Giulia Innocenzi bocciata all'esame per passare professionista
La collaboratrice di Michele
Santoro a Servizio Pubblico bocciata agli scritti - Si apre una campagna
volgare nei confronti della giornalista con l'intento di colpire il suo patron
- Attacchi smodati sui social network, ma anche messaggi di solidarietà -
Intervento di Jacopino, presidente dell'Odg, che dà la stura alla lamentale di
precari e sfruttati nella redazioni di importanti testate
Giulia Innocenzi, foto web
Venerdì, 1 novembre 2013
Sebbene ci sia da scrivere e
parlare dei tanti fatti e misfatti della
vita quotidiana c'è gente che perde il proprio tempo a raccontarci i dolori
della giovane Giulia Innocenzi, bocciata allo scritto nell'esame per
l'iscrizione nell'Albo dei giornalisti professionisti. Ora che questo tempo lo
sprechino la numerosa e composita umanità di sfaccendati, invidiosi del
successo conseguito dalla giovane cronista, mentecatti e iene che godono delle
disgrazie altrui e novelli samaritani sempre pronti ad offrire una spalla a chi
soffre, va anche bene, ma quando lo sfortunato esito d'una prova d'esame
diviene motivo per far vergare a editorialisti livorosi sfottò, ospitati su
quotidiani a tiratura nazionale, o il presidente dell'Ordine, francamente ci sembra
che alla notizia venga attribuito un rango assai discutibile.
Premesso che la signora Giulia
Innocenzi s'è sottoposta ad un esame previsto dalla legge per accedere alla
professione giornalistica e che l'esito è stato negativo, come lo è stato per
un numero elevatissimo di partecipanti (oltre il 45% di bocciati, ndr) alla prova e come in passato è
stato negativo per tanti colleghi oggi grandi firme, nulla giustifica che
Sallusti e Belpietro abbiano avvertito l'esigenza di pubblicare in prima pagina
la foto della sventurata, mettendola così alla gogna come se si trattasse di
una superwoman cui non sono consentiti né errori né attimi di defiance. «Davvero
incredibile, per una ragazza che più volte aveva impartito lezioni a destra e
manca», ha scritto con esemplare perfidia Libero. E ancora. «Ora la
fidanzata di Pif, ex Iena e applauditissimo alla Leopolda durante la recente
convention renziana, dovrà ripartire da capo. D’altronde, diventare
professionista non è una passeggiata. Anche se ti chiami Giulia Innocenzi e
frequenti “una vera scuola di giornalismo” - così ha definito la sua esperienza
di lavoro la stessa Innocenzi (ndr)
- come quella di Santoro».
Probabilmente sia Sallusti che Belpietro,
noti per i canini aguzzi come quelli dei personaggi di Twilight, hanno colto la
palla al balzo per sferrare un attacco proprio a quella "scuola di
giornalismo" cui faceva riferimento
Giulia Innocenzi, il cui patron per le note idee politiche e per il
cinismo professionale con il quale gestisce da molti anni il cosiddetto
giornalismo d'inchiesta sul piccolo schermo non deve godere di grandi simpatie
in casa loro. Allora quale occasione migliore per vibrare una stoccata a
Michele Santoro affondare i denti nella giugulare della poveraccia e rivoltarle
il coltello nella ferita sanguinante?
Onestamente non nutriamo alcun
sentimento di simpatia o di antipatia nei confronti di Giulia Innocenzi, ma
queste manifestazioni di squadrismo mediatico sono esemplari sintomi dello
squallore morale in cui non di rado son capaci di precipitare personaggi che,
se meritano rispetto per le idee che esprimono, al di là della condivisione, non
possono non suscitare che disgusto e disprezzo per la palese caduta di stile.
Certo, per Giulia Innocenzi la
spiacevole esperienza potrà non costituire un dramma. Sono in tanti coloro che
bocciati una volta hanno superato la prova in sessioni successive; né sul piano
professionale la vicenda costituisce un vulnus: ha un lavoro che continuerà a
mantenere, che sicuramente potrà continuare a svolgere da pubblicista. Milena
Gabanelli, giornalista dai meriti e dalle qualità al di sopra d'ogni sospetto,
è ancora pubblicista ed ha raccontato, senza farsene alcuna vergogna, d'essere
stata bocciata all'esame per il passaggio a professionista alla prova orale,
cadendo su una domanda sul CO.RE.CO., bocciatura in seguito alla quale decise
di non riprovare mai più l'esame in questione. Quest'illustre precedente,
dunque, conferma che per svolgere il proprio lavoro nel mondo dell'informazione
con serietà, dedizione e con la necessaria dignità non occorre appartenere
forzatamente al club esclusivo dei giornalisti professionisti.
Sulla vicenda non sono mancate le
prese di posizione anche del Corriere
della Sera, che non ha fatto mistero di sentirsi in dovere di dire la
propria a causa degli attacchi scomposti partiti su altri quotidiani, e che ha
pubblicato un intervento del presidente dell'Ordine Nazionale, Enzo Jacopino,
rivolto si a Innocenzi che ai numerosi bocciati alla prova scritta. «Sapete, per averla vissuta, che prova è
l’esame. Il giudizio, positivo o negativo, è falsato dalla tensione e non
fotografa certamente le vostre reali capacità. Invece perfino l’esame viene
usato per delle volgarità. - ammonito Jacopino - Mi riferisco alla campagna contro Giulia Innocenzi. Mi piacerebbe un
sussulto di dignità da parte vostra: un
documento non di solidarietà (non conosco praticamente Giulia, ma credo abbia
spalle larghe e forti) ma di denuncia di un modo di fare informazione che passa
sopra la vita e i sentimenti delle persone».
Pur prendendo atto degli
interventi del Corriere della Sera e
di Jacopino, tesi a smorzare le polemiche, ci sembra doveroso sottolineare che
anche in questi casi la vicenda ha subito una spettacolarizzazione eccessiva e
rimane il dubbio che se la bocciatura avesse riguardato qualunque altro oscuro
giovanotto di belle speranze nessuno si sarebbe sentito in dovere d'accendere i
riflettori su un fatto che per certi versi risponde a pura normalità: ogni
concorso, ogni esame, ogni prova selettiva vede vincitori e vinti e ciò non
autorizza a prese di posizione così eclatanti. Nello stesso tempo parecchi dei
compagni di destino di Innocenzi hanno giustamente approfittato dell'occasione
per spostare il tiro e muovere un attacco feroce e del tutto legittimo a
Jacopino e sodali, rammentandogli che s'attenderebbero analoga stigmatizzazione
e interventi incisivi dell'Ordine nei confronti delle moltissime testate che
ricorrono ad un sistematico sfruttamento ed alla precarizzazione di tanti
giovani presenti nelle redazioni, nei confronti dei quali l'Ordine non muove un
dito, fingendo con ipocrisia esemplare che il fenomeno non esista.
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