Riforme false e pastette vere
Sabato, 12 marzo 2011
Il governo vorrebbe stabilire su quali reati i giudici devono intervenire e vorrebbe far decidere alla maggioranza parlamentare che lo supporta su quali indagare e quali no.
«Se la riforma della giustizia di cui il governo s’è fatto promotore fosse stata in vigore, la storia di “mani pulite” non sarebbe mai stata scritta».
Ecco, basterebbero già queste due considerazioni, - la prima ovvia conseguenza dell’impalcatura delle riforma proposta da PdL e Lega, e la seconda sfrontata dichiarazione di Silvio Berlusconi in persona, - per far ritenere morto e sepolto ogni possibile dialogo sul progetto dell’esecutivo di modificare il sistema giudiziario italiano.
D’altra parte c’era da aspettarsela una sortita come quella di cu si parla. Un presidente del consiglio sceso in campo personalmente per mettersi al riparo dalle conseguenze giudiziarie delle innumerevoli illegalità consumate all’ombra di padrini come Bettino Craxi, travolto dallo tsunami tangentopoli, non poteva che sollecitar uno smantellamento dei principi più elementari del codice penale, come atto finale di un attentato alle regole giuridiche continuato nel tempo. Così, falliti sino ad oggi i tentativi di liberarsi definitivamente dalle maglie della giustizia nonostante la cancellazione del falso in bilancio, i legittimi impedimenti, i processi brevi e le altre vomitevoli diavolerie inventate con la complicità di giuristi ormai alla disperazione, adesso si tira fuori il coniglio dal cilindro e si presenta un progetto di riforma della giustizia che definir ridicolo è solo un eufemismo.
Ma il paradosso sta nel fatto che Silvio Berlusconi stesso è ben conscio che una riforma basata su un improponibile asservimento della magistratura al governo non passerà mai il vaglio del Colle e, soprattutto, il referendum popolare cui l’impalcatura delle norme in questione dovrebbe essere sottoposta, dato che in parlamento mai si raggiungerebbe il quorum dei due terzi per la sua approvazione definitiva.
Allora c’è da chiedersi quale sia la ragione per la quale Silvio Berlusconi apra l’ennesimo fronte di scontro con le opposizioni, l’ordine giudiziario, la Presidenza della Repubblica e la stragrande maggioranza della pubblica opinione, peraltro arcistufa di questa vergognosa farsa a base di bulli e pupe che ormai occupa la quotidianità del Paese.
La risposta non è ardua, anzi è molto più facile di quanto si possa pensare, perché rientra nella strategia di distogliere l’attenzione da eventi assai nocivi per l’immagine del padrone del vapore Italia, come il processo per sfruttamento della prostituzione in cui è coinvolto in prima persona, e catalizzare l’attenzione su questioni più d’apparenza che di merito. In altri termini, se lo scontro politico si sposta dalle aule dei tribunali in cui si processa il capo del governo per reati infamanti ai palazzi istituzionali del confronto politico, magari per discutere di qualcosa apparentemente importante, è probabile che ci sia meno spazio per discutere delle questioni personali del premier e che la sua immagine non imbocchi la via del precipizio.
Non si spiegherebbe altrimenti l’apertura di una discussione come quella sulla giustizia che a detta degli stesi promotori prevede una conclusione nell’arco di un biennio, dunque a rinnovo già avviato di legislatura. Che poi nel progetto di riforma siano state previste gravissime provocazioni come due CSM, la cancellazione dell’obbligo dell’azione penale, l’avvio di indagini solo sui reati annualmente previsti dal parlamento, magari nel corpo della finanziaria, una farraginosa separazione di carriere tra inquirenti e giudicanti, strane dipendenze della polizia giudiziaria dal ministro della giustizia, è un’evidente tentativo di amplificare la portata del paradosso, proprio per stimolare l’innalzamento del livello di guardia e di scontro. Nello stesso tempo se per puro caso qualcuna delle puttanate inserite nel progetto dovesse persino passare, per svista o per effetto dei normali processi di scambio, sarebbe tutto guadagno per un personaggio che della ricerca dell’impunità ha fatto un’ossessione.
Ancora qualche giorno fa Giuliano Ferrara, promotore della kermesse delle mutande, - grazie alla quale su presumibile ordine del Sardanapalo di Arcore s’è guadagnato un contratto principesco nella RAI controllata da Masi, - urlava invasato che s’augura un Cavaliere tornato all’antico, con una propositività capace di togliere terreno alle iniziative di un’opposizione compattata dall’immobilismo in cui sembrava caduto il governo: l’uscita sulla riforma della magistratura sembra rispondere a quella sollecitazione.
Ma se con questa tattica Silvio Berlusconi s’illude di poter riprendere un po’ di fiato, non è detto che alla fine i risultati corrispondano a quanto nelle intenzioni. Non è più tempo in cui s’è disposti a mandar giù tutte le scemenze che vengono propinate ad arte e persino popoli notoriamente meno aperti e acculturati del nostro ne stanno dando dimostrazione; e illudersi che tutte le ciambelle vengano con il buco, sol perché sì è maestri di pastette e di frittate, può rivelarsi alla lunga esiziale.
(nella foto, il ministro della giustizia, Angelino Alfano)
«Se la riforma della giustizia di cui il governo s’è fatto promotore fosse stata in vigore, la storia di “mani pulite” non sarebbe mai stata scritta».
Ecco, basterebbero già queste due considerazioni, - la prima ovvia conseguenza dell’impalcatura delle riforma proposta da PdL e Lega, e la seconda sfrontata dichiarazione di Silvio Berlusconi in persona, - per far ritenere morto e sepolto ogni possibile dialogo sul progetto dell’esecutivo di modificare il sistema giudiziario italiano.
D’altra parte c’era da aspettarsela una sortita come quella di cu si parla. Un presidente del consiglio sceso in campo personalmente per mettersi al riparo dalle conseguenze giudiziarie delle innumerevoli illegalità consumate all’ombra di padrini come Bettino Craxi, travolto dallo tsunami tangentopoli, non poteva che sollecitar uno smantellamento dei principi più elementari del codice penale, come atto finale di un attentato alle regole giuridiche continuato nel tempo. Così, falliti sino ad oggi i tentativi di liberarsi definitivamente dalle maglie della giustizia nonostante la cancellazione del falso in bilancio, i legittimi impedimenti, i processi brevi e le altre vomitevoli diavolerie inventate con la complicità di giuristi ormai alla disperazione, adesso si tira fuori il coniglio dal cilindro e si presenta un progetto di riforma della giustizia che definir ridicolo è solo un eufemismo.
Ma il paradosso sta nel fatto che Silvio Berlusconi stesso è ben conscio che una riforma basata su un improponibile asservimento della magistratura al governo non passerà mai il vaglio del Colle e, soprattutto, il referendum popolare cui l’impalcatura delle norme in questione dovrebbe essere sottoposta, dato che in parlamento mai si raggiungerebbe il quorum dei due terzi per la sua approvazione definitiva.
Allora c’è da chiedersi quale sia la ragione per la quale Silvio Berlusconi apra l’ennesimo fronte di scontro con le opposizioni, l’ordine giudiziario, la Presidenza della Repubblica e la stragrande maggioranza della pubblica opinione, peraltro arcistufa di questa vergognosa farsa a base di bulli e pupe che ormai occupa la quotidianità del Paese.
La risposta non è ardua, anzi è molto più facile di quanto si possa pensare, perché rientra nella strategia di distogliere l’attenzione da eventi assai nocivi per l’immagine del padrone del vapore Italia, come il processo per sfruttamento della prostituzione in cui è coinvolto in prima persona, e catalizzare l’attenzione su questioni più d’apparenza che di merito. In altri termini, se lo scontro politico si sposta dalle aule dei tribunali in cui si processa il capo del governo per reati infamanti ai palazzi istituzionali del confronto politico, magari per discutere di qualcosa apparentemente importante, è probabile che ci sia meno spazio per discutere delle questioni personali del premier e che la sua immagine non imbocchi la via del precipizio.
Non si spiegherebbe altrimenti l’apertura di una discussione come quella sulla giustizia che a detta degli stesi promotori prevede una conclusione nell’arco di un biennio, dunque a rinnovo già avviato di legislatura. Che poi nel progetto di riforma siano state previste gravissime provocazioni come due CSM, la cancellazione dell’obbligo dell’azione penale, l’avvio di indagini solo sui reati annualmente previsti dal parlamento, magari nel corpo della finanziaria, una farraginosa separazione di carriere tra inquirenti e giudicanti, strane dipendenze della polizia giudiziaria dal ministro della giustizia, è un’evidente tentativo di amplificare la portata del paradosso, proprio per stimolare l’innalzamento del livello di guardia e di scontro. Nello stesso tempo se per puro caso qualcuna delle puttanate inserite nel progetto dovesse persino passare, per svista o per effetto dei normali processi di scambio, sarebbe tutto guadagno per un personaggio che della ricerca dell’impunità ha fatto un’ossessione.
Ancora qualche giorno fa Giuliano Ferrara, promotore della kermesse delle mutande, - grazie alla quale su presumibile ordine del Sardanapalo di Arcore s’è guadagnato un contratto principesco nella RAI controllata da Masi, - urlava invasato che s’augura un Cavaliere tornato all’antico, con una propositività capace di togliere terreno alle iniziative di un’opposizione compattata dall’immobilismo in cui sembrava caduto il governo: l’uscita sulla riforma della magistratura sembra rispondere a quella sollecitazione.
Ma se con questa tattica Silvio Berlusconi s’illude di poter riprendere un po’ di fiato, non è detto che alla fine i risultati corrispondano a quanto nelle intenzioni. Non è più tempo in cui s’è disposti a mandar giù tutte le scemenze che vengono propinate ad arte e persino popoli notoriamente meno aperti e acculturati del nostro ne stanno dando dimostrazione; e illudersi che tutte le ciambelle vengano con il buco, sol perché sì è maestri di pastette e di frittate, può rivelarsi alla lunga esiziale.
(nella foto, il ministro della giustizia, Angelino Alfano)
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page