mercoledì, maggio 25, 2011

Il valzer dei bugiardi

Mercoledì, 25 maggio 2011
La campagna elettorale in corso passerà certamente alla storia, ma non per le ricadute che il voto determinerà nell’assetto della politica nazionale, quanto per la montagna di spudorate bugie che si sono state inventate dalla fazione che si prevede uscire sconfitta.
A parte la mostruosa balla della Moratti sui precedenti penali del suo avversario Pisapia, amnistiato dal reato di furto d’auto, ma in verità assolto con formula piena dopo aver rinunciato ai benefici dell’amnistia, adesso nella disperazione più profonda per l’esito pressoché segnato del ballottaggio di domenica prossima, si sparano allucinanti bugie con l’obiettivo di correggere l’esito del voto, ammantando di paura la probabile vittoria della sinistra.
S’è inventato così, un assalto squadrista ad una vecchietta, madre di un assessore della giunta Moratti, al cui capezzale si sarebbe recato persino un affranto Silvio Berlusconi, per poi smentire davanti alle evidenze la notizia e ridurla ad una semplice caduta accidentale dell’interessata. Con la stessa finalità s’è inventata un’imminente marcia dell’Islam verso il centro di Milano, organizzata da un’orda di musulmani esaltati dalla gioia della notizia dell’altrettanto imminente avvio della costruzione di una moschea in città, in luogo non meglio precisato tra il Duomo e la stazione centrale. Mentre falangi di Rom, a piedi e con al seguito teorie di roulotte sgangherate imbottite di scarti umani armati sino ai denti e pronti a prendere d’assalto tutto e tutti, sarebbero in fibrillante attesa d’invadere la città come le truppe di Attila nella metà del 400. Mancano gli allarmi sugli eventuali stupri cui si abbandoneranno nord-africani, zingari, aderenti di centri sociali e altra umanità border line, che costituisce la presunta base dei supporter di Pisapia, per completare il quadro. Basterebbe comunque aver richiamato l’immagine di Stalingrado, con tutto ciò che evoca, per considerare più che sufficiente l’orizzonte di distruzione cruenta che colpirebbe Milano qualora la sinistra avesse il sopravvento sul demiurgo Moratti.
Scrive Barbara Spinelli a proposito di questo modo inconsueto di far propaganda politica: «Sostiene Berlusconi: "Con la sinistra Milano diverrebbe una città islamica". O "diverrebbe Zingaropoli". O cadrebbe nelle mani violente dei centri sociali. O peggio ancora, senza più condizionale: "Sarà Stalingrado". La campagna del premier non potrebbe essere più tossica, menzognera. Ancora una volta, tenta la seduzione degli elettori immettendoli in una bolla d'inganni: non idilliaca stavolta ma cupa, sinistra. Nella sua retorica, idillio e fiele combaciano, l'insulto si fa incontinente.»
Ma il vezzo della bugia non si ferma certo all’evento elettorale, nel quale la sua sperimentazione ha una finalità utilitaristica immediata. La bugia, la sordida menzogna, è ormai divenuta un’appendice essenziale della propaganda politica, una propaganda che, a corto d’argomenti, deve ricorrere alla panzana per screditare l’avversario o stravolgere la verità.
Un esempio? Ieri il baldo Tremonti, - a cui pesa il giudizio documentato dell’Istat che l’accusa d’aver messo l’Italia in mutande, - ad un convegno di banchieri, imprenditori ed economisti ha chiesto agli astanti d’alzare la mano se fra di loro vi fosse stato per caso un neo-povero, secondo le risultanze dell’istituto di statistica. Ovviamente nessuno ha sollevato la mano, dato che di poveri in quel consesso non ve n’erano di certo e comunque, qualora ve ne fosse stato qualcuno, c’è da credere che, non fosse che per dignità, non avrebbe risposto all’appello. Certo, al ministro suggeriamo in futuro di fare un altro test, magari con maggiori possibilità di successo: provi a chiedere se in sala siede un cornuto e stiamo a vedere il risultato.
D’altra parte cosa si può pretendere da una fazione politica talmente screditata che ha imparato dal suo leader a mentire anche di fronte all’evidenza: le signorine dell’Olgettina non sono donne di piacere, ma povere orfanelle bisognose d’affetto e d’assistenza, tanto quanto la povera “nipote di Mubarak”, con tanto di conto milionario, - giusto per citare le falsità più comiche.
E allora?, cosa costa promettere lo spostamento da Roma a Milano di qualche ministero se questo serve a convogliare simpatie a danno di chi queste promesse non può e, molto probabilmente per decenza, non farebbe mai?
Anche la Fincantieri, azienda pubblica di costruzioni navali, sostiene che la cantieristica non tira più e bisogna mandare a casa 2500 padri di famiglia: non viene mica a raccontare il ben pagato ad di Fincantieri che lo sperpero di pubblico denaro non consente di tirare avanti con bilanci marcescenti. Già il signor Romano Prodi negli anni ’90 aveva raccontato la balla mostruosa che la marineria non era strategica nel nostro Paese (sic!), - un paese bagnato per tre lati dal mare, - e dunque occorreva disarmare la flotta di stato e smantellare la Finmare. L’operazione riuscì perfettamente per l’insipienza di un parlamento servo al pari di quanto non lo sia l’attuale e d’una opinione pubblica che storicamente e presa d’assedio da mille problemi irrisolti e incancreniti che ne distraggono l’attenzione. Risultato?, il regalo di Italia di Navigazione e Lloyd Triestino, - due aziende storiche della marineria pubblica, - ai Cinesi della Evergreen e a D'Amico, armatore amico degli amici. E c’è da credere che riuscirà anche l’operazione Fincantieri, dato che passa il tempo, cambiano gli attori ma la tragedia e la distrazione sono sempre le stesse: alla fine, sotto l'onda della sollevazione di quanti stanno per perdere il posto di lavoro, verrà fuori il solito "salvatore", pronto a "farsi carico della pregiudicata situazione economica e finanziaria" degli stabilimenti da chiudere qualora gli vengano regalati gli impianti. Sembra un altro caso Alitalia, ma la storia d'Italia - Motta e Alemagna insegnano - è fatta di episodi analoghi.
Eh benedetto Berlusconi! Insulta tanto la sinistra, i comunisti e i loro metodi, ma nel raccontar bugie, nel dossieraggio, nello stravolgimento della realtà, nella negazione opportunistica dei problemi veri e nella magnificazione di improbabili situazioni di benessere, sembra sia stato a scuola alla Stasi dei tempi bui. E i suoi seguaci, come bravi allievi, non solo scimmiottano il capo, ma in qualche caso riescono a mentire persino meglio di lui in un degrado senza fondo.

(nella foto, Romano Prodi, autore negli anni '90 di menzogne meschine sulla non strategicità della marineria nazionale)

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