Il governo della grande truffa
Varata la legge di stabilità - Esce la Tares e arriva la Trise, con le sottocategorie Tari e Tasi - Cancellata l'IMU solo
nel nome perché la Tasi prende il suo posto e ne assume i meccanismi - Obolo
per i lavoratori dipendenti e persecuzione per gli statali - I pensionati sono
considerati meno che feccia della società, esclusi da ogni beneficio - Mancia dell'indicizzazione
solo alle pensioni fino a 3000 euro lordi
Mercoledì, 16 ottobre
2013
Vedrete, ci verranno a dire che
di meglio non si poteva fare e che le risorse a disposizione non
consentivano provvedimenti più incisivi a
favore della crescita. La colpa? Non solo della situazione oggettiva del Paese,
ma anche dei compromessi all'interno di una maggioranza anomala, di
quella coalizione cerchiobottista che si chiama grande coalizione di cui tutti
si riempiono la bocca per poi svuotarti le tasche.
Ma la triste evidenza è che nel
varare la legge di stabilità Letta e soci hanno fatto un'operazione da maestri
delle tre carte. E se ancora non si sono trasferiti in pianta stabile a Napoli in uno dei
quartieri simbolo di una certa malavita truffaldina, certo sono andati ai
mitici Quartieri Spagnoli e Sanità a prendere lezioni d'imbroglio con
destrezza, tirando fuori ancora una volta una finanziaria che definire anonima
equivarrebbe a riconoscerle un pregio e che qualificare come una vigliacca
presa per i fondelli ai cittadini l'apostrofa per quel che è nei fatti.
Né mancano all'interno di questa
pomposamente definita manovra le vere e
proprie porcate, - come avrebbe detto in altri tempi il leader della CISL
Raffaele Bonanni, - che s'evidenziano nel tozzo di pane raffermo buttato in
pasto ai lavoratori dipendenti, con parziale esclusione di quelli del pubblico
impiego, e ai proprietari di case, che riterranno d'essersi scrollati di dosso
la ghigliottina dell'IMU, ma si accorgeranno presto d'essere stati buggerati, con
l'invenzione di altri sostitutivi d'imposta dai nomi cervellotici, che nei
fatti cambiano poco o nulla.
Restano infine i pensionati, considerati
la vera feccia di questo Paese in cui per loro non è più possibile vivere, i
cui assegni mensili rimangono esclusi dalla rimodulazione del cosiddetto cuneo
fiscale e che, nella migliore delle ipotesi, percepiranno la classica perequazione
automatica (l'indicizzazione al costo della vita al 100% per gli assegni fino a
tre volte il minimo, al 90% per lo scaglione di pensione compreso tra tre e
quattro volte il minimo, al 75% per lo scaglione tra quattro e cinque volte il
minimo e al 50% per gli importi superiori a cinque volte il minimo), salvo che
non siano catalogabili tra i percettori di pensioni d'oro (per loro niente
indicizzazione, ma prelievo forzoso di solidarietà) o nella nuova categoria,
partorita dalla fertile mente del cattocomunista Enrico Letta, dei pensionati
d'argento, cioè con pensioni mensili sopra cinque volte il minimo e inferiori a
100 mila euro lordi annui. Far rilevare al brillante genio del capo di questo
governo di estorsori che un 2% di inflazione su 3000 euro lordi mensili significa
una riduzione del potere d'acquisto di 60 euro, che non verranno recuperati in
forza del provvedimento, mentre i 30 euro di perdita equivalenti su una
pensione di 1500 euro saranno interamente recuperati in violazione di ogni principio costituzionale di eguaglianza davanti alla legge, non serve a nulla e non
certo per mancanza di dimestichezza con la matematica del premier. La volontà è precisa:
togliere a chi è considerato comunque ricco, per fare cassa e finanziare il
tesoretto necessario per l'obolo da distribuire a chi certamente sta peggio, ma
scatenando l'ennesima guerra tra poveri ed un odio sociale che non era riuscito
persino al governo delle destre. Non importa che le nuove tassazioni e gli
altri ammennicoli previsti incidano anche sui redditi dei presunti ricchi, anzi
il gioco delle tre carte è stato messo in piedi appositamente per costoro e se
qualcuno dovesse chiedersi come pensano di contribuire a questo disastro dei
conti pubblici i nostri parlamentari da oltre 20 mila euro al mese, la
pernacchia è assicurata. Nel frattempo, avanti imperterriti a comprare 16 miliardi
e più d'aerei da guerra che non servono a nulla, se non a consolidare i
rapporti di amicizia interessata con l'America che li produce.
Per intendersi, i penalizzati non
sono solo i pensionati d'argento e quelli d'oro. I lavoratori del pubblico
impiego - anche loro carne da macero - vedranno i loro contratti, scaduti ormai
da oltre quattro anni, bloccati anche per il 2014 e, come ciliegina sulla
torta, non percepiranno neanche l'indennità di vacanza contrattuale.
C'è da dire che a questa
categoria svillaneggiata, calpestata, derisa, offesa e chi più ne ha più ne
metta, tutto sommato gli sta bene, dato che, al di là dell'esistenza al suo
interno di fannulloni conclamati, non ha mai avuto il coraggio di scendere in
piazza a tempo indeterminato e paralizzare questo stato, come si fece in Cile
ai tempi di Allende, obbligando il governo in carica a tornarsene a casa tra fischi e sberleffi. Quando comunque un poliziotto
o un carabiniere si contenta per una giornata di lavoro di 1500 euro lordi al
mese, rischiando la vita o magari per fare da scorta ad un tronfio inquilino di
Camera e Senato che a fine mese porta a casa quindici volte più di lui, allora
vuol dire che anche la dignità in questo Paese s'è azzerata da un pezzo e,
quindi, ha ragione chi di questi poveri cristi approfitta e scarica sulle loro
spalle il peso della crisi. E se qualcuno di questi esempi di mortificazione si
dovesse risentire per queste conclusioni, allora provi a chiedere al geniale
Letta le ragioni per le quali il ventilato aumento delle ritenute sulle rendite
finanziarie è stato cancellato all'ultimo minuto: chi possiede un monte titoli
o specula in pacchetti azionari e valute è socialmente equo che abbia un trattamento
privilegiato rispetto ad un operaio della Fiat o un pensionato ancorché
d'argento?
La risposta ad un simile quesito
non arriverà mai, poiché la verità è che queste scelte inconfessabili puntano a
tutelare gli interessi delle grandi lobby finanziarie, non ultime i più
famigerati ladri del pianeta che rispondono al nome di banche.
Ultimo aspetto di questa
disgraziata manovra partorita l'effetto moltiplicativo dell'aggravio
contributivo che produrrà, determinato dai tagli che sono stati effettuati a
danno delle Regioni, che saranno certamente compensati con un aumento
dell'imposizione locale e con una stretta dei servizi.
Com'è facile intuire quando si
parla di gioco delle tre carte non si è affatto lontani dalla verità, in quanto
quegli spiccioli che saranno falsamente elargiti ai lavoratori - s'è calcolato
che oscilleranno tra i 10 ed i 20 euro mensili lordi in più in busta paga - non
saranno mai in grado di compensare l'aumento dell'IVA ed il suo trascinamento sui
prezzi di beni e servizi, le nuove tasse sui rifiuti urbani,
gli immobili ed i servizi comunali indivisibili (pubblica illuminazione,
manutenzione stradale, ecc.), il taglio delle detrazioni fiscali e la miriade delle
altre amenità di cui è infarcita la manovra.
Ma se queste sono le misura
assunte da un governo guidato da un esponente del PD, da chi nelle attese
avrebbe dovuto dare esempio di una virata decisa nelle politiche di
amministrazione del Paese, ponendo maggiore attenzione all'equità ed alla
semplificazione, cosa sarebbe accaduto se al suo posto avessimo avuto un La
Russa o uno Storace?
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