martedì, marzo 12, 2013

In corteo in difesa del boss



Martedì, 12 marzo 2013
«Chris Huhne, ex ministro britannico per l'Energia e il clima, è stato condannato a otto mesi di prigione a causa del tentativo di attribuire alla ex moglie una multa per eccesso di velocità rimediata nel 2003. Huhne, 58 anni, si è dichiarato colpevole di intralcio alla giustizia a febbraio, dopo avere passato mesi a negare le accuse». Questo il succo di un articolo del Corsera di oggi sulle vicende che hanno coinvolto un ministro del governo inglese, un paese nel quale, com’è evidente e come direbbe qualche interessato sbruffone di casa nostra, non c’è rispetto alcuno per la “sovranità popolare”.
Sì, perché la partita che si sta giocando in Italia nei confronti di Silvio Berlusconi ha alzato i toni oramai al punto tale da apparire sempre più uno strisciante tentativo di colpo di stato teso a salvare con ogni mezzo un accusato di decine di reati molto gravi, al punto da scomodare la sovranità popolare, come se questo presupposto potesse costituire di per sé un’ufficiale licenza a delinquere.
Dunque, altro che eccesso di velocità e false dichiarazioni all’autorità di polizia per non farsi detrarre i punti dalla patente. Qui ci troviamo di fronte ad un signore accusato di frode fiscale, di induzione alla prostituzione minorile, di concussione, di corruzione continuata e di altre amenità, che è persino accusato di aver comprato parlamentari allo scopo di rovesciare un governo – chissà perché in questo caso non si parla di lesione della sovranità popolare, – che con ogni mezzo cerca di sfuggire al giudizio della magistratura sino al punto di strizzare l’occhio ad una inaudita manifestazione di parlamentari della sua fazione politica, che protestano davanti a quel tribunale dove si rifiuta di comparire.
Tutto ciò è straordinario. Mai in un paese democratico s’è vista una cosa del genere: l’intera rappresentanza parlamentare di un partito, - una parte di un’istituzione, - mobilitarsi come se si trattasse di aderenti ad un centro sociale e tentare di occupare il tribunale, - la casa di un’altra istituzione, - con l’intento d’intimidire i magistrati che celebrano un processo.
L’iniziativa qualora fosse riconosciuta ammissibile potrebbe essere interessante per qualche boss della mafia o della camorra: organizzare spacciatori, protettori, estortori, contrabbandieri e quanti altri ha a libro paga per montare una gazzarra davanti alle carceri in cui è detenuto o al tribunale in cui si sta celebrando un processo a suo carico, con lo scopo d’intimidire i magistrati. Anche questa per certi versi dovrebbe essere riconosciuta come legittima forma di espressione della sovranità popolare.
Tornando ai nostri baldi parlamentari del PdL, probabilmente spinti nella ridicola iniziativa più dal timore di un ritorno a breve alle urne e di non essere ricandidati che dalla sincera motivazione di protestare per un torto che non c’è al loro padrone, come se lo show di questa pseudo marcia su Corso di Porta Nuova a Milano non fosse bastato, per bocca del loro duce pro tempore, Angelino Alfano,  hanno pure sollecitato un’udienza al Quirinale, per richiedere che  il Capo dello Stato  intervenga tramite il CSM nei confronti dei magistrati.
E chissà che l’ineffabile Angelino non si presenti in livrea di gala per la circostanza, magari recando a mano un profumato petit bleu del suo padrone, con tanto di ossequi e di strazianti notizie sul suo stato di salute, per convincere il vecchio inquilino del Colle che lui con il celebre personaggio di Molière non ha niente in comune. Non sappiamo cosa deciderà il Capo dello Stato, ma è forte la convinzione che Napolitano non assumerà mai alcuna iniziativa che metta in discussione l’autonomia costituzionale dei poteri dello stato. Con buona pace dei piccoli balilla Cicchitto, Santanché e Gasparri e tanti altri, per i quali la carta costituzionale e il codice penale sono come certi rotoloni che non s’esauriscono mai.
E mentre questo manipolo di nostalgici squadristi invadeva il tribunale, un altro rarissimo esempio d’equilibrio, cultura e, soprattutto, bon ton, tal Vittorio Sgarbi, come relaziona Il fatto quotidiano dai microfoni di Radio 24 non perdeva occasione per dare loro manforte. «La Boccassini va cacciata a pedate nel culo dalla magistratura perché secondo lei la giustizia non è uguale per tutti ed è affezionata solo a Berlusconi» - ha tuonato il ridicolo saccente.  «A lei – ha continuato – non interessa chi è andato a letto con Ruby quando era minorenne, ma solo Berlusconi.  Perché non ha messo sotto indagine le altre duecento persone che hanno trapanato Ruby a pagamento, quando era minorenne, come lei stessa ha dichiarato e come risulta dai tabulati telefonici? Ci sono altre persone, tra cui un calciatore. La Boccassini ha un solo obiettivo, colpire Berlusconi, che è un obiettivo strettamente politico, non ha nulla a che fare con le scopate di Ruby. E’ un processo criminale e assolutamente infondato, perché non c’è una minorenne incapace di difendersi da un mostro crudele. Qui è evidente che si tratta di circonvenzione di attempato. La ragazzina non si sente vittima di nulla, la vittima caso mai è Berlusconi».  Infine, per dare forza inoppugnabile alla sua demente teoria complottista, Sgarbi si affida senza ritegno alla cialtroneria esemplare del suo pensiero, tirando in ballo Pasolini: «Lui faceva pompini ai ragazzi di quindici anni della sua scuola e nessuno lo ha perseguito. Siamo di fronte a una follia sessuofobica».
Ecco, anche questa è una gravissima anomalia del sistema Italia: la Basaglia sarà stata anche un’iniziativa di progresso terapeutico per la cura di certi disturbi della personalità, ma ci ha condannati a subire la presenza di personaggi il cui equilibrio mentale è platealmente e irreversibilmente compromesso.
Nel frattempo gli inquirenti di Napoli, dove Berlusconi è indagato per la gravissima storia della compravendita di parlamentari per far cadere il governo Prodi, fanno sapere che di fronte alla circostanziata confessione di De Gregorio, uno degli “acquistati”, ed al rifiuto del Cavaliere di farsi sottoporre ad interrogatorio  sussistono tutti gli elementi per procedere con un processo per direttissima, il cui esito potrebbe tradursi in una pesantissima condanna ai danni di corrotti e corruttori.
Tracciato questo panorama, ci verrebbe da  metterci in aereo e andare a Londra per organizzare una manifestazione di protesta per la dura condanna inflitta all’ex ministro Huhne, poiché se per un eccesso di velocità e una bugia da una parte ti danno otto mesi e un pluripregiudicato di reati ben più gravi se la gode in libertà, da un'altra, allora della democrazia e della sua capacità equa e imparziale di cui in tanti amiamo riempirci la bocca veramente non c’è traccia.  

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