui mettere in discussione il diritto all’espressione del dissenso, essendo questa una delle regole della democrazia e il fondamento d’ogni libertà, - che magari né il Giulianone né i personaggi che difende meriterebbero, - la questione Ferrara assume un sapore diverso nella lotta politica in atto, che vede Berlusconi e le sue falangi da una parte, l’opposizione dall’altra e le istituzioni come sfondo di uno scontro senza precedenti. Il reclutamento di Ferrara, pertanto, non è funzionale al riequilibrio delle voci in campo, ma rientra nel meccanismo della “macchina del fango”, come ha ben sottolineato lo scrittore Saviano, che non esita ad avvalersi dell’ausilio di personaggi noti alla pubblica opinione pur di rendere credibili le falsità e il ribaltamento della realtà che propinano. Sono queste le tecniche criminali cui hanno fatto ricorso i regimi autoritari di ogni colore, neri e rossi, per anestetizzare le coscienze o stravolgere l’evidenza di fatti e il buon Berlusconi non poteva certamente fare eccezione.
Non può dimenticarsi, infatti, che il reclutamento di Giuliano Ferrara avviene in pieno scandalo Ruby, all’indomani della resa di pubblico dominio di una vicenda di sesso con minori che travalica il boccaccesco e invade prepotentemente il codice penale. Che la magistratura abbia sollevato il proprio braccio contro questi reati, ancorché commessi da Silvio Berlusconi in persona, era fatto dovuto e raccontare in giro che questa è un ulteriore prova della persecuzione giudiziaria contro il premier è mistificazione quasi altrettanto criminale al reato che si vorrebbe derubricare: se il vecchio assatanato s’è fatto una ragazzina deve essere perseguito come un qualunque cittadino e nessun verme rivoltante ha il diritto di gridare strumentalmente all’attentato politico da parte di chi quell'azione ha il dovere d'attivare. Chi è senza peccato ha il diritto sacrosanto di scagliare la prima pietra, è bene rammenti Ferrara, e faccia questo presentandosi in tribunale e ridicolizzando con altrettanti fatti riscontrabili le prove addotte dai magistrati a suo carico. Non si faccia ricorso a mezzucci ancora più infamanti, come ricorrere persino alla corruzione di qualche impiegato d’anagrafe marocchino, per falsificare il registro di nascita della vittima dell’abuso sessuale. Questa è un ulteriore inconfutabile prova della veridicità delle accusa e che ci si trova davanti ad un quadretto talmente squallido da non consentire alcun rispetto umano per l’autore del misfatto e per quanti lo proteggono, siano questi il presidente del consiglio e la congrega eversivo-golpista dei suoi parlamentari e megafoni di turno.
Allora il signor Ferrara farebbe bene prima di aprire la bocca e dar fiato ai denti di connettere gli elementi dei fatti di cui si parla, con l’onesta intellettuale che gli residua, piuttosto che mettersi al servizio definitivo di un padrone sputtanato la cui caduta, presto o tardi, trascinerà nel guano anche gli apparenti e disinteressati garantisti dell’ultim’ora.
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