domenica, ottobre 20, 2013

La democrazia razionale



I falsi miti del liberismo - La maggioranza della popolazione vive nell'indigenza, ma il mito del successo offusca le menti - Le patologie delle ideologie egualitarie - I subdoli metodi del capitalismo


Domenica, 20 ottobre 2013
La mente umana è sicuramente quanto di più misterioso e impenetrabile esiste al mondo, anzi è probabile che il suo funzionamento sia tra i misteri irrisolti pari alle origini del cosmo. Non si capirebbe altrimenti la ragione per la quale ad un'esistenza fatta prevalentemente di stenti, di difficoltà, di soprusi perpetrati a cura di chi possiede la ricchezza ai danni dei meno abbienti, in buona parte del cosiddetto mondo civile trionfano sistemi politici a base liberale e capitalistica, dei cui benefici la maggioranza delle persone è esclusa o vive ai margini.
Di questa macroscopica discrasia tra condizioni di vita e sistemi politici di governo, i cittadini sono frettolosamente portati ad addossare la responsabilità alla politica, quasi questa nelle democrazie fosse un corpo separato dalla realtà, si generasse in virtù di processi autocratici e autoreferenziali, e non fosse, piuttosto, il risultato della libera espressione della volontà popolare.
Il vero punto di caduta e sul quale occorrerebbe condurre approfondite analisi di sociologia politica è probabile risieda proprio in quel termine "libera" posto ad aggettivare l'espressione della scelta dei diversi ceti sociali chiamati egulitaristicamente  ad esprimere un0opzione, nei fatti molto poco libera, ma condizionata da demagogia progadantistica e da visioni del mondo legate ad aspettative sovente utopiche. Per tanti, infatti, è sufficiente interpretare il successo del self made man come un sintomo di libertà di scelta e di autodeterminazione, talmente tutelato dal sistema politico dominante, da far pendere l'ago della bilancia a favore di un liberismo sfrenato e senza controllo, al punto da costituire il terreno di coltura per facile e truffaldini arricchimenti. D'altra parte sono pochissimi coloro che si fermano a riflettere e razionalizzare che su popolazioni costituite da milioni d'individui sono pochissimi coloro che riescono ad emergere grazie al talento e ad una dichiarata eguaglianza delle opportunità.
Paradossalmente questi numeri, pur se risicati, servono a confermare l'esistenza di un successo e di un benessere alla portata di tutti, immediatamente dietro al primo angolo di strada, e ciò scatena anche nella mente dei più deboli la certezza dell'esistenza di una fortuna avversa, disponibile a cambiare i suoi umori se solo si persevera. Nulla o poco si attribuisce ad un sistema politico sviluppatosi su queste ideologie da far west e che si supporta anche grazie al varo continuo di regole  che, nei fatti, pongono blocchi giganteschi  al miglioramento delle condizioni di vita delle masse ed alla promozione sociale, poiché questi processi in presenza di risorse limitate potrebbero avvenire solo in virtù di meccanismi di equa redistribuzione a cui pochissimi sono disposti a rinunciare.
Come spiegare altrimenti le guerre sante negli Stati Uniti contro  la generalizzazione dell'assistenza sanitaria a tutti i cittadini? Cosa vieterebbe nel nostro Paese l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni? Quali le ragioni per cui le banche ed i santuari finanziari godono di trattamenti fiscali privilegiati pur in presenza di una delle più gravi crisi dell'era moderna?
Le domande potrebbero essere ben maggiori, ma ciò che non cambierebbe sarebbe comunque la natura delle risposte, la cui base è nei principi cardine dell'ideologia capitalistica: nessun arricchimento è possibile senza lo sfruttamento di ampie fette d'umanità costrette a vivere in condizione di privazione e di bisogno, pur se questi concetti di privazione e di bisogno non sono più corrispondenti  a beni primari, ma hanno subito delle notevoli mutazioni invadendo gradatamente il terreno del voluttuario, quel terreno in cui è possibile reperire gli elementi che alleviano la sofferenza e l'emarginazione in forza di una promozione sociale virtuale e che sono divenuti l'oggetto della nuova propaganda, di una nuova e subdola ideologia di massa, secondo la quale il benessere non deriva tanto dalla sussistenza di una ricchezza tangibile, ma dall'accesso ad indicatori di status ieri appannaggio delle categorie abbienti. E tale ideologia è talmente invasiva e condizionante da  aver messo in moto  una vera e propria industria del surrogato, del copy griffe pronta a foraggiare le illusioni di eserciti di miserabili inebetiti, incapaci di prendere atto concreto del ruolo che giocano ignari al servizio di un capitalismo sempre più rapace che mai potrà fare a meno per sopravvivere di un esercito industriale di riserva.
Sull'altro versante, là dove sembrerebbe che un processo di autocoscienza si sia consumato, le leve del potere sono saldamente in mano agli apparati, a quelle organizzazioni che speculando sull'impossibilità di generare condizioni di vita opulente per tutti, si prodigano a mantenere sotto il tallone di un'emergenza perenne i cittadini, riservando ai membri dell'élite l'accesso al godimento di privilegi e lasciando nella disperazione dell'egualitarismo miserabile le masse, costrette a correre dietro a falsi vessilli di speranza e di riscatto.
Anche in questo caso i processi di autodeterminazione subiscono continui cortocircuiti: nella maggioranza dei casi si vive nella convinzione della necessità del proprio sacrificio per il bene comune e il cambiamento, ancorché represso con metodi brutali quando emerge e rischia di compromettere pericolosamente atavici equilibri, esercita in fondo scarso fascino, confermando quanto si sostiene nella teoria sociologica come nell'animo umano siano profondamente radicati allo stesso tempo il desiderio del nuovo e il terrore dell'ignoto che da quel cambiamento si potrebbe originare.
Certamente non mancano le vie di mezzo tra i diversi estremi, vie rappresentate da un liberismo controllato e vie rappresentate da un egualitarismo moderato, che cercano di smussare le punte più acute presenti in entrambi i sistemi attraverso un intervento calmierante degli apparati politici. Tuttavia il percorso di questi metodi di governo non è affatto lineare come potrebbe desumersi; anzi molto spesso è piroettante, subisce sensibili sbandate in una o nell'altra direzione sotto la spinta delle lobby, dei gruppi di potere, della supremazia degli interessi di parte, che generano pesanti scollature con vasti strati di cittadini e categorie sociali.
Anche in questo caso, comunque, si tratta anomalie dovute in buona misura al livello del controllo democratico esercitato dai cittadini ed alla loro capacità di obbligare all'assunzione delle giuste correzioni nei momenti previsti.
In definitiva se corrisponde a verità che il sonno della ragione genera mostri, oggi più che mai siamo nell'epoca in cui il crollo generalizzato dei valori, il decadimento della politica e la crisi di rappresentatività, l'evidenza di una propensione all'affarismo cinico da parte di tanti sedicenti liberisti, così come l'imborghesimento di certi megafoni dell'egualitarismo, sempre più disposti a vender l'anima pur di conservare la poltrona sulla quale hanno avuto modo di sedere più per altrui fallimento che per proprio merito, non consentono neppure un attimo di distrazione. Anzi lo stato delle cose esigerebbe una radicale svolta decisa che serva a rigenerare un minimo di speranza e d'ossigena per una democrazia sempre più orpello lessicale privo di contenuto effettivo.

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