domenica, marzo 13, 2011

Idioti si nasce faziosi si diventa

Domenica, 13 marzo 2011
“Un'apocalisse, ma la sinistra specula sul nucleare” e "L'incidente? Meno pericoloso di una sigaretta", il Giornale di Alessandro Sallusti; “Balle atomiche” e “Zichichi: «I reattori reggono a qualsiasi evento catastrofico»", Il Tempo di Mario Sechi; “Un disastro naturale val bene una speculazione, soprattutto in vista di referendum”, Libero di Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri.
Sono questi alcuni dei titoli di giornale apparsi nelle edicole nostrane a commento dello spaventoso terremoto in Giappone e dei danni registrati alla centrale nucleare di Fukushima nell’area di Miyagi, tra le più colpite dalla violenza dello tsunami seguito al sisma di magnitudo 9 della scala Richter.
Com’era prevedibile il drammatico evento giapponese ha riaperto il dibattito sul nucleare in Italia, progetto che fa parte del piano energetico della coalizione di governo e che, proprio in queste settimane, sembrava stesse subendo un’accelerazione.
Naturalmente il disastro che ha colpito l’estremo oriente del pianeta ha amplificato il grido d’allarme lanciato da moltissimo tempo da tutti coloro che osteggiano il ricorso a questa tecnologia per la produzione energetica, in considerazione della sua pericolosità e del fatto che l’Italia è un paese ad altissimo rischio sismico. Ma «ve la immaginate una situazione analoga in Italia?, vi immaginate una centrale nucleare costruita/gestita/controllata dagli stessi soggetti che non riescono a completare una autostrada (SA-RC), a costruire un inceneritore funzionale (NA), che da anni "pontificano" sullo stretto di Messina senza avere nemmeno un progetto preliminare degno di questo nome?», scrive un lettore de il Giornale commentando i titoli apparsi stamani su quel quotidiano, tesi a rivalutare l’idea nucleare del governo.
Sì, perché secondo la banda Sallusti, nel tentativo di minimizzare le nefaste conseguenze derivanti dall’esplosione di una centrale nucleare a causa dello sconvolgimento del sistema di raffreddamento delle barre di produzione energetica, la sinistra italiana guarderebbe solo strumentalmente al disastroso terremoto, per poter attaccare i progetti del governo in materia di nucleare. «Nella narrazione (termine vendoliano) della sinistra e dell’ambientalismo italiani, in Giappone non ci sono stati un terremoto e uno tsunami devastanti, con tutte le loro terribili conseguenze. No, in Giappone c’è stato un incidente gravissimo a una centrale nucleare. La sciagura, il disastro, riguardano solo ciò che è avvenuto, che sta avvenendo, attorno al reattore 1 della centrale di Fukushima» scrive tal Giuseppe De Filippi su il Giornale, che poi continua «Nichi Vendola se la prende con la “narrazione della leggenda della sicurezza” (appunto, la narrazione). E subito si fa cupamente veggente: “Quel fumo radioattivo è un’ipoteca drammatica non solo su quei territori del Giappone ma sulla vita della specie umana sul pianeta, io chiedo con forza che il Governo e il Parlamento blocchino l’opzione nuclearista nel nostro Paese”. E vabbè, parla di fumo e si fa fumoso. Quello, si è detto, è vapore acqueo, è entrato in contatto con alcuni elementi radioattivi fuoriusciti dal reattore e molto probabilmente porta qualche radioattività», - ci spiega il saccente De Filippi, - «ma, secondo tutte le analisi tecniche, il livello di pericolosità (che pure c’è) è basso». Ovviamente il collega De Filippi e il suo patron Sallusti non si sono mai mossi dalla redazione del loro quotidiano, ma hanno registrato, come chi scrive, le informazioni pervenute dall’ufficio del Primo ministro giapponese, che parlano dell’evacuazione a scopo precauzionale di oltre 30 mila persone (al momento, dato che si parla di circa 200 mila persone da evacuare) e di un livello di radioattività rilevata nell’area, a causa delle esplosioni già avvenute in quella centrale, pari al doppio ammesso. Tuttavia, in loro il desiderio di propaganda alla coalizione politica per la quale parteggiano è talmente forte da abbandonarsi senza ritegno alcuno a idiote e canzonatorie considerazioni sui richiami ai rischi del nucleare anche nella nostra realtà.
Sulla stessa lunghezza d’onda, - ma sarebbe il caso di parlare di cavallone per restare in tema e dare la misura della faziosità, - Mario Sechi, che scomoda persino il mitico Zichichi per farsi confermare da Ginevra, dove si trova lo scienziato, l’assurda tesi da ammannire ai suoi lettori. «Mi sono sentito con i colleghi giapponesi» - spiega l'illustre fisico italiano - «e mi hanno rassicurato, non c'è nessun allarme».
Ma a Fukushima qualcosa deve essere successo. C'era del fumo bianco che usciva dal reattore, fa notare l’intervistatore a Zichichi. «In quella zona c'è stato comunque un terremoto che avrà forse toccato alcuni sistemi di scambio d'acqua. Saranno scoppiati forse alcuni incendi locali. Ma non c'è stata esplosione. Che motivo avrebbero i giapponesi a nascondere un evento simile?», afferma lo scienziato, che a proposito dell’allarme ufficiale lanciato dalle autorità nipponiche precisa: «È una prassi normale. L'allarme è preventivo, non c'è nulla di straordinario. L'energia nucleare non va demonizzata, è la salvezza dell'umanità». Infine aggiunge: «Il cuore del sistema nucleare, se si rispettano le cose note, è sicuro. Il nucleare deve essere manipolato da chi lo sa fare. Le stesse tecnologie gestite da persone competenti e selezionate producono incidenti dieci volte inferiori. La tecnologia nucleare è la più sicura che oggi esista. Se non fosse stato per le bombe sarebbe stata la più grande invenzione di tutti i tempi: un chilo di uranio che produce la stessa energia di un milione di chili di petrolio!»
In fine, Libero, che non perde occasione per confermare come la guerra cieca in difesa di idee indifendibili finisca spesso solo per mortificare l’intelligenza. «Un disastro naturale val bene una speculazione, soprattutto in vista di referendum», - scrive il quotidiano, che prosegue- «Gianni Mattioli, del Comitato “Vota sì per fermare il nucleare” approfitta con scarso tempismo dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, esplosa a causa del terribile sisma di venerdì in Giappone, per rilanciare il no all'eventuale costruzione di impianti atomici in Italia. Perché mai, chiede Mattioli, il nostro Paese "che ha un rischio sismico tale per cui i siti che potrebbero ospitare centrali nucleari, stando alle regole in discussione in sede Euratom, sono pochissimi", dovrebbe mettere mano a un programma di costruzione di impianti? Mattioli, già sottosegretario ai Lavori pubblici nel primo governo Prodi (1996-98) e responsabile delle politiche ecologiche per Sinistra Ecologia e Libertà, non si sofferma, per esempio, sul crollo della diga di Fukushima (secondo il sillogismo, si dovrebbe cessare di costruire dighe anche in Italia) e sulla magnitudo del sisma giapponese, 8,9°, mai verificatasi in un territorio pure a rischio sismico qual è il nostro. Meglio attaccare chi vede nel nucleare una possibile risposta alla crisi energetica dei prossimi anni, invocando "una profonda ribellione per l'incompetenza e l'ignoranza di chi porta avanti questa scelta, contro la quale stiamo organizzando una grande battaglia di democrazia e cultura scientifica". Mattioli ricorda come nei dintorni degli impianti nucleari c'è più del raddoppio delle leucemie infantili, quindi conclude: "Perché dovremmo far partire un programma che tra 20 anni darà un contributo solo del 5% ai nostri consumi?". Ma forse è un dibattito troppo delicato per metterlo sulla graticola di una tragedia ancora in corso».
Evidentemente cercare di distinguere in questo quadro chi ci mette del suo e chi fa solo ciò che può è un gioco arduo.

(nella foto, la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, a rischio esplosione in seguito al disastroso terremoto delle ultime ore)

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