martedì, ottobre 08, 2013

Dopo i falchi e le colombe è l'ora dei paduli



Chiuso il capitolo Berlusconi nel governo si riaprono le danze sulla politica fiscale - La tregua apparente nel governo di grande coalizione scatena le iniziative delle ali revansciste del PD - Come era prevedibile si preparano nuove stangate per le fasce deboli che hanno sempre pagato le crisi - La sinistra mostra ancora una volta la sua incapacità endemica di intendere l'equità sociale


Martedì, 8 ottobre 2013
I falchi e le colombe non sono esclusivo patrimonio zoologico della destra politica, ma come i più diffusi passeri si ritrovano in tutto l'universo dei partiti politici della nostra geografia, con la particolarità che nella sinistra, specificamente nel PD, v'è una specie che difficilmente è possibile trovare in altri territori.
Alludiamo ai paduli, uccelli terribilmente famelici della famiglia delle gazze, la cui inclinazione è quella di colpire alle spalle i malcapitati che incontrano sulla loro strada, cui praticano lesioni difficilmente guaribili e che, quantunque si possano con il tempo rimarginare, lasciano in chi è stato colpito segni indelebili e stati d'animo negativi più che comprensibili.
Quando si parla di sinistra si allude ad un mondo in cui il pensiero politico dominante dovrebbe almeno sulla carta riferirsi a concetti di equità, eguaglianza, solidarietà e tante altre belle cose che costituiscono i presupposti di un vivere comune equilibrato, dove le punte della sperequazione sociale sono costantemente sotto il riflettore e divengono il terreno sul quale edificare cantieri permanenti di lavoro. Ciò non significa affatto che la missione della sinistra sia quella di puntare a società piatte, pervase dall'ideologia di un egualitarismo esasperato e anacronistico, ma che piuttosto si concretizzi in una politica di graduale rimozione delle condizioni di estrema povertà e sfruttamento nelle quali vive una larghissima fetta della popolazione, imponendo alle categorie più abbienti l'obbligo di una contribuzione possibile e che incide di fondo sulla loro capacità contributiva marginale.
A valle di questi buoni propositi, nei fatti, la sinistra italiana ha dato molto spesso l'impressione di non essere in grado di modulare la sua azione, non si comprende bene se per strabismo, che la induce a confondere i bersagli, o per eccesso di revanscismo, che altrettanto negativamente la porta a calcare la mano su quel ceto medio che costituisce invece universalmente il nerbo sul quale si reggono la generalità delle democrazie moderne. Si assiste allora all'apertura delle gabbie in cui vengono rinchiusi i paduli ed al loro svolazzare inquietante, alla ricerca famelica di disgraziati da colpire alla cieca.
Se a qualcuno questo scenario potrebbe sembrare il remake dell'inquietante capolavoro di Hitchcock, in realtà basterebbe osservare il comportamento di alcune componenti del PD, oggi partito di governo con Enrico Letta, per rendersi conto che la finzione cinematografica è molto attuale e tangibile, visto che tra provvedimenti sull'IVA, dibattiti estenuanti sull'IMU, ombre assai fosche in tema di service tax, misure per il rilancio dell'occupazione, sostegno alla cassa integrazione, promesse di correzione alle norme scellerate  della squinternata Fornero in materia di pensioni, tutto sembra procedere verso un orizzonte che lascia intravvedere nuove vessazioni nei confronti di chi è già allo stremo, incapaci di scalfire lo zoccolo duro dell'arricchimento parassitario effettivo.
E' bastato archiviare la questione Silvio Berlusconi e la momentanea sconfitta dell'ala dura e rozza del PdL, per scatenare all'interno del governo di "grande coalizione" in atto i rigurgiti della rincorsa cieca ai provvedimenti di immissione di nuove tasse e balzelli, che non lasciano presagire nulla di buono. Il dibattito sull'IMU, che qualche padulo dell'ultima ora vorrebbe resuscitare a carico di tutti coloro che possiedono un immobile, - prima o seconda casa che sia, - con rendita catastale superiore a 750 euro, è un esempio di quest'idiota approccio alla politica fiscale, che non tiene conto delle mille ragioni per le quali questo valore si generi. Non si comprende affatto la ragione per la quale questa tassazione non debba essere limitata esclusivamente a carico delle seconde abitazioni, che indiscutibilmente finirebbe per incidere su quanti denotano maggiore capacità contributiva. Né si comprende il motivo per il quale la cosiddetta Tobin tax, quella sulle transazioni finanziarie, nella quale in tutta evidenza non sono coinvolti di certo gli operai cassintegrati della Fiat o dei tanti relitti industriali del Paese, non sia stata applicata con la dovuta determinazione. Facile concludere che un meccanismo del genere con il suo gettito avrebbe potuto probabilmente consentire di congelare la manovra sull'incremento IVA. Analogo discorso si potrebbe fare sulla tassazione degli interessi sui conti bancari, per i quali è del tutto incomprensibile la ragione per cui gli interessi su un deposito debbano subire un balzello del 20%, mentre quelli sui titoli di stato debbano continuare a pagare il 12,50%. E l'obiezione non è peregrina, se si considera non solo l'altissimo volume dei titoli di stato in circolazione, ma che nella maggioranza dei casi tali titoli sono in mano a quelle famigerate imprese bancarie che non poca responsabilità hanno nella generazione della gravissima crisi economica che stiamo vivendo.
Rimane infine tra le vicende avvolte dal mistero, se non giustificata da inconfessabili ragioni o da ignavia irriducibile, la questione degli F35 e della pazzesca spesa prevista per il loro acquisto, pari a 14 miliardi di euro e con stime che fanno lievitare la previsione a 17 miliardi. Più volte e da più parti ne è stato sollecitato l'annullamento del contratto d'acquisto, dal cui risparmio si avrebbero evidentissimi vantaggi per il bilancio dello stato, ma stranamente sia Monti, con il suo precedente governo, che Letta, con l'attuale, non hanno dato intendere di voler assumere una posizione nei confronti del folle progetto di potenziamento dell'apparato militare del Paese.
Alla luce di questa situazione, in cui la questione IMU sembra ritornata centrale e che mette nuovamente a rischio la tenuta dell'esecutivo a pochi giorni dalla riconfermata fiducia ottenuta in occasione della vicenda Berlusconi, sembrerebbe intuire da parte del PD una mancanza assoluta di prevedere quali saranno le ricadute di una politica fiscale che appare in assoluta continuità con quella dei governi precedenti e di diversa colorazione. 
Il risultato sembra un crescendo di disaffezione anche tra le file della base più ideologizzata del PD, che se in questo momento si guarda smarrita intorno, alla ricerca di un'identità perduta, non può escludersi trovi referenti più attendibili in quei movimenti di cittadini stanchi delle sceneggiate senza senso dei vecchi dinosauri della sinistra. E' necessario però che questi movimenti maturino che le chiusure e l'ostruzionismo oltranzista non conducono da nessuna parte, finendo per fare il gioco di chi, agitandosi anche a sproposito, dà nel caos l'impressione di fare qualcosa.
 

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