Posti di lavoro in vendita
Venerdì, 12 agosto 2011
“Cerchi lavoro? Prima paga il colloquio”. Così titola il Corriere della Sera di oggi l’iniziativa di una società di consulenza, la Alessandro Proto Consulting, che chiede la “modica” cifra di 100 euro ai candidati che intendono sottoporsi a colloquio d’assunzione per le ricerche di personale aperte in quella società.
Fin qui, al di là della bizzarria, potrebbe non sembrare esserci nulla di straordinario: la società in questione, ricca di migliaia di curricula proveniente da ogni parte d’Italia, decide che l’iniziativa «è una scelta strategica per operare una prima scrematura tra i candidati», come candidamente sostiene la Alessandro Proto Consulting. Ma ad un ragionamento più attento ci si rende conto che la trovata della società di ricerca di personale, in una situazione occupazionale del Paese ormai alle corde, è un escamotage per far cassa sulla pelle di tanti disgraziati in cerca d’occupazione, che definire meschina equivarrebbe a fare un complimento alla mente finemente perversa che l’ha inventata.
Ci manca pure, per completare il quadro di squallore morale e umano che emerge dalla vicenda, che qualche buontempone s’inventi una sorta di "borsa dei posti di lavoro" da aggiudicare al migliore offerente, così che mentre si sancirà il trionfo definitivo della società di censo si potrà dare un taglio definitivo all’altrettanto frustrante sistema delle raccomandazioni, con il quale s’ottiene l’analogo risultato di conquistare un posto di lavoro, gratuitamente o, se si paga, con tanto di mazzetta in nero.
E c’è da sperare che l’idea, oscena ma efficace, faccia scuola. Lo stato, la sua pubblica amministrazione, potrebbe ricorrere al meccanismo, che nell’attuale fase economica disastrosa consentirebbe non solo di risparmiare i soldi per l’allestimento dei concorsi, – esaminatori, valutatori, infrastruttura dove raggruppare i concorsisti, - ma potrebbe introitare un sostanzioso contributo da parte dei partecipanti – sovente decine di migliaia persino per un posto da bidello o di scopino – con positive ricadute sui conti pubblici. Senza omettere, nei momenti di maggiore criticità, si potrebbero bandire persino concorsi fantasma, cioè di quelli in cui a parte le promesse non ci sono posti effettivi da occupare o che dopo essere stati espletati non vedranna mai alcun vincitore, e poter fare così l’en plein.
Spiega Alessandro Proto, presidente dell’omonima società «E' una scelta strategica per una prima scrematura mirata fra le tante proposte di collaborazione. In media ricevo 10-15 curricula al giorno, contatto ragazzi dal profilo brillante ma che scopro poco ambiziosi durante il colloquio, per nulla intraprendenti o addirittura impreparati sulla mission della società. Così ho deciso di cambiare strada mettendo tutti alla prova fin dal primo step». E a suo dire pare che l’iniziativa abbia avuto grande successo (sic!): «Su dieci ragazzi contattati, cinque hanno accettato di pagare il colloquio, tre sono stati assunti», assicura Proto, dissimulando l’orgoglio per la geniale trovata. «Voglio ragazzi che dimostrino fin dal primo incontro che tengono davvero a questo lavoro e sono disposti a tutto per averlo». Sebbene quel “disposti a tutto” non si comprende se sia riferito al pagamento della gabella imposta dalla sua società o alluda a qualcosa d’altro, - che non stupirebbe al pari dell’invenzione, visti i tempi di profonda decadenza etica e morale che oramai accompagnano di pari passo il crollo costante dei valori e della nostra economia.
D’altra parte di cosa ci si dovrebbe stupire se persino nelle stanze private della presidenza del consiglio il bunga-bunga è divenuto il casting obbligatorio per accedere alla politica, al cinema o alla televisione, a quel mondo nel quale la moralità o è pura opinione o ha un’elasticità al di fuori della comune immaginazione.
In fondo, come rivela l’estensore dell’illuminante articolo, nel meccanismo messo in piedi dal signor Proto e dai suoi lungimiranti collaboratori ci sono in ballo rapporti di collaborazione pagati la strabiliante cifra di 1500 euro al mese, corroborati da un 20/30% ulteriore a titolo di premio sulle trattative andate a buon fine, che possono fa salire il ricchissimo compenso a ben 1800/2000 euro complessivi. Insomma – sebbene Proto pudicamente non lo dica – una vera e propria vincita al lotto per un giovane disgraziato condannato, altrimenti, a girarsi i pollici o a questuare un posticino precario da aspirante cameriere in qualche birreria o da commesso in qualche negozio del centro.
Complimenti, signor Proto, noi ci auguriamo che la sua meritoria iniziativa venga segnalata all’apposito comitato del Nobel per l’economia e, visto che la trovata rientra certamente tra i temi dei quali anche la Costituzione della Repubblica è il caso prenda debita nota data la moda di renderne attuali i dettami, suggeriremmo che l’art. 1 della Carta fosse opportunamente emendato con l’aggiunta, dopo la parola “lavoro”, del termine “a pagamento”.
(nella foto, Alessandro Proto, il geniale boss dell'omonima societa di ricerca di personale che ha deciso di far pagare una tariffa ai candidati che a lui si rivolgono per un colloquio di selezione)
Fin qui, al di là della bizzarria, potrebbe non sembrare esserci nulla di straordinario: la società in questione, ricca di migliaia di curricula proveniente da ogni parte d’Italia, decide che l’iniziativa «è una scelta strategica per operare una prima scrematura tra i candidati», come candidamente sostiene la Alessandro Proto Consulting. Ma ad un ragionamento più attento ci si rende conto che la trovata della società di ricerca di personale, in una situazione occupazionale del Paese ormai alle corde, è un escamotage per far cassa sulla pelle di tanti disgraziati in cerca d’occupazione, che definire meschina equivarrebbe a fare un complimento alla mente finemente perversa che l’ha inventata.
Ci manca pure, per completare il quadro di squallore morale e umano che emerge dalla vicenda, che qualche buontempone s’inventi una sorta di "borsa dei posti di lavoro" da aggiudicare al migliore offerente, così che mentre si sancirà il trionfo definitivo della società di censo si potrà dare un taglio definitivo all’altrettanto frustrante sistema delle raccomandazioni, con il quale s’ottiene l’analogo risultato di conquistare un posto di lavoro, gratuitamente o, se si paga, con tanto di mazzetta in nero.
E c’è da sperare che l’idea, oscena ma efficace, faccia scuola. Lo stato, la sua pubblica amministrazione, potrebbe ricorrere al meccanismo, che nell’attuale fase economica disastrosa consentirebbe non solo di risparmiare i soldi per l’allestimento dei concorsi, – esaminatori, valutatori, infrastruttura dove raggruppare i concorsisti, - ma potrebbe introitare un sostanzioso contributo da parte dei partecipanti – sovente decine di migliaia persino per un posto da bidello o di scopino – con positive ricadute sui conti pubblici. Senza omettere, nei momenti di maggiore criticità, si potrebbero bandire persino concorsi fantasma, cioè di quelli in cui a parte le promesse non ci sono posti effettivi da occupare o che dopo essere stati espletati non vedranna mai alcun vincitore, e poter fare così l’en plein.
Spiega Alessandro Proto, presidente dell’omonima società «E' una scelta strategica per una prima scrematura mirata fra le tante proposte di collaborazione. In media ricevo 10-15 curricula al giorno, contatto ragazzi dal profilo brillante ma che scopro poco ambiziosi durante il colloquio, per nulla intraprendenti o addirittura impreparati sulla mission della società. Così ho deciso di cambiare strada mettendo tutti alla prova fin dal primo step». E a suo dire pare che l’iniziativa abbia avuto grande successo (sic!): «Su dieci ragazzi contattati, cinque hanno accettato di pagare il colloquio, tre sono stati assunti», assicura Proto, dissimulando l’orgoglio per la geniale trovata. «Voglio ragazzi che dimostrino fin dal primo incontro che tengono davvero a questo lavoro e sono disposti a tutto per averlo». Sebbene quel “disposti a tutto” non si comprende se sia riferito al pagamento della gabella imposta dalla sua società o alluda a qualcosa d’altro, - che non stupirebbe al pari dell’invenzione, visti i tempi di profonda decadenza etica e morale che oramai accompagnano di pari passo il crollo costante dei valori e della nostra economia.
D’altra parte di cosa ci si dovrebbe stupire se persino nelle stanze private della presidenza del consiglio il bunga-bunga è divenuto il casting obbligatorio per accedere alla politica, al cinema o alla televisione, a quel mondo nel quale la moralità o è pura opinione o ha un’elasticità al di fuori della comune immaginazione.
In fondo, come rivela l’estensore dell’illuminante articolo, nel meccanismo messo in piedi dal signor Proto e dai suoi lungimiranti collaboratori ci sono in ballo rapporti di collaborazione pagati la strabiliante cifra di 1500 euro al mese, corroborati da un 20/30% ulteriore a titolo di premio sulle trattative andate a buon fine, che possono fa salire il ricchissimo compenso a ben 1800/2000 euro complessivi. Insomma – sebbene Proto pudicamente non lo dica – una vera e propria vincita al lotto per un giovane disgraziato condannato, altrimenti, a girarsi i pollici o a questuare un posticino precario da aspirante cameriere in qualche birreria o da commesso in qualche negozio del centro.
Complimenti, signor Proto, noi ci auguriamo che la sua meritoria iniziativa venga segnalata all’apposito comitato del Nobel per l’economia e, visto che la trovata rientra certamente tra i temi dei quali anche la Costituzione della Repubblica è il caso prenda debita nota data la moda di renderne attuali i dettami, suggeriremmo che l’art. 1 della Carta fosse opportunamente emendato con l’aggiunta, dopo la parola “lavoro”, del termine “a pagamento”.
(nella foto, Alessandro Proto, il geniale boss dell'omonima societa di ricerca di personale che ha deciso di far pagare una tariffa ai candidati che a lui si rivolgono per un colloquio di selezione)
2 Commenti:
Arrestato....era ora...
Sono pienamente d'accordo. E' che purtroppo la giustizia in questo squallido Paese arriva sempre quando il danno è fatto e, comunque, non sempre per le ragioni per le quali avrebbe già mille motivi per intervenire.
In ogni caso, uno sfruttatore in meno.....fino a quando starà in galera.
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