I deliri del burattinaio
Domenica, 17 marzo 2013
Era prevedibile, come la pioggia
quando il cielo è plumbeo, ed è arrivata. La scomunica di Beppe Grillo, l’ex(?)
comico con il pallino della politica, è arrivata puntuale per coloro che,
disattendendo l’ordine del novello führer di Camaldoli, hanno deciso di votare
Pietro Grasso al senato per inibire l’eventuale rielezione del picciotto Renato
Schifani.
Al podestà ossesso non interessava
si facessero passi avanti nel fare pulizia delle facce del passato, interessava
solo che i suoi burattini obbedissero ciecamente ai suoi ordini e, dunque, se
l’ordine era stato di votare scheda bianca o il proprio candidato, tutti
avrebbero dovuto attenervisi pedissequamente, anche se in virtù di quell’ordine
cretino ci fosse stato il rischio d’eleggere alla presidenza del senato una
bandito qualunque o una prostituta di passaggio.
Questo è il succo del
Grillo-pensiero, un pensiero tanto vuoto quanto deviante al punto da ritenere
il rispetto acritico della norma al di sopra dell’effetto in grado di
determinare, scisso da ogni valutazione di conseguenza. Un approccio aberrante
se non più verosimilmente patologico, che non lascia alcuna speranza ad
inversioni di rotta o rinsavimenti.
Poi il blog a cui Grillo affida
la reprimenda nei confronti dei dodici dissidenti e nel quale espone per
l’ennesima volta il credo al quale debbono far riferimento gli eletti del M5S.
Un blog che scatena immediatamente il web e che con il passare delle ore da
dibattito pro e contro finisce per trasformarsi in una lacerazione sanguinante
che divide con toni accesi il popolo dei cittadini.
Nella notte i commenti
schizzavano alle stelle, qualcuno di essi diventava anche il più votato.
Ferdinand Bardamu (uno pseudonimo da antieroe ispirato a quel Voyage au bout de la nuit di Louis
Ferdinand Céline) urlava - su internet usare il tutto maiuscole equivale a
lanciare un grido – la sua rabbia per la «svolta
autoritaria del M5S», e invitava «i
senatori dell'M5S che hanno avuto il coraggio e la serietà di ribellarsi ai
diktat vergognosi di Grillo e ai suoi deliri di onnipotenza». E qui Grillo
commette un errore mortale. Ad una certa ora del mattino, il post di Bardamu
improvvisamente scompare, nonostante le numerosissime condivisioni accordategli.
Il coro delle proteste si fa sempre più numeroso, finché un altro utente, Dario
Raimo, che ha conservato il post incriminato, non lo ripubblica, denunciando a
sua volta le censure subite per aver espresso il proprio dissenso rispetto al
pensiero del podestà Grillo. Non mancano nei confronti del leader commenti al
vetriolo, malcelati nell’uso della parafrasi della stessa battuta che Fini fece
al Cavaliere: «Beppe, che fa li cacci?
».
Intanto i senatori Cinque Stelle
- invitati a dimettersi in quanto avrebbero tradito gli elettori - stavolta non
tacciono. Con toni diversi, rispondono al leader, rivendicando autonomia di
giudizio senza per questo aver voluto tradire la linea del movimento. Lo stesso
Vito Crimi, capogruppo al senato del Movimento, sente il dovere d’intervenire
per stemperare il calore dell’incendio che è divampato. «Sicuramente ieri nella cabina elettorale qualcuno di noi ha agito in
coscienza e questa è stata una grande espressione di libertà, di quello che è
il nostro spirito- dice Crimi. - Il candidato ideale del Movimento era Luis
Orellana. Dobbiamo però dare atto che in questi mesi siamo riusciti a stimolare
le forze politiche a tirar fuori dei nomi un po' più distaccati rispetto
all'apparato di partito, un po' più nuovi rispetto al Partito democratico. Ci
possiamo prendere questo merito». Né lesina il suo commento anche Orellana
a La Stampa, che nonostante abbia
mancato il successo ammette con onestà: «Non
siamo telecomandati. Ognuno di noi ha una propria sensibilità. Segue la propria
coscienza. E certamente Pietro Grasso non faceva, e non fa, parte del vecchio
apparato».
Su Facebook si aggiunge anche la
voce di Francesco Molinari, senatore in quota al Movimento, che risponde al
messaggio di Grillo con parole altrettanto nette: «Meno reazioni isteriche e più fiducia!", raccomanda. A Grillo,
il senatore suggerisce di «stare sereno,
non c'è nessun traditore» e lo rassicura sul fatto che il Movimento 5
stelle al Senato «è unito: nessuna
alleanza, nessuna fiducia». In fine, un consiglio, presumibilmente al
grande burattinaio: «studiare le
differenze fra cariche istituzionali e ruoli politici non farebbe male».
Nel frattempo non mancano i
messaggi di dissenso, con elettori che ammettono di aver dato fiducia al
movimento, ma che, a queste condizioni, ben difficilmente torneranno a votare
per un movimento che sta dando prova di sostanziale irresponsabilità, di un
frontismo che non conduce che al vicolo cieco dell’ingovernabilità e
dell’impossibilità di fornire risposte rapide ai temi più urgenti della crisi.
Chissà cosa dirà Grillo il giorno
in cui si deciderà a scendere dall’assurdo Aventino su cui s’è arroccato anche
a proposito dell’eutanasia, cui sembra irrimediabilmente destinato così
continuando il suo Movimento.
(nella foto, Vito Crimi, neopresidente dei senatori 5 Stelle)
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