L'equità cialtrona
Il responsabile del dicastero del
Lavoro, Enrico Giovannini, annuncia la proroga della sterilizzazione delle
pensioni anche per il 2014 - Nuovo colpo basso al ceto medio - Un provvedimento
aberrante e persecutorio che puzza d'illegittimità costituzionale - Un altro
esempio di demagogia cialtrona e di assoluta mancanza di idee per uscire dalla
crisi
Mercoledì, 9 ottobre
2013
Chi aveva gioito alla scomparsa
di tal Elsa Fornero dalla scena politica italiana e alla caduta del governo
Monti, a distanza di qualche mese avrà
ben poco da festeggiare, poiché Enrico Giovannini, colui che ha assunto la
responsabilità del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel nuovo
governo Letta, ha appena gettato la maschera ed ha rivelato al mondo che, in
quanto a fantasia e senso d'equità, Elsa Fornero era per certi versi una mente
decisamente superiore.
Infatti, il brillante ministro,
evidentemente a corto d'idee, non ha potuto fare a meno di rispolverare una
misura già decisa dal suo predecessore, quella di bloccare la perequazione
automatica delle pensioni prevista dalla legge 388 del 2000 anche per l'anno
2014, ovviamente con il pretesto di realizzare facili risparmi di spesa
pubblica.
E se la professoressa di Torino
aveva avuto persino l'astuzia di celare con il colpo di teatro i fendenti che
stava approntando a danno dei cittadini, - chi non ricorda il pianto plateale
all'annuncio della sua micidiale riforma delle pensioni, - il belloccio ministro, senza batter ciglio,
non ha avuto un attimo d'esitazione nel preannunciare che chiederà d'inserire
nelle misure della prossima legge di stabilità (l'ex finanziaria, ndr) il congelamento della rivalutazione
annua delle pensioni superiore a sei volte il minimo, cioè 3000 euro, che va a
scadenza il prossimo 31 dicembre. Ciò significa che i pensionati che hanno un
assegno sino a 1500 euro mensili percepiranno una rivalutazione del 90%
della variazione del costo della vita, incrementato di un ulteriore 75% dello
stesso indice per la quota eccedente e sino a 3000 euro, mentre coloro che
incassano una pensione superiore anche di 1 solo euro ai 3000 non avranno il
becco di un quattrino.
Premesso che quando si elencano
queste cifre si parla di assegni lordi e non di netti, è palese come la trovata
di Fornero, ieri, e di Giovannini, oggi, sia oltremodo ingiusta, al punto da
costituire una vera è propria violazione dei principi costituzionali di
eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, poiché assoggettati a misure
contributive sperequative e vessatorie, che prescindono dalla valutazione della
loro effettiva capacità contributiva. La misura, infatti, prevede che la
rivalutazione sia negata del tutto per le pensioni che superino di un solo euro
i 3000 euro, il che costituisce un abuso mostruoso ed è contrario ad ogni
logica di equità. La misura di sterilizzazione vanifica l'essenza stessa della
legge istitutiva della perequazione, varata al fine di consentire un recupero
parziale della variazione annua del costo della vita.
Il ministro Giovannini, che deve
avere a misura della ricchezza e dell'opulenza il suo appannaggio ministeriale
sommato alle infinite cariche che ricopre in comitati scientifici,
organizzazioni internazionali e università varie, palesa peraltro con la
richiesta di reiterazione del provvedimento anche gravissime carenze sul piano
della logica, non avendo preso in alcuna considerazione la sperequazione che
così si determina tra due redditi da pensione posizionati uno appena sotto la
soglia dei 3000 euro e l'altro che superi quel limite per pochi spiccioli. L'aberrante conseguenza è evidente: un
provvedimento a dir poco strampalato e persecutorio privo del minimo requisito
di senso comune e di giustizia. Probabilmente il suo abbaglio è motivato
dall'intima convinzione che gli italiani, scremati dalla categoria dei
privilegiati della casta, si dividano in invidiosi e coglioni: i primi sono
quelli affetti da un astio cruento nei confronti di coloro che presumono star
meglio, senza concedere nulla ad una valutazione delle ragioni o al merito di
quello stato; i secondi sono coloro che sono talmente assuefatti alla
persecuzione del "sistema stato", che al massimo imprecheranno per un
po' e poi rientreranno nei ranghi facendosene una ragione. Tutto ciò che sta al
di fuori delle categorie predette costituisce la flebile e inutile sacca della
contestazione senza speranza, quella costretta a vivere nell'odio delle
categorie meno abbienti e nella persecuzione dei falsi perbenisti della
politica.
Corre un detto triviale nelle
strade romane, secondo il quale sono in tanti gli amanti della sodomia qualora
le terga siano altrui. Ma quel detto ben s'addice ai nostri governanti, costantemente
ispirati dalla più spregevole demagogia da marciapiede. Con quest'approccio chiamano
costantemente a saldare i conti delle loro ribalderie le categorie sociali più
deboli sul piano numerico, sapendo di poter contare sull'approvazione di
un'opinione pubblica esasperata da mille ingiustizie e stimolata all'odio nei
confronti di falsi vessilli di ricchezza. Ovviamente, mai questo ceto politico
infame è disposto a metterci qualcosa di tasca propria e l'assurda e miserabile
vicenda sulle retribuzioni dei parlamentari ne è riprova incontrovertibile.
Questo è il metodo maggiormente
esercitato dalla politica buffona e vigliacca che da decenni governa questo
Paese. E' il cialtronesco sistema attraverso il quale si imbonisce il popolo
dei miserabili per acquisire il consenso, per dare in pasto a quella fetta
tristemente maggioritaria del Paese la convinzione che la scure della giustizia
sociale abbia effettivamente colpito là dove si annidano le rendite parassitarie,
omettendo però di precisare che chi gode di certe pensioni nella stragrande
maggioranza ha pagato fior di contributi finiti nel tritacarne del baraccone
INPS.
I governi e i rappresentanti di
questa politica superano di gran lungo gli squallidi farisei di biblica memoria: sono di fondo criminali
senza scrupoli impuniti, cui sta a cuore la poltrona e la demagogia, incapaci
di buon senso e di provare la minima vergogna per il fallimento umano che in sé
sublimano. E a questa regola non sfugge né la destra né la sinistra, entrambe
coscienti che la via d'uscita dovrebbe essere una patrimoniale a carico delle
grande fortune, non di rado di dubbia accumulazione o frutto di ignobili
speculazioni .
E pare del tutto superfluo in
questa prospettiva richiamare l'attenzione di quegli interlocutori nei panni
posticci dei Robin Hood dell'ultima ora: questi non hanno a cuore il benessere
del Paese, assumono quelle vesti con l'obiettivo esclusivo di convincere le
masse che qualcosa stanno facendo, poco importa se quel "qualcosa" si
concretizzerà nella progressiva massificazione della povertà, l'importante è
garantirsi un posto a bordo del treno che conduce al prossimo mandato
elettorale. E se questa è la giustizia sociale che la sinistra oggi al governo
è in grado di attuare e garantire, allora sarà bene che in tanti riconsiderino
il loro orientamento: gli errori di valutazione sono ammessi ed occorre sempre
offrire una chance che dimostri intenti correttivi, ma quando coloro su cui
s'erano riposte le speranze non palesano altro obiettivo che costringere ciascuno
ad acquistare la corda con cui impiccarsi, allora quegli errori divengono
assolutamente imperdonabili.
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