I cialtroni disperati
Venerdì, 20 maggio 2011
I dati dicono che hanno perso almeno per il momento, salvo recuperare in parte le posizioni nei ballottaggi. Ma questa sconfitta, o almeno il modo come si è determinata, non è servita a far cambiare registro né alla Lega, né al PdL, che continuano imperterriti sull’onda dei metodi di campagna elettorale impostata per il primo turno.
Così Bossi dà del matto a Pisapia, sol perché nel suo programma elettorale è prevista una soluzione per Rom, luoghi di culto per i musulmani e cancellazione di parecchie iniziative dell’amministrazione Moratti e qualche voce del PdL, - leggi La Russa, Stracquadanio, l’indomabile Cicchitto o Rotondi, giusto per citarne alcuni, - continuano a lanciare frecciate al curaro nei confronti di quell’opposizione dietro la quale sono costretti ad arrancare nel disperato tentativo di sorpasso nel turno elettorale del 29 e 30 maggio. Ovviamente, sordi ad ogni consiglio sulla necessità di cambiare metodo e rotta, perseverano in una sterile quanto denigratoria campagna contro avversari che devono il loro successo alla capacità di aver saputo interpretare il montante malcontento dei cittadini, considerati dal duo Lega-PdL alla stregua di sudditi senza diritto al dissenso.
Ancora nella serata di ieri Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del Programma, ha dimostrato nel corso di un’intervista rilasciata a RAI News 24 di Corradino Mineo, quanto sia il livore ad avere la supremazia sulla razionalità nell’impostare la campagna per i ballottaggi. Così Giuliano Pisapia è stato spregevolmente definito un «comunista da salotto» contiguo all’area di Rifondazione Comunista, che nulla ha in comune con la cultura borghese di Milano.
Il consenso che Pisapia ha registrato secondo Rotondi sarebbe frutto della certezza della maggioranza dei Milanesi che non avrebbe mai prevalso nel confronto con Letizia Moratti e, dunque, con la diserzione delle urne per eccesso di ottimismo. La tesi è più che suggestiva e, se la vittoria al primo turno di Pisapia è derivata dall’atteggiamento di sufficienza spocchiosa dell’elettorato, la chiamata in massa alle armi che echeggia in questi giorni dirà se effettivamente s’è trattato di sottovalutazione o di una sentenza di condanna a morte per la giunta conservatrice del comune di Milano, decisa peraltro anche da quei ceti cui fa affidamento la leadership della destra.
Ma le intuizioni dell’illuminato ministro, scarto di quella vecchia DC drogata d’ottimismo opportunistico, non si fermano alla situazione milanese. Anche Napoli sarebbe già nell’archivio delle conquiste certe del PdL e il ballottaggio concesso a De Magistris sarebbe solo una sorta di illusione per tutta la sinistra. La dimostrazione, secondo Rotondi, starebbe nel risultato significativo registrato da una forza politica sconosciuta, alla prima prova elettorale e capeggiata da «un ragazzo di campagna» di nome Gianfranco Micciché, che con la sua Forza del Sud ha portato a casa oltre il 7% da sommare ai voti del PdL. Francamente le considerazione del ministro, - che sembrano strappate alle pagine più commoventi di un De Amicis in crisi d’ispirazione, - farebbero ridere di gusto, se non fosse che rappresentano l’ennesimo tentativo truffaldino di stravolgere la verità e d’ingannare quanti non conoscono la storia del “ragazzo” Micciché e la genesi furbetta della sua Forza del Sud.
Micciché, palermitano doc e amico inseparabile di Marcello Dell’Utri, e stato sottosegretario alle Finanze, dove è stato travolto da vicende di droga, e ricopre attualmente analogo incarico presso la Presidenza del Consiglio, - e già basterebbe questo per smontare l’immagine idilliaca che ne fornisce il ministro imbonitore. Parecchi ricorderanno la sua contrapposizione violenta alla candidatura dell’inquisito Lombardo nella corsa alle elezioni regionali in Sicilia e la regia nell’interdizione ai rimpasti nella giunta siciliana dovuti alla guerra intestina tra le correnti del PdL, che coinvolge ancora oggi Bufardeci, Prestigiacomo, Castiglione, Firrarello e un bel pacco di notabili isolani. La nascita di Forza del Sud, studiata a tavolino con Dell’Utri e Berlusconi risponde all’esigenza di convogliare nell’alveo dei supporter del Cavaliere i voti del dissenso del PdL cosiddetto lealista, rispetto alle correnti dissidenti e, dunque, il furbo Micciché tutto può essere definito tranne che un ingenuo parvenu della politica. Anzi, l’operazione napoletana è una conferma di quanto la guerra intestina della destra berlusconiana sia ancora in corso e di come si tenti d’uscire per i seguaci del Cavaliere da un’impasse che rischia di indebolirne complessivamente il peso. Basata su una fittissima rete di clientele spesso poco chiare, Forza del Sud è una compagine politica di cui si sentirà parlare ancora in futuro e che punta alla difesa di interessi di casta e di sottogoverno nell’intera area meridionale.
Certo è che i voti di Forza del Sud sommati a quelli del PdL non danno quel quorum che permette al momento di preventivare la vittoria di Lettieri su De Magistris, ma bisogna dare atto a Rotondi che in politica tutto è possibile e dare per scontato che anche Napoli possa vedere un’affermazione della sinistra è del tutto azzardato. In ogni caso a Napoli come a Milano va registrato che entrambi i candidati del centro-destra hanno riportato voti largamente al di sotto di quelli acquisiti dalle liste che li sostengono e questo dato è un campanello d’allarme assai preoccupante sull’esito dei ballottaggi.
In definitiva e al di là dei messaggi di speranza, è sconfortante constatare come la destra, questa destra infingarda e spocchiosa che ha governato il Paese negli ultimi tre anni, non abbia compreso che la gente ha definitivamente detto basta alla politica delle illusioni, alla politica dell’insulto e del dileggio del dissenso, alla politica basata sulla prevalenza degli interessi dell’inquisito di Arcore su quella con al centro gli interessi generali della collettività e il suo futuro di speranza.
(nella foto, il ministro Gianfranco Rotondi)
Così Bossi dà del matto a Pisapia, sol perché nel suo programma elettorale è prevista una soluzione per Rom, luoghi di culto per i musulmani e cancellazione di parecchie iniziative dell’amministrazione Moratti e qualche voce del PdL, - leggi La Russa, Stracquadanio, l’indomabile Cicchitto o Rotondi, giusto per citarne alcuni, - continuano a lanciare frecciate al curaro nei confronti di quell’opposizione dietro la quale sono costretti ad arrancare nel disperato tentativo di sorpasso nel turno elettorale del 29 e 30 maggio. Ovviamente, sordi ad ogni consiglio sulla necessità di cambiare metodo e rotta, perseverano in una sterile quanto denigratoria campagna contro avversari che devono il loro successo alla capacità di aver saputo interpretare il montante malcontento dei cittadini, considerati dal duo Lega-PdL alla stregua di sudditi senza diritto al dissenso.
Ancora nella serata di ieri Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del Programma, ha dimostrato nel corso di un’intervista rilasciata a RAI News 24 di Corradino Mineo, quanto sia il livore ad avere la supremazia sulla razionalità nell’impostare la campagna per i ballottaggi. Così Giuliano Pisapia è stato spregevolmente definito un «comunista da salotto» contiguo all’area di Rifondazione Comunista, che nulla ha in comune con la cultura borghese di Milano.
Il consenso che Pisapia ha registrato secondo Rotondi sarebbe frutto della certezza della maggioranza dei Milanesi che non avrebbe mai prevalso nel confronto con Letizia Moratti e, dunque, con la diserzione delle urne per eccesso di ottimismo. La tesi è più che suggestiva e, se la vittoria al primo turno di Pisapia è derivata dall’atteggiamento di sufficienza spocchiosa dell’elettorato, la chiamata in massa alle armi che echeggia in questi giorni dirà se effettivamente s’è trattato di sottovalutazione o di una sentenza di condanna a morte per la giunta conservatrice del comune di Milano, decisa peraltro anche da quei ceti cui fa affidamento la leadership della destra.
Ma le intuizioni dell’illuminato ministro, scarto di quella vecchia DC drogata d’ottimismo opportunistico, non si fermano alla situazione milanese. Anche Napoli sarebbe già nell’archivio delle conquiste certe del PdL e il ballottaggio concesso a De Magistris sarebbe solo una sorta di illusione per tutta la sinistra. La dimostrazione, secondo Rotondi, starebbe nel risultato significativo registrato da una forza politica sconosciuta, alla prima prova elettorale e capeggiata da «un ragazzo di campagna» di nome Gianfranco Micciché, che con la sua Forza del Sud ha portato a casa oltre il 7% da sommare ai voti del PdL. Francamente le considerazione del ministro, - che sembrano strappate alle pagine più commoventi di un De Amicis in crisi d’ispirazione, - farebbero ridere di gusto, se non fosse che rappresentano l’ennesimo tentativo truffaldino di stravolgere la verità e d’ingannare quanti non conoscono la storia del “ragazzo” Micciché e la genesi furbetta della sua Forza del Sud.
Micciché, palermitano doc e amico inseparabile di Marcello Dell’Utri, e stato sottosegretario alle Finanze, dove è stato travolto da vicende di droga, e ricopre attualmente analogo incarico presso la Presidenza del Consiglio, - e già basterebbe questo per smontare l’immagine idilliaca che ne fornisce il ministro imbonitore. Parecchi ricorderanno la sua contrapposizione violenta alla candidatura dell’inquisito Lombardo nella corsa alle elezioni regionali in Sicilia e la regia nell’interdizione ai rimpasti nella giunta siciliana dovuti alla guerra intestina tra le correnti del PdL, che coinvolge ancora oggi Bufardeci, Prestigiacomo, Castiglione, Firrarello e un bel pacco di notabili isolani. La nascita di Forza del Sud, studiata a tavolino con Dell’Utri e Berlusconi risponde all’esigenza di convogliare nell’alveo dei supporter del Cavaliere i voti del dissenso del PdL cosiddetto lealista, rispetto alle correnti dissidenti e, dunque, il furbo Micciché tutto può essere definito tranne che un ingenuo parvenu della politica. Anzi, l’operazione napoletana è una conferma di quanto la guerra intestina della destra berlusconiana sia ancora in corso e di come si tenti d’uscire per i seguaci del Cavaliere da un’impasse che rischia di indebolirne complessivamente il peso. Basata su una fittissima rete di clientele spesso poco chiare, Forza del Sud è una compagine politica di cui si sentirà parlare ancora in futuro e che punta alla difesa di interessi di casta e di sottogoverno nell’intera area meridionale.
Certo è che i voti di Forza del Sud sommati a quelli del PdL non danno quel quorum che permette al momento di preventivare la vittoria di Lettieri su De Magistris, ma bisogna dare atto a Rotondi che in politica tutto è possibile e dare per scontato che anche Napoli possa vedere un’affermazione della sinistra è del tutto azzardato. In ogni caso a Napoli come a Milano va registrato che entrambi i candidati del centro-destra hanno riportato voti largamente al di sotto di quelli acquisiti dalle liste che li sostengono e questo dato è un campanello d’allarme assai preoccupante sull’esito dei ballottaggi.
In definitiva e al di là dei messaggi di speranza, è sconfortante constatare come la destra, questa destra infingarda e spocchiosa che ha governato il Paese negli ultimi tre anni, non abbia compreso che la gente ha definitivamente detto basta alla politica delle illusioni, alla politica dell’insulto e del dileggio del dissenso, alla politica basata sulla prevalenza degli interessi dell’inquisito di Arcore su quella con al centro gli interessi generali della collettività e il suo futuro di speranza.
(nella foto, il ministro Gianfranco Rotondi)
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page