sabato, novembre 16, 2013

E se fosse tutta una sceneggiata?



Ufficiale la rinascita di Forza Italia - Angelino Alfano, già segretario del PdL e delfino del Cavaliere, non aderisce al progetto e con un gruppo di dissidenti forma Nuovo Centrodestra - «Nessuna guerra con i fuorusciti» tuona Berlusconi, che garantisce ai suoi la permanenza nella coalizione del nuovo gruppo politico.  

Sabato, 16 novembre 2013
La rottura alla fine c'è stata, lo strappo di cui ormai si parlava da settimane s'è consumato con grande soddisfazione dell'ala dura del partito, che d'ora in poi si chiamerà ancora una volta Forza Italia.
La guerre, si sa, fanno sempre morti e feriti ed oggi al Consiglio Nazionale della nuova FI oltre alla rinascita di un movimento tutto berlusconiano, che s'ispira ai principi fondativi della comparsa in politica dell'uomo di Arcore, si sono celebrati i funerali di Alfano, Quaglierello, Cicchitto, Lupi e delle cosiddette colombe che albergavano all'interno del disciolto PdL. In tutto una cinquantina o poco più tra senatori e parlamentari, che hanno tenuto duro sulla posizione d'appoggio al governo Letta e non hanno persino partecipato alla cerimonia di rifondazione di FI.
Se la cosa si potesse dire conclusa con quella che appare in evidenza una scissione tra berlusconiani ortodossi e berlusconiani contestatori, non si potrebbe che prendere atto di un fenomeno non infrequente nella storia dei partiti e dei movimenti politici. Rotture sulla linea politica se ne sono viste tante, a destra come a sinistra, e la notizia non farebbe di per sé scalpore. Ma questa volta c'è nell'aria qualcosa che non quadra alla perfezione, qualcosa che sta diffondendo uno strano odore di marcio e che autorizza l'insorgere di sospetti e imbarazzanti quesiti. E il segnale di qualcosa di poco chiaro giunge direttamente per bocca di Silvio Berlusconi, che assicura la platea che i dissidenti «resteranno nella coalizione. Dobbiamo trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d’Italia». Anche se la collaborazione con l'ala scissionista va vista come una necessità, non essendoci i numeri per far cadere il governo e in un eventuale scenario di crisi, vista la ritrosia di Napolitano ad indire nuove elezioni, ove si dovesse realizzare un'ipotetica alleanza tra PD e M5S «molti di noi sarebbero costretti a espatriare e non potrebbero vivere in Italia». In ogni caso, raccomanda Silvio Berlusconi «Nessuno si lasci andare ad insulti o parole pesanti nei confronti del nuovo Gruppo che si è costituito. Costoro sono comunque nostri alleati e lo scontro non potrebbe che determinate fratture insanabili al momento opportuno».
Come si vede, non c'è astio né parole di scomunica, ma piuttosto un richiamo al vogliamoci bene, che la dice lunga sugli accordi che si sono consumati dietro lo strappo apparente di Angelino e i suoi.
Sì, perché le larghe intese volute dal patron di Forza Italia in realtà non hanno scontentato sin dall'esordio solo parecchi dei suoi colonnelli, ma sono state motivo di disaffezione di una significativa parte dell'elettorato berlusconiano, che ha mal digerito un'alleanza con i nemici di sempre. La composita base della destra. infatti, annovera ex AN, residuati dell'elettorato di Storace e della disfatta delle falangi nostalgiche, nel cui immaginario la sinistra rappresenta un irriducibile nemico da battere. Costoro, alla luce del breve operato del governo Letta hanno capito quanto i propri interessi siano stati messi a repentaglio: scelte sulla tassazione degli immobili, aumenti dell'IVA e delle accise, dichiarata lotta più incisiva all'evasione, misure tendenziali ad una redistribuzione dei redditi, ecc.
Sull'altro fronte, s'è consolidata l'idea che a questo governo non ci siano alternative e che un eventuale ritorno alle urne potrebbe rappresentare un gravissimo pericolo per svolte qualunquiste senza prospettiva, che finirebbero per aggravare una situazione di per sé abbondantemente compromessa sia livello economico che sociale.
Allora perché non forzare la mano con un colpo d'ingegno e con esemplare cerchiobottismo e mettere in piedi una compagine che da un lato si finge collaborazionista con il governo, ma nello stesso tempo garantisce una sorta di guardiania contro il pericolo di derive eccessivamente sinistrorse? Una compagine politica con questa maschera costituirebbe un buon catalizzatore di voti in fuga dal centrodestra massimalista, senza riversarli né in un centro senza identità, perennemente in cerca di alleanze di governo tattiche, ma senza un peso ed un progetto credibile, o, peggio, verso un PD resosi più presentabile grazie all'epoca Renzi, o verso il nichilismo grillino. D'altra parte la condanna in Cassazione dell'ex Cavaliere era scontato dovesse determinare la caduta del leader storico di questo centrodestra; pertanto appellarsi ad una coerenza che non può consentire di «stare al governo con i componenti del partito che si sono macchiati dell'assassinio politico di Berlusconi» è una favoletta di dubbia credibilità, ma allo stesso tempo uno slogan eccellente per riconquistare credibilità in seno all'ala oltranzista di elettorato frastornato da scelte scarsamente comprensibili. Né va dimenticato che un'analoga operazione fu fatta qualche anno fa in Sicilia, quando Gianfranco Miccichè, simulando dissensi con la linea nazionale del partito, s'inventò Forza del Sud e, successivamente Grande Sud con l'ex AN Polibortone, con il precipuo scopo d'intercettare i voti in fuga dal disfacimento dell'Mpa di Raffaele Lombardo e dalla profonda crisi che attraversa lo stesso PdL, diviso tra sostenitori di Alfano, Schifani, Castiglione e Nania e i seguaci dello stesso Miccichè.
Certo, l'ipotesi potrà anche essere ritenuta suggestiva, ma è risaputo che la politica non ha mai risparmiato suggestioni e sorprese e, pertanto vedremo nel proseguo quanto questi, che al momento appaiono solo sospetti, potranno trovare conferma.    

 

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page