giovedì, novembre 14, 2013

Pretty woman all'italiana



Grande battage mediatico sulle baby prostitute di Roma - Un coro di condanne per le giovani vittime, ma nessun mea culpa sull'imbarbarimento dei costumi che genera questi fatti - Quando il pruriginoso fa notizia e fa vendere giornali
                               Anna Paola Concia

Giovedì, 14 novembre 2013
Scoppia lo scandalo delle babysquillo e immediatamente s'accende il dibattito moralistico nel Paese: ci s'indigna, si condanna, si assolve, si giustifica, dimenticando di sottolineare che i ragazzi non mutuano che i modelli comportamentali che vengono loro trasferiti dagli adulti, dai media televisivi, dalla cronaca quotidiana. In più, in una società in lento e inesorabile dissesto, in cui il valore individuale è esasperatamente determinato dall'apparire piuttosto che dall'essere e i simboli di status condizionano l'esistenza, certi fenomeni di devianza divengono moneta di scambio per la soddisfazione di bisogni futili, ma che costituiscono saldi requisiti d'identità. Così la sessualità precoce, in un contesto sociale in cui non sei nessuno se privo di telefonino o di giubbino griffato, diviene il  mezzo per procacciarsi il danaro facile per acquistarli. A cosa serve, poi, quando questi tristi e spregevoli fatti vengono alla luce, additare al disprezzo del mondo gli autori di questi comportamenti? Non sarebbe più giusto interrogarsi sui mali che sono stati generati dalla caduta verticale dell'etica comune e magari porre correttivi che restituiscano un senso di maggiore umanità alla nostra esistenza?
Pubblichiamo queste brevi riflessioni di Anna Paola Concia, - insegnate abruzzese impegnata politicamente nella difesa dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender, -  che ci pare riassumano con fredda chiarezza il cinismo e l'ipocrisia bigotta generali con i quali ormai certe degenerazioni vengono considerate dalla politica, dai mass media e dalla cosiddetta società civile, senza spendere una sola parola di autocritica.  
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Le “puttanelle” sui giornali dell’Italia moralista
Babyprostitute, babysquillo addirittura babyescort e ragazze-doccia, questi sono i nomi con cui vengono definite da quasi tutti i giornali e i programmi di informazione le minorenni vittime di un giro di prostituzione che ha come attori principali papponi e clienti danarosi. Da giorni i mass media danno in pasto al pubblico le intercettazioni tra queste ragazzine, i loro sfruttatori e i loro clienti. Intercettazioni delle minorenni? Sì, proprio così. Nessuno si scandalizza, nessuno che chieda loro di fermarsi, di proteggere queste ragazzine dalla gogna mediatica. Non lo fa il Moige (Movimento italiano genitori, ndr), che invece tuona e fulmina quando è solo pronunciata la parola omosessualità.
E già, che importa al Moige di quelle “puttanelle”? Non una parola dalle tante parlamentari, di destra e di sinistra, che al massimo, intervenendo sui giornali, additano le madri delle ragazze. Si sa che è sconveniente, per chi fa politica, criticare i giornalisti. Invece i giornalisti e i mass media hanno un ruolo importantissimo, contribuiscono a rendere un paese e una cultura migliore – o peggiore. Per questo hanno grandi responsabilità, nessuno escluso. I pruriginosi resoconti delle telefonate, sms e WhatsApp tra quelle adolescenti e i maschi bavosi e sfruttatori fanno vendere i giornali, asfissiati dalla crisi. Un metodo comodo, facile. E orrendo. Frutto di un paese che ha perso progressivamente la trebisonda. Un’Italia moralista da quattro soldi, pronta quotidianamente a mettere le mutande alle statue, posseduta da un demone maschilista plateale, sciatto e consapevolmente sfacciato. È sempre colpa delle donne, per natura puttane, tentatrici.
Nessuno adesso, davanti a questo scempio, si permetta di dire che è colpa di Berlusconi. Perché Berlusconi, che andava con le ragazzine, la gogna mediatica la ha subita, giustamente. E pure i processi. Piuttosto diciamoci che neanche davanti a ragazzine imbottite di cocaina, e pagate tanti soldi, riusciamo ad interrogare gli uomini, la loro sessualità. Dovremmo fermarci tutti un momento, e dire: la domanda fa l’offerta. Una domanda sempre crescente.
Sono 9 milioni gli uomini italiani che vanno con le prostitute. Tra loro sicuramente ci sono i miei amici: è una questione di percentuali. E allora facciamo tutti insieme un salto di coscienza, e per la prima volta cominciamo a chiamare le cose con il loro nome. Puntiamo i riflettori sui chi ha responsabilità vera e consapevole in questa vicenda: i clienti e gli sfruttatori della prostituzione minorile. Commettono reati gravi, puniti dalla legge.
Proteggiamo invece, in un cono d’ombra, le adolescenti, e interroghiamoci sui nostri errori di adulti.  Ma sveliamo, interroghiamo i volti, le vite, la psicologia di questi uomini. Raccontiamo le ragioni che li inducono a pagare ragazzine dell’età delle loro figlie. Vendiamo i giornali parlando in modo onesto, serio e lucido degli uomini, della loro sessualità. Mettiamoci tutti in gioco. Seriamente.
E per ultimo, vorrei dire a certe donne professioniste della lagna: dove siete finite? Dove siete stavolta, visto che una volta tanto c’era davvero bisogno di lagnarsi? Non è che anche voi pensate che sono un po’ “puttanelle”, quelle ragazze?


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