venerdì, ottobre 11, 2013

Dalle stelle alle stalle



Grillo apre un'istruttoria contro i senatori che hanno votato la soppressione del reato di clandestinità - L'Europa attonita davanti alla strage d'innocenti di Lampedusa - Le parole di Grillo appaiono sempre più le dichiarazioni di chi ha smarrito il senso della pietà umana

Venerdì, 11 ottobre 2013
Da oggi in poi chiamateli grilletti e non grillini, perché l'unica vocazione che dimostrano, e nella quale non sembrano secondi ad alcuno, è nell'impallinare al volo chiunque attraversi la loro strada, o meglio, chiunque osi argomentare in modo di diverso da quanto frulla nella testolina del padre-padrone di questa scientology laica che si fa chiamare M5S.
Che poi, per dirla con le parole de u gardetto di San Fruttuoso, mai acronimo per un movimento fu più appropriato, Movimento 5 Stelle, ma anche 5 Stalle per chi non fosse avvezzo alle sigle, ché le stelle in quella congregazione paiono francamente veramente poche se non rare, mentre gli adepti incarnano all'immagine di cavalli bolsi ubbidienti e senza un briciolo di dignità verso se stessi, pronti a tirare il carro al più flebile schiocco di frusta del vetturino.
Insomma, non avevamo fatto in tempo a liberarci di uno sbruffone arrogante con la fissa del dirigismo esasperato che n'è spuntato un altro, ancora più supponente e prevaricatore, che, sebbene ufficialmente conti poco più di nulla, si permette di dare ordini a bacchetta ad un sinodo di 163 schiavetti, tra Camera e Senato, forte di una legge elettorale sulla quale ha vomitato veleno, ma che gli ha consentito con sceneggiate da saltimbanco da strada di fare eleggere al Parlamento italiano sconosciuti figuranti.
Premesso che il signor Beppe Grillo, ieri comico ed oggi giustizialista della politica, è notoriamente affetto da logorrea triviale e delirante, durante quella che ha chiamato campagna elettorale non ha risparmiato attacchi beceri e volgari a tutti gli avversari, che, diversamente da quello che si potrebbe pensare non sono solo i politici di parte contraria, ma include anche i giornalisti, gli operatori televisivi e coloro che, a suo insindacabile giudizio, si sono permessi di muovergli critiche o, più semplicemente, di porgli domande ed esprimere perplessità. Insomma, un pentolone di pattume nauseabondo, che ha tenuto per settimane in ebollizione nelle piazze del Paese con uno show oltre i confini dell'offesa e del vilipendio alle istituzioni.
A tutti costoro non ha risparmiato un simpatico e affettuoso "vaffanculo", piuttosto che epiteti suggestivi del tipo "morto che cammina", "zombie", coglione" ed altra pregiata chincaglieria del suo forbito vocabolario, lasciando intendere come per lui la politica sia una faccenda da carrugio della Maddalena o di Pré più che un'arte di governo.
Nella gestione della sua fazenda politica Beppe Grillo si accompagna a tal  Gianroberto Casaleggio, esperto d'informatica e imprenditore dalle incerte fortune, eletto a grande guru dell'M5S, con il quale condivide il percorso politico imboccato, l'amore per le musse plateali e metodi nostalgici di gestione del Movimento, metodi grazie ai quali qualcuno non ha esitato a parlare di una sorta di Alba Dorata al pesto genovese, per concludere poi, alla prova dei fatti, che più che d'alba in questo caso sarebbe più opportuno parlare di crepuscolo, dell'etica e del bon ton, e dove di dorata c'è probabilmente solo la vita che conducono i due compari.
Resta il fatto che con il suo 25% abbondante conquistato alle politiche l'M5S è divento un interlocutore di rilievo nella vita politica parlamentare. Che poi quest'interlocuzione sia impossibile a causa dei diktat comportamentali imposti dal duo Casaleggio-Grillo, - che chiameremo  Casalgrillo, - ai loro iloti spediti in parlamento, è tutt'un altro discorso. Nessuno dei cosiddetti "cittadini"  dell'M5S è, infatti, autorizzato a parlare senza il placet preventivo di Casalgrillo o dei podestà nominati per imbavagliare il resto della truppa. Nessuno è autorizzato ad assumere iniziative o votare o apporre la firma su qualunque proposta che non sia stata preventivamente discussa in un assemblee-farsa o sottoposta al vaglio della rete e di Casalgrillo. Coloro che hanno contravvenuto a queste ferree disposizioni di democrazia illuminata sono stati espulsi dai ranghi e, peggio, hanno subito la lapidazione virtuale sul web, condita da insulti irriferibili ed epiteti da angiporto a cura del democraticissimo popolo 5 Stalle. I due capoclasse in Senato e alla Camera sono stati delegati alla disciplina dell'ordine interno e alla delazione al moloch Casalgrillo dei reprobi che violano le tavole della legge, per i quali il processo è garantito e il perdono è bandito.
Ma visto che ogni tanto le ciambelle vengono prive di buco e in attesa di procedere all'impianto sottopelle degli adepti di un microchip che li farà muovere e parlare con impulso impartito da remoto con un banale mouse, ieri nell'aula di palazzo Madama c'è stato l'ennesimo show down. I cittadini senatori Buccarella e Cioffi, - non è lecito sapere se contravvenendo volontariamente alla consegna ricevuta o per un cortocircuito nel loro sistema di programmazione, - hanno avuto l'ardire di presentare e votare in Commissione un emendamento che prevede la cancellazione del reato d'immigrazione clandestina e delle connesse misure penali previste a carico di chi aiuta un clandestino a sfuggire un pericolo incombente. Quest'iniziativa qualifica «la loro posizione in Commissione come del tutto personale; non faceva parte del programma. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito», ha tuonato u gardetto di San Fruttuoso, lasciando intendere dall'uso del plurale che le sue parole erano certamente condivise dall'altra metà del cielo, Gianroberto Casaleggio.
Lo stop di Grillo ha creato molto subbuglio tra i parlamentari Cinque Stalle e la questione è stata affrontata in serata in un’assemblea di deputati e senatori M5S. La conclusione? Discutere della questione in un faccia a faccia immediato tra i gruppi di Camera, Senato e Beppe Grillo e, nell'attesa che l'ermeneutica produca i suoi frutti, ai due reprobi non sarà somministra la consueta razione di biada, così, a letto senza cena come si fa con i discoli impuniti, forse la prossima volta (se mai ci sarà) ci penseranno su due volte prima di scrivere corbellerie e alzare la mano per votarle. Poi il giustizialista Grillo ha ribadito come né lui né il suo fedele partner siano affatto d'accordo sull'abolizione del reato, da cui s'evince che i due pellegrini difficilmente la passeranno liscia. Anzi e a scanso d'equivoci, ha tenuto a precisare che quell'argomento, e l'intera Bossi-Fini, era stato ben valutato all'avvio della campagna elettorale come tema da inserire nel programma, salvo scartarlo alla fine perché ritenuto poco condiviso dalla pubblica opinione. Dunque, l'iniziativa dei due cittadini targati M5S costituisce sicuramente un atto di grave insubordinazione.
A chi ha fatto notare all'ex comico che, a causa della legge su cui che millanta condivisione generalizzata, ci ritroviamo in casa ben 350 disgraziati passati a miglior vita, fra cui tanti bambini del tutto incolpevoli, la risposta indiretta è stata che l'abolizione del reato in questione costituirebbe una sorta d'invito a tentare la sorte per tanti disperati in procinto di lasciare clandestinamente i loro paesi, e magari ripetere la tragica esperienza di Lampedusa. Evidentemente sprecare fiato e parole con chi all'arroganza e la supponenza delirante ha associato l'idiota cinismo serve a poco.
C'è da augurarsi solamente che l'operazione M5S, dal macabro gusto Spectre, che alberga nella mente insana di colui che non è più un comico, ma la smorfia imbecille disperata di chi ha perso la bussola, fallisca miseramente e che i cittadini-adepti si rendano finalmente conto di essere al servizio solo di un invasato privo di concretezza e del minimo rispetto per i valori umani.

 

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page