Alitalia al de profundis
Alitalia
al bivio: o si cede ai cugini di Air France o si fallisce - Un'altro esempio di
scelte sbagliate del governo Berlusconi dovrebbero pagare i contribuenti - Il
fallimento degli "imprenditori coraggiosi" - I "patrioti"
alle corde, mostrano i limiti del loro avventurismo imprenditoriale
Martedì, 24 settembre
2013
Nato come Compagnia Aeronautica
Italiana, l'acronimo CAI oggi ricorda sempre più il lamento d'un cane
bastonato, d'un cane al quale è stato rifilato un sonoro calcione nelle terga e
che, adesso in fuga, stia ora cercando un buco in cui nascondersi per evitare
peggiori conseguenze.
Eppure pur senza l'ausilio di una
palla di vetro era stato già tutto previsto: i patrioti, gli imprenditori
coraggiosi di Berlusconi, scesi in campo poco meno di cinque anni or sono,
hanno gettato la spugna e si preparano a svendere all'accoppiata Air France-Klm
ciò che resta della ex compagnia di bandiera, con un debito di oltre un
miliardo di euro accumulato durante la loro disastrosa gestione.
La tristezza e la rabbia per
l'epilogo della storia sono notevoli: gli Italiani infinocchiati dalle balle
propagandistiche di Silvio Berlusconi, balle benedette da due perle del
sindacalismo nostrano, Bonanni e Angeletti, hanno nel frattempo pagato 4
miliardi di debiti accumulati da Alitalia al tempo della cessione della
compagnia dal Tesoro all'armata Brancaleone di Colaninno, Marcegaglia, Riva,
Benetton, Toto e Corrado Passera, quest'ultimo garante con le sua Banca Intesa
dell'acquisto di una quota azionaria della nuova società subentrante. Senza
contare poi i provvedimenti a sostegno della nuova avventura societaria, sotto
forma di cassa integrazione per un quinquennio, gravi violazioni ai principi di
concorrenza con il mantenimento del monopolio sulla tratta Roma-Milano per un
triennio e la valanga di scioperi abbattutosi sulla nuova compagnia per
protestare contro i meccanismi di reclutamento del personale decisi dal nuovo
gruppo dirigente. Questi supplementi hanno portato il buco finanziario dell'ex
Alitalia a quasi 5 miliardi, buco accollato alla collettività grazie
all'éscamotage della bad company in cui sono stati trasferiti i debiti.
Insomma, alla fine dei conti un costo ben superiore a quello dell'IMU di cui lo
scriteriato blocco di centro-destra continua a chiedere a gran voce la
cancellazione.
Al momento non c'è ancora nessuna
testa fine che abbia avuto il coraggio di scendere in campo per spendere una
parola né di pentimento per la disastrosa operazione messa in campo al tempo,
né, fortunatamente, per riproporre fantasiose iniziative d'intervento per
evitare nuovamente che Air France metta piede in Alitalia-CAI, in base a
ridicoli slogan di "no allo
straniero" come è avvenuto in passato.
E' proprio vero, nonostante non
ci fosse proprio bisogno di conferma, nessuno è profeta in patria. E quando con
forza si sosteneva che il gruppo dei crociati non avrebbe avuto grandi chance si
sosteneva quella profezia a ragion veduta: pochi e malandati aerei, limitatezza
incomprensibile delle rotte, opzione per il corto/medio raggio, criteri
concorrenziali rivolti alla piccole compagnie locali senza una struttura
adeguata per combattere il cosiddetto low cost sul suo terreno. Da qui l'inizio
di una fine ingloriosa, per le cui previsioni non occorreva essere esperti di
econometria o aver acquisito prestigiosi diplomi ad Harvard.
C'è adesso il rischio che il
potenziale acquirente, Air France, intenda profittare dell'onda emotiva
derivante dall'eventuale fallimento Alitalia-CAI e dal disastro ulteriore che
si determinerebbe sul piano occupazionale. Il passaggio di proprietà, dunque,
non si presenta in discesa. L'ipotesi avanzata dai compratori transalpini di
ristrutturare il debito corrente è foriera di ulteriori complicazioni e non lascia
intravvedere nulla di positivo per le pubbliche finanze, già arrivate a pochi
mesi dalla chiusura della procedura comunitaria d'infrazione per debito
eccessivo sull'orlo di un nuovo sfioramento del deficit e, quindi, in procinto
di subire la riapertura della procedura d'infrazione appena conclusa. Né la
situazione europea lascia spazio a facili illusioni. La recente vittoria
elettorale della Merkel in Germania, conferma una linea di rigore cui l'Italia
come i Paesi sotto osservazione, Spagna, Grecia e Portogallo, non potranno
esimersi, che rendono assai fosco il quadro entro il quale la vicenda ha preso
corpo.
Con quale coraggio oggi, coloro
che hanno contribuito a mettere un macigno in termini di fiscalità sulla testa
degli Italiani con le loro cervellotiche
sponsorizzazioni, chiedono la cancellazione dell'IMU e dell'aumento dell'IVA
oltre ad un abbattimento della pressione fiscale - «Siamo e restiamo nel governo per vigilare ed impedire un incremento
della tassazione», ha dichiarato alcune ore fa l'intrepido maggiordomo di
villa S. Martino Angelino Alfano - di fronte ad una situazione che fa acqua da
tutte le parti a causa delle loro scellerate scelte di governo?
1 Commenti:
Condivido pienamente l'analisi. Andrebbe, inoltre, ricordato che il rag. Colaninno (leader dei cavalieri bianchi "salvatori" dell'Alitalia) è anche il protagonista della "privatizzazione" della Telecom. Insomma, il copione è sempre lo stesso e i risultati di tanta lucida competenza imprenditoriale si ripetono. La cosa che sorprende è che costui giri ancora libero per le strade del paese e non sia al gabbio a scontare il fio delle sue scorrerie.
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