Federalismo e leggi truffa
Sabato, 5 marzo 2011
L’Italia ha il triste primato anche nella classifica dei paesi nei quali si producono leggi di comodo per alcune categorie di cittadini, provvedimenti inventati ad arte per tornaconto di precisi interessi di rami dell’amministrazione pubblica e altre alchimie normative che tutto hanno a cuore tranne che l’interesse generale dei cittadini. Tali leggi costituiscono il grande zibaldone delle leggi truffa di cui siamo decisamente maestri.
Gli esempi sono innumerevoli e stanno sotto al nostro naso. Basta osservare. Cosa dire per esempio della bellissima legge che ha innovato in materia elettorale? Candidati in odore di mafia e che disponevano di ingenti risorse potevano pagarsi una campagna elettorale. Cosa fare per combattere il fenomeno? Semplice si ricorre ad una legge truffa che assegna alla segreteria di ogni partito il diritto insindacabile di mettere in lista chi gli pare, compresi i delinquenti di prima, che adesso saranno eletti automaticamente in base ai voti raccolti da ogni partito. Non ci credete? Allora fatevi spiegare in base a quale meccanismo sono stati eletti i due specchiati senatori Dell’Utri e Cuffaro, giusto per far dei nomi di mero esempio, e poi trovate in giro qualcuno che afferma di aver votato UDC o PdL perché in lista c’erano i personaggi menzionati.
Questa legge elettorale è dunque una legge truffa, una delle tante, fatta per assecondare gli interessi del potere e non certo quelli dei cittadini. E non c’era proprio bisogno delle confessioni tardive di Roberto Calderoli, - l’autore della porcata, come lui stesso ha definito la legge di sua invenzione, - per rendersene conto ed apprezzare gli orrendi guasti che ha prodotto al nostro oramai prezzolato sistema parlamentare.
Ma la Lega è maestra di queste invenzioni e lo dimostra l’ennesimo strappo cui ha obbligato il Paese con le nuove norme sul federalismo municipale. Una legge demenziale, che se da un lato tenta di compensare le idiote norme che hanno cancellato l’ICI sulle seconde case, azzerando così gran parte dei proventi dei comuni, impone balzelli dissennati e di sapore medievale a chi decide di fare una gita fuoriporta e di dormire una notte in un albergo.
«L’effetto immediato del federalismo municipale sarà solo l’introduzione di nuove tasse, che per i nostri settori si tradurrà nell’aumento dell’imposta legata all’Imu e nella reintroduzione della tassa di soggiorno. Del federalismo abbiamo bisogno tutti ma con il federalismo questo provvedimento, per ora, c’entra ben poco. Non vedo tagli significativi agli sprechi, mentre chi paga le tasse ne pagherà ancora di più. Non siamo più le galline dalle uova d’oro», dice Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto, dunque voce al di sopra d’ogni sospetta appartenenza a fazioni avversarie della Lega.
Stando alle stime della Confcommercio, il passaggio dall’Ici all’Imu (fissata all’aliquota base del 7,6 per mille) comporterà una spesa maggiore per le imprese pari a 812 milioni di euro, con un aumento medio secondo le stime della Cgia di Mestre del 16,6% per il Veneto, pari a 108 euro di media per ciascuna unità immobiliare. E che non si tratti di critiche isolate è confermato anche dalla presa di posizione di Oreste Parisato, leader Cna, la galassia dell’artigianato, che sostiene che si tratta di «un provvedimento con molte ombre, perché dal federalismo ci aspettavamo più equilibrio nel rapporto tra gettito erariale e spesa pubblica, di certo non che aumentasse ulteriormente la pressione fiscale». Analoga protesta dagli operatori turistici, che pongono sul banco degli imputati, dopo l’Imu, anche la tassa di soggiorno, prevista a carico degli ospiti delle strutture alberghiere, campeggi, ostelli, ecc., salvo che tali strutture non siano legate ad organizzazioni di culto: «I nostri alberghi praticheranno l’esercizio del culto.» - ironizza il presidente di Confturismo, Marco Michielli - «D’altronde nella camera d’albergo o in roulotte ciascuno può pregare il dio in cui crede. E’ un federalismo irriconoscibile rispetto ai (buoni) propositi iniziali, non trovo la corrispondenza tra le promesse e fatti».
Ma allora, vien da chiedersi, perché s’è fatto così ampio clamore intorno ad una legge che persino agli addetti ai lavori appare un’emerita bufala?
La domanda è del tutto retorica, poiché non tiene in alcun conto che i quattro fanfaroni che da sempre sono saldamente incollati ai vertici del movimento padano dovevano pur portare a casa qualcosa per giustificare con il proprio elettorato il loro appoggio all’impresentabile di Arcore. Qui in ballo non c’è la battaglia per condizioni di vita più moderne e migliori di gente da sempre usa a lavorare sodo e che reclama maggiore equità a fronte dei sacrifici profusi, ma c’è la sordida guerra dei gerarchi leghisti per mantenere le poltrone e perpetuare i propri privilegi di casta, cosa che negli ultimi tempi hanno fortemente compromesso reggendo il bordone ad un governo di rissosi affaristi, dediti a gestire gli affaracci personali più che ad ocuparsi della collettività, a cominciare dal presidente del consiglio. Portare a casa pur un’oscena maschera di federalismo, ma comunque qualcosa che porti quel nome, permetterà a Bossi e soci di vendere ai tantissimi gonzi come una vittoria l’ennesimo imbroglio e di continuare i questa ridicola crociata per un’Italia ad autonomia diffusa e in grado di usufruire delle risorse prodotte localmente.
E che di gonzi ce ne siano oltre ogni ragionevole aspettativa e fatto conclamato. Basti pensare che in quel di Novara anziché festeggiare il controverso 17 marzo come festa nazionale per il 150° anniversario dell’unità del Paese i dipendenti del Comune, a maggioranza leghista, hanno accettato orgogliosi di farsi un giorno di ferie.
(nella foto, il Ministro leghista Roberto Calderoli, campione di demenziali leggi truffa)
Gli esempi sono innumerevoli e stanno sotto al nostro naso. Basta osservare. Cosa dire per esempio della bellissima legge che ha innovato in materia elettorale? Candidati in odore di mafia e che disponevano di ingenti risorse potevano pagarsi una campagna elettorale. Cosa fare per combattere il fenomeno? Semplice si ricorre ad una legge truffa che assegna alla segreteria di ogni partito il diritto insindacabile di mettere in lista chi gli pare, compresi i delinquenti di prima, che adesso saranno eletti automaticamente in base ai voti raccolti da ogni partito. Non ci credete? Allora fatevi spiegare in base a quale meccanismo sono stati eletti i due specchiati senatori Dell’Utri e Cuffaro, giusto per far dei nomi di mero esempio, e poi trovate in giro qualcuno che afferma di aver votato UDC o PdL perché in lista c’erano i personaggi menzionati.
Questa legge elettorale è dunque una legge truffa, una delle tante, fatta per assecondare gli interessi del potere e non certo quelli dei cittadini. E non c’era proprio bisogno delle confessioni tardive di Roberto Calderoli, - l’autore della porcata, come lui stesso ha definito la legge di sua invenzione, - per rendersene conto ed apprezzare gli orrendi guasti che ha prodotto al nostro oramai prezzolato sistema parlamentare.
Ma la Lega è maestra di queste invenzioni e lo dimostra l’ennesimo strappo cui ha obbligato il Paese con le nuove norme sul federalismo municipale. Una legge demenziale, che se da un lato tenta di compensare le idiote norme che hanno cancellato l’ICI sulle seconde case, azzerando così gran parte dei proventi dei comuni, impone balzelli dissennati e di sapore medievale a chi decide di fare una gita fuoriporta e di dormire una notte in un albergo.
«L’effetto immediato del federalismo municipale sarà solo l’introduzione di nuove tasse, che per i nostri settori si tradurrà nell’aumento dell’imposta legata all’Imu e nella reintroduzione della tassa di soggiorno. Del federalismo abbiamo bisogno tutti ma con il federalismo questo provvedimento, per ora, c’entra ben poco. Non vedo tagli significativi agli sprechi, mentre chi paga le tasse ne pagherà ancora di più. Non siamo più le galline dalle uova d’oro», dice Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto, dunque voce al di sopra d’ogni sospetta appartenenza a fazioni avversarie della Lega.
Stando alle stime della Confcommercio, il passaggio dall’Ici all’Imu (fissata all’aliquota base del 7,6 per mille) comporterà una spesa maggiore per le imprese pari a 812 milioni di euro, con un aumento medio secondo le stime della Cgia di Mestre del 16,6% per il Veneto, pari a 108 euro di media per ciascuna unità immobiliare. E che non si tratti di critiche isolate è confermato anche dalla presa di posizione di Oreste Parisato, leader Cna, la galassia dell’artigianato, che sostiene che si tratta di «un provvedimento con molte ombre, perché dal federalismo ci aspettavamo più equilibrio nel rapporto tra gettito erariale e spesa pubblica, di certo non che aumentasse ulteriormente la pressione fiscale». Analoga protesta dagli operatori turistici, che pongono sul banco degli imputati, dopo l’Imu, anche la tassa di soggiorno, prevista a carico degli ospiti delle strutture alberghiere, campeggi, ostelli, ecc., salvo che tali strutture non siano legate ad organizzazioni di culto: «I nostri alberghi praticheranno l’esercizio del culto.» - ironizza il presidente di Confturismo, Marco Michielli - «D’altronde nella camera d’albergo o in roulotte ciascuno può pregare il dio in cui crede. E’ un federalismo irriconoscibile rispetto ai (buoni) propositi iniziali, non trovo la corrispondenza tra le promesse e fatti».
Ma allora, vien da chiedersi, perché s’è fatto così ampio clamore intorno ad una legge che persino agli addetti ai lavori appare un’emerita bufala?
La domanda è del tutto retorica, poiché non tiene in alcun conto che i quattro fanfaroni che da sempre sono saldamente incollati ai vertici del movimento padano dovevano pur portare a casa qualcosa per giustificare con il proprio elettorato il loro appoggio all’impresentabile di Arcore. Qui in ballo non c’è la battaglia per condizioni di vita più moderne e migliori di gente da sempre usa a lavorare sodo e che reclama maggiore equità a fronte dei sacrifici profusi, ma c’è la sordida guerra dei gerarchi leghisti per mantenere le poltrone e perpetuare i propri privilegi di casta, cosa che negli ultimi tempi hanno fortemente compromesso reggendo il bordone ad un governo di rissosi affaristi, dediti a gestire gli affaracci personali più che ad ocuparsi della collettività, a cominciare dal presidente del consiglio. Portare a casa pur un’oscena maschera di federalismo, ma comunque qualcosa che porti quel nome, permetterà a Bossi e soci di vendere ai tantissimi gonzi come una vittoria l’ennesimo imbroglio e di continuare i questa ridicola crociata per un’Italia ad autonomia diffusa e in grado di usufruire delle risorse prodotte localmente.
E che di gonzi ce ne siano oltre ogni ragionevole aspettativa e fatto conclamato. Basti pensare che in quel di Novara anziché festeggiare il controverso 17 marzo come festa nazionale per il 150° anniversario dell’unità del Paese i dipendenti del Comune, a maggioranza leghista, hanno accettato orgogliosi di farsi un giorno di ferie.
(nella foto, il Ministro leghista Roberto Calderoli, campione di demenziali leggi truffa)
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