Dalle stelle alle stalle
Grillo apre un'istruttoria contro
i senatori che hanno votato la soppressione del reato di clandestinità - L'Europa
attonita davanti alla strage d'innocenti di Lampedusa - Le parole di Grillo
appaiono sempre più le dichiarazioni di chi ha smarrito il senso della pietà
umana
Venerdì, 11 ottobre 2013
Da oggi in poi chiamateli
grilletti e non grillini, perché l'unica vocazione che dimostrano, e nella
quale non sembrano secondi ad alcuno, è nell'impallinare al volo chiunque attraversi
la loro strada, o meglio, chiunque osi argomentare in modo di diverso da quanto
frulla nella testolina del padre-padrone di questa scientology laica che si fa
chiamare M5S.
Che poi, per dirla con le parole
de u gardetto di San Fruttuoso, mai acronimo
per un movimento fu più appropriato, Movimento 5 Stelle, ma anche 5 Stalle per
chi non fosse avvezzo alle sigle, ché le stelle in quella congregazione paiono
francamente veramente poche se non rare, mentre gli adepti incarnano
all'immagine di cavalli bolsi ubbidienti e senza un briciolo di dignità verso
se stessi, pronti a tirare il carro al più flebile schiocco di frusta del
vetturino.
Insomma, non avevamo fatto in
tempo a liberarci di uno sbruffone arrogante con la fissa del dirigismo
esasperato che n'è spuntato un altro, ancora più supponente e prevaricatore, che,
sebbene ufficialmente conti poco più di nulla, si permette di dare ordini a
bacchetta ad un sinodo di 163 schiavetti, tra Camera e Senato, forte di una
legge elettorale sulla quale ha vomitato veleno, ma che gli ha consentito con
sceneggiate da saltimbanco da strada di fare eleggere al Parlamento italiano
sconosciuti figuranti.
Premesso che il signor Beppe
Grillo, ieri comico ed oggi giustizialista della politica, è notoriamente
affetto da logorrea triviale e delirante, durante quella che ha chiamato
campagna elettorale non ha risparmiato attacchi beceri e volgari a tutti gli
avversari, che, diversamente da quello che si potrebbe pensare non sono solo i
politici di parte contraria, ma include anche i giornalisti, gli operatori
televisivi e coloro che, a suo insindacabile giudizio, si sono permessi di muovergli
critiche o, più semplicemente, di porgli domande ed esprimere perplessità. Insomma,
un pentolone di pattume nauseabondo, che ha tenuto per settimane in ebollizione
nelle piazze del Paese con uno show oltre i confini dell'offesa e del
vilipendio alle istituzioni.
A tutti costoro non ha
risparmiato un simpatico e affettuoso "vaffanculo", piuttosto che
epiteti suggestivi del tipo "morto che cammina", "zombie",
coglione" ed altra pregiata chincaglieria del suo forbito vocabolario, lasciando
intendere come per lui la politica sia una faccenda da carrugio della Maddalena o di Pré più che un'arte di governo.
Nella gestione della sua fazenda politica Beppe Grillo si accompagna
a tal Gianroberto Casaleggio, esperto
d'informatica e imprenditore dalle incerte fortune, eletto a grande guru
dell'M5S, con il quale condivide il percorso politico imboccato, l'amore per le
musse plateali e metodi nostalgici di
gestione del Movimento, metodi grazie ai quali qualcuno non ha esitato a parlare
di una sorta di Alba Dorata al pesto genovese, per concludere poi, alla prova
dei fatti, che più che d'alba in questo caso sarebbe più opportuno parlare di
crepuscolo, dell'etica e del bon ton, e dove di dorata c'è probabilmente solo la
vita che conducono i due compari.
Resta il fatto che con il suo 25%
abbondante conquistato alle politiche l'M5S è divento un interlocutore di
rilievo nella vita politica parlamentare. Che poi quest'interlocuzione sia
impossibile a causa dei diktat comportamentali imposti dal duo
Casaleggio-Grillo, - che chiameremo Casalgrillo, - ai loro iloti spediti in
parlamento, è tutt'un altro discorso. Nessuno dei cosiddetti
"cittadini" dell'M5S è,
infatti, autorizzato a parlare senza il placet preventivo di Casalgrillo o dei
podestà nominati per imbavagliare il resto della truppa. Nessuno è autorizzato
ad assumere iniziative o votare o apporre la firma su qualunque proposta che
non sia stata preventivamente discussa in un assemblee-farsa o sottoposta al
vaglio della rete e di Casalgrillo. Coloro che hanno contravvenuto a queste
ferree disposizioni di democrazia illuminata sono stati espulsi dai ranghi e,
peggio, hanno subito la lapidazione virtuale sul web, condita da insulti
irriferibili ed epiteti da angiporto a cura del democraticissimo popolo 5
Stalle. I due capoclasse in Senato e alla Camera sono stati delegati alla
disciplina dell'ordine interno e alla delazione al moloch Casalgrillo dei
reprobi che violano le tavole della legge, per i quali il processo è garantito
e il perdono è bandito.
Ma visto che ogni tanto le
ciambelle vengono prive di buco e in attesa di procedere all'impianto
sottopelle degli adepti di un microchip che li farà muovere e parlare con
impulso impartito da remoto con un banale mouse, ieri nell'aula di palazzo
Madama c'è stato l'ennesimo show down. I cittadini senatori Buccarella e Cioffi,
- non è lecito sapere se contravvenendo volontariamente alla consegna ricevuta
o per un cortocircuito nel loro sistema di programmazione, - hanno avuto
l'ardire di presentare e votare in Commissione un emendamento che prevede la
cancellazione del reato d'immigrazione clandestina e delle connesse misure
penali previste a carico di chi aiuta un clandestino a sfuggire un pericolo
incombente. Quest'iniziativa qualifica «la
loro posizione in Commissione come del tutto personale; non faceva parte del
programma. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito», ha tuonato u gardetto di San Fruttuoso, lasciando
intendere dall'uso del plurale che le sue parole erano certamente condivise
dall'altra metà del cielo, Gianroberto Casaleggio.
Lo stop di Grillo ha creato molto
subbuglio tra i parlamentari Cinque Stalle e la questione è stata affrontata in
serata in un’assemblea di deputati e senatori M5S. La conclusione? Discutere
della questione in un faccia a faccia immediato tra i gruppi di Camera, Senato
e Beppe Grillo e, nell'attesa che l'ermeneutica produca i suoi frutti, ai due
reprobi non sarà somministra la consueta razione di biada, così, a letto senza
cena come si fa con i discoli impuniti, forse la prossima volta (se mai ci
sarà) ci penseranno su due volte prima di scrivere corbellerie e alzare la mano
per votarle. Poi il giustizialista Grillo ha ribadito come né lui né il suo
fedele partner siano affatto d'accordo sull'abolizione del reato, da cui
s'evince che i due pellegrini difficilmente la passeranno liscia. Anzi e a
scanso d'equivoci, ha tenuto a precisare che quell'argomento, e l'intera
Bossi-Fini, era stato ben valutato all'avvio della campagna elettorale come tema
da inserire nel programma, salvo scartarlo alla fine perché ritenuto poco
condiviso dalla pubblica opinione. Dunque, l'iniziativa dei due cittadini
targati M5S costituisce sicuramente un atto di grave insubordinazione.
A chi ha fatto notare all'ex
comico che, a causa della legge su cui che millanta condivisione generalizzata,
ci ritroviamo in casa ben 350 disgraziati passati a miglior vita, fra cui tanti
bambini del tutto incolpevoli, la risposta indiretta è stata che l'abolizione
del reato in questione costituirebbe una sorta d'invito a tentare la sorte per
tanti disperati in procinto di lasciare clandestinamente i loro paesi, e magari
ripetere la tragica esperienza di Lampedusa. Evidentemente sprecare fiato e
parole con chi all'arroganza e la supponenza delirante ha associato l'idiota
cinismo serve a poco.
C'è da augurarsi solamente che l'operazione
M5S, dal macabro gusto Spectre, che alberga nella mente insana di colui che non
è più un comico, ma la smorfia imbecille disperata di chi ha perso la bussola,
fallisca miseramente e che i cittadini-adepti si rendano finalmente conto di
essere al servizio solo di un invasato privo di concretezza e del minimo
rispetto per i valori umani.
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